Per condividere riflessioni sulla poesia

Versolibero
00giovedì 3 dicembre 2009 23:26
L. Semantica: La rifrazione luminosa della poesia

17 luglio 2009



La rifrazione luminosa della poesia

di Loredana Semantica

Nell'amore o ricerca o desiderio di un amore assoluto e indicibile si consuma tutta un'esistenza. E l'amore avrà vita in questa ricerca alle radici del sé e dell'esistenza per purissimo sopralzo com-passionevole verso l'ente o il fare (farsi parola ad esempio).



Rispondere alla domanda che cos'è la poesia non è semplice. Non lo è se con la domanda s'intende semplicemente distinguere tra il genere letterario poesia ed altri generi d'espressione verbale, ma il livello di difficoltà s'accresce enormemente quando, chiedendosi cos'è la poesia, si voglia trovare un criterio di valore, di pregio, di selezione, si voglia tracciare uno spartiacque tra ciò che merita il titolo di poesia e ciò che invece ne resta fuori.

Se ci si ferma all'intento di distinguere la poesia da altri generi letterari di comunicazione è illuminante leggere l'intervista del poeta Franco Fortini [1]

Ho accolto e reso mio il pensiero di questo autore nei passi in cui egli definisce la poesia insistendo particolarmente sull'aspetto formale. E' da questo suo convincimento che io ho tratto il mio semplice convincimento, che è poesia l'insieme di parole disposte in particolare architettura (versi, strofe, spaziature ecc.) che riescono a comunicare attraverso i segni: significati e significanti.

La poesia si riconosce graficamente per la particolare disposizione del testo, si riconosce alla lettura per la particolare scansione acustica indotta dal verso e per altri elementi sonori del corpo testo (assonanze, allitterazioni, omofonie rime, pause ecc.), si riconosce per l'intento di comunicazione.

Le espressioni poetiche non disposte in versi restano perciò collocate nella categoria affine della prosa poetica.

Il fonema (segno scritto o suono verbale) è il significante, in grado di richiamare alla mente un'idea che è il significato [2]. Nel testo poetico l'impiego dei significanti avviene nel tentativo di esprimere con essi verticalizzazioni ed amplificazioni che fioriscono d' intensità, complessità, concetti, profondità, sentimenti, immensità, che, tra l'altro, manifestano da un lato il tentativo d'afferrare e condividere il bisogno d'assoluto che accomuna ogni essere umano, e dall'altro partecipano al mondo messaggi - forse di bellezza? - perché esso ne sia pervaso, sconvolto, ammirato.

Questo fa di un testo poesia. E' per questo che "la vera poesia può comunicare prima ancora di essere capita" [3].

Quanto più l'architettura composta riesca a risuonare nella mente del lettore, quanto più in essa provochi meraviglia, ammirazione, stupore, tanto più lo scritto sarà poesia.

Ora però questo criterio soffre indiscutibilmente di un limite, infatti mentre il criterio formale del quale ho parlato all'inizio è imprescindibile e oggettivo, il criterio dello "stupore" trasuda soggettività, non è indispensabile al concetto elementare di disposizione in versi ed inoltre è contingente, ossia la bellezza che riscontriamo in un testo poetico tanto più sarà percepita dai nostri occhi ed orecchie quanto più essa intercetta, nella forma e/o nel senso, il nostro stato d'animo, la nostra sensibilità, le nostre corde, le esperienze umane vissute, le preferenze d'argomenti o il gusto.

E' certo questo è troppo poco per ergerci a giudici della beltà di un testo, ma non per essere lettori ed estimatori del genere poesia, infatti vi sono lettori appassionati o esperti, in grado di "sentire" la poesia per esperienza, per il solo fatto di averne letta così tanta da aver formato ormai un gusto sicuro, affinato da una coscienza critica ap-provata.

In ciò che ho esposto resta di contro indefinito il momento, il nucleo, il punto da cui sgorga poesia, se da una frattura dello spirito, se da un vuoto avvertito incolmabile, uno spazio nascosto, una devianza della sensibilità, un'alterazione delle coordinate vitali, se trasuda come uno squarcio di luce in un pozzo di nere profondità oppure se nasce per un desiderio di capovolgimento e riscatto, o ancora se è voce che grida o sussurra impotente perché diventi potenza a spaccare le pietre.

Il corpo poetico, l'insieme delle poesie di un autore sono la sostanza del suo dire ed insieme il travaso del suo spirito o pensiero, ogni poesia parzialmente e l'insieme delle poesie nell'intero rifulgono del brillio della sua anima con tanto più fulgore quanto più profondo è lo sgomento che le partorisce, esse conducono come un flusso dall'interno all'esterno, una spinta, una massa, un fermento verso un'idea di bellezza, di miglioramento o un desiderio di trasformazione, di metamorfosi.

La poesia è sempre frutto di un' istanza profonda a sovvertire lo stato di melma.

Non sempre il conato di rivolgimento è espresso e palese come nella poesia civile, ma sussiste anche quando è inespresso, latente in poetiche che apparentemente si dedicano ad analisi e discernimento dell'animo e delle vicende umane, che esprimono perciò un malessere individuale rifrazione di quello sociale.

Poesia è allora specchio del sé, un confrontarsi con l'io che morde sotto la scorza, un guardarsi con occhi impietosi a conoscersi nei limiti e aneliti, la poesia nasce per attraversamento di abissi per voli tra altezze, per sprofondamenti nei baratri, è discesa e ritorno recando tra i denti i morsi del fondo, è ricerca dell'oltre e dell'altro, uno spaziare e scavare nell'antro nascosto, rivoltare le anse mentali come una zolla. Disperato graffiare a cercare tra i ciottoli e l'acqua nello scorrere in fiume preziosità a rastrellare.

E' un bene che si inizi a scrivere poesia sotto un simile impulso feroce, questo sarà spinta dolorosa e durevole, una fiamma che arde e consuma, la poesia sarà sbocco di questo magma, ma non si perviene alla poesia solo per una sorta di "rivelazione", si inizia a scrivere anche per gioco, per amore della parola, sperimentando la bellezza di ogni vocabolo, assaporandone il suono, componendo e scomponendo costruzioni verbali, nella meraviglia della molteplicità di armonie e costruzioni che si è in grado di produrre, come in un caleidoscopio.

Si inizia a scrivere per dare voce ad un pensiero altrimenti inesprimibile o verso il quale si è giunti al convincimento che nessuno ha interesse o pazienza di ascoltare, per dirlo con sintesi, con alate parole, per dare prova di saper giostrare con le parole.

Si può scrivere anche per imitazione, per desiderio di emulare il lustro di poeti predecessori, per un atto di superba vanagloria, per dare senso a studi letterari come se scrivere ne fosse la naturale prosecuzione o per consegnare ai posteri il proprio lascito mentale: un'illusione d'immortalità.

La poesia è una risposta alla vanità del parlare, possiede il dono della chiusura e dell'apertura, quello della sintesi e dell'ampliamento, quello di poter esprimere i particolari fino a scarnificarli e di contro la capacità opposta di sussumere in un solo termine, per rimandi, assonanze similitudine e metafore, decine di significati.

E quest'ultimo passo ci apre al mistero insoluto che nel verso si offre perché venga dischiuso. Una porta che affaccia all'indentro, un sentore, una lacrima , un' eco, un sorriso. Non sempre la poesia dice con un linguaggio trasparente, non sempre è acqua, vetro, cristallo che si penetra in senso al solo guardare. Più spesso è una rosa, un bocciolo, una corona di petali concavi l'uno accucciato sull'altro a chiudere dentro il tesoro.

Essa è fiore che sboccia e nella lettura dell'altro fiorisce di comprensione e condivisione. Di comunione.

Si giunge per molte via a percepire la vocazione poetica, ma non è detto che sia autentica, ma non è detto che sia consapevole. Non è detto che chi scrive in poesia abbia da subito presente la responsabilità di dire in poesia. Di avvalersi cioè della forma espressiva più sacra ed antica, inutile e scardinante, difficile e meravigliosa.

Essa è cucchiaio a raccogliere il mare. Il racconto, la descrizione, i particolari, l'emozione, ogni espressione comunicata in poesia restano tentativi di consegnare un messaggio la cui importanza, completezza, pienezza è, per quanto cercata e diversamente raggiunta a seconda della capacità poetica dell'autore, impossibile a rendersi nella sua perfezione assoluta.

Nonostante ciò si scrive con impegno e labor limae, si affina il testo prestando attenzione alla preposizione, all'articolo, alla virgola provando e riprovando anche per giorni e giorni, se non per anni, a trovare il lemma che dica, che suoni che risponda esattamente all'eco che risuona interiormente.

Ecco perché poesia è anche arte, capacità di dare alla pasta la forma voluta, una capacità di poein di costruire, fabbricare, come un vaso d'argilla, un arnese di ferro, i biscotti, un fare che si tramanda e si apprende, che si affina con tempo e richiede maestria, in ciò la poesia è una forma di artigianato, per quanto sia preferibile che essa attecchisca su una dose di innato il talento, una grazia naturale a saper comporre, a saper affondare la lama lì proprio dove il cuore batte pulsante, a dare al verso respiro con tempi perfetti e sublimi invenzioni verbali: uno spirito che sappia volare.

E nel volo la poesia è ancora libertà. Nel rivolgimento della parola, nel lancio di spinta, nelle sue infinite possibilità, essa, la poesia è liberazione dai limiti, mostri, paure, dai lacci, dai paletti a fissare, dalle costrizioni. E' via di fuga, è dare spazio al cielo per ancoraggio all'immensità. In questa sua potenza liberatoria sta anche la funzione salvifica che alcuni attribuiscono alla poesia come forma espressiva nella quale convogliare per concentrazione e conversione positiva gravami che minano menti fragili, sensibili e creative. Così sono nate le poesie della Plath, così quelle di Anne Sexton.

La molteplicità di essenze che ho ricondotto alla poesia suggerisce un parallelismo azzardato tra la poesia, preziosa forma espressiva, e una pietra preziosa, capace di rifrangere luce in tripudio di colori e riflessi che ipnotizzano ed affascinano.

Un fascino poetico che non sembra destinato a tramontare.

Scrivono tanto oggi i poeti e tanto pubblicano e si leggono tra loro e nel mondo, vogliosi di dire o successo a salire, scrivono anche i non poeti, su un quaderno segreto o più modernamente su un sito internet, a volte convinti di rispondere ad una chiamata di vocazione poetica, più semplicemente inseguendo un anelito del momento o per esprimere un'idea a se stessi o ai loro lettori.

Si illudono in molti di contribuire con ciò al raggiungimento di una verità che illumini se non quella dei lettori almeno la propria esistenza, illusione è vero, speranza forse e legittima in fondo, ma nel tempo è dato che la poesia di alcuni, solo pochissimi e grandi, si apra in splendido fiore a diventare luce anche per il resto dell'umanità.





[1] Essa è disponibile in rete a questo link. www.emsf.rai.it/scripts/interviste.asp?d=299

[2] Ferdinand De Sausurre "Corso di linguistica generale", 1916

[3] Thomas Stearn Eliot

Fonte web: www.lietocolle.info/it/l_semantica_la_rifrazione_luminosa_della_poe...
Versolibero
00giovedì 3 dicembre 2009 23:38
Che cosa fa essere poesia
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write by di Alberto Gianquinto

1- Dopo la separazione, all’origine della cultura occidentale, di essere e pensiero, dopo la distinzione, allora avvenuta, della cosa dalla sua verità, dopo la nascita della scienza come elaborazione dell’esperienza attraverso la complessità delle teorie, la forma particolare che fa essere - che rende possibile, oggi ancora - la poesia, è proprio il suo alternativo stato, rispetto a quello della semantica scientifica, allora nascente.

2- Se quest’ultima ha per oggetto la corrispondenza con i fatti e con le teorie in cui essi si ‘costituiscono’, nonché il valore ipotetico ed il grado probabilistico dei suoi enunciati, il valore semantico della poesia è di porre la parola in relazione diretta con l’immaginazione e la memoria, senza la mediazione di alcuna teoria dell’oggetto ‘significato’.

3- In questo specifico senso, la poesia è sempre, costitutivamente, arcaica - prodotto di un arcaico modo di pensare - e la sua parola tende e intende essere, com’era prima del Fedro platonico, tutt’uno con la sua cosa - il suo correlato semantico - che è immaginazione e memoria (non come i due modi d’essere della mente, ma come gli oggetti da essi ‘prodotti’).

4- Il correlato della parola della poesia è un oggetto della mente (quindi ‘virtuale’, se opposto a quello ‘reale’, e tuttavia altrettanto ‘reale’ di questo): un oggetto, che una parola, in connessione sintattica con altre, si sforza di ‘imitare’. Poesia-‘mimesi’, quindi, non dell’oggetto ‘reale’, fenomenico, dei sensi, ma dell’oggetto prodotto dall’immaginazione e dalla memoria: poesia mimesi dell’immaginario e del ricordo.

5- Autonomia del simbolizzato, del simbolismo della poesia, di fronte al ‘reale’, in un senso vicino a Cassirer. ‘Mitico’ simbolismo, perché, in questa autonomia ed unità con i suoi significati della mente, la parola della poesia è ancora ‘magica’, quando riesca nella sua operazione di mimesi e di proiezione di un contenuto, inesistente nel mondo dell’oggettività fenomenica; inesistente, ma per questo anche prodigioso, incantatore, nella sua virtuale realtà della mente, quando sia, quella parola, almeno entro certi orizzonti e confini, condivisa socialmente.

6- Voglio precisare il senso del valore mitico-utopico del simbolismo e del valore magico della parola della poesia. Il rapporto che la parola ha con il significato - un rapporto di ‘tensione semantica’ - è anche di tensione comunicativa: tensione, di fronte all’alterità e all’incommensurabilità fra mondo delle immagini e dei ricordi, da un lato, e parola, dall’altro. Una sorta di preliminare comunicazione con l’alterità assoluta del mondo simbolico, una sorta di preghiera, di invocazione (oh! musa), immanente alla parola del poeta, per un accesso a quell’alterità, che è uno spazio-altro, un non-luogo, un’utopia, per quanto concerne l’immagine; ed è un tempo-altro, una non-età della parola, un mito (o parola originaria) celato, nascosto, per quanto coinvolge il ricordo.

7- Ed il rapporto della parola al significato è anche di ‘tensione espressiva’, nel senso della costitutiva parzialità dell’espressione; da cui consegue che la struttura, per quanto portata al suo sviluppo più pieno, non può esaurire il contenuto semantico: l’ago della bilancia pende sulla tensione più che sull’espressività.

8- Il percorso della poesia, dal suo potere mitico a quello utopico, è un andare verso un ordine di strutture e di forme, attraverso la creazione dal nulla della parola quando viene dedicata a nuovi valori di significazione. Il suo percorso è dato fra questi estremi: la poesia vive dell’assenza (cioè: delle immagini) e della lontananza (dei ricordi). Qui sta il rapporto magico della parola al suo significato ed il valore mitico-utopico del simbolizzato.

9- Poesia, che non può costituire affatto una logica, in un pensare sia pure arcaico, ma che instaura semplicemente un a-logico (e non illogico) rapporto semantico, come modo del pensare artistico. Quindi anche: non pensiero irrazionale, ma soltanto a-razionale. E solo in tal modo la strutturazione sintattica, alla ricerca della realizzazione mimetica del significato, consente senza choc e traumi e scandali grammaticali, arcate e strutture formali non sperimentate e sedimentate, e pur tuttavia assolutamente pertinenti, nei nessi enunciativi. La grande malleabilità sintattica è conseguenza anche della a-logicità ed equivocità della relazione semantica. La sintassi è specchio del potere mimetico della relazione semantica della parola con gli oggetti mentali simbolizzati e, per converso, è la struttura che, con la sua rigidità, è capace di modificare e trasformare, anche radicalmente, il simbolizzato ancora fluido ed equivoco, fin quando non sia raggiunta una profonda, intima soddisfazione (pur sempre provvisoria e transeunte) nel risultato raggiunto della mimesi.

10- Non mi soffermo sulle forme di isteria nell’interazione tra la funzione semantica della parola e le sue forme sintattiche - che hanno generato radicalizzazioni in senso lessicalistico o strutturalistico1 - ma invece sulla scoperta di quell’interazione, ancora da scoprire nei suoi risvolti espressivi.

11- Interazioni semantico-sintattiche sono interazioni di spazio e di tempo nel contesto dell’opera. Non è il contenuto punto centrale, ma come l’oggetto mnestico o immaginato influenzi la costruzione sintattica, operando su di essa e se questa operazione della poesia abbia interesse, di fronte alla cultura sedimentata e ai problemi che in essa restano aperti. I diversi codici (dotati d’una loro congruenza semantica), che si strutturano costituendo, quando ciò accade, il linguaggio della poesia, prendono forma sintattica e cominciano ipso facto ad operare e interagire con essa. Lo spazio della significazione dev’essere ‘fissato’ operando sui caratteri del linguaggio (cioè: parole innanzi tutto, ma anche: ritmi grafici, interpunzioni, spazi grafici, interlinee, ecc.): caratteri, che devono trovare una temporalità adeguata nell’articolazione sintattica della significazione. Tutto l’intervento sui caratteri diventa allora funzionale alla ricerca d’una nuova mimesi dell’oggetto complesso (mnestico o immaginato).

12- Centrale non è, infatti, la ‘mimesis’ dell’imitazione ‘naturalistica’ e della rappresentazione fedele (descrittiva o narrativa che sia), ma la tensione mimetica, nella ‘visione’ verbale, semplicemente. Non impressionismo linguistico e letterario, ma neppure espressionismo, che è sempre dell’oggetto esterno, sebbene, a differenza del primo (attento alle impressioni soggettive dell’imitazione), vibrante, esso, attraverso reazioni soggettive e attive dell’esperienza emozionale sgorgante dalla sua presenza. Una tensione, invece, che è una modalità della riflessione sulla visione ‘mentale’ del reale: tensione, che è mimesi diretta dell’immaginazione e della memoria del reale: linguaggio, come correlato di un simbolizzato mentale.

13- Significato: premessa della poesia; sintassi: il suo sviluppo adeguato. La ‘potenza’ del codice è funzione delle possibilità in cui lo spazio delle congruenze semantiche trova modo di articolarsi nella temporalizzazione sintattica, sia attraverso la potenza del significato stesso (delle immagini, dei ricordi), sia proprio nella articolabilità dei caratteri del codice in una forma (potenza di strutturarsi come ‘linguaggio’, in quanto ‘codice con sintassi’). La potenza del linguaggio stesso è invece data dalla molteplicità dei suoi caratteri e dalla complessità compatibile, per ciascuno di essi, in rapporto agli altri.

14- La non-neutralità delle strutture sintattiche sulla determinazione del congruente semantico dei caratteri (parole, ecc.), e di questo su quelle, è la premessa per la possibilità di una interazione tra semantica e sintassi. Questa è anche la premessa di una diversa ‘critica’ della poesia (che si espande in una critica d’arte), che tenga conto di questo stato di cose, approfondendo nel merito il rapporto classico di contenuto e forma, di intuizione lirica ed espressione.

15- Occorre naturalmente tener presente che il critico non ha percezione degli oggetti ‘significati’ nella parola della poesia: lo spazio semantico del poeta gli è precluso e può essere ‘inferito’ solo attraverso le soluzioni sintattiche che esso ha generato o, indirettamente, attraverso un ‘reale’ inducibile. Il ‘significato’, per il critico, non è l’oggetto dell’immaginazione e della memoria del poeta, ma la parola stessa, cioè il carattere ‘significante’ del suo linguaggio; ed il campo significante del critico è il linguaggio della critica. La sintassi del poeta è la semantica del critico.

16- Il modo di vedere il mondo e la realtà, attraverso il linguaggio della poesia, con l’occhio all’immagine e al ricordo, è diverso, nelle sue conseguenze certamente, ma anche nella sua origine, da quello dove la letteratura intende cogliere necessità e indispensabilità delle rappresentazioni della realtà esterna, storica e sociale (letteratura, come narrazione di questa realtà, se non descrizione).2Approccio diverso nella sua origine - quello qui configurato - per il nuovo scenario politico e sociale che s’è venuto consolidando; e diverso nelle conseguenze, per il rapporto senza più mediazioni che l’intellettuale, il poeta, è costretto ad istaurare con la società che gli è di fronte: addirittura senza più funzione organica a ideologie, da quando esse sono sistematicamente delegittimate da strutture e forme del nuovo potere politico.

17- Ora, non più ‘cinghia di trasmissione’ di una ideologia operante, non più ‘intellettuale organico’ ad una organizzazione finalizzata: nel poeta, la sua consapevolezza della realtà e della società - mediata e filtrata, non nelle strutture della società, ma nella non-età del ricordo e nel non-luogo dell’immaginazione - pone funzioni diverse al linguaggio della poesia: non impegno militante, ma soltanto una realtà simbolica, dove però mito e utopia si saldano e si fanno preponderanti: poesia della memoria e dell’immaginazione, poesia dell’utopia e del mito. Non è più chiesta, dalla società e dalle organizzazioni che la strutturano, quella funzione sostantiva di una universalità data (di cui ci parlò Sartre)3; rimane ancora soltanto una capacità di riprospettare e di ricostruire l’utopia lontana e di riscoprire altrettanto lontane (mitiche) radici di un’epica conforme.

18- E tuttavia ‘immaginare’ e ‘ricordare’ possono dare come esito un’utopia del gioco e del futile (l’arte non è morale, anche se non è immorale). Il poeta - parafrasando Sartre,4 ma per negarlo - non è necessariamente un ‘tecnico’ del sapere pratico, privo della possibilità di realizzare gli scopi: tenere vivi quegli scopi, anche se per un ‘sapere’ (pratico) che non è in suo potere e non gli appartiene, può fare della poesia, non solo e non tanto uno strumento (ampiamente sfruttato) di denuncia: piuttosto un portatore effettivo di miti e utopie (la gru che ha portato, nelle sue stesse ali distese, l’alfabeto che ha consentito anche la poesia). Strumento di riscoperta ed invenzione: arte-mito ed arte-utopia, autonoma e, se legata al sapere pratico, non direttamente (per il tramite di una necessaria ‘universalità’, immanente ad un concreto progetto in atto, decaduto), ma indirettamente, attraverso la ‘particolarità’ specifica d’una sua visione astratta. Se non c’è modernità alcuna nell’arte e nella poesia, come è stato ben visto da molti, la sua ‘progressività’ tuttavia è interna: interna ad una ricerca, peraltro non necessaria.5

19- Vale insistere: come può la poesia, strutturalmente magica parola di un simbolico mondo mitico-utopico, generare anche le utopie del gioco e della futilità? Il fatto è che, se la poesia è il linguaggio della lontananza e dell’assenza, il suo contenuto non è, per suo tale essere, vincolato ai bisogni della società. Fra i due piani non esiste rapporto alcuno. Il poeta al mondo si rapporta attraverso una scelta e questa, oggi, è individuale, solitaria, senza mediazioni. Non per questo una poesia del futile e del gioco sarà meno poesia dell’altra; semplicemente, andrà meno incontro alla società, ai suoi bisogni materiali.


Fonte web: www.testoesenso.it/article/show/10/che-cosa-fa-essere-poesia
Cobite
00venerdì 4 dicembre 2009 18:20



[1] Essa è disponibile in rete a questo link. www.emsf.rai.it/scripts/interviste.asp?d=299



Non è disponibile

Ciao

Giancarlo
Cobite
00venerdì 4 dicembre 2009 19:02
Noto un notevole sfoggio di cultura ma se non ho perso qualche passaggio a me sembra che tutti e due non abbiamo in questi scritti approfondito due aspetti che ritengo fondamentali per la poesia e cioè il ritmo ed il canto poetico.
Tutto il resto può essere detto anche in e di altri modi di comunicazione ma il ritmo ed il canto intrinseco della parola lo valorizza solo la poesia.

Poi un'altra cosa. La poesia deve seguire sempre le regole e la logica di comunicazione fondamentali. Sono questi punti che vanno con la lingua ma anche oltre alla lingua stessa, punti che ogni linguaggio di comunicazione deve per forza seguire (anche quelli inventati per i computer).
Spesso non ce ne rendiamo conto ma inconsciamente li mettiamo in pratica continuamente. Senza principi fondamentali e principi concordati non esisterebbe comunicazione verbale e neppure la mimica.

La cicogna che portava nelle sue ali l'alfabeto fonetico portava anche le tonalità fonetiche della punteggiatura usate per distinguere le parti logiche del linguaggio.

Saluti.

Giancarlo
OCEANOINFIAMME
00sabato 5 dicembre 2009 01:55
A me che non son dotto o medico, ne sapiente, pare che voi due avete fatto una vivisezione di tutto quello che puo essere l'idea di poesia, personalmente non credo che la poesia abbia regole, se non quelle che ogni singola poesia crea.
La poesia è un'insieme di emozioni cosi profonde da non potersi mai attenere a delle regole imposte, e poi scusatemi, ma imposte da chi ? non mi pare di aver mai letto di un poeta che avesse creato delle regole, magari son stati i critici a costruire regole, perché a loro fosse piu semplice, attraverso quelle regole, criticare ed enfatizzare e/o sminuire questo o quell'altro poeta.
Vivo di poesia, non nel senso che vivo di quello che scrivo, vivo la poesia in quasi tutto quello che faccio, nel mio lavoro, mi dedico totalmete per il tempo che devo, ed io dico che questa è poesia, vivo la notte perchè in essa io "sento" la poesia che vibra, vivo di passioni cosi intense da colorare un mondo ch'è bianco e nero, vivo di poesia cosi tanto da poter volare con piedi incollati all'asfalto.
Quando scivo qualcosa, qualsiasi cosa, anche in questo momento, io sento il sangue pulsare oltremodo, sento le parole scorrere nelle mie vene sino al cuore, e so che non passano per la testa, per fortuna oserei dire, altrimenti non sarebbe piu poesia, quando in alcune notti me ne sto seduto sul mio scoglio, ad osservare il mare, il nero manto notturno, sento tutti i miei sensi gridare all'unisono, mi percuotono dall'alluce al capello, quando il giorno mi capita di vedere cose che ad altri occhi son normali, come una casalinga al mercato che fa i conti per far quadrare il bilancio, mi sento attanagliare le viscere, e so che se mi fermassi un solo istante potrei scrivere anche per quella donna una poesia.
Poesia è sicuramente una grandissima parola, facciamo tutti in modo che resti tale, senza legarla a regole, poichè io ho visto anche "un sacco di patate danzare" ( è una tua frase Rosanna ) anche se l'ho visto solo nella mia fantasia, e poi non esistono cicogne che portano sulle loro ali l'alfabeto fonetico, a meno che tu Giancarlo non le abbia visto con la tua fantasia, ed allora di tutti i nostri sentimenti e della nostra fantasia, di tutto questo io ne faccio POESIA.

Carmè
Versolibero
00martedì 8 dicembre 2009 22:35
Re:
Cobite, 04/12/2009 18.20:




[1] Essa è disponibile in rete a questo link. www.emsf.rai.it/scripts/interviste.asp?d=299



Non è disponibile

Ciao

Giancarlo




Non è diponibile ma non dipende da me, ho controllato nel caso avessi fatto un errore nel copia-incolla, ma l'errore eventualmente è sulla pubblicazione che ho riportato. In ogni caso a me ha interessato l'articolo che precede il link in questione.

Ciao
Rosanna
Versolibero
00martedì 8 dicembre 2009 23:11
Cobite, 04/12/2009 19.02:

Noto un notevole sfoggio di cultura[...]



Non ho capito da parte di chi, sfoggio secondo quale accezione?

Io di sfoggio non ne riscontro, leggo invece delle profonde riflessioni che condivido totalmente.


Cobite, 04/12/2009 19.02:

[...]
ma se non ho perso qualche passaggio a me sembra che tutti e due non abbiamo in questi scritti approfondito due aspetti che ritengo fondamentali per la poesia e cioè il ritmo ed il canto poetico.
Tutto il resto può essere detto anche in e di altri modi di comunicazione ma il ritmo ed il canto intrinseco della parola lo valorizza solo la poesia.
...




Giancarlo, quelli che ho riportato sono due articoli riguardanti la domanda di cosa sia poesia, non sono dei trattati completi, tuttavia ci sono dei passaggi che riporto evidenziati, dove si legge del suono e del ritmo.

Oltretutto l'articolo è scritto in modo che mi emoziona quasi quanto un testo poetico.


Versolibero, 03/12/2009 23.26:



La poesia [...] si riconosce alla lettura per la particolare scansione acustica indotta dal verso e per altri elementi sonori del corpo testo (assonanze, allitterazioni, omofonie rime, pause ecc.), si riconosce per l'intento di comunicazione.

Le espressioni poetiche non disposte in versi restano perciò collocate nella categoria affine della prosa poetica.

Il fonema (segno scritto o suono verbale) è il significante, in grado di richiamare alla mente un'idea che è il significato [2]. Nel testo poetico l'impiego dei significanti avviene nel tentativo di esprimere con essi verticalizzazioni ed amplificazioni che fioriscono d' intensità, complessità, concetti, profondità, sentimenti, immensità, che, tra l'altro, manifestano da un lato il tentativo d'afferrare e condividere il bisogno d'assoluto che accomuna ogni essere umano, e dall'altro partecipano al mondo messaggi - forse di bellezza? - perché esso ne sia pervaso, sconvolto, ammirato.

Questo fa di un testo poesia. E' per questo che "la vera poesia può comunicare prima ancora di essere capita" [3].

Quanto più l'architettura composta riesca a risuonare nella mente del lettore, quanto più in essa provochi meraviglia, ammirazione, stupore, tanto più lo scritto sarà poesia.

Ora però questo criterio soffre indiscutibilmente di un limite, infatti mentre il criterio formale del quale ho parlato all'inizio è imprescindibile e oggettivo, il criterio dello "stupore" trasuda soggettività, non è indispensabile al concetto elementare di disposizione in versi ed inoltre è contingente, ossia la bellezza che riscontriamo in un testo poetico tanto più sarà percepita dai nostri occhi ed orecchie quanto più essa intercetta, nella forma e/o nel senso, il nostro stato d'animo, la nostra sensibilità, le nostre corde, le esperienze umane vissute, le preferenze d'argomenti o il gusto.

[...]

E' un bene che si inizi a scrivere poesia sotto un simile impulso feroce, questo sarà spinta dolorosa e durevole, una fiamma che arde e consuma, la poesia sarà sbocco di questo magma, ma non si perviene alla poesia solo per una sorta di "rivelazione", si inizia a scrivere anche per gioco, per amore della parola, sperimentando la bellezza di ogni vocabolo, assaporandone il suono, componendo e scomponendo costruzioni verbali, nella meraviglia della molteplicità di armonie e costruzioni che si è in grado di produrre, come in un caleidoscopio.



Si giunge per molte via a percepire la vocazione poetica, ma non è detto che sia autentica, ma non è detto che sia consapevole. Non è detto che chi scrive in poesia abbia da subito presente la responsabilità di dire in poesia. Di avvalersi cioè della forma espressiva più sacra ed antica, inutile e scardinante, difficile e meravigliosa.

[...]

Nonostante ciò si scrive con impegno e labor limae, si affina il testo prestando attenzione alla preposizione, all'articolo, alla virgola provando e riprovando anche per giorni e giorni, se non per anni, a trovare il lemma che dica, che suoni che risponda esattamente all'eco che risuona interiormente.

Ecco perché poesia è anche arte, capacità di dare alla pasta la forma voluta, una capacità di poein di costruire, fabbricare, come un vaso d'argilla, un arnese di ferro, i biscotti, un fare che si tramanda e si apprende, che si affina con tempo e richiede maestria, in ciò la poesia è una forma di artigianato, per quanto sia preferibile che essa attecchisca su una dose di innato il talento, una grazia naturale a saper comporre, a saper affondare la lama lì proprio dove il cuore batte pulsante, a dare al verso respiro con tempi perfetti e sublimi invenzioni verbali: uno spirito che sappia volare.

E nel volo la poesia è ancora libertà. Nel rivolgimento della parola, nel lancio di spinta, nelle sue infinite possibilità, essa, la poesia è liberazione dai limiti, mostri, paure, dai lacci, dai paletti a fissare, dalle costrizioni. E' via di fuga, è dare spazio al cielo per ancoraggio all'immensità. In questa sua potenza liberatoria sta anche la funzione salvifica che alcuni attribuiscono alla poesia come forma espressiva nella quale convogliare per concentrazione e conversione positiva gravami che minano menti fragili, sensibili e creative. Così sono nate le poesie della Plath, così quelle di Anne Sexton.





Ecco questi sono i passaggi che mi colpiscono maggiormente e dove la forma, il significante, il suono, il ritmo si evince che distinguono la poesia da altri generi di scrittura.

Ciao,
Rosanna



Versolibero
00martedì 8 dicembre 2009 23:25
Re:
OCEANOINFIAMME, 05/12/2009 1.55:

A me che non son dotto o medico, ne sapiente, pare che voi due avete fatto una vivisezione di tutto quello che puo essere l'idea di poesia, personalmente non credo che la poesia abbia regole, se non quelle che ogni singola poesia crea.
La poesia è un'insieme di emozioni cosi profonde da non potersi mai attenere a delle regole imposte, e poi scusatemi, ma imposte da chi ? non mi pare di aver mai letto di un poeta che avesse creato delle regole, magari son stati i critici a costruire regole, perché a loro fosse piu semplice, attraverso quelle regole, criticare ed enfatizzare e/o sminuire questo o quell'altro poeta.
Vivo di poesia, non nel senso che vivo di quello che scrivo, vivo la poesia in quasi tutto quello che faccio, nel mio lavoro, mi dedico totalmete per il tempo che devo, ed io dico che questa è poesia, vivo la notte perchè in essa io "sento" la poesia che vibra, vivo di passioni cosi intense da colorare un mondo ch'è bianco e nero, vivo di poesia cosi tanto da poter volare con piedi incollati all'asfalto.
Quando scivo qualcosa, qualsiasi cosa, anche in questo momento, io sento il sangue pulsare oltremodo, sento le parole scorrere nelle mie vene sino al cuore, e so che non passano per la testa, per fortuna oserei dire, altrimenti non sarebbe piu poesia, quando in alcune notti me ne sto seduto sul mio scoglio, ad osservare il mare, il nero manto notturno, sento tutti i miei sensi gridare all'unisono, mi percuotono dall'alluce al capello, quando il giorno mi capita di vedere cose che ad altri occhi son normali, come una casalinga al mercato che fa i conti per far quadrare il bilancio, mi sento attanagliare le viscere, e so che se mi fermassi un solo istante potrei scrivere anche per quella donna una poesia.
Poesia è sicuramente una grandissima parola, facciamo tutti in modo che resti tale, senza legarla a regole, poichè io ho visto anche "un sacco di patate danzare" ( è una tua frase Rosanna ) anche se l'ho visto solo nella mia fantasia, e poi non esistono cicogne che portano sulle loro ali l'alfabeto fonetico, a meno che tu Giancarlo non le abbia visto con la tua fantasia, ed allora di tutti i nostri sentimenti e della nostra fantasia, di tutto questo io ne faccio POESIA.

Carmè




Allora, leggendo il tuo scritto io lo trovo in analogia ai significati del primo articolo riportato, non credi?
Rispetto a quale concetto non concordi?

Ciao,
Rosanna

Cobite
00martedì 8 dicembre 2009 23:47
Re:
OCEANOINFIAMME, 05/12/2009 1.55:

A me che non son dotto o medico, ne sapiente, pare che voi due avete fatto una vivisezione di tutto quello che puo essere l'idea di poesia, personalmente non credo che la poesia abbia regole, se non quelle che ogni singola poesia crea.
...
non mi pare di aver mai letto di un poeta che avesse creato delle regole,

Carmè




A mio parere la tua ipotesi è talmente assurda che non necessita risposta. Solamente vorrei farti notare che non serviva dimostrarla e che a mio parere dovresti leggere di più.
Comunque come dicevo, il linguaggio stesso ha le sue regole e la lingua che si usa per esprimersi ne ha altre e ogni tipo di comunicazione ha regole logiche e concordate.
Non esiste comunicazione priva di regole.
Ciao

Giancarlo
Cobite
00mercoledì 9 dicembre 2009 00:00
Re:
Versolibero, 08/12/2009 23.11:




Cobite, 04/12/2009 19.02:
________________________________________
[...]
ma se non ho perso qualche passaggio a me sembra che tutti e due non abbiamo in questi scritti approfondito due aspetti che ritengo fondamentali per la poesia e cioè il ritmo ed il canto poetico.
Tutto il resto può essere detto anche in e di altri modi di comunicazione ma il ritmo ed il canto intrinseco della parola lo valorizza solo la poesia.
...
________________________________________

Non ho capito da parte di chi, sfoggio secondo quale accezione?

Io di sfoggio non ne riscontro, leggo invece delle profonde riflessioni che condivido totalmente.


Giancarlo, quelli che ho riportato sono due articoli riguardanti la domanda di cosa sia poesia, non sono dei trattati completi, tuttavia ci sono dei passaggi che riporto evidenziati, dove si legge del suono e del ritmo.

Oltretutto l'articolo è scritto in modo che mi emoziona quasi quanto un testo poetico.

Ecco questi sono i passaggi che mi colpiscono maggiormente e dove la forma, il significante, il suono, il ritmo si evince che distinguono la poesia da altri generi di scrittura.

Ciao,
Rosanna





Rosanna, ormai penso che da parte mia discutere con te sia una perdita di tempo, per cui scusami ma non ti replicherò.
Ciao
Giancarlo

OCEANOINFIAMME
00mercoledì 9 dicembre 2009 01:07
Re: Re:
Cobite, 08/12/2009 23.47:




A mio parere la tua ipotesi è talmente assurda che non necessita risposta. Solamente vorrei farti notare che non serviva dimostrarla e che a mio parere dovresti leggere di più.
Comunque come dicevo, il linguaggio stesso ha le sue regole e la lingua che si usa per esprimersi ne ha altre e ogni tipo di comunicazione ha regole logiche e concordate.
Non esiste comunicazione priva di regole.
Ciao

Giancarlo



Io penso che serva sempre mostrare la propia opinione, che possa errata o meno, . Posso essere d'acordo con te sul fatto di dovere leggre di piu, anche se leggo tanto quanto il tempo mi concede, ma non son d'accordo su una cosa, hai evidenziato una parola in rosso, pensi veramente che l'avere sbagliato il tempo di un verbo possa essere cosi incisivo per comprendere ciò che volevo dire ? non ti pare un pò come giudicare un uomo dal suo abbigliamento ?
Ribadisco, quando si ha un'opinione su qualsiasi cosa, la si deve mettere in piazza, nero su bianco, quello che ho scritto è la mia opinione, che sia assurda o meno, la riconfermo.

Carmè


OCEANOINFIAMME
00mercoledì 9 dicembre 2009 01:14
Re: Re:
Versolibero, 08/12/2009 23.25:




Allora, leggendo il tuo scritto io lo trovo in analogia ai significati del primo articolo riportato, non credi?
Rispetto a quale concetto non concordi?

Ciao,
Rosanna




Rosanna, non concordo con il concetto che la poesia si debba attenere a delle regole, non so niente di poesia, e delle regole che voi state discutendo, ma voglio poter scrivere poesia, cosi come lo vogliono tante persone, voglio che siano le regole a sottostare alla poesia, non una poesia fatta di regole.

Carmè.

N.B. Si lo comprendo, ho scritto l'ennesima assurdità, ma difenderei queste assurdità con tutto me stesso.


Cobite
00mercoledì 9 dicembre 2009 01:26
Re: Re: Re:
OCEANOINFIAMME, 09/12/2009 1.07:



Io penso che serva sempre mostrare la propia opinione, che possa errata o meno, . Posso essere d'acordo con te sul fatto di dovere leggre di piu, anche se leggo tanto quanto il tempo mi concede, ma non son d'accordo su una cosa, hai evidenziato una parola in rosso, pensi veramente che l'avere sbagliato il tempo di un verbo possa essere cosi incisivo per comprendere ciò che volevo dire ? non ti pare un pò come giudicare un uomo dal suo abbigliamento ?
Ribadisco, quando si ha un'opinione su qualsiasi cosa, la si deve mettere in piazza, nero su bianco, quello che ho scritto è la mia opinione, che sia assurda o meno, la riconfermo.

Carmè





Vedi, sono molte le cose che si dovrebbero evidenziare nel tuo scritto, non penso che lo presenteresti così ad una prova d’italiano scritto .
Ho evidenziato solo quella in rosso perché è un errore grave commesso da moltissime persone che parlano alla TV e io la sento come una stonatura bella e buona.
Purtroppo queste stonature le sento anche quando leggo le poesie. Magari non le segnalo ma penso che siano erroracci gravi.
Lo segnalo qui perché stiamo parlando proprio di regole e di comunicazione e tu non badi come scrivi e non è carino.
Comunque che tu lo voglia o no la lingua ha le sue regole e il non usarle non vuol dire creare arte ma confusione.

[SM=x142866] Notte

Giancarlo




OCEANOINFIAMME
00mercoledì 9 dicembre 2009 01:47
Forse ha ragione Giancarlo, è che sono allergico alla parola "regole", ho sempre vissuto fuori da esse, vuoi per voglia di riscatto, vuoi per voglia di "vivere" e non sopravvivere, in effetti non penso di avere le capacita culturali per entrare nel merito della discussione, e cosi ci sono entrato come lo so fare, e, se devo essere sincero, non ne sono affatto pentito.

Carmè.

P.S. Avevo ben capito che quella della cicogna era una metafora, ma tu dovresti riportare per intero il "pezzo", perche non finisce dove lo hai fermato tu, finisce col dire : "allora anche questa è poesia", il che, lascia ben intendere che avevo inteso la metafora.
Cobite
00mercoledì 9 dicembre 2009 01:48

e poi non esistono cicogne che portano sulle loro ali l'alfabeto fonetico, a meno che tu Giancarlo non le abbia visto con la tua fantasia, e...



Quella della cicogna è una metafora presentata da Rosanna nello scritto di citato qui sopra (Alberto Gianquinto, punto 18 - la gru che ha portato, nelle sue stesse ali distese, l’alfabeto che ha consentito anche la poesia) e che io ho parafrasato.
Mi dispiace che tu non sia in grado di comprenderla.
Forse non hai letto nulla sui primi documenti che si sono trovati con la scrittura fonetica.

[SM=x142866] Notte


Giancarlo
Cobite
00mercoledì 9 dicembre 2009 01:58
Re:
OCEANOINFIAMME, 09/12/2009 1.47:

Forse ha ragione Giancarlo, è che sono allergico alla parola "regole", ho sempre vissuto fuori da esse, vuoi per voglia di riscatto, vuoi per voglia di "vivere" e non sopravvivere, in effetti non penso di avere le capacita culturali per entrare nel merito della discussione, e cosi ci sono entrato come lo so fare, e, se devo essere sincero, non ne sono affatto pentito.

Carmè.



Vedi, solo nello scrivere la frase precedente hai messo in pratica un numero grandissimo di regole che vanno da quelle logiche eguali per tutte le lingue a quelle della lingua italiana compresi modi di dire ed molto altro la cui dizione lascio agli esperti.
Queste sono le regole di comunicazione di cui parlo e a cui non ti sei sottratto affatto per comunicare con me. Se volevi comunicare con un tedesco probabilmente usavi le regole specifiche della lingua tedesca.

Il cuore crea ma è la mente che interpreta e che scrive.

Ciao (è proprio tardi)

Giancarlo
Versolibero
00mercoledì 9 dicembre 2009 03:09
Re:
Cobite, 09/12/2009 1.48:




e poi non esistono cicogne che portano sulle loro ali l'alfabeto fonetico, a meno che tu Giancarlo non le abbia visto con la tua fantasia, e...



Quella della cicogna è una metafora presentata da Rosanna in altra discussione che io ho qui parafrasato.
Mi dispiace che tu non sia in grado di comprenderla.
Forse non hai letto nulla sui primi documenti che si sono trovati con la scrittura fonetica.

[SM=x142866] Notte


Giancarlo




Non sapevo che si potesse continuare in un nuovo thread (questo) una discussione avvenuta in un altro thread in altro contesto, ma poiché si tratta di un'estrapolazione mi faresti un favore se mi indicassi il link perché vorrei rileggere il tutto, sai bene che le frasi vanno intercalate nel contesto, altrimenti è solo un frammento e purtroppo non ho grandi doti mnemoniche per ricordarmi di tutto ciò che ho scritto.
Magari è attinente agli articoli che ho riportato in questa sezione, nulla in contrario, però mi preoccuperei se fosse in contrasto con le mie attuali idee sulla poesia, perché significherebbe che qualcosa o qualcuno mi abbia indotto a cambiare idea senza essermene accorta.


Riguardo a questa segnalazione:

Cobite, 04/12/2009 19.02:

Noto un notevole sfoggio di cultura ma se non ho perso qualche passaggio a me sembra che tutti e due non abbiamo in questi scritti approfondito due aspetti che ritengo fondamentali per la poesia e cioè il ritmo ed il canto poetico.



Io davvero non riesco a capire:

"Noto un notevole sfoggio di cultura"

Da parte di chi?

Hai scritto "non abbiamo", forse è un refuso in luogo di "non abbiano" (riferito agli autori, non a noi)?

Gli autori dei due articoli hanno esposto il loro pensiero, secondo il proprio sapere e la loro cultura, non vedo sfoggio, mentre io l'ho diffuso proponendo una discussione e discussione significa confronto, anche di pareri diversi, reciprocamente rispettati e non necessariamente condivisi.

Le regole ci sono, ma chi vuole le segue alla lettera, altri avranno i loro buoni motivi per dissociarsene e crearne di nuove.

Personalmente non evidenzierei gli errori grammaticali in questa sede, in quanto non stiamo perennemente sostenendo un esame scolastico; ognuno scrive come sa, spesso molto in fretta e senza rileggere. Diverso è cercare la correttezza nelle opere letterarie...ma esistono anche le licenze poetiche, come esistono i neologismi: parole mai sentite, ma che, dal contesto, ognuno è in grado di capire.

Non voglio risposte che non desideri darmi, ma ciò è solo per chiarire.

Grazie,

Rosanna.






Cobite
00mercoledì 9 dicembre 2009 09:20


"Non sapevo che si potesse continuare in un nuovo thread (questo) una discussione avvenuta in un altro thread in altro contesto."
Come vedi mentre tu scrivevi io mi correggevo.
Mi ci è voluto solo tempo per ricercare dove l'avevi inserito.
Poi ho scritto che ho parafrasato non copiato.


Cobite, 04/12/2009 19.02:

Noto un notevole sfoggio di cultura ma se non ho perso qualche passaggio a me sembra che tutti e due non abbiamo in questi scritti approfondito due aspetti che ritengo fondamentali per la poesia e cioè il ritmo ed il canto poetico.




Ho sbagliato. Voleva essere "abbiano"
[SM=x142897]
Giancarlo
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