Io ho frequentato il liceo scientifico.
Amavo profondamente la matematica.
Ma Lei non amava me.
Ero un amante respinto.
E sognavo d'essere un matematico.
Riempivo i miei quaderni, invece che di numeri, di robe del genere:
Rimorso matematico:
Noi siamo i matematici.
E’ un compito ingrato a volte,
un lavoro duro. Siamo a contatto,
ogni giorno, con funzioni attanagliate
da dilemmi esistenziali.
Noi dobbiamo risolvere i loro problemi,
aiutarle a trovare un posto nel loro mondo bidimensionale.
e capita talvolta
che a malincuore,
come boia sentimentali e tristi,
dobbiamo spezzare cuori,
disilludere le speranze di una funzione
che credeva di avere una vita
e un giorno si sente invece dire:
“Mi dispiace, tu non esisti”.
Delirio matematico:
Io sono il Matematico.
Stabilirò il campo di esistenza
Delle vostre misere vite.
Instaurerò il mio assoluto
Dominio.
Tutti esisterete
In funzione di me.
Il vostro valore
Tenderà a zero.
Io sarò infinito
E ogni essere vivente
Apparterrà all’insieme
Di ciò che è mio.
Frustrazione matematica:
Noi siamo i matematici
Per noi, pur avendo a disposizione l’intero infinito,
le possibilità sono limitate.
Voi almeno avete la speranza di continuare a migliorare,
di scavalcare le vostre barriere,
di arrivare al di là.
Noi invece abbiamo limiti invalicabili per definizione
e, pur sapendolo,
dobbiamo continuare la frustrante ricerca
del numero più vicino, più vicino, ancora più vicino.
Freddezza matematica:
Noi, i matematici,
stabiliamo ciò che è positivo
e ciò che è negativo.
Facciamo una cernita dei numeri
e decretiamo chi è incluso.
Gli altri restano fuori delusi:
gli esclusi.
Non c’è spazio per i sentimenti,
non c’è fuga dalla certezza,
nessun margine per la pietà.
Tranciamo con il nostro bisturi preciso
i numeri interi,
smembriamo senza pietà le equazioni,
squartiamo con freddezza i piani cartesiani,
ma nessuno di noi si è mai chiesto
se anche i numeri hanno un cuore.
Ps: non fare come me.
[Modificato da Mauvilla 06/02/2005 4.42]