VITA&MORTE

Colonnello.Kurtz
00mercoledì 14 marzo 2007 13:26


VITA & MORTE



Il fatto che sia morto
non significa abbia vissuto.

(iscrizione su una lapide)



[SM=x142931]
finfilla
00giovedì 15 marzo 2007 11:39


A pensarci bene la morte non è poi così terribile.

Può accadere ben di peggio, prima. [SM=g27823]

ELIPIOVEX
00giovedì 15 marzo 2007 21:03
Abbiamo paura della morte perché non sappiamo veramente come sarà: chissà può darsi sia vero, come pensano alcuni che la vera vita inizierà dopo...
Colonnello.Kurtz
00giovedì 22 marzo 2007 14:14
D'accordo,

sul fatto che quella che convenzionalmente si chiama morte è una ri - nascita.
Il senso della frase ( citando Pinketts...) tuttavia era un altro: l'amarezza di una vita vissuta in un tunnel anzichè alla luce del sole.
Vivere come si fosse già morti in questa accezione significa elemosinare un filo d'aria quando si potrebbe respirare a pieni polmoni.

Riesci a immaginarti quando manca l'aria e non riesci a respirare ?

C. K.


[SM=x142931]
Voby
00giovedì 22 marzo 2007 16:00
Ma allora, quand'è che siamo sicuri di aver vissuto realmente? Capisco il dire "la Vita non mi appaga", ma dire che non vivo è un controsenso... Siamo noi che dobbiamo essere in grado di comprendere che la vita è in ogni istante, e che dobbiamo viverla senza avere rimpianti, visto che questo dipende solamente da noi [SM=x142815]
ELIPIOVEX
00giovedì 22 marzo 2007 22:10
Probabilmente tu rivolgi il discorso a quelle persone che vivono nel rimpianto di non aver fatto alcune scelte (oppure le scelte decisive) nella loro vita. Ma comunque hanno vissuto, come hanno creduto essere giusto in quel momento e quindi hanno vissuto.
La nostra vita è sempre il frutto delle scelte che facciamo noi (oppure che gli altri fanno per noi) sta a noi accettarlo e viverlo di conseguenza
Colonnello.Kurtz
00domenica 25 marzo 2007 19:25
Ciao,


non mi riferivo a quelle persone che nella loro vita hanno fatto scelte giuste e/o sbagliate ma bensì a quelle che non ne hanno fatte affatto oppure hanno lasciato che fossero altri a decidere per loro.
Lasciarsi vivere (=nessuna scelta) o vivere per delega altrui a mio avviso è piuttosto mortificante.
Quello che ci frega è il "rumore sociale" con i suoi soffocanti conformismi.

Serena serata.

C. K.

[SM=x142931]
ELIPIOVEX
00domenica 25 marzo 2007 21:43
Molte persone vivono in condizioni psicologiche di sottomissione e non hanno neppure la percezione di essere condizionati dagli altri, perché la loro vita, la loro normalità è così.
Per loro non c'è scelta.
Comunque d'accordo con te. Avere la possibilità di scegliere e fare ciò che desideriamo sicuramente rende la nostra vita migliore.
Colonnello.Kurtz
00giovedì 29 marzo 2007 14:26
Si,

fermo restando che in alcuni casi non si puo' fare altro che accettare i condizionamenti ( gravi stati nevrotici o di sudditanza psicologica )tuttavia è un errore, come spesso accade, finire con l'adattarsi a qualsiasi cosa.
Per anni alcuni settori della psicologia hanno ritenuto la modalità "adattiva" una forma di guarigione.
Solo che a forza di adattamenti si serve un assist d'oro al conformismo dei mediocri.

Colorata giornata.

C. K.

[SM=x142931]
sari.
00sabato 31 marzo 2007 11:51
Ci sono altre condizioni che non permettono di scegliere. Sto pensando alla sottomissione fisica dove non è possibile scegliere perchè la fuga ricadrebbe su altri.. su innocenti.
E leggendovi, penso anche ai malati. Loro non hanno scelta, pensano i sani. Ma spesso, invece, sanno scegliere d'essere liberi... più e di più di chi ha salute e la possibilità di reggere il timone della propria vita.

Ciao. [SM=g27817]
Colonnello.Kurtz
00mercoledì 4 aprile 2007 02:02
Già,

I malati psichici secondo alcune correnti della filosofia moderna hanno una visione della realtà più corretta ( in quanto più tragica ) della realtà rispetto ai cosiddetti sani.
E la malattia psichica è solo un modo di relazionarsi con l'esterno diverso rispetto a quello scelto dai più.
La pazzia è saggezza e la saggezza pazzia.
Se questo è vero chi dev'essere guarito? i sani o i malati ?
Chi sono i sani e chi sono i malati ?
Così stando le cose forse la pazzia e quindi la saggezza sono una scelta "sana".

C. K.


[SM=x142931]
Cobite
00mercoledì 4 aprile 2007 07:37
Re:

Scritto da: Colonnello.Kurtz 04/04/2007 2.02
Già,

I malati psichici secondo alcune correnti della filosofia moderna hanno una visione della realtà più corretta ( in quanto più tragica ) della realtà rispetto ai cosiddetti sani.
E la malattia psichica è solo un modo di relazionarsi con l'esterno diverso rispetto a quello scelto dai più.
La pazzia è saggezza e la saggezza pazzia.
Se questo è vero chi dev'essere guarito? i sani o i malati ?
Chi sono i sani e chi sono i malati ?
Così stando le cose forse la pazzia e quindi la saggezza sono una scelta "sana".

C. K.


[SM=x142931]




Questa è la "filosofia" dei controsensi in termini.
La filosofia degli ossimori. [SM=x142843]

Forse chi l'ha scritta non aveva il vocabolario sottomano (come minimo) [SM=x142832]

[SM=x142867] Giancarlo



Colonnello.Kurtz
00giovedì 5 aprile 2007 01:24
Poche idee ma confuse
Chiedo venia ( e anche arteria...) ma,

Coby voleva usare il termine "ossimoro" come sinonimo di contradditorio solo che così facendo ha sbagliato due volte:
La prima perchè semmai la mia è la filosofia delle aporie e non dell' ossimoro dato che quest' ultimo è una figura dell'analisi del testo che riguarda la grammatica e quindi non ha nulla a che fare con la filosofia.
La seconda perchè il mio discorso non era contradditorio bensì, appunto, aporetico cioè non veritativo cioè privo ( volutamente ) di conclusioni certe.

Forse chi ha scritto il post prima di questo deve fare un ripassone generale.

Salut [SM=x142876]

Cobite
00giovedì 5 aprile 2007 07:52
Re:

Scritto da: Colonnello.Kurtz 04/04/2007 2.02
Già,

I malati psichici secondo alcune correnti della filosofia moderna hanno una visione della realtà più corretta ( in quanto più tragica ) della realtà rispetto ai cosiddetti sani.
E la malattia psichica è solo un modo di relazionarsi con l'esterno diverso rispetto a quello scelto dai più.
La pazzia è saggezza e la saggezza pazzia.
Se questo è vero chi dev'essere guarito? i sani o i malati ?
Chi sono i sani e chi sono i malati ?
Così stando le cose forse la pazzia e quindi la saggezza sono una scelta "sana".

C. K.


[SM=x142931]




Scritto da: Colonnello.Kurtz 05/04/2007 1.24
Chiedo venia ( e anche arteria...) ma,

Coby voleva usare il termine "ossimoro" come sinonimo di contradditorio solo che così facendo ha sbagliato due volte:
La prima perchè semmai la mia è la filosofia delle aporie e non dell' ossimoro dato che quest' ultimo è una figura dell'analisi del testo che riguarda la grammatica e quindi non ha nulla a che fare con la filosofia.
La seconda perchè il mio discorso non era contradditorio bensì, appunto, aporetico cioè non veritativo cioè privo ( volutamente ) di conclusioni certe.

Forse chi ha scritto il post prima di questo deve fare un ripassone generale.

Salut [SM=x142876]





Allora facciamolo questo ripassino.

ossimòro o ossìmoro s. m. Procedimento retorico che consiste nel riunire due termini contraddittori (es. un silenzio eloquente, corri piano).
"ossimòro," (c) 1994 Zanichelli Editore spa. Tutti i diritti riservati.



L'ossimoro non riguarda affatto la grammatica*, ma il discorso nella sua logicità**.
Tu affermi:
"La pazzia è saggezza e la saggezza pazzia."

Chiaramente è un ragionamento scorretto perchè si vuole gratuitamente assimilare*** qualcosa che è opposto nella definizione dei termini:


pazzìa s. f. 1 Alterazione mentale; SIN. Insania. 2 (est.) Stravaganza. 3 Azione stravagante, comportamento strano: una delle sue solite pazzie. 4 (fig.) Cosa assurda, irragionevole: convincerlo sarebbe una -p!
"pazzìa," (c) 1994 Zanichelli Editore spa. Tutti i diritti riservati.




saggézza s. f. Qualità di saggio; SIN. Senno.

"saggézza," (c) 1994 Zanichelli Editore spa. Tutti i diritti riservati.




sàggio (1) A agg. (pl. f. -ge) Che pensa, agisce e sim. con accortezza, prudenza, assennatezza: l'età rende saggi | Che rivela saggezza: un sàggio consiglio; SIN. Savio. B s. m. (f. -a) Persona saggia | Sapiente: i sette famosi saggi.

"sàggio," (c) 1994 Zanichelli Editore spa. Tutti i diritti riservati.



Quindi che "La pazzia è saggezza e la saggezza pazzia." sia una gratuita affermazione illogica è fuori dubbio perchè contraria in partenza nella stessa definizione dei termini che si vorrebbe far passare per simili.
Come dicevo, consiglio un bel vocabolario prima di fare certe affermazioni altrimenti ci sveniamo davvero .... [SM=x142843]

Ciao Ciao
[SM=x142897] Giancarlo


* grammàtica s. f. 1 L'insieme e la descrizione sistematica delle regole riguardanti gli elementi costitutivi di una lingua... "grammàtica," (c) 1994 Zanichelli Editore spa. Tutti i diritti riservati.

**lògica s. f. 1 Parte della filosofia che studia i metodi e i principi che consentono di distinguere i ragionamenti corretti da quelli scorretti. "lògica," (c) 1994 Zanichelli Editore spa. Tutti i diritti riservati.

*** assimilàre A v. tr. (io assìmilo) 1 (lett.) Rendere simile. "assimilàre," (c) 1994 Zanichelli Editore spa. Tutti i diritti riservati.

Colonnello.Kurtz
00domenica 15 aprile 2007 14:59
RIPASSONE
Allora,

riprendiamo il discorso dopo la pausa pasquale.
Soprattutto cerchiamo di trovare il senso del discorso senza soffermarci sulle ristrettissime definizioni di qualche dizionario come farebbe un burocrate da ex Unione Sovietica anni '50.

Innanzitutto mi spiace che l'amministratore soffra di svenimenti improvvisi. Forse è la pressione bassa.
Ora vorrei parlare non del ripassino ma del ripassone (ben al di là di qualche ricerca sui vocabolari).

In primis,io nel mio post precedente non ho detto “la pazzia è saggezza e la saggezza pazzia”, ma bensì ho detto TUTTO quello che ho scritto.
Per cui rimando a una lettura integrale di tutto quello che ho scritto senza decontestualizzare e isolare una sola frase per avere qualche debole argomento da controbattere.


Distrattamente ci si è dimenticati tra l'altro di consultare sui dizionari e anche la voce “APORIA” ossia il concetto più importante attorno a cui ruoto il senso di tutto il mio discorso. Sarà stata una dimenticanza o sui quei dizionari non la voce non c'era Eheh
Fermo restando che la filosofia non è solo logica razionale ma anche intuizione irrazionale ( vedi le varie correnti irrazionaliste, Nietzsche, etc …) è stata detta una cosa giusta e una farloccata: la cosa giusta perchè l’ossimoro è in effetti una figura retorica, la farloccata dicendo che l’ossimoro pertiene alla logica e quindi la filosofia .
Chiunque abbia una minima infarinatura anche solo liceale di storia della filosofia sa benissimo che le figure retoriche, in origine specialmente usate dai sofisti, riguardano appunto la retorica e non la logica e quindi nemmeno la filosofia. Anzi se c’è una cosa arcinota è proprio la polemica dei filosofi contro l’uso delle figure retoriche per condurre ragionamenti pseudo logici e quindi pseudo filosofici.
Quindi nel mio discorso del post precedente non c’è alcun ossimoro: lo si vede perchè si isola una frase e la si valuta singolarmente trascurando tutto quello che c’è prima e soprattutto quello che c’è dopo. Infatti le successive interrogative e la conclusione aperta indicano senza dubbio un discorso non contradditorio ma bensì aporetico.

Ripeto infine, ed è questo il nucleo essenziale che conta veramente, che alcune correnti filosofiche moderne ( ad es. Heidegger e Jaspers ad es. in "Psicopatologia generale" varie edizioni tanto per fare delle citazioni serie)e psicanalitiche moderne ( ad es. Binswanger) hanno riveduto profondamente il concetto di follia associandolo ad una sorta di angolo visuale diverso nel valutare gli aspetti della realtà.
Faccio un esempio: se fino a ieri uno schizofrenico era considerato un nevrotico schizoide o uno psicotico(volgarmente un folle) con tutta l’accezione negativa che questa classificazione comporta, oggi si va molto più cauti nell’assegnare certe etichette ed anzi si tende a rivedere questo giudizio perchè anche la follia, entro certi limiti, è una modalità dell'esistenza ossia un modo per stare al mondo.
A partire da ora su questo argomento, estremamente serio, parlerò solo di contenuti (follia, sanità, etc.).
Chiaro che per affrontare quest'ultimo discorso (=i contenuti) è necessario andare un attimino oltre le formulette dei dizionari.

Salut et Ad maiora.

C.K.
Cobite
00lunedì 16 aprile 2007 06:29


Scusa se non rispondo al tuo replay, ma secondo me a partire da " ristrettissime definizioni di qualche dizionario come farebbe un burocrate da ex Unione Sovietica anni '50." hai detto tante di quelle... inesattezze ed approssimazioni che non vale la pena di perdere tempo a controbatterle, Sig. Colonnello.

Giancarlo

fiordineve
00domenica 29 aprile 2007 16:56


Scusate ma ho saltato la diatriba logistica.
A volte si è talmente condizionati psicologicamente, quasi plagiati (a me è successo) che non te ne accorgi; poi, quando ti risvegli, o è troppo tardi, o continui per non far soffrire chi ti ha obbligato per tutta la vita ad essere le tre B: bella, brava, buona.

La sudditanza psicologica verso mio marito l'ho risolta divorziando da lui e spezzando un legame che mi aveva portato ad ammalarmi di tutto; quella verso mia madre è un rapporto di amore-odio che non voglio spezzare per non creare altri attriti; ecco non ho lottato per me ma lotto perchè non operi sulle mie figlie.
LORO DEVONO RESTARE ED ESSERE LIBERE ANCHE DI SBAGLIARE.



Io non sono morta, ma non ho vissuto come mi meritavo e sognavo; ma la colpa è solo mia.
Per la morte non ne ho paura, Cristo l'ha vissuta e vinta, così mi aspetto che quando arriverà sarà il mio definitivo ritorno a casa.



ELIPIOVEX
00domenica 29 aprile 2007 22:01
non credo si solo colpa tua se non sei riuscita a ribellarti prima. Non è facile prendere coscienza della propria sudditanza nei confronti degli altri e molte volte, anche se lo si fa, si teme di rompere quel sottile equilibrio che sta in piedi anche grazie a noi.
Colonnello.Kurtz
00sabato 5 maggio 2007 14:30
Sudditanza

Sono d'accordo con Ely.

Non si sempre si ha piena consapevolezza dei condizionamenti esterni e d'altro canto si ha paura di cambiare.
Questo doppio legame - vere e proprie catene - impedisce la realizzazione della propria vocazione ossia di se stessi.
La nostra società è piena di "padroni" più o meno occulti: i genitori che proiettano sui figli i propri desideri, il coniuge che si fa del partner un immagine ideale, il datore di lavoro per accontentare il quale bisogna spesso indossare delle maschere, la chiacchera sociale che richiede certi comportamenti e non ne ammette altri, etc.
Per questo la nostra società è una fabbrica di infelici: si è tutto tranne che se stessi.

Come se ne esce ? spesso realizzare se stessi significa remare controcorrente fra l'incomprensione generale e l'isolamento.
Insomma il prezzo da pagare è elevato.

Non è facile.

C. K.
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