davidalcova
00martedì 30 ottobre 2012 20:40
Fermo nella mia stanza vuota, medito sull'intuizione della verità.
Confuso dal disordine mentale, nonostante le perplessità, affronto l'impresa.
Sono impacciato, inciampo nell'indesiderato.
Mi scontro in un ambiente di passaggio, passo verso la scala interna.
Osservo me stesso, mi rimetto al giudizio altrui.
Mi fracasso contro il muro della lode.
Senza una meta precisa, vado avanti e indietro, avveduto dei miei errori: ho perso la bussola.
Speranze infondate di rifrazione e riflessione mi capovolgono: mi libro nell'aria.
Sono spaccato in due: la ricerca della verità, a dieci a dieci, mi colpisce nel vivo.
Titolo di credito in bianco, una corte bandita confida in Dio.
Rapporto d'intreccio, la mediazione divina risveglia la mia coscienza.
Ciò che sembra oscuro diventa chiaro: sono in fuga dal nulla.
Spinto oltre ogni limite, trovo consolazione nell'essenza del dubbio.
Stato cuscinetto, le offese del tempo vibrano d'ira, di commozione e di passione.
Prima di salire al cielo, guardo stupidamente nel vuoto: dei ruffiani disputano una gara di cortesia calpestando i miei rimorsi.
Ma sono felice di farne conoscenza.
Rimango stupito, riconosco il fatto compiuto.
Dal basso verso l'alto, spengo polemiche e rancori.
Col dovuto rispetto, la fantasia si riproduce nella mia mente: mi accompagna un gesto di consenso.
Ma come un elastico mi deformo, riprendo la mia forma primitiva: dormo sul molle.