fiordineve
00giovedì 23 giugno 2005 23:36

VIETNAM



Mio marito Russell Chandler è tenente nel 2° battaglione del 7° cavalleggeri; hanno ereditato questo nome dall'eroica battaglia di Little Big Horn combattuta e persa dal generale Custer.
Ci siamo sposati quasi 15 mesi fa, so che lui ha nelle vene l'amore per la Patria, è il suo amore primario e glielo ha tramandato il babbo e prima di lui il nonno e il bisnonno: tutti ufficiali degli Stati Uniti.
Non abbiamo avuto una vera luna di miele, ci siamo conosciuti al college; è stato amore a prima vista, lui splendido coi capelli biondo scuro, spettinati dal vento e dal suo gesto ripetitivo di rimetterli a posto; io con i capelli biondi e le mie arie di essere più grande della mia età. Due giovani normali, ancora adolescenti quasi, ma la Patria chiamava e Russ doveva partire per l'addestramento, così in un baleno abbiamo deciso di sposarci, almeno lo potevo seguire nei suoi spostamenti.
Era passato da un mese il suo 23° compleanno quando arrivò la notizia, era nell'aria da tempo, che doveva partire per il Vietnam, ho dovuto guardare sull'atlante per scoprire quel posto lontano 10mila km da casa nostra. Facemmo l'amore l'ultima sera con una disperazione cupa, sormontata dall'ottimismo di chi ha il sole in fronte e si crede baciato dalla fortuna. I suoi occhi, carichi di tenerezza e dall' ansia di partire erano ancora più blu del cobalto; non l'ho accompagnato, come hanno fatto altre mogli, all'aeroporto militare; lo volevo salutare lì nella casa che l'esercito ci aveva messo a disposizione, nella stanza in cui avremmo messo il nostro bimbo che da quattro mesi si stava preannunciando.
Ricordo, era l'agosto 1965, ed io non avevo nemmeno 19 anni. Le lettere inviate e ricevute le ho conservate tutte, parlavamo di noi, del nostro futuro, nessun accenno a dove si trovasse, era top secret, non poteva rivelarlo a nessuno. Me lo immaginavo in un Paese colmo di verde, vicino ad una spiaggia, magari in un night a chiacchierare con qualche ragazza, è talmente bello il mio Russ che quelle straniere se lo sarebbero mangiato con gli occhi.
In novembre la prima vera grande battaglia in terra vietnamita, un massacro, vedevo le immagini sui giornali ma non mi toccavano. Credevo fossero montature della stampa, e poi il mio piccolino sarebbe nato tra poco; mi ero trasferita dai miei suoceri per dividere l'attesa, visto che ero sola al mondo; Russel è il loro unico figlio maschio e, tra marmellate e golfini da sferruzzare, lo attendevamo speranzosi. A quel tempo non si parlava di "guerra del Vietnam", non esisteva nessun ufficiale che venisse a casa ad informare i familiari della sorte del loro caro; inviavano taxi gialli che divennero sinistramente riconoscibili. Il tassista ti sbatteva in faccia un telegramma e poi se ne andava fischiettando; le frasi ormai erano note:
"Il Governo degli Stati Uniti ha il rammarico di comunicare ecc.. ecc.." e in tal modo sapevi che l'uomo che amavi era caduto e morto laggiù.
Nella nostra cittadina ormai non si contavano più quei taxi; un giorno, ero da mia cognata Abigail quando mi telefona il padre di Russ chiedendomi di tornare a casa immediatamente. Ero incinta di 8 mesi, così Abby mi accompagnò lei dai suoi e appena vidi papà Chandler capìi: era arrivato il telegramma.
Che me ne facevo di quelle condoglianze? Volevo il mio ragazzo, il padre del mio bambino, il mio amore, il mio sostegno. Furono giorni caotici, ricordi confusi, solo oggi ho il coraggio di raccontare che Russ era morto per aiutare un suo soldato a salire sull'eliambulanza; lui era già a bordo quando un soldato, un ragazzino gravissimo stava salendo. Un gesto di generosità, saltò giù dal portellone e aiutò il suo soldato a salire e lui si beccò 3 fucilate nella schiena ed una al collo. Gli conferirono la Silver Star e una menzione d'onore ma il piccolo Russ jr. è cresciuto senza padre, a lui cosa daranno per questo? E tutti i ragazzi che sono rimasti laggiù a concimare i campi?


[ispirato dal romanzo ERAVAMO GIOVANI IN VIETNAM]

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~°Warrior°~
00giovedì 23 giugno 2005 23:54
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fiordineve
00venerdì 1 luglio 2005 03:41


Ero una ragazzina durante quegli anni, però ogni scusa valeva per non andare a scuola; quindi atletica leggera (non ci crederai ma ero una campionessa in erba....... nel senso che cascavo?[SM=x142898] ) e sit-in.

Mio marito, già all'università, s'incavolava per gli esami mancati, io incosciente ero felice di sfilare per qualcosa che nemmeno conoscevo.

Si direbbe ora che faceva molto "trendy"; quando ho iniziato ad interessarmi di politica, veramente, ho compreso come una generazione sia stata cancellata e per le morti e per il ritorno a casa.

Soffro per chi, alla mia età, è disperato.
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