LaBelleEtLaBete
00lunedì 21 aprile 2008 21:31
Le tende leggere danzavano sulle note della brezza lieve che entrava dalla finestra. La stanza era immersa nel buio azzurro e delicato, i fogli sparsi sul pavimento non lasciavano quasi intravedere il parquet di legno chiaro e macchie di colore pennelli e matite coprivano ogni superficie visibile. Sul letto al centro del vano stava un letto, tra le lenzuola bianche era sdraiata una ragazza, le gambe lunghe e pallide e le braccia esili abbandonate tra le pieghe delle lenzuala la facevano sembrare una bambola rotta, spezzata. Teneva gli occhi grigi e rotondi sbarrati, come se non volesse addormentarsi, le labbra erano socchiuse, eppure sembrava non respirasse, perfettamente immobile.
Quando le prime luci dell'alba entrarono a baciare il viso di ceramica, Sara era ancora lì, immobile, con gli occhi aperti in un grido che nessuno avrebbe sentito.
Erano giorni che non usciva di casa. Forse settimane. Forse anni.
Sbattè le palpebre e una lacrima calda scese veloce seguendo la linea netta dello zigomo trascinando con sè un residuo del trucco nero che le avvolgeva gli occhi, quasi fosse una maschera tanto era pesante. Un piede tremante toccò il pavimento e barcollante si issò in piedi, come fosse la prima volta. Raccolse un pennarello nero da terra e lentamente si avvicinò alla parete che le stava di fronte, con l'indice sfiorava il muro in cerca di uno spazio vuoto. Trovò un buco tra un enorme mostro verde giallo e rosso che ricordava vagamente i dipinti di magritte e il ritratto di sua sorella, stappò il pennarello nero e scrisse: "Love is watching someone die, so who's gonna watch you die?".
Da quando si era trasferita lì lo faceva sempre, annotava ogni pensiero, ogni sogno, ogni abitante del mondo irreale e confuso in cui viveva sulle pareti di quella stanza, che piano piano si era trasformata, non faceva più parte di quell'appartamento fatiscente nei sobborghi di Londra, non faceva più parte di quel palazzo ingrigito dal tempo e dall'umidità, non faceva più parte di quel mondo di estranei, era una porta, una via d'uscita, un rifugio per una creatura che si sentiva un' aliena in quel luogo.
ELIPIOVEX
00lunedì 21 aprile 2008 22:42
Mi sembrano delle ottime premesse.
Ci narrerai anche il seguito?
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