stralci di vita di una 18enne

LaBelleEtLaBete
00martedì 29 aprile 2008 21:34
Un animale. Ecco cos'era. Un animale. I sensi di colpa lo stavano uccidendo, aveva voglia di piangere. Per quale motivo poi? A 26 anni poteva permetterselo, i suoi amici avrebbero detto che era un suo diritto e probabilmente gli avrebbero pagato da bere quando glielo avrebbe raccontato. Allora perchè? I flashback della notte precedente lo tormentavano, immagini, odori, rumori intervallati dal suo viso, dal viso di Giorgia. Uscivano da tre mesi, ma dalla prima volta che l'aveva vista aveva capito che era diversa, era strana Giorgia, di quelle ragazze che ti sembra impossibile conoscere in un paesino sperduto tra le risaie, abitato da vecchi ottusi e dolci nonnine timorate di Dio.
L'ultima volta che l'aveva vista era il pomeriggio del giorno prima, profumava di bagnoschiuma e balsamo per capelli, indossava una maglietta bianca, jeans e scarpe da ginnastica, e non gli era mai sembrata così bella. Era l'unica che ci era riuscita. Gli aveva fatto dimenticare la storia precedente con Giulia, erano cresciuti insieme, ne avevano vissute tante in cinque anni, era certo che come aveva amato lei non avrebbe mai più amato nessuno. Certo, lo pensava. Lo pensava prima che Giulia lo lasciasse senza una spiegazione, per poi scoprire che si era innamorata di suo cugino. Cugino vicino di casa. Cugino che odiava da circa 20anni. Simpatica Giulia.
La testa gli pulsava ancora. Si guardò allo specchio: aveva gli occhi iniettati di sangue e le occhiaie si intonavano con la polo nera che indossava, si accarezzò la barba vecchia di qualche giorno e nel farlo sollevò lievemente la testa, fu così che con piacere scoprì il ricordino che micole gli aveva lasciato, una macchia rossa propriosotto il mento, una macchia rossa molto visibile.
Doveva dirlo a Giorgia prima che venisse a saperlo da qualcun altro, lei avrebbe capito.

Giorgia tentò di accendersi una sigaretta all'angolo della via, ma l'enorme molosso che teneva al guinzaglio la strattonò trascinandola dall'altro lato della strada. La sigaretta cadde a terra e si spezzò. Beh, meglio così, male non poteva certo farle fumarne una in meno. Alzò gli occhi azzurri e limpidi al cielo e sorrise pensando a lui. Non vedeva l'ora di vederlo. Si sedette su una panchina umida al centro dei giardinetti del suo quartiere, l'erba era ancora bagnata di rugiada nonostante il timido sole del mattino stesse ormai lasciando posto al caldo e avvolgente calore del primo pomeriggio. Non riusciva a stare ferma, continuava a far tamburellare i piedi sul suolo...e se gli avesse fatto una sorpresa? Pensò che fosse meglio avvisarlo. Frugò nella tasca della felpa viola acceso che indossava, niente cellulare. Forse lo aveva lasciato a casa. Questo la scoraggiò ma poi ricordò che anche la madre di Luca non era a casa poichè era partita quella mattina stessa per raggiungere il marito, in viaggio di lavoro in Canada. Canticchiando arrivò fino a casa di Luca, era sempre pèiù convinta che anche lui sarebbe stato felicissimo di vederla.
Era ormai a una ventina di metri dalla villetta quando vide il cancello automatico aprirsi e la macchina di Luca uscire e dirigersi verso il lato opposto della strada a tutta velocità. Dove stava andando? possibile che nel fare manovra non la avesse notata?

Perchè non rispondeva al telefono? perchè? Aveva già saputo? Luca era sempre più nervoso e il piede sull'acceleratore premeva a scatti rabbiosi. Inchiodò facendo stridere i freni e si accese una sigaretta. aspettando che lei scendesse. Gli voleva parlare. Per dire cosa poi? Certo non poteva nemmeno prendersela con lei, non era un bambino, aveva 26 anni, e a 26 anni se non vuoi ritrovarti in macchina nel parcheggio della discoteca con una ragazza, per quanto ubriaco tu sia, non ci finisci, perchè hai 26anni. Eccola chiudersi il portoncino di casa alle spalle. Luca la guardò con attenzione ancora una volta. Ma perchè lo aveva fatto? Perchè?? Micole indossava una gonnellina bianca cortissima che faceva risaltare (anzi era un chiaro invito a guardare) le gambe lunghe dalla carnagione olivastra, sopra indossava un top zebrato di quelli che si vedono alle modelle sui giornali, un paio di occhiali enormi da diva del cinema anni 50 le coprivano il viso e le labbra ricoperte da un pesante rossetto rosso fuoco si erano aperte in un sorriso malizioso mentre il piercing al lato della bocca scintillava al sole.
Entrò in macchina e una folata di profumo investì Luca che era abituato al lieve e sfuggente profumo della pelle di Giorgia. La ragazza continuando a sorridere si sporse verso di lui nel tentativo di dargli un bacio, ma Luca si scansò. Le spiegò che per lui non era stato nulla, nemmeno riusciva a spiegarsi perchè fosse successo, non dovevano vedersi più e la pregò di non cercarlo. Micole rimase zitta, poi piano si sfilò gli occhiali. Luca per la prima volta la guardò in volto, alla luce. Il trucco pesante, il naso storto e i denti lievemente storti e ingialliti gli fecero ribrezzo se confrontati al viso fresco di Giorgia, alla sua carnagione chiara, ai capelli color del grano, allo sguardo spesso basso per l'imbarazzo alle scarpe da tennis. Micole era furiosa, iniziò a coprirlo di insulti, a gridarglki in faccia che non era un oggetto, che non poteva trattarla così, che poteva prendersi gioco delle bambine con cui usciva ma non di lei perchè lei aveva un cervello non solo delle belle gambe. Le parole diventarono confuse, le grida di micole non erano che un sottofondo fastidioso, un gracchiare acuto insopportabile, ma come osava? Giorgia una bambina? Aveva molto più cervello Giorgia nei suoi 18 anni di musica inglese, di filosofia e di letteratura di quelle due gambe e di quel reggiseno di pizzo nero a vista.

Giorgia aveva una brutta sensazione. Si odiava quando faceva così. Le bastava un niente per sprofondare nella paranoia, una matassa di pensieri le si ingarbugliava tra la gola e lo stomaco e se ne stava lì a tormentarla. Inquieta si sedette sule letto dove abbandonato stava il suo cellulare. Luca l'aveva chiamata. Mentre di nuovo sorridente componeva il numero per richiamarlo, il cellulare le vibrò nel palmo della mano. Sonia, sua cugina, la sua migliore amica, la stava chiamando. Le tremava la voce, non riusciva a dirglielo. Le fece promettere di non giungere subito a conclusioni perchè erano solo voci quelle che le aveva riportato sua sorella più grande, poteva anche essere una balla stratosferica. Oppure poteva essere la stratosferica cazzata di Luca. Sonia usò un tono di voce sottile e delicato, il che era decisamente in contrapposizione col messaggio da comunicare, non era una fiaba che Sonia doveva raccontare, Sonia doveva dire alla cugina che il ragazzo di cui si stava innamorando la notte precedente era stato visto uscire con Micole dalla discoteca, abbracciati, e ubriachi.
Giorgia non disse niente. Rimase in silenzio per quasi un minuto mentre Sonia cercava di consolarla, di farla ragionare in ogni modo. Poi Giorgia parlò, disse solo "Grazie di avermi avvisata subito, ciao cuginetta" e attaccò senza lasciare il tempo che dall'altra parte della cornetta Sonia potesse controbattere. Era così strano, avrebbe dovuto essere arrabbiata, avrebbe dovuto urlare, insultare fino alla noia quel ragazzo orribile, invece non ci riusciva, non le veniva proprio. Era come quando ci si sveglia da un sogno meraviglioso, quando si sente quel senso di profonda delusione che ti fa capire quanto sei stato ingenuo. Ecco questo era stato. Un bel sogno. Questa volta decise di accenderla la sigaretta, si sedette sul balcone della sua camera, per terra. Da lì vedeva le risaie, il bosco, le montagne. Era così bello. Ripensava al pomeriggio precedente, alle serate insieme, alle risate, le sembrava tutto così lontano, tutto così sfuocato. Pianse in silenzio fino a quando gli occhi furono così rossi e irritati che non riusci più ad aprirli.

auroraageno
00mercoledì 30 aprile 2008 09:33

Grazie per questo racconto!
Una lettura che fa tornare alla mente ricordi del passato. Siamo tutti stati giovani.... diciottenni o anche meno o poco più.

Sei stata brava nel descrivere gli stati d'animo e nel dipingere il quadro.

Un caro saluto [SM=x142887]

aurora

ELIPIOVEX
00mercoledì 30 aprile 2008 21:46
Povera Giorgia! Ero lì ad asciugare le sue lacrime.
Secondo me però avevi un po' di simpatia per Luca, si legge tra le righe che non vuoi maltrattarlo [SM=x142888]
fiordineve
00lunedì 12 maggio 2008 00:41
scoprì il ricordino che micole gli aveva lasciato, una macchia rossa proprio sotto il mento, una macchia rossa molto visibile.

Leggendo questa frase mi è venuto un brivido; Che ne è stato di Micole?

Che cosa rappresenta quella macchia?

Molto coinvolgente sia l'atmosfera della natura che la trama. [SM=x142874]

Che ne dici di farci sapere come finirà tra Luca, Giorgia e Micole?

Complimenti. [SM=x142887] [SM=x142897] [SM=x142896]
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