SODOMA E GOMORRA

Stefano Starano
00venerdì 13 giugno 2008 23:40
I due viaggiatori guardarono il terreno. Uno dei due disse:
«Guarda che terreno, non lo calpesteremo mai più.»
«Sai una cosa?» disse l’altro, «perché non ci togliamo gli stivali della tuta?».
«Io direi di toglierci la tuta per intero, qua si respira come da noi.» disse John.
«Okay John.» rispose Paul.
I due si tolsero la tuta e camminarono a piedi scalzi sul terreno verso l’abitazione di Abramo.
«Com’è la situazione?» chiese Paul incuriosito.»
«Tanto tempo fa, in una pianura nei pressi del Mar Morto…»
«Ma che fai, l’inizio di Guerre Stellari?»
«Fammi finire. Dunque, lì c’erano cinque città: Sodoma, Gomorra, Adamar, Zoar e Zeboim, la cosiddetta Pentapoli…»
Dopo un tempo considerevole adeguato a non far vedere la nave, giunsero all’abitazione di Abramo.
Faceva un caldo della madonna ed erano le tre del pomeriggio: roba da squagliarsi
«Signor Abramo!»
«Chi è?»
«Be’, se aprite forse potremmo presentarci: abbiamo una comunicazione per voi.»
Abramo guardò da un buco della porta ricavato da un nodo staccato all’altezza degli occhi. Sembravano due persone serie. Finalmente si decise ad aprire ma solo un poco, quel tanto che bastasse per parlare ma non per farli entrare.
I due misteriosi messaggeri non si scomposero per niente:
«Sodoma e Gomorra saranno annientate perché la corruzione è arrivata a livelli limite.»
«John,» bisbigliò Paul, «parla con un linguaggio meno burocratico. Sai che per regolamento dobbiamo essere trasparenti, mettiti al loro livello.»
«Okay, okay.»
«Ehi Abramo, guarda che sono letteralmente rimpinzate dall'empietà dei suoi abitanti!»
«Non è di mia competenza, andate direttamente a Sodoma a dirglielo ai suoi abitanti.»
«D’accordo» e se ne andarono a malincuore.
«Ora ci tocca fare un’altra sfacchinata, ma perché non possiamo usare le navicelle?»
«Lo sai perché, John.»
«Certo, certo. Non possiamo influire sulla loro “civiltà”, chiamiamola così.»
Dopo giorni e giorni di percorso con le razioni quasi esaurite (almeno per quel che riguardava le tavolette di cioccolata al latte fuse dal caldo e il succo di frutta fresco per merito dei thermos – e meno male che gli zaini erano traboccanti di carta igienica e fazzolettini rinfrescanti) giunsero finalmente a Sodoma. Da lontano non pareva male.
Bussarono ad una porta ma sembrava non ci fosse nessuno in casa, o forse non volevano aprire. Fatti loro.
Bussarono a diverse altre abitazioni ma le persone che aprivano dissero che non c’era posto perché avevano troppi figli, troppe mogli, o che la casa era troppo piccola o addirittura pericolante. Allora si misero in mezzo alla piazza principale e urlarono: «Ehi gente, c’è qualcuno di voi che ci può ospitare almeno un quarto d’ora? Non di più!»
Ma nessuno volle riceverli.
Allora ritentarono col porta a porta.
A Sodoma risiedeva uno straniero, un certo Lot che si dice fosse il nipote di Abramo, figlio di suo fratello Aran.
Egli aveva seguito suo zio nella marcia fino alla terra promessa ove si era separato scegliendo come suo territorio la valle del Giordano e la zona intorno al Mar Morto. Tra quelle città sparse lungo una bella pianura, Lot scelse come sua residenza Sodoma.
Quando arrivarono alla casa di Lot si fermarono.
«Signor Lot!» urlò uno dei due nella lingua ebraica.
«Chi è?» fece questi.
«Siamo emissari della Luce.»
«Che volete da me?»
«Le dobbiamo dare un ultimatum.»
«Siete angeli di Dio?»
I due si guardarono.
«John, penso sia meglio dire di sì, forse questo darà più autorevolezza al messaggio che dobbiamo portare a questi scellerati.
«Esatto signor Lot.»
«Se siete angeli del Signore potete anche chiamarmi Lot senza il “signore”.»
«Facciamola breve Lot,» fece John, «abbiamo l’ordine di distruggere Sodoma e Gomorra.»
«Aspettate un momento!»
Dopo un po’ si affacciò sull’uscio della porta. Per lui erano solo due viaggiatori sconosciuti ma li fece entrare lo stesso.
«Grazie» disse Paul.
«Oh, di nulla, vi avrei fatto entrare lo stesso ma ero in pigiama. Accomodatevi, vi posso preparare qualcosa?»
«No grazie, abbiamo le nostre razioni.»
«Posso almeno lavarvi i vostri piedi?»
I due si guardarono meravigliati.
«Ehi Paul, non sarebbe una cattiva idea.»
«Certo John, a vederli sembriamo della tribù dei piedi neri.»
«Non è questo, stupido, in quanto a questo sulla nave abbiamo i raggi pulenti a total body. Pensavo al fatto di essere rinfrescati.»
«Okay Lot, fai pure.»
«Raccontatemi a quale onore è dovuta la vostra venuta» disse Lot. Era tremante perché intuì che non erano certe belle notizie che portavano. Lavava facendo l’indifferente ma era teso come una corda di violino.
«Abbiamo l’ordine di annientare Sodoma e Gomorra» disse con voce stentorea Paul. Gli piaceva la parte dell’angelo divino, da morire.
«No, vi chiedo pietà, perché dovete farlo?»
«Pare che la corruzione abbia raggiunto livelli intollerabili, ed anche la svalutazione del sesso che è cosa sacra.»
«Ma soprattutto» prese a dire stavolta John con voce più dolce «l’imperdonabile inospitalità degli abitanti di Sodoma. Tutto ciò pare che abbia giocato un ruolo fondamentale nella determinazione divina.» In una parola non siete meritevoli di vivere.»
«Ditemi cosa posso fare per evitare questa strage.»
«Ci trovi dodici persone oneste e non pervertite, e tutti saranno felici e contenti: questi sono gli ordini.»
«Va berne disse Lot, lo farò.»
«Hai ventiquattrore di tempo, se l’ordine non verrà eseguito sarete distrutti.»
I due uscirono nella notte senza farsi notare per evitare che Lot fosse preso per l’unico fesso ad aver ospitato due sconosciuti.

Lot avvertì la popolazione, cercò di convincerli a non fare più cose negative, cercò gli onesti e i buoni, se così possiamo dire.
Passate le ventiquattrore tornarono John e Paul.
«Niente da fare» disse Lot vergognandosi come una commessa al primo bacio.
«Vi chiedo lo stesso pietà, vi prego, risparmiateci.»
Ma mentre trattavano la pace avvenne un fatto antipatico: ai sodomiti venne il ghiribizzo di affollarsi davanti la casa.
«Ehi Lot, chi sono questi?»
«Sono due angeli del Signore.»
«Davvero? Forse è meglio che li mandi via se non vuoi che li violentiamo in modo "particolare".»
«Lot prese tempo dicendo che avrebbe offerto in cambio le sue bellissime figlie, roba da far concorrenza a Miss Mondo.
«Niente da fare» urlò la folla che si era fatta sempre più tumultuosa. Non parevano affatto intenzionati ad andarsene.
Ora bisogna sapere che l'"onore" delle donne della famiglia era uno degli elementi sulla cui base si giudicava l'onore personale del capofamiglia (e quindi il suo valore come essere umano). Eppure Lot fu lo stesso disposto a sacrificare tale onore pur di non sacrificare l’ospitalità: essa era un onore ancora più importante, sacro. Ergo, la scelta era davvero notevole per un uomo "giusto".
Lot vedendo dove andasse a parare la situazione, disse: «Credo che fareste bene ad andare via.»
«Ottimo consiglio» fece John.
In realtà non si preoccupavano più di tanto, negli zaini avevano una serie di armi da poter distruggere un intero reggimento.
«Senti Lot, un’ultima cosa: secondo gli ordini del “Signore” possiamo salvare solo te e la tua famiglia ma dici ai tuoi di non voltarsi indietro perché le radiazioni “K” hanno uno strano effetto. Anche se non capisci quello che ti diciamo attieniti strettamente alle nostre istruzioni. Indossa questi mantelli col cappuccio, sono di un materiale speciale riflettente anti “K” che vi proteggeranno ma solo da un lato: se qualcuno si volta e scopre la parte anteriore farà la fine di una statua da esposizione al British Museum, chiaro? Il postino non bussa mai due volte, a buon intenditor poche parole.»
«Chiaro» disse tremante Lot.
«T’assicuro che è una fine poco raccomandabile.»
«Va bene, farò come dite.»
I due uscirono dalla porta di servizio e raggiunsero la nave madre.
Aspettarono sui monitor che Lot si fosse allontanato dalla città con tutta la famiglia. Quando la comitiva arrivò alla distanza di sicurezza fu sganciato il primo raggio ad effetto termonucleare “K” che polverizzò Sodoma col suo bel fungo.
Quando diressero il secondo raggio verso Gomorra una delle due mogli di Lot non poté fare a meno di guardare a cos’erano dovute quelle immense esplosioni.
«xxxxxxxxxx, quella scema si è voltata senza la protezione della tuta protettiva, adesso assorbirà tutte le radiazioni kappa.»
La moglie di Lot divenne una statua bianca da radiazione “K”.
«Non sentirti in colpa John, noi abbiamo fatto il possibile.»
Il resto è storia nota.
ELIPIOVEX
00martedì 24 giugno 2008 22:27
Interessante il tuo racconto, è basato sulla teoria dell'intervento extra-terrestre nei fatti biblici. L'avevo già letto da qualche parte...
Comunque affascinante... Però secondo me questi angeli-extra terrestri potevano imparare il linguaggio del tempo no?
Stefano Starano
00mercoledì 25 giugno 2008 13:22
Non potevano
Loro potevano solo tradurre in maniera letterale e non completa. Quindi usavano le loro espressioni.
Comunque l'ipotesi extraterrestre mi sembra l'abbia fatta Peter Kolosimo in uono dei suoli libri di archeologia spaziale.
Anche Erich von Daniken fu un esperto dell'archeologia spaziale.
Ciao bella.
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