Ponentino romano

kamo58
00mercoledì 28 febbraio 2007 11:26
Roma: la città eterna, d’estate anche lei soffre la canicola, mentre il sol leone arroventa le bianche vestigia di travertino.
Invano si cerca un po’ di refrigerio, sperando nello spruzzo birichino delle sue fontane.
E’ al tramonto che questa meravigliosa città rivela tutto il suo splendore e la sua unicità.
Il cielo cede il suo colore azzurro trasparente al rosso aranciato del sole, che cala all’orizzonte, è uno spettacolo meraviglioso, da gustare in cima ad uno dei suoi sette colli, o dalla terrazza del Pincio.
Eccolo, improvviso e birichino, uno dei figli di Eolo: il ponentino. In epoche remote, attraversando i nostri mari, si innamorò di Roma e qui volle restare.
Come un folletto gioioso, fa mille capriole, portando ai nostri sensi l’odore ed il rumore del mare.
Soffia leggero per scompigliare un poco i capelli e farsi notare, non è mai rabbioso come suo fratello Libeccio: portatore di tempesta. Ponentino, porta refrigerio dalla calura, il soffio della frescura marina. A volte il suo arrivo è accompagnato da nuvole paffutelle, come le gote di un bimbo innocente. Gira e rinfresca, entra ed esce dalle enormi finestre arcuate del Colosseo, si diverte a scompigliare le tonache dei porporati a Piazza S. Pietro, e sale vorticando “il Cupolone” della Basilica, lassù, in cima, si riposa un poco ed osserva l’Angelo posto sulla sommità del Castello, nell’atto di riporre la sua spada: la fine di una pestilenza antica.
Rumori confusi giungono al nostro orecchio, si odono a volte i passi della storia, dei papi fuggenti, il tintinnio delle alabarde svizzere, i rintocchi delle campane all’ora dei vespri, il mormorio dei rosari snocciolati nelle case ai tempi del Belli.
Ci imbeviamo del lieve soffio del ponentino, sognando di farci trasportare come piume leggere, volando nelle strade che si oscurano, per immergersi nella vita notturna. Diventiamo parte di Roma, del suo carattere scanzonato, del suo dialetto forte e pittoresco. Noi romani siamo tutti un poco Rugantini, qualche volta sbruffoni, ma dal “core” grande, capace di accogliere tutti sotto le grandi ali della nostra città. Nulla ci turba, né l’avvicendarsi dei papi e dei conclavi, gli anni santi, i capi di Stato, gli eventi politici, i grandi concerti. Abbiamo una nostra filosofia: tutto passa e finisce ma Roma vivrà sempre.
Veniamo lodati per la nostra compostezza e sopportazione, non siamo speciali ma troppo assorti nell’eternità della nostra città. Non ci accorgiamo quasi, di ciò che ci succede attorno. Abbiamo assistito ai trionfi dei Cesari, siamo stati la culla di un impero, per noi, sono piccoli refoli di vento che ci carezzano le pelle, come il nostro ponentino.
Lo stornellare romanesco, le pasquinate, i vecchi sonetti del Belli, le poesie di Trilussa: sono un po’ la nostra anima, dove l’ironia è il peperoncino della vita, ci ha fatto sopportare: monsignori, papi e re. Ponentino è proprio il nostro vento!
Mentre il sole lentamente cala, Ponentino, decide di cessare i suoi balletti, piano si placa, lasciando il posto alla quiete della notte.





ELIPIOVEX
00mercoledì 28 febbraio 2007 13:37
Altre bellissime pennellate di un mosaico che ogni giorno si fa più bello... [SM=x142826]
fiordineve
00mercoledì 28 febbraio 2007 19:34
GRAZIE ROMA
Venditti




Dimmi cos'è che ci fa sentire amici
anche se non ci conosciamo.
Dimmi cos'è che ci fa sentire uniti
anche se siamo lontani.
Dimmi cos'è, cos'è
che batte forte, forte, forte in fondo al cuore,
che ci toglie il respiro e ci parla d'amore.
Grazie Roma,
che ci fai piangere e abbracciarci ancora.
Grazie Roma, grazie Roma,
che ci fai vivere e sentire ancora una persona nuova.
Dimmi cos'è quella stella grande grande in fondo al cielo
che brilla dentro di te
e grida forte forte in alto al cuore,
Grazie Roma,
che ci fai piangere e abbracciarci ancora.
Grazie Roma,
grazie Roma, che ci fai vivere e sentire ancora una persona nuova.

Dimmi chi è chi è che mi fa sentì importante
anche se non conto niente,
che mi fa re quando sento le campane
la domenica mattina.
Dimmi chi è chi è
che mi fa campà sta vita così piena di problemi
e mi dà coraggio se tu non mi vuoi bene.
Grazie Roma,
che ci fai piangere e abbracciarci ancora.
Grazie Roma,
grazie Roma, che ci fai vivere e sentire ancora una persona ...


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