Poesia: ritorno al classico?

il_rimario
00domenica 23 gennaio 2011 08:44
Poesia: ritorno al classico?

Credo di fare cosa gradita ai cultori di poesia riportando la sintesi di un articolo, apparso giorni fa sul Corriere della Sera. L'autore ne è il critico Berardinelli.
Fino agli anni '70 erano noti i linguaggi poetici, tra richiami all'ordine, conflitti ideologici e varie forme espressive, come individualismo creativo, coscienza sociale, lirismo monologico, discorsività dialogica, poesia introversa o “relazionale. Ma ciò che conta è il valore dei singoli poeti, anche se alcuni possono non piacerci.
Ungaretti spezzò e ricompose ai minimi livelli tutti i legami lessicali, ritmici, sintattici, inventò l'ermetismo simbolista, moderno,indecifrabile e in apparenza non difficile da imitare. Condivise tale primato con il Montale delle “Occasioni”. Saba nel '45 propose una poesia autobiografica, narrativa e intensamente comunicativa, realistica e antimoderna. Tali poeti influirono su quelli che seguirono, superando ogni censura e selettività linguistica. Si abbassò la quota di letterarietà a vantaggio di una comunicazione intensificata con il lettore, a volte fu difficile distinguere i confini tra versi e prosa. Il '900 poetico finisce nel '70 e si va verso una pluralità e convivenza di vari modi di far poesia. Oggi vige un eclettismo, un artigianato metrico, teatralizzazione e narratività, uso simultaneo e mescolanza di lingua d'uso e stile alto. Dopo i canoni del '900 e la modernità si va in ogni direzione, per una sperimentazione di tipo neoclassico. Si può pensare perfino a Catullo, Cavalcanti, Villari, Metastasio , Pascoli, Dante, Tasso, Puskin.

Nihil.
00martedì 25 gennaio 2011 20:07
Hai fatto bene a riportare questo articolo. Io non sono d'accordo sul fatto che si vada verso un nuovo classicismo, più che altro abbiamo sperimentato l'esaurimento dell'avanguardia a causa del crollo dell'ideologia politica a cui si rifaceva, e nel contempo la diminuzione del prestigio sociale del poeta, che non riesce a trovare un suo posto nel panorama mediatico, visto che in televisione non funziona (tolto il caso Merini, in cui più che la poesia contava la particolare biografia dell'autrice), per internet la proposta è sovrabbondante e spesso qualitativamente scadente, e la radio riserva pochi spazi alla nostra amata arte. Il ritorno a forme chiuse (stornelli, sonetti, ballate, ecc) si situa quindi in un tentativo di recuperare l'antico ruolo del poeta, di riconferirgli il prestigio perduto, ma è un fenomeno di reazione che non so quanto futuro possa avere, visto che i vari Zanzotto, Sereni, Cacciatore, ecc li leggono per lo più studenti di lettere moderne, mentre De Angelis, Merini, Lamarque, ecc possono influenzare un pubblico più ampio e non necessariamente esperto di poesia.
In più dividerei il cosidetto neo-classicismo in due diverse correnti: da un parte i classicisti veri e propri tipo Zanzotto e in parte l'ultima produzione dell'Anedda, dall'altra i post-moderni che si rivolgono alla tradizione come ad una delle tante fonti da cui pescare, senza riconoscerle alcuna "autorità" o "supremazia", ad esempio il romanzo neo-settecentesco di Isabella Santacroce si situa sicuramente in questa corrente.



il_rimario
00martedì 25 gennaio 2011 22:01
Re:
Nihil., 25/01/2011 20.07:

Hai fatto bene a riportare questo articolo. Io non sono d'accordo sul fatto che si vada verso un nuovo classicismo, più che altro abbiamo sperimentato l'esaurimento dell'avanguardia a causa del crollo dell'ideologia politica a cui si rifaceva, e nel contempo la diminuzione del prestigio sociale del poeta, che non riesce a trovare un suo posto nel panorama mediatico, visto che in televisione non funziona (tolto il caso Merini, in cui più che la poesia contava la particolare biografia dell'autrice), per internet la proposta è sovrabbondante e spesso qualitativamente scadente, e la radio riserva pochi spazi alla nostra amata arte. Il ritorno a forme chiuse (stornelli, sonetti, ballate, ecc) si situa quindi in un tentativo di recuperare l'antico ruolo del poeta, di riconferirgli il prestigio perduto, ma è un fenomeno di reazione che non so quanto futuro possa avere, visto che i vari Zanzotto, Sereni, Cacciatore, ecc li leggono per lo più studenti di lettere moderne, mentre De Angelis, Merini, Lamarque, ecc possono influenzare un pubblico più ampio e non necessariamente esperto di poesia.
In più dividerei il cosidetto neo-classicismo in due diverse correnti: da un parte i classicisti veri e propri tipo Zanzotto e in parte l'ultima produzione dell'Anedda, dall'altra i post-moderni che si rivolgono alla tradizione come ad una delle tante fonti da cui pescare, senza riconoscerle alcuna "autorità" o "supremazia", ad esempio il romanzo neo-settecentesco di Isabella Santacroce si situa sicuramente in questa corrente.







Oggi la poesia non incide su cultura e vita civile, mentre nel passato aveva un valore intellettuale, spirituale, etico. Colpa anche di passate sperimentazioni fini a se stesse. Per di più l'attuale classe dirigente è contraria alla letteratura. I libri di poesia sono volumi pagati e in parte acquistati dagli autori stessi e oggi su Internet si trova di tutto. Per inciso, “Fior di pensiero” è certo il sito migliore che da profano abbia finora avuto occasione di leggere.
La poesia spesso è faticosa da leggere per chi vi cerca significati o rapporti con la vita quotidiana. Un tempo con poche righe si trasmettevano situazioni esistenziali. Ma oggi quale fortuna avrebbero pochi limpidi versi come “Ed è subito sera?” Oppure lo stesso Leopardi del “Dolce e chiara è la notte e senza vento”, dove il miracolo avviene per una semplice collocazione delle parole? Non credo che oggi si consideri molto la poesia che sfugge al nonsenso, che senza forzature, termini preziosi, desueti e artifici, traduca in immagini proprie emozioni e desideri, sublimazioni che mettono in contatto immaginario e realtà. ( non sono un cultore di letture poetiche, ma leggo regolarmente presso un'emeroteca alcune riviste di poesia).
Io non sono nemmeno dilettante, secondo i canoni attuali: gioco un po' con la lingua e nel contempo scopro il mio inconscio. Nemmeno saprei discernere quando si tratta di “arte” e quando di un artefatto arbitrario e non creativo, per questo non sono per ora preparato a espormi con ragionati giudizi . Riconosco tuttavia che spesso si tratta di omologazioni alle aspettative di chi non ha elevate esigenze. Spesso si tratta di quei topos accolti con compiacimento, usati nei modi più tradizionali, dove anch'io facilmente vi cado anche senza accorgermene, di appelli al buonismo, se non di combinatorie terminologiche senza ritmo e informatività. Giustamente ti riferisci alla Merini che non so quale fortuna avrebbe avuto se non avesse qualche trascorso biografico d'eccezione e di gran presa, e il fiuto di qualche mecenate. Infatti non tutto ciò che se ne ha pubblicato è omogeneo per qualità, a parer mio. Lo stesso avviene per qualche poeta dialettale ipervalutato e dalla produzione sterminata e inevitabilmente anche mediocre e ripetitiva. ( es. Marin). Bartezzaghi dice che non si deve chiedersi cosa voglia significare un poeta, può darsi che si appoggi solo al suono. Così Asor Rosa afferma che la poesia è ritmo, anche se il senso è assente. Quindi tale affermazioni mi distanziano quanto mai da osare alcuni giudizi che non siano inficiati dal mio gusto personale.
Per me è vedere la realtà con occhi poetici, anche da parte di chi solamente sceglie versi di qualità e li sa leggere ( importante), pur non componendone.

Grazie per l'attenzione che mi ha stimolato ad ampliare una riflessione.


Cobite
00mercoledì 26 gennaio 2011 09:02


Credo di essere molto più vicino al pensiero di Leo che a quello di Berardinelli.

Parlando di poesia, a mio avviso, dobbiamo guardare alla forma, ed in primis al ritmo, perché è proprio essa che distingue la poesia dagli altri settori egualmente comunicativi (monologo, pensiero, aforisma, cronaca... in prosa)
Quando guardiamo al poeta, allora oltre che alla forma dobbiamo guardare anche a cosa comunica, ovvero, all'argomento, al modo in cui si esprime, al senso (sia esso evidente, nascosto) alle emozioni che suscita, all'insegnamento che se ne ricava e quant'altro.
La poesia può trattare quindi qualsiasi argomento senza limitazioni, così come ogni altro modo espressivo ed artistico. Va da se che una poesia totalmente ermetica che non suscita nulla a nessun lettore può essere anche di forma perfetta ma, per me, è anche un fallimento per il poeta.
Attenzione che a volte un buon ritmo e semplici giochi di parola (come in alcune filastrocche) possono creare una musicalità tale da suscitare emozioni anche se il senso sfugge alla logica. In questo caso la poesia comunica emozioni ed non è affatto un fallimento, anzi.

Anche se viene ancora riportata correttamente su quasi tutti i dizionari, a mio avviso è da parecchio che si è dimenticata o travisato il vero significato della parola "poesia" . Si confonde spessissimo il senso dell'arte con il senso lato di espressione carina e romantica o di scrittura in colona. Anche i giornali portano scrittura in colona e a volte si trovano espressioni carine ma non per questo sono scritti in poesia.
A mio avviso un po’ di confusione ce l’hanno, o fingono di averla anche molti di quei critici che si gongolano di più sulle loro stesse parole, buone per qualsiasi situazione, per promuovere qualche autore in auge alla casa editrice che paga bene, più che ad interpretare davvero l'arte.
Personalmente sono molto deluso dal caos editoriale moderno che fa sì che prendi una cantonata otto volte su dieci, tanto da toglierti ogni voglia di abbonarti a qualsiasi cosa.

Fiori di Pensiero, a mio avviso, ha momenti in cui si leggono poesie davvero eccellenti ed altri in cui non si nota molta arte, ma tutti possono insegnare e comunicare qualcosa e almeno non costa nulla.
[SM=x142897]
Giancarlo
Nihil.
00mercoledì 26 gennaio 2011 11:21
Per chi volesse sulla cartella "Il sentiero dei fiori" ho messo una recensione di un'antologia che sviluppa in maniera sistematica alcuni temi che qui abbiamo abbozzato.

il_rimario
00mercoledì 26 gennaio 2011 19:27
Re:
Cobite, 26/01/2011 9.02:



Credo di essere molto più vicino al pensiero di Leo che a quello di Berardinelli.

Parlando di poesia, a mio avviso, dobbiamo guardare alla forma, ed in primis al ritmo, perché è proprio essa che distingue la poesia dagli altri settori egualmente comunicativi (monologo, pensiero, aforisma, cronaca... in prosa)
Quando guardiamo al poeta, allora oltre che alla forma dobbiamo guardare anche a cosa comunica, ovvero, all'argomento, al modo in cui si esprime, al senso (sia esso evidente, nascosto) alle emozioni che suscita, all'insegnamento che se ne ricava e quant'altro.
La poesia può trattare quindi qualsiasi argomento senza limitazioni, così come ogni altro modo espressivo ed artistico. Va da se che una poesia totalmente ermetica che non suscita nulla a nessun lettore può essere anche di forma perfetta ma, per me, è anche un fallimento per il poeta.
Attenzione che a volte un buon ritmo e semplici giochi di parola (come in alcune filastrocche) possono creare una musicalità tale da suscitare emozioni anche se il senso sfugge alla logica. In questo caso la poesia comunica emozioni ed non è affatto un fallimento, anzi.

Anche se viene ancora riportata correttamente su quasi tutti i dizionari, a mio avviso è da parecchio che si è dimenticata o travisato il vero significato della parola "poesia" . Si confonde spessissimo il senso dell'arte con il senso lato di espressione carina e romantica o di scrittura in colona. Anche i giornali portano scrittura in colona e a volte si trovano espressioni carine ma non per questo sono scritti in poesia.
A mio avviso un po’ di confusione ce l’hanno, o fingono di averla anche molti di quei critici che si gongolano di più sulle loro stesse parole, buone per qualsiasi situazione, per promuovere qualche autore in auge alla casa editrice che paga bene, più che ad interpretare davvero l'arte.
Personalmente sono molto deluso dal caos editoriale moderno che fa sì che prendi una cantonata otto volte su dieci, tanto da toglierti ogni voglia di abbonarti a qualsiasi cosa.

Fiori di Pensiero, a mio avviso, ha momenti in cui si leggono poesie davvero eccellenti ed altri in cui non si nota molta arte, ma tutti possono insegnare e comunicare qualcosa e almeno non costa nulla.
[SM=x142897]
Giancarlo




Sono d'accordo, se non c'è ritmo non è poesia. Non solo per una gradevole musicalità di tipo armonioso-estetico, ma anche per un'immediata percezione da parte dell'emisfero destro ricettivo alle suggestioni emotive nelle forme più efficaci. Come gli slogan pubblicitari, gli aforismi che puntano su effetti di ritmo, rime, assonanze e allitterazioni, chiasmi, metafore e altri straniamenti.
Anche una filastrocca può avere finalità educative e pedagogiche per i contenuti così trasmessi. Come si propose Rodari nei suoi libri e libriccini destinati alla scuola e tuttora apprezzati. Sono d'accordo sul diffuso equivoco degli a capo e incolonnamenti che non sono sufficienti a tramutare una prosa in poesia. Sono perplesso quando certi critici anche molto noti affermano che il significato non si chiede nemmeno quando non è evidente, o addirittura non c'è, come si fa per una suonata di piano.
Oggi i critici di un tempo non esistono più, dipendono dall'industria culturale, ma più per l'editoria dei romanzi e dalle classifiche che secondo alcuni sono indice di qualità e alle quali loro stessi si attengono per esprimere in qualche valutazione. La poesia non vende, e l'unica fonte di guadagno può essere quella dei piccoli editori che stampano dilettanti che comprano loro stessi e poi, esposti spese a volte non trascurabili, cercano di vendere tra amici, conoscenti, colleghi dell'azienda dove lavorano. Io ne so qualcosa, e non mi adatterei mai a tali espedienti,nemmeno se scrivessi versi sublimi.
Ciao
grazie anche a nihil per l'indicazione del brano sulla poesia che ha proposto in sentiero dei fiori

Mario



Cobite
00giovedì 27 gennaio 2011 08:00

"La poesia non vende"
In linea di massima concordo.
Quindi non ci resta che regalarla o tramutarla in testo di canzoni senza farle perdere troppo.
A volte funziona.

Ciao

Giancarlo
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