NO ALLA MORTE DI SADDAM

fiordineve
00giovedì 28 dicembre 2006 04:13
Per Casa Bianca è una "pietra miliare"
All'indomani della condanna a morte di Saddam Hussein, si sprecano i commenti di chi è a favore e di chi è contro la sentenza. La Casa Bianca ha parlato di "un'importante pietra miliare nel cammino verso il futuro dell'Iraq". "L'Italia è contraria alla pena capitale, sempre e comunque", ha detto invece Romano Prodi, ribadendo la posizione già espressa dal ministro degli Esteri Massimo D'Alema.


Inevitabile il giudizio degli Stati Uniti che hanno speso uomini e mezzi per far cadere il regme dell'ex raìs. "Questa giornata - ha spiegato un portavoce del presidente americano George W. Bush - segna un'importante pietra miliare nello sforzo del popolo iracheno di sostituire la tirannia con uno stato di diritto".

Tramte le parole di D'Alema, l'Italia ha fatto sapere che la posizione del nostro governo sulla pena di morte è la stessa, da sempre. ''Naturalmente, senza volere per nulla sminuire la gravità delle responsabilità di Saddam Hussein nei massacri, nell'oppressione, nelle uccisioni, nelle torture. Il mio non è un discorso certamente in sua difesa, tuttavia io difendo il principio secondo cui la pena di morte non è accettabile e quindi continuo a sperare che questa sentenza non venga eseguita", ha spiegato il ministro.

Dal canto suo, Marco Pannella ha iniziato uno sciopero della fame e della sete per scongiurare la condanna a morte di Saddam. Il leader radicale ha rivolto una richiesta di intervento al governo, che già aveva fatto sentire la sua voce in occasione della prima condanna a morte del dittatore iracheno. Pannella si è anche offerto di recarsi di persona, subito, a Baghdad, o dove sia necessario, per ottenere la conversione della pena di morte in quella a trent'anni di reclusione.

Non si è sbilanciata la Gran Bretagna, che tramite il Foreign Office ha spiegato che il Regno Unito "è contrario in linea di principio alla pena di morte, ma l'esecuzione di Saddam Hussein è una decisione che spetta solo il governo iracheno".

Di parere opposto le varie associazioni umanitarie, come Human Rights Watch, che ha chiesto alle autorità irachene di non eseguire la condanna a morte dell'ex presidente iracheno Saddam Hussein, affermando che il processo da lui subito per crimini contro l'umanità è stato viziato da irregolarità. "Imporre la pena di morte, indifendibile in ogni caso, è tanto più un errore dopo un processo così iniquo", ha detto Richard Dicker, direttore del programma Giustizia internazionale dell'organizzazione per la difesa dei diritti umani.


Presidenza Iraq: non serve l'ok di Talabani
La sentenza della Corte d'appello che ha confermato la condanna a morte di Saddam Hussein è definitiva. Lo ha reso noto la Presidenza irachena, precisando che non serve l'approvazione del presidente Jalal Talabani. Sembra così cadere nel vuoto l'impegno dello stesso Talabani, che aveva ricordato di essere tra le persone che hanno firmato una petizione internazionale contro la pena di morte e di voler rispettare l'impegno.

"L'approvazione del Presidente non è necessaria, la decisione della Corte è definitiva", ha spiegato Hiwa Osman, uno dei collaboratori di Talabani. In base alla legge la condanna a morte irrogata in primo grado dal tribunale deve in realtà essere ratificata anche dall'ufficio del Presidente, ma basta anche la firma dei Vicepresidenti: una scappatoia legale già adottata in passato da Talabani, che si era sempre detto contrario alla pena capitale.

Saddam: "Morirò come un martire"
L'ex presidente iracheno Saddam Hussein ha detto che morirà "come un martire" e ha chiesto al popolo iracheno di restare unito "di fronte ai suoi nemici" in una lettera "al popolo iracheno", autentificata dai suoi avvocati. "Mi sacrifico. Se Dio vuole, deciderà di mettermi tra i martiri e i veri uomini", ha dichiarato l'ex rais.

"I nemici dell'Iraq, gli invasori e i Persiani hanno trovato un ostacolo nell'unità tra voi e quelli che vi dirigono. E' per questo che tentano di seminare zizzania tra voi", ha aggiunto Saddam, in riferimento agli americani e ai vicini iraniani.



http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo341657.shtml

fiordineve
00giovedì 28 dicembre 2006 04:17
E' UNO DEI MOMENTI IN CUI L'ASSENZA DI WALKO SI FA PIU' STRAZIANTE.
LUI, CON LA SOLITA PACATEZZA E MAESTRIA, SAPREBBE COSA DIRE.

DAL CANTO MIO, CONTRARIA ALL'EUTANASIA, ALL'ABORTO, ALLA CACCIA E A QUALUNQUE FORMA DI MORTE VOLUTA DALL'UOMO


DICO NO ALL'IMPICCAGIONE


NON E' NELLE NOSTRE MANI L'UCCISIONE DI UN UOMO (ALTRE FORME POTREBBERO ESSERE ESEGUITE), RICORDIAMOCELO.


Cobite
00giovedì 28 dicembre 2006 07:22

Ci sono molte cose in cui non mi convincono in questo articolo.
Ad esempio non mi risulta che le truppe americane siano pagate solo dagli americani, bensì mi risulta che dopo la finta "fine della guerra in Iraq", anche noi versiamo la nostra quota alle truppe americane che ora sono presenti con il consenso dell'Onu. Gli usa a fare questa"pace" più la tirano lunga e più noi ammortizzano la prima parte di guerra, quella non voluta dall'Onu. Bush forse perde la faccia politicamente ma non economicamente.

Altra cosa. Trent'anni di galera a chi ha ordinato di fare quel che è stato fatto contro i dissidenti in Iraq sono assolutamente pochi. Forse voleva Pannella dire 30 ergastoli, ma ancora sarebbe poco.

La condanna di morte non è la cosa peggiore, certe torture e certe prigionie sono ben peggiori (vedi ad esempio regime di Sadan Ussein). Alcuni stati non l'hanno ancora abolita, altri pur avendola codificata non la praticano, ma tutti ce l'hanno nel codice di guerra.

Giancarlo cobite
guidoarcicamalli
00venerdì 29 dicembre 2006 11:54
no alla pena di morte, non diventiamo come caino, nessuno lo tocchi, nessuno può assassinare o mettersi al posto di dio è assurdo assurdo
Geneshys
00lunedì 1 gennaio 2007 12:25
...in fondo lui era già morto dentro, se ne sarebbe accorto dopo giorni, mesi o anni di prigionia... la giustizia è chiamata a non togliere la vita.
Io penso che la condanna,per chi è reo di fatti gravissimi come quelli di Saddam, va sempre e comunque ricercata dentro la vita, la morte esclude inevitabilmente la consapevolezza della ragione, che è quella che ogni uomo deve raggiungere... poi sta a Dio l'ultimo giudizio...

La sua morte partorirà soltanto morte e violenza.

Saluti
Gae
guidoarcicamalli
00lunedì 1 gennaio 2007 22:34
infatti se era già morto perchè non farlo morire in prigione [SM=x142937]
Cobite
00lunedì 1 gennaio 2007 22:54
Re:

Scritto da: guidoarcicamalli 01/01/2007 22.34
infatti se era già morto perchè non farlo morire in prigione [SM=x142937]



Perchè la giustizia, per fortuna, non è data a noi di farla, ma ai suoi compatrioti.

Vorrei avere letto questo quando LUI ha fatto ammazzare i Kurdi o i contadini per rivalsa.

Giancarlo cobite




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