pioggia del mattino

BabyshamboliC
00lunedì 5 maggio 2008 23:15
Pioggia di un mattino. Pioggia sconosciuta a sé stessa. Amara vendicatrice di sogni spezzati. Il tutto si oscura, la gente si rintana, l’aria prende un sapore aspro. Lei che corre, bagnata, col cappotto sulle spalle, e che naufraga in piccole pozzanghere, con l’acqua che le inonda la stiva.
Sarebbe bello guardarsi attorno, ammirare il naturale sfogo come faccio io.
Cercare in ogni singola goccia una risposta ai propri quesiti.
Provare a star male per sentirsi meglio.
Vedo che sorridi, che giochi, bambina, con l’acqua. Sono felice di vederti così, con quel viso sbarazzino, chiaro, dai lineamenti morbidi, che ispirano sicurezza. Una frangia che in continuazione ti sistemi.
Chissà perché anche quando sei imperfetta, cado nei tuoi occhi e mi lego alla tua vita, godendo e aspirando il profumo che ti circonda.
L’ombrello non ti ripara più, lo butti, getti via pensieri immobili, frammenti di perché senza nessuna risposta, uomini che ignoranti non sapevano slanciare il tuo così dolce essere.
L’essere così diversa ti rende malinconica, ti dona un sorriso che si estranea dal resto del mondo, che mi fa scrivere lunghe frasi ricche di enfasi ma ugualmente prive di idee.
Come te, sono felice ma non lo voglio; so che il tuo io è desideroso di sofferenza, che necessita di un qualcosa per cui mantenersi vivo. Qualcosa da stringere a sé stesso e non mollare più.
E come te, mi creo la mia infelicità, il mio modo di vedere storte le cose anche se sono linee rette, il mio modo di pensare profondo anche quando sto guardando una semplice pozzanghera; perché lo faccio non lo so, ma temo di capirti.
Godo di qualunque cosa naturale che possa portare ad un piccolo dispiacere. Come la pioggia ad esempio, e come le nuvole, guardie giurate che chiudono la felicità che sta nel sole, dietro di esse.
Evidenzio parole che possano suscitarmi una qualche emozione. Godo delle sensazioni per non farmi travolgere dalle tentazioni.
Così, in una giornata di sfogo, mi siedo a fissare ciò che mi circonda, ciò che cade sulle teste degli uomini; mi fermo a fissare come in un momento possa cambiare l’aria, come possa diventare così fredda tanto da trafiggermi le ossa e farmi rabbrividire come quando mi stupisco di noi; mi fermo a fissare come il tutto possa farsi più grigio e triste, devastando le chiare aspettative dei leggeri d’animo. Persone che non si soffermano.
Mi fermo ad aspettare che il dolore possa attraversarmi, anche solo per poco, concedendomi attimi di vigore spirituale, momenti terribili quasi mortali ed elementi di ispirazione inconcepibili.
Ora però, osservando meglio, come mai non sei come colei che ho appena descritto?
Dove sta la bambina che giocava con l’acqua sulle sue scarpe? Dov’è andata lei che gettava l’ombrello per rincorrere i propri sogni e schiacciarli su quel muro, così da fissarli una volta per tutte?
La finzione porta a questo, all’accorgersi di osservare cose che non esistono, ad immaginare le più esoteriche manie, i più lancinanti dolori, per poi vedere che il tutto è ugualmente stabile. A volte questo mi porta più dolore di quello che mi invento.
Accorgersi di vedere ciò che non c’è, di continuare a confondersi, fino a non distinguere più ciò che è reale e ciò che non lo è.

ELIPIOVEX
00martedì 6 maggio 2008 14:04
Vivere nell'immaginario potrebbe anche essere consolatorio se la realtà è troppo dura ma prima o poi dobbiamo fare i conti con essa.
Interessante il tuo racconto.
BabyshamboliC
00martedì 6 maggio 2008 20:43
non è proprio un vivere nell'immaginazione, è un crearsi un qualcosa di strano e rifugiarvisi quando si vuole scrivere.
a volte per me l'essere troppo positivo, l'avere uno stato d'animo troppo sereno, non è poi così bello, non c'è più gusto nel vedere le cose, nel coglierle.
Stefano Starano
00sabato 10 maggio 2008 15:48
a me piacciono le bambine
Quella persona di cui tu parli è bella, semplice e chiara e pura come l'acqua di una sorgente.
Alla sua età è ancora incontaminata, forse questo ti affascina di questa persona.
Perché desideri che soffra anche lei? Già siamo in troppi a soffrire, non trovi?
Io credo che la sofferenza provocata possa servire a ben poco, quella accettata serve per farci capire le persone che soffrono.

La realtà è offuscata dal velo di Maya, l'immaginazione, l'illusione.
L'immaginazione è quella che nei mitici anni della contestazione giovanile si chiedeva salisse al potere: «L'immaginazione al potere!»
fiordineve
00sabato 17 maggio 2008 02:03
Cercare in ogni singola goccia una risposta ai propri quesiti.


Notevole questo sfogo-racconto.
Credo che la morale sia in questa frase.
La bambina è cresciuta e non gode più sotto la pioggia.
Immagino, voglio supporlo, che quella piccolina sia tu.

Non lasciare MAI che la "fanciullina" che vive dentro noi si oscuri.

Tirala fuori, falla rivivere, la tristezza è solo un passaggio; fuori c'è il sole, l'aria è intrisa di profumi, le strade colme di persone che attendono un sorriso da te. [SM=x142914] [SM=x142944]

BabyshamboliC
00sabato 17 maggio 2008 13:46
no bè quella bambina non sono io e non voglio farla soffrire.
è un affare mio e solo mio tutto qui, gli altri non c'entrano. ho scelto di descrivere quella ragazza come il momento in cui si è felici, si salta si corre, si sogna e ci si illude. e inevitabilmente poi quel momento svanisce e la realtà appare per ciò che è. ma in quel momento in cui io sognavo ho goduto, ho goduto di tutto ciò che mi circondava, ed io sono felice per questo.
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