Storia di un’inutile vita:numeri.

cherrytrees
00lunedì 3 luglio 2006 09:20
Prefazione: questo racconto nasce da un gioco stupido, quello di contare fino a 100 per aspettare il tempo che passa, un gioco che facevo da bambino... Poi mi venne l'idea di svilupparlo per dare sfogo al mio impulso creativo assegnando un qualcosa di concreto a questi numeri... Lo stile a cui mi richiamo è quello surrealistico-comico di Stefano Benni, anche se mai potrei paragonarmi a lui... Fu scritto alla fine della terza superiore più o meno... Ricordo che non è autobiografico [SM=g27828]. Vi auguro a tutti buona lettura.

"Mi chiamo Zero, nacqui in una Fiat Uno dopo 2 miei fratelli morti. Alle 3 di notte 4 volte mia madre ebbe le doglie. Tutto questo prima che 5 poliziotti della Polstrada si fermassero a guardare l’auto dove la gestante sembrava disperata. Al 6° poliziotto io uscii per inerzia. A 7 anni mi chiedevo cosa fosse dei miei primi anni di vita. Quando ebbi 8 anni seppi che era morto suicidandosi uno dei poliziotti della notte della mia nascita perché scandalizzato dalla mia visione si auto-arrestò e fu condannato a 9 anni di sequestro a pulire i vetri per voyeurismo. A 10 anni avevo marinato la scuola 11 volte in un bimestre. A 12 anni tutto quello che avevo già visto mi sembrava un mondo falso, ipocrita, nullista, classista, interrazziale, razzista…A 13 anni aprii una scuola di moralismo. Il numero 14 mi ricorda tutte le volte che finì senza soldi alla mensa dell’oratorio. A 15 anni avevo debiti tra i quali 16 pezzi di pane, 17 porzioni di frittata, 18 pizze sennonché 19 posate rubate alle suore. A 20 anni mi iscrissi alla DC, quando Fanfani disse che in 21 anni di militanza (non so se fosse ubriaco) non aveva mai visto un’Italia così sfasciata. 22 camion cementificarono la sede della DC e Fanfani non si trovo da nessuna parte. 23 piccoli indiani (non quelli di Christie, che peraltro erano molti di meno) vennero portati a lavorare in una fabbrica e spuntò il primo caso di sfruttamento minorile per la produzione di palloni di carta (sembra che costasse meno della pelle e del cuoio). A 24 anni i miei genitori mi allontanarono da casa e mi appostai sotto un ponte a fare una vita da mantenuto della Caritas. 25 giorni dopo arrivarono 26 operai che non avevano più il posto di lavoro perché non facevano fare il giretto ai fornitori russi in una fabbrichetta di Torino dove lavoravano (credo che l’azienda si chiamasse Fiat). Molti di loro avevano 27 anni, altri 28. a 29 anni vendetti la mia tessera DC AB3579D scaduta per 30 mila lire ad un collezionista nostalgico (mi parve di riconoscere proprio Amintore Fanfani, chissà dove si era nascosto per tutto questo tempo, magari in qualche partitino filodiccì). Cercai lavoro facendo inserzioni su giornali commerciali. Ricevetti 31 risposte tutte incomprensibili. Pensai che fosse opera di qualche marziano a cui piaceva fare questo tipo di scherzi. A 32 anni ero ancora sotto il ponte gli operai passarono ad essere 33. A 34 anni mi rassegnai e cercai di metter su famiglia. Cercai invano sotto i ponti, ma dopo vari tentativi trovai sì 35 “donne”, ma erano tutte travestiti, bisex, lesbiche e ci rinunciai. Dopo un po’ di pellegrinaggi tornai a 36 anni sotto il ponte. Intanto seppi che gli operai erano aumentati a 37 e il giorno dopo vennero riassunti tutti in blocco in regime di casa integrazione. A 38 anni la scuola di moralismo fallì e dovetti pagare 39 milioni di debiti (ma non li avevo e comunque si dimenticarono presto di me). A 40 anni mi chiedevo che scopo avesse una vita sotto un ponte. A 41 anni ero ancora ad interrogarmi sulla mia esistenza. A 42 anni andai da un’analista ma chiedeva 43 mila a seduta e me ne andai velocemente. 44 gatti (non quelli della canzone) arrivarono sotto il ponte ed ero rimasto senza i miei amici operai. A 45 anni seppi che i miei genitori avevano avuto un’altro bambino. A 46 pensai di buttarmi da sopra il ponte, a 47 ero già stanco e a 48 pensai che il ponte era troppo alto per raggiungerne la sommità. A 49 ci arrivai quasi ma 50 automobili mi impedivano di buttarmi sotto. A 51 mi sentivo vecchio e intanto gli operai ritornarono dalla cassa integrazione e fummo in 52. A 53 anni scoprii che vicino al ponte c’era il ponte della ferrovia. A 54 cercai di cambiare zona e ci trovai 55 ex-capistazione licenziati perché bevevano le bottiglie di vodka che arrivavano lì con i treni-merce. A 56 anni decisi quindi di tornare sotto il ponte A e lasciai cosi gli ex-capistazione del ponte B. A 57 mi annoiavo, a 58 idem, a 59 ancora fino ad arrivare a 60 anni senza aver mai avuto la possibilità di emergere nella società. A 61anni cominciai a scrivere il libro della mia via: “Vita sotto i ponti”. Vendetti 62 copie e ricevetti 63 resi, 64 editori mi proposero di pubblicare il mio libro ma ricevetti la risposta che era un pesce d’Aprile. A 65 anni il libro tirava 66 copie fino a 67 grazie alla vendita di gadget della mia vita quali pezzi di cemento armato, cicche di cigarillos vecchie di mezzo secolo, rifiuti storici gettati sotto il ponte. A 68 anni il libro non tirava più e ritirai numero-sessantanove-milioni-di-resi. Con quello che ricavi dalla loro vendita a 69 barboni mi comprai 70 pile perché avevo paura della notte. Nel frattempo gli inquilini erano diventati 71 ma a 72 anni alcuni di loro morirono per overdose di smog. A 73 anni non vedevo l’ora di morire. A 74 anni scoprii che esisteva l’eutanasia, ma disponevo solo di 75 mila lire in cerchioni e pneumatici Pirelli lasciati lì da non so quale ferrovecchio. 76 giorni dopo morirono dei gatti che nel frattempo si erano accoppiati e avevano procreato arrivando a quota 77. Ne morirono la metà per inalazione di gorgonzola putrefatto che per anni veniva su dai bocchettoni e dai tombini sopra le fogne. A 78 anni mi iscrissi al partito Pensionati pur non percependo la pensione. C’erano 79 iscritti di 80 anni ciascuno con 81 medaglie per essere stati reduci dalle guerre (quali poi non so). A 82 anni mi annoiavo e a 83 anni mi auto-proclamai presidente della sezione staccata del mio paese del partito Pensionati che intanto era arrivato a 84 iscritti. A 85 anni resi la tessera e a 86 anni venni messo in prigione a 87 giorni d’internamento per accattonaggio. Volevo solo vendere la mia tessera di partito. Uscii a 88 anni, pensando di avercene 89. A 90 anni tornai sotto il ponte e a 91 anni morirono il resto dei gatti che nel passare degli anni erano diventati delle palle di pelo (tipo Gremlins). A 92 anni gli operai se ne andarono a cercare i propri figli (già, LORO avevano avuto dei figli!) ma seppi a 93 anni che furono trovati a 94 metri di distanza che cercavano inutilmente di attraversare la strada. A 95 anni mi chiesi se la mia morte era prossima e a 96 anni gli operai tornati (alcuni erano morti d’infarto per strada) si sentirono male credendo di avere la tisi, a 97 anni scoprirono di essere malati di dissenteria. Quando ebbi 98 anni ci vennero a trovare dei poliziotti dicendo che dovevamo vivere ancora per un po’. A 99 anni non riuscivamo più a pisciare e ce la facevamo addosso. A 100 anni ci ibernarono per metterci in un museo come esempio di società malsana. Adesso che scrivo non so se mi sbrineranno. Scrivo con la bocca con una penna ad inchiostro sul ghiaccio e non so più quanti anni ho, tanti sono i numeri di questa mia inutile vita."




Geneshys
00lunedì 3 luglio 2006 12:25
Il finale sembra spazzare via tutto il coraggio che ha alimentato questo cammino fatto di numeri, che mi rimandano quasi alla meccanicità di una vita che ha già un destino scritto...
Ti dirò quel 101esimo numero non lo condivido... la vita non è mai inutile, a volte lasci dei segni nel tuo cammino e neanche te ne rendi conto...

[SM=x142815]

Gae
fiordineve
00mercoledì 26 luglio 2006 01:48


FA-VO-LO-SO!!!! [SM=x142867] [SM=x142867]

Ironico al punto giusto, qualche traccia di moralismo e tanto umorismo noir come piace a me. [SM=x142914] [SM=x142914] [SM=x142918] [SM=x142896] [SM=x142911]
cherrytrees
00sabato 25 novembre 2006 17:40
LOL, non avevo letto ancora le risposte al mio racconto breve [SM=g27828]
Rispondo ora, caro Gae, beh, grazie per le tue parole, hai ragione, la vita non è mai inutile, ma il periodo in cui avevo scritto questo breve racconto era purtroppo legato alla depressione... In ogni caso grazie mille.
X fiordineve, son contenta che tu l'abbia trovato favoloso! Mi ha fatto tanto piacere!
P.s. tornerò fra qualche giorno per pubblicare qualche mia nuova poesia. Ci sentiamo! Un abbraccio a tutti!
Morning comes - Acqua fragile (1973)

[Modificato da cherrytrees 25/11/2006 17.43]

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