UN UOMO FELICE

Stefano Starano
00venerdì 13 giugno 2008 23:36
PARTE PRIMA

(Roma, Corso Francia)

La scuola elementare fu una vera tortura per quei bambini della sezione H. Un’insegnante era drogata e dava ordini militari ai bambini che, se non li eseguivano, venivano puniti con lo stare con la testa in un mobiletto basso o a cui venivano stracciati i quaderni che doveva assolutamente ricompilare a casa. Le sue urla erano tali da far piangere più di una volta qualche bambino preso di mira.
Un’altra, di religione e matematica era una fanatica religiosa che insegnava loro che tutto era peccato e che gli uomini si odiavano fra di loro e che i loro genitori non capivano niente. Dava voti bassissimi a chi non si adeguava al suo modo di pensare senza minimamente tener conto della loro preparazione in matematica. Il bambino dissidente veniva fatto sedere vicino a lei per poter essere umiliato continuamente con più facilità.

I due bambini parlavano amabilmente delle loro cosucce da bambini. Erano sotto un albero del giardino, al fresco, sotto un albero di castagno. Non davano fastidio a nessuno.
«Andate a rompere il xxxxx da un’altra parte!» una voce forte e acida che quasi spaventò i bambini.
Si allontanarono subito e da quel giorno non si fermarono più in quel posto, né giocarono. La signorina abitava là e doveva fare un esame all’università, uno dei più facili, e non voleva essere disturbata da quegli esseri fastidiosi. Lei però portava liberamente il suo Aski nei giardinetti senza raccogliere i suoi bisogni.

Il bambino andò finalmente alla scuola media, era il primo giorno.
Da quel primo giorno fu preso di mira da quattro bulli. Per il primo anno non poté fare nulla, lui voleva che fossero amici e non si spiegava il perché di questa cattiveria dei compagni. Nessuno lo difendeva. Gli insegnanti non vedevano, i genitori parlarono perfino col preside. Lui chiamò i bulli insieme al ragazzo vittima dei loro crudeli scherzi: in quattro negarono assolutamente. Allora i genitori andarono alle case dei genitori dei ragazzi ma le risposte furono di falsa apprensione e di meraviglia, qualcuno fu evasivo.
Dopo un anno fu costretto a cambiare completamente scuola.

Il giovane girava tranquillamente in bicicletta con gli amici, era un viottolo da cui si accedeva dalla strada e portava a casa di uno di questi. Finalmente erano arrivati alla sua casa: erano stanchi e volevano un po’ riposarsi davanti al computer con internet e qualche videogioco – a volte vedevano film in dvd o da sky o dal digitale terrestre.
Mentre stavano arrivando a casa un fosso creato da una pioggia dei giorni scorsi provocò una brutta impennata della bicicletta di quello vicino casa. Erano presenti due vicini di casa, di quelli molto gentili che salutava sempre e con cui i genitori di questi si soffermavano a parlare. A volte i genitori avevano anche fatto qualche piccolo favore a questi due vicini. Nessuno di questi si fermò a guardare l’accaduto, passarono vicini al ragazzo sanguinante senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. Fortunatamente gli amici lo aiutarono ad andare a casa dove fu curato nell’apprensione del padre solo in casa.
I due vicini nel tempo divennero lontani perché cambiarono abitazione.

Un giorno dei ragazzacci entrarono nel parco: pisciarono sulle auto in garage e ruppero il vetro di una finestra ad un uomo anziano che urlò come un forsennato pronunciando parole irriferibili rivolte alle loro madri. I ragazzacci fuggirono senza essere visti.
I ragazzi del parco scesero per incontrarsi e… il portiere si avventò contro di loro dandogli ceffoni e qualche calcio: addirittura uno si beccò un calcio dietro le spalle. Il poveretto pianse.

PARTE SECONDA

Maurizio era un dirigente bancario, era contento del suo lavoro. Viveva con Maja, una dolce ragazza che faceva l’interprete: conosceva cinque lingue tra cui il cinese.
Lui era felice di lei.
Guidava l’auto. La sua compagna si era appisolata. Ascoltava la radio rilassato, a quell’ora c’era il notiziario.
“Due anziane signore sono state uccise in contemporanea, erano entrambe insegnanti in pensione. Sono state trovate impiccate nelle loro abitazioni…”
Maurizio cambiò canale, voleva ascoltare della buona musica.
«Oh, che sonno. Dove siamo?» domandò la ragazza.
«Ai Parioli, adesso ci fermiamo da Euclide a prenderci dei dolcini al cioccolato, quelli che piacciono a te.»
«Perché, a te no?» disse sorridendo.
Anche lui sorrise.

Tg uno

“Ieri sera è stata trovata una giovane dottoressa dell’ospedale San Camillo crivellata di colpi, ben sedici. Anche il cane è stato ucciso, questi con ventiquattro colpi...”
«Bah, sempre notizie tristi» disse sorridendo Maurizio a Maja.
«Ti va se cambio canale?»
«Certo,» rispose lei.
Tra i due c’era un feeling empatico e complice.

(Nel bar vicino i giardinetti di Vigna Stelluti)

«Bello questo schermo al plasma da 45 pollici, sembra vero!» esclamò lei mentre sorseggiava una cioccolata calda.
“Orribile multiomicidio. Ben quattro famiglie sono state uccise questa notte in modo orribile: tutti i componenti delle famiglie hanno la testa mozzata, si sospetta dopo essere state anestetizzate. Nessuno dei vicini infatti ha udito nulla. Quasi certo l’unica mano…”
«Andiamo via» disse lei.
«Ma la cioccolata?»
«Non fa niente, ho come un fastidio, come un presentimento, non so.»
«Va bene, va bene, faremo come dici tu.»
E andarono via.

“Due anziani pensionati sono stati trovati evirati e accecati con l’estromissione dei globi oculari. I due sono vicini di casa, sono stati tratti in inganno da un falso carabiniere motociclista con gli occhiali scuri. Hanno riferito che l’uomo era alto ma non hanno potuto fornire altre informazioni…”
Il Tg-due della sera era l’ultimo Tg dei programmi in prima serata. Maurizio e Maja lo vedevano sempre. Stavolta però cambiarono subito canale.

«Ehi Maurizio!» disse il collega dall’altro lato dell’ufficio. «Hanno ucciso un vecchio portiere del parco di quando eravamo ragazzi, ricordi? Don Ettore.»
«No, non ne sapevo niente!»
I due si misero a lavorare: il loro era un lavoro di responsabilità e non avevano né il tempo né la voglia di intrattenersi. Sarebbe arrivata la pausa pranzo per continuare il discorso.


“Roma. Trovati finalmente i due autori di una sequenza di omicidi e orribili delitti. Si sospettava da tempo un’unica origine: si tratta di due rumeni con precedenti penali. I due hanno negato fino in fondo ma le circostanze farebbero pensare agli inquirenti di aver centrato l’obiettivo...”
«Finalmente una volta tanto la giustizia ha funzionato» disse Maurizio a Maja ma lei dormiva beata.
Viaggiavo felici e contenti verso i paesi dell’Europa centrale con il loro camper.
Non sentirono mai più notizie così brutte.
ELIPIOVEX
00martedì 24 giugno 2008 22:19
Questo racconto è iniziato con un lungo elenco di fatti. Sinceramente avrei impostato la cosa in maniera diversa.
Attendo il leggere il continuo.
Stefano Starano
00mercoledì 25 giugno 2008 13:26
"... quelle" notizie.
Questo racconto non ha un seguito ma un cambiamento di finale:

Non sentirono mai più notizie così brutte, "quelle" notizie.


L'assassino è lui per i torti subìti da ragazzo.
La compagna non ne è al corrente.
La vita futura scorrerà felice perché lui ha compiuto un semplice atto di giustizia e lei perché sarà ignara.
Giustizia è fatta.
Amen
ELIPIOVEX
00mercoledì 25 giugno 2008 13:29
Però vedi scusa se insisto non si capiva dal tuo racconto.
Adesso che me lo hai spiegato ho riallacciato i fili.
Stefano Starano
00mercoledì 25 giugno 2008 22:40
La giustizia
Questa critica mi è stata fatta anche da un amico che se ne intende di narrativa.
In verità il finale voleva essere uno di quei finali "a scoppio ritardato". Sarebbe stato carino ma non è stato capito (o non si capiva).
Ma... se leggi la sequenza cronologica, vedi che ogni vittima corrisponde ad una ingiustizia ricevuta da bambino: perché proprio quelle vittime che in passato hanno fatto del male al bambino-ragazzo? Perché quel collegamento ad ogni notizia ricevuta proprio dal protagonista? La compagna è ignara del lato oscuro di lui, ma lui?
Eventemente non è casuale ogni notizia ad episodi del suo passato.
Io mi sono molto divertito a "far uccidere" stile killer il protagonista perché almeno nella fantasia s'è realizzato un sogno: la giustizia.
ELIPIOVEX
00mercoledì 25 giugno 2008 22:52
E' proprio quello che intendevo anch'io.
Tu hai in testa la trama della storia e tu sei quello che devi portare il lettore alla soluzione del giallo, se cerchi il colpo di scena lo porti su una falsa pista, se vuoi che indaghi con te gli fai percepire un po' alla volta la verità.
Però alla fine il lettore deve capire in qualche modo o intuire altrimenti il finale rimane senza un senso logico.
Stefano Starano
00venerdì 27 giugno 2008 20:37
In effetti...
In effetti dovrei rivederlo.
Mi è difficile perché non sono un vero scrittore ma uno che si diverte a pensar trame, diverso è il vero romanziere: questi son raccontini brevi che lasciano il tempo che trovano.
Ciao
Stef
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