Nuova forte scossa al largo dell'isola di Sumatra.
Continua la conta dei morti
La nuova, potente scossa ha colpito a circa 400 chilometri di distanza da quella del 26 dicembre.
A Sumatra, alle 7 e 25 del mattino italiane. Non la stessa forza: non quei 9 gradi Richter che hanno scatenato il maremoto, ma 7 gradi, questa volta. E secondo gli istituti americani, ci sarebbe anche una correzione al ribasso: 6,5.
Sempre una potenza impressionante, si tratta del sisma più violento da quello devastante del giorno di Santo Stefano.
E l'Indonesia, l'area più disastrata fra quelle colpite, non riesce a rialzarsi. Oltre al nuovo terremoto, anche la pioggia battente, che allaga i campi profughi, rallenta quando non ferma i soccorsi. Ci sono aree dove gli aiuti non arriveranno nemmeno per le prossime settimane, e il cibo e i generi di prima necessità vengono lanciati dal cielo. Il governo di Giakarta si arrende: non è più in grado di fornire un numero preciso e verificabile dei decessi. 100 mila i morti, forse più, solo a Sumatra. Un numero delle vittime complessivo che si aggirerebbe attorno alle 150 mila. Ma tutto è approssimativo.
Dalle 80 mila accertate in Indonesia - potrebbero diventare 200 mila - alle 29 mila nello Sri Lanka, alle 11 mila in India, fino alle 4.500 in Thailandia.
Il bilancio di un'ecatombe.
Eppure, tra le tante storie di morte, tra i mille funerali in corso ora dopo ora nelle aree disastrate, tra le centinaia e centinaia di fosse comuni, ci sono le storie dei fortunati, dei sopravvissuti: come quella di Ichsan Azmi, 27 anni, che ha resistito più di 120 ore sotto le macerie di Aceh, dove si segnalano però le prime vittime di epidemie.
La comunità internazionale ha finora messo a disposizione un miliardo di dollari per i soccorsi e la ricostruzione.
Tutti si stano impegnando, dall'Europa alla Cina agli Stati Uniti.
È una corsa contro il tempo, mentre la terra continua a tremare.