Vincent
Giallo zolfo! Sole abbaglio!
Per far viver ciò che è smorto,
giallo ancora e non mi sbaglio,
tu, lo dici che sono storto!
Giallo, arancio, limone, rosso,
vermiglione a più non posso,
giallo ancora senza sosta,
riempio e carico sta crosta.
Poi, a Theo, domani scrivo
e gli dico che non torno,
che sto bene e bene vivo,
che lavoro tutto il giorno.
Giù nei campi tra i covoni
li dipingo contadini,
quelli stanchi, quelli buoni
e che dormono vicini.
E se poi domani piove,
nella pioggia faccio danza,
si, non vado chi sa dove
e dipingo la mia stanza.
Se mi guardo nello specchio,
presto fatto! Autoritratto!
Senza lobo dell'orecchio,
sento angoscia, calco il tratto.
Ma non perdo la speranza,
anche se: sono depresso,
nella testa un tarlo avanza,
e dipingo un bel cipresso.
Già! Per ora son contento,
anche se non ho quattrini,
non rimpiango, non mi pento,
Theo, spediscimi fiorini!
Si, lo so, che per adesso,
non ho, ancor, tela venduto
ma vedrai, te l'ho promesso,
un bel dì ,sarò creduto.
No! Non voglio ritornare,
tra malati e tra dottori,
voglio solo, solo stare,
e ingoiare i miei colori.
Ora sento forte un grido,
sui miei campi presto volo,
piango, impreco, urlo, rido,
Beng!
Nel petto un colpo solo.
Efisio
22.05.12