RACHEL AND HELLEN

fiordineve
00domenica 9 gennaio 2005 00:48



RACHEL AND HELLEN



Urlando lei si svegliò di soprassalto, madida di sudore, col sapore amaro del vomito in bocca.
Lei, adulta, era nel corpo della bambina.
Sapeva che non avrebbe potuto salvarla, ancora adesso, dopo 20 anni, la sua immagne si ripresentava nitida davanti agli occhi.


Erano giornate perfette, ricche di scoperte e di sogni; lei e Rachel si incontravano e immaginavano di essere delle pioniere alla scoperta del nuovo mondo oppure pescavano sedute ai bordi del grande fiume; come le mancavano quelle risate.
Estate infuocata, solo accanto al fiume trovavano refrigerio, sulle loro bici, con una bibita rubata dal frigorifero di casa e un sandwich, si allontanavano dalla realtà fatta di povertà e di miseria.
Allora erano due principesse, intrepide e coraggiose che andavano alla scoperta di un tesoro che le avrebbe rese ricche e felici.
Quanta magia, quando riuscivano a sgaiottolare fuori di notte, ed incontrarsi nel bosco vicino al fiume; eccitazione mista a paura, con una sola torcia accendevano un fuocherello e abbrustolivano delle pannocchie; non c'era silenzio attorno a loro, nemmeno buio assoluto.
A milioni le lucciole le circondavano, i grilli e i ranocchi non smettevano il loro canto, pure i rapaci non risentivano della loro presenza come fossero di casa.

Quella notte d'estate le rive del fiume erano colme di gigli che desideravano solo l'acqua per fiorire, i salici, con le loro trine, toccavano il fiume in una carezza continua, oleandri e azalee sevatici erano fioriti e, su tutto, quell'odore penetrante delle magnolie dai fiori carnosi.
Come al solito iniziarono a discorrere di tante piccole storie, risatine infantili, come lo erano loro, avevano 8 anni, ma Rachel era la più bella e sembrava una fatina con i biondi capelli mossi dal vento e le fossette sulle guance.
La sua famiglia discendeva dalla nobiltà decaduta della Georgia del sud mentre Hellen proveniva da uno ex schiavo che lavorava nei campi di cotone.
Ecco la realtà Hellen era nera, Rachel bianca: non dovevano farsi vedere assieme, la discriminazione razziale era ancora presente in quel piccolo paese e pochi gradivano che due bambine di diverso colore si frequentassero, anche se ormai la bionda fatina era al livello di povertà degli altri.
Forse fu questo che le salvò la vita quella sera perfetta; udirono un rumore di rami spezzati, poi una figura imponente si materializzò accanto a loro.
- Corri a casa, sporca negra, o riferirò tutto al pastore.
Lei non se lo fece ripetere un'altra volta, sapeva che quella era la voce dello zio della sua amica; ma non andò a casa si nascose dietro agli alberi e vide l'orrore.
La sua piccola amica fu violentata e uccisa prima che lei se ne rendesse conto.

Ora, a distanza di così tanti anni, aveva deciso.
C'erano state altre morti di bambine, violente come lo squarcio che lei provava ancora nel petto e toccava a lei parlare.
Non aveva paura, la "sporca negra" era diventata un avvocato di successo e quella mattina davanti al giudice confessò e disse quel nome che aveva nascosto fino ad allora.
- L'ho fatto per te, Rachel e per le nostri estati.



debona
00domenica 9 gennaio 2005 13:14
Che storia triste! (Mi ha toccato particolarmente)

[SM=x142922]
Cobite
00domenica 9 gennaio 2005 15:33


Terribile![SM=x142818]

Il peggio è che di mostri così ce ne sono ancora tanti in giro. [SM=g27826]
Uno sarebbe già troppo.[SM=g27812]


Giancarlo








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