ho tentato, ho fallito, piango

fiordineve
00mercoledì 6 luglio 2005 04:19
Premessa:

non volevo assolutamente buttar giù questo "robo" che scriverò; da settimane lo rinviavo, non mi andava proprio di scriverlo.
Stanotte, impellente la necessità di scrivere mi ha svegliata, non so cosa ne risulterà, un fatto è certo MI E' STATO ORDINATO DI SCRIVERE.



HO TENTATO, HO FALLITO, PIANGO.

Notte profonda, luna e stelle assenti, abbagliate dalle luci dei campi da tennis e da calcio dietro casa mia, lampioni soffocanti illuminano a giorno la via e la piazza.

Seduta su una panchina del giardino cerco di guardare il cielo, almeno una stellina, anche piccola, mi sarebbe piaciuto vederla.
Attorno a me le mie anziane vicine chicchieravano dei tempi andati, rispondevo a monosillabi, tanto sono le stesse storie che girano da anni, non vogliono che qualcuno le interrompa, basta che siano ascoltate, quello era il mio compito mentre i pensieri volavano altrove.

Notte di pace, altrove si muore, nel mio paesotto c'è tranquillità, ci si sta bene, anche la città, seppur colma di telecamere, è a misura d'uomo; amo così tanto questa mia terra da sentire un magone enorme se penso che dovrò nuovamente lasciarla.
Nonostante la quiete attorno, sciupata spesso da un saluto a chi passava in bici e dai motorini fracassoni, avevo una inquietudine insolita, non è da me provare quelle sensazioni, - me ne vado a letto care donne - dico; mi metto a dormire e il sonno non arriva.

D'improvviso, parlando con Gesù, come faccio di solito, ho provato ad essere lui, volevo entrare nel suo dolore; così ho assunto la posizione che lui aveva sulla croce.
Braccia spalancate sui cuscini, palmi all'insù, capo reclinato, gambe piegate, l'ho immaginato sofferente, dolorante e anelavo portare su di me quel dolore.
La corona di spine conficcata sempre più dentro la carne martoriata, le scudisciate, il peso di sapere cosa ne sarebbe stato di lui, la sensazione che lui lo ha sempre saputo, cielo, Signore, che tristezza, che compassione, che angoscia.

Solo eri, solo sei, ho tentato di rimanere in quel modo, come te, noi che ti uccidiamo ogni giorno, non ho resistito molto: al massimo quindici minuti....... ed io ero comadamente allungata su un letto, nessuna spina, nessun chiodo, nessuna piaga, non ho resistito.

Sentivo il tuo dolore entrare dentro, lo volevo scacciare, non so come tu abbia fatto a resistere, era il tuo corpo umano a penare, non c'erano angeli a liberarti; tuo Padre, mio Padre piangeva con te, non ha mosso un dito per aiutarti, per anni ho disprezzato quel Dio cattivo che mandava al macello l'unico Figlio.

Era il mio cattivo rapporto con il mio, di padre, che influiva sul rapporto che ho cone Dio.

Signore, giuro che ho tentato di portare la croce, almeno per poco, su di me, ho fallito ed ora piango per non aver saputo resistere nemmeno un'ora dopo tutto ciò che tu mi hai donato.


Maria Antonietta


6 luglio 2005

[Modificato da fiordineve 06/07/2005 4.21]

Cobite
00giovedì 7 luglio 2005 08:28
Se non ricordo male al tempo dei romani i crocifissi venivano solo legati, mai inchiodati. I chiodi erano preziosi, ma riservarono quel trattamento a Gesù in quanto avevano sentito dire che lui sarebbe resuscitato e allora lo fissarono ben bene alle travi. La morte in realtà non avveniva quindi per le ferite riportate ma per la rigidità della muscolatura che restando sempre ferma e tesa finiva per creare problemi di respirazione e quindi un lento soffocamento. Non so, forse sbaglio, ma non penso fosse una morte molto dolorosa di per se.
Il dolore umano di Gesù, secondo me, possiamo ben immaginarlo dovuto a: dolore lancinante per le infezioni riportate sulle ferite delle frustate, della corona di spine e dei chiodi e lo sforzo in queste condizioni di portare la trave. Poi i dolori umani dell'umiliazione subita; della delusione di non essere stato capito; di aver amato tanto ed essere stato tradito; quella sensazione di abbandono del padre che sentiva in quel momento; la coscienza che stava morendo.

Ovvio che il corpo umano libero e vigile si rifiuti di stare immobile realmente a lungo, è una questione istintiva di sopravvivenza ed proprio una piccola cosa in confronto al dolore di Gesù e di molte altre terribili morti.

Non credo che tu abbia fallito Maria Antonietta, infatti hai portato la tua testimonianza su un aspetto spesso trascurato della morte di Gesù e hai fatto riflettere su questo un areligioso come me (si può dire areligioso?).

Un abbraccio fortissimo.

[SM=x142887]

Giancarlo

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