Nessun uomo è un'isola. Ma aggiungo: ognuno ne ha una

ingenuopoeta
00martedì 3 luglio 2007 13:19
“Nessun uomo è un'isola” diceva John Donne.
“Nessun uomo è un'isola”, ma aggiungo: ognuno ne ha una.

Nella mia isola si mescolano luoghi onirici e realtà contingenti.
Nella mia isola posso incontrare un ragazzo in smoking che cammina sotto la pioggia e scorre la mano destra su un freddo e lungo tubo di ferro (incline alla ruggine) che delimita i bordi di un ponticello. Nella mia isola posso anche sfogliare i pensieri di quel ragazzo e vedere le stesse cose che vede lui: un letto dalle lenzuola disfatte e il profumo di Lei ancora vivo ed intenso, quasi piangente. Nella mia isola mi basta voltare lo sguardo per ritrovarmi ai margini di un bosco, dove di estende un'immensa frana. Nella mia isola, ai margini di quel bosco, ho in mano due fossili colorati a forma di fiore e di pesce. Nella mia isola la luce del sole ne trapassa la materia ed io sorrido soddisfatto. Nella mia isola Piccadilly Circus è circondata da foreste di abeti che scaldano le loro radici sotto il muschio e si dissetano con piccoli ruscelli. Nella mia isola una melodia può resuscitare i tempi morti e scatenare sincere emozioni. Nella mia isola c’è una stanza le cui pareti sono ricoperte da ritratti, offuscati o chiarissimi, che in un modo o nell’altro emanano decisive influenze a scapito della mia volontà. Nella mia isola se taluni uomini fanno talune cose posso ritenermi soddisfatto, compiaciuto e terribilmente triste. Nella mia isola non abitano salde convinzioni, ma oneste disillusioni. Nella mia isola si può entrare ed uscire con difficoltà o meno, eccetto per me. Nella mia isola io sono prigioniero e consapevole fruitore. Nella mia isola non c’è nulla che manifesti un significato apparente. Nella mia isola la ragione fa fatica a sbocciare, a scapito delle buone scelte. Nella mia isola quando i sentimenti hanno ragione, si fa viva la paura. Nella mia isola io abito e sogno. Nessun uomo è un’isola, basterebbe la stanza dei ritratti per debellare i dubbi; basterebbero le preghiere in ginocchio di fronte a quei ritratti, preghiere a nessun dio, per confermare l’affermazione. Ma aggiungo: ognuno possiede una propria isola e da essa è posseduto.





ELIPIOVEX
00martedì 3 luglio 2007 14:10
La tua è un'isola completamente nel mondo dei sogni: ci vai per fuggire dalla realtà?
ingenuopoeta
00martedì 3 luglio 2007 15:54
l'isola non è solo realtà onirica: come dico all'inizio è fatta anche di realtà contingenti.... il tubo di ferro si arrugginisce, i ritratti nella stanza raffigurano persone e cose realmente esistenti, ci sono taluni uomini che fanno talune cose concrete.. l'isola non sono io, è il mondo in cui mi muovo, in cui respiro... è sia il mondo percepito coi sensi, sia quello che percepisco quando i miei sensi riposano... il difficile, o l'impossibile, sta nel distinguere la realtà dal sogno, perchè troppo spesso, ad esempio, un volto reale fa sognare, o un sogno fa sperare nella realtà... se fosse semplice tracciare un limite netto la vita non sarebbe più un segreto. Quindi non fuggo nell'isola. E' dall'isola che non posso fuggire.
finfilla
00mercoledì 4 luglio 2007 14:52


A volte mi soffermo a pensare al valore delle cose, degli eventi, delle emozioni, e in verità sono pienamente consapevole che le cose hanno valore non certo per quello che valgono in se, ma per quello che significano, per ciò che lasciano dentro e per l'emozione che racchiudono.
Se potessi, vorrei dormire poco e vivere almeno un pò di questi sogni, perchè ogni minuto in cui chiudo gli occhi perdo un pò di vita, di intensità, non vorrei perdere nulla, nemmeno una cosa.I minuti , i giorni, le ore scorrono troppo velocemente, spesso sembra siano pochi gli attimi trascorsi di cui è valsa veramente la pena assaporare ogni dettaglio, più ci penso e più scopro che la vita ordinaria mi interessa sempre meno e mi perdo nel desiderio dei momenti sublimi, perduta nella costante ricerca del meraviglioso e allora ben venga il sonno, che conduce ad un nuovo giorno, sperando sia in qualche modo migliore, più intenso ed emozionante del precedente. Ci arrampichiamo ogni giorno su pareti lisce per raggiungere modelli di felicità fittizi e naufraghiamo così ogni giorno perché quei modelli probabilmente sono quanto di più incompatibile possa esserci con la nostra personalità.
un@ltrame
00giovedì 5 luglio 2007 19:09
hai ragione, ingenuopoeta.
ogni tanto è il nostro rifugio, a volte la nostra prigione.
io alla tua età non lo sapevo ancora
ingenuopoeta
00giovedì 5 luglio 2007 22:40
Spero di non averlo scoperto troppo presto. A volte invidio chi non si pone domande nè troppe questioni, chi vive la vita per il gusto di viverla. Un pò come Leopardi che invidiava le pecore perchè non potevano conoscere la verità e di conseguenza l'infelicità. Forse mi pongo troppe domande?
fiordineve
00giovedì 5 luglio 2007 23:39
LA TUA ISOLA MERITEREBBE UN'ANALISI ACCURATA, UNA RISPOSTA CHE NON PUZZI DI RETORICA UN DISCORSO AMPIO PER PARLARE DI TE, MENTRE INSEGNI A NOI COME SI DOVREBBE VIVERE DI CIO' CHE MI HA COLPITO [SM=x142817]

PER ORA SAPPI CHE ADORO LA TUA ISOLA, MOLTO + TENTATRICE DI QUELLA DI PETER PAN CHE SFUGGIVA LA REALTA', VOLANDO SUI TETTI DI LONDRA.



'NAGGIA NON POSSO + SCRIVERE. [SM=x142818] [SM=g27826] [SM=g27825] [SM=x142887]
un@ltrame
00venerdì 6 luglio 2007 07:54
Re:

Scritto da: ingenuopoeta 05/07/2007 22.40
Spero di non averlo scoperto troppo presto. A volte invidio chi non si pone domande nè troppe questioni, chi vive la vita per il gusto di viverla. Un pò come Leopardi che invidiava le pecore perchè non potevano conoscere la verità e di conseguenza l'infelicità. Forse mi pongo troppe domande?



anch'io ho sempre avuto questa sensazione.
alla tua età pensavo, con l'immodestia tipica dei 18 anni e senza la profondità di leopardi [SM=g27824] , che sarebbe stato meglio avere un fisico da pinup al posto di un cervello troppo funzionante.

ora ho scoperto che chi cerca delle domande e prova a darsi e delle risposte ha comunque sempre qualcosa da scoprire e qualcosa da dare agli altri. e questo è un dono.
che costa fatica, ma è pur sempre un dono.
accetta e sfrutta la tua sensibilità.
un abbraccio
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