racconto incompleto

LaBelleEtLaBete
00mercoledì 18 aprile 2007 15:30
racconto incompleto
Scorreva veloce l’asfalto sotto le ruote, la pioggia insistente batteva frenetica, Giorgio si sentiva soffocare nell’abitacolo, gli mancava l’aria e l’incessante tamburo della pioggia lo faceva impazzire.
La strada era quella esatta, parcheggiò malamente e scese dalla macchina quasi gettandosi fuori, bevendo avido l’odore dell’aria, gli schiaffi gelati dell’acqua dal cielo sembrarono svegliarlo; si scosse, e salì i tre scalini di pietra che lo separavano dalla porta, gli parvero tremendamente alti, poggiò un dito raggrinzito sul campanello di ottone ed esitò: l’impulso di voltare le spalle e fuggire era forte e terribilmente invitante…e lui era un esperto; ma no, sta volta no.
Ad aprire fu una donna, gli sorrise dolcemente e gli fece segno di seguirla, non disse una parola e nemmeno incrociò il suo sguardo.
Giorgio si sedette sul divano di pelle marrone, dopo pochi istanti riapparve la donna con una tazza di thè fumante in una mano e un pacchetto di marlboro lights nell’altra, lentamente si poggiò sulla poltrona di velluto blu di fronte a lui, si accese una sigaretta e, per la prima volta dal suo arrivo fisso gli occhi grigi in quelli di Giorgio.
Egli ne fu fulminato, si sentì improvvisamente vecchio e stanco, ma prese coraggio, e dopo anni, osservò la donna che impassibile gli stava dinnanzi: l’età ne aveva inasprito i lineamenti una volta morbidi facendone risaltare gli zigomi, le bellissime labbra serrate erano rimaste le stesse anche se mascherate da un velo di rossetto, i capelli biondi le ricadevano sulle spalle illuminandole il viso, indossava una camicia bianca, era dimagrita e la fossetta sulla guancia sinistra era più evidente…ma nonostante tutto ciò, Giorgio l’avrebbe riconosciuta anche con un’altra bocca, un altro naso e un altro volto…perché gli occhi, i grigi occhi semichiusi e sfuggenti, malinconici e persi chissà dove della sua piccola…quegli occhi, mai li avrebbe dimenticati.
Il vecchio ebbe un giramento di capo, le tempie gli pulsavano, chiuse gli occhi, respirò profondamente, e nel riaprirli mise a fuoco la stanza immersa nella luce bluastra della pioggia, lei era ancora lì, spettro triste, avvolta nel fumo e chiusa nel suo silenzio.
E così era lei…eccola finalmente, ecco la sua piccola.

“Lei come sta?”

Giorgio fu bruscamente svegliato dai suoi pensieri e quella voce lieve lo colpì con precisione, dritto allo stomaco.
“S..Sì, sta bene, mi ha chiesto di portarti i suoi saluti”
Una ruga feroce incrinò la fronte immacolata, un sopracciglio tremò traditore, ma in un istante la tensione sul bel viso si sciolse e si tramutò nell’ennesimo dolce sorriso di ceramica.
Si guardarono di nuovo e si specchiarono l’uno nell’altra, i ricordi iniziarono scorrere vividi, nemmeno la ferocia del tempo li aveva intaccati ben protetti com’erano, negli spigoli più bui di entrambi, polverosi…ma vivi.
E così insieme tornarono a vivere con loro:le risate, le vacanze, gli abbracci, i baci della buona notte, le discussioni, i risvegli,il mare, la montagna, i cieli stellati condivisi, le storie di cavalieri e le sfide, i mal di pancia,i film,i viaggi, la musica, i profumi, i suoni…poi le lacrime,il dolore, le ferite profonde, la delusione, la rabbia…e la fuga, il silenzio, il bisogno di sapere e di parlare ma il non voler sentire, il nascondere, il tacere, il fingere…la paura, il vuoto.
Gli occhi di entrambi si bagnarono di lacrime e si abbracciarono, senza bisogno di dire nulla, come non facevano da tanto tempo : solo un padre, e la sua bambina.
Ed eccoli, stretti l’uno nell’altra piangere di gioia, di dolore, di rimorso, di rimpianto…aggrappati a quei corpi sconosciuti così lontani dalle vecchie fotografie per sempre impresse nelle loro menti…
Giorgio, un uomo dalla corazza impenetrabile, burbero nei modi, dentro uomo smarrito in continua ricerca di amore, di emozione…di un senso, un senso che mai avrebbe trovato.
La sua bambina…l’unica che lo aveva sempre capito, nel bene e nel male, così simile a lui, sempre stretta a quel filo indissolubile che li univa, ma che era poi fuggita, aveva rinnegato quel magico legame, per paura..paura di diventare come lui, paura di seguire le orme di quel padre che le viveva dentro, spirito affine, padre che per sfiorare la tanto bramata libertà aveva causato tanto dolore…segnando per sempre le loro vite…era allora che aveva lasciato il filo uccidendo una parte di sé, perché troppi feriti lo aveva visto lasciare dopo la sua battaglia…senza nemmeno voltarsi


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[Modificato da LaBelleEtLaBete 18/04/2007 15.33]

ELIPIOVEX
00mercoledì 18 aprile 2007 21:41
E perché mai non riesci ad andare avanti?
Le idee forse ti sfuggono?
Secondo me dovresti approfondire il discorso dell'allontanamento. Qual'è stata la spinta che ha fatto fuggire la figlia?
E perché poi è venuta la decisione di riavvicinarsi?
C'è stato un altro evento importante che li ha cambiati e che li ha fatti ritornare nei loro passi?
Se ti serve qualche idea chiedi... [SM=x142895]
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