MA IL CIELO E' SEMPRE PIU' BLU - Rino Gaetano

fiordineve
00mercoledì 28 novembre 2007 18:02



Chi vive in baracca, chi suda il salario
chi ama l’amore e i sogni di gloria
chi ruba pensioni, chi ha scarsa memoria
Chi mangia una volta, chi tira al bersaglio
chi vuole l’aumento, chi gioca a Sanremo
chi porta gli occhiali, chi va sotto un treno
Chi ama la zia, chi va a Porta Pia
chi trova scontato, chi come ha trovato
na na na na na na na na na


Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh,
ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, uh uh…


Chi sogna i milioni, chi gioca d’azzardo
chi gioca coi fili, chi ha fatto l’indiano
chi fa il contadino, chi spazza i cortili
chi ruba, chi lotta, chi ha fatto la spia
na na na na na na na na na


Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh,
ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, uh uh…


Chi è assunto alla Zecca, chi ha fatto cilecca
chi ha crisi interiori, chi scava nei cuori
chi legge la mano, chi regna sovrano
chi suda, chi lotta, chi mangia una volta
chi gli manca la casa, chi vive da solo
chi prende assai poco, chi gioca col fuoco
chi vive in Calabria, chi vive d’amore
chi ha fatto la guerra, chi prende il sessanta
chi arriva agli ottanta, chi muore al lavoro
na na na na na na na na na


Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh,
ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh,
ma il cielo è sempre più blu


Chi è assicurato, chi è stato multato
chi possiede ed è avuto, chi va in farmacia
chi è morto di invidia o di gelosia
chi ha torto o ragione, chi è Napoleone
chi grida “al ladro!”, chi ha l’antifurto
chi ha fatto un bel quadro, chi scrive sui muri
chi reagisce d’istinto, chi ha perso, chi ha vinto
chi mangia una volta, chi vuole l’aumento
chi cambia la barca felice e contento
chi come ha trovato, chi tutto sommato
chi sogna i milioni, chi gioca d’azzardo
chi parte per Beirut e ha in tasca un miliardo
chi è stato multato, chi odia i terroni
chi canta Prévert, chi copia Baglioni
chi fa il contadino, chi ha fatto la spia
chi è morto d’invidia o di gelosia
chi legge la mano, chi vende amuleti
chi scrive poesie, chi tira le reti
chi mangia patate, chi beve un bicchiere
chi solo ogni tanto, chi tutte le sere
na na na na na na na na na


Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh,
ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, uh uh

Cobite
00mercoledì 28 novembre 2007 21:00

Chi.... cosa? [SM=g27833]

(la ritengo una brutta delle canzone)

Giancarlo
elfo nero
00venerdì 30 novembre 2007 00:30
C-A-P-O-L-A-V-O-R-O


GRAZIE Fiordineve, GRANDE Rino

[SM=g27811] [SM=g27811] [SM=g27811]

Cobite
00venerdì 30 novembre 2007 00:55
[SM=g27812]

La trovo bruttissima, ripetitiva, monotona e soprattutto senza senso!!! [SM=x142859]
Certamente trovo più poetico il raglio d’un asino!!! [SM=x142839]

[SM=x142935] Giancarlo
fiordineve
00lunedì 3 dicembre 2007 23:39



Misterrrrrrrrrrrrrrrrrr, zitto, pensi ai suoi pesci, alle sue piante, lei è rimasto a Bella ciao. [SM=g27819] [SM=x142832] [SM=x142840] [SM=x142859] [SM=x142864]
r.f.85
00lunedì 17 dicembre 2007 23:18
fermo restando il santo principio che ognuno la pensa come vuole, per fortuna,
mi stupisce leggere il parere di Cobite riguardo a questo capolavoro di leggerezza, saggezza antica, e anche, perchè no, spiritualità più grezza e vera.

Potrei parlarne per ore, ma una cosa soltanto può fare capire cosa intendo dire:
tra i "chi" della canzone, senza alcun problema, si potrebbe inserire anche

"chi non capisce la canzone"

perchè anche tu, malgrado non capisce il senso del suo cielo,
ne hai il sacrosanto diritto, di starci sotto.

Le poesie/canzoni vanno interpretate anche insieme alle altre opere, per capire meglio il pensiero che c'è dietro. C'è una canzone di Rino che recita "Beati i bulli di quartiere, perchè non sanno quello che fanno, e i parlamentari ladri, che sicuramente lo sanno"

Quello stesso principio per cui Bulli e parlamentari (e molti altri) sono "beati", è quello per cui nella canzone in questione stanno tutti sotto lo stesso cielo. Tutti siamo beati, tutti siamo sotto lo stesso cielo, tutti esistiamo senz'avere più colpe. Rino tenta di lavarci dal peccato originale, e lo fa con le parole più semplici. Anche la mera tecnica dell'elencazione - quasi biblica se ci pensate - significa molto. Basta essere accettati in questo elenco, e in questa musica lievissima, per essere perdonati, lavati, purificati. L'elencazione poi ha una implicita tendenza universalizzante, rimanda tacitamente a tutto quanto non viene citato, ma che pur andrebbe citato. Un po' come Benigni quando dice che ci bacerebbe tutti, ai suoi spettacoli, ma non tutti insieme, "uno ad uno". Ah, finalmente nelle canzoni di Rino, come nel Vangelo, o in Dante, o in Benigni, o in tanti altri testi di tanti autori dotati di grande spiritualità, siamo tutti perdonati per il peccato d'esistere, qualunque sia il nostro modo d'esistere. "Se non sono gigli, son pur sempre figli, vittime di questo mondo" recitava De Andrè, altro autore di somma spiritualità. Se ne potrebbe parlare per mesi.


Spero che il mio contributo sarà utile e persuaderà il sommo moderatore :)
Cobite
00martedì 18 dicembre 2007 06:35
Per scrivere, parlare e comunicare attraverso un qualsiasi linguaggio bisogna per prima cosa usare la logica e solo poi le sue regole codificate. Non parlo solo della parola ma di qualsiasi altro metodo di trasmissione del pensiero.
Parole messe a caso oppure allineate non dicono nulla. Non sono neppure brutte espressioni, non sono espressioni e basta.
Questa canzone è composta da un elenco di soggetti (colui che…, coloro che… ) ma non esiste predicato verbale che li lega assieme, neppure uno neppure piccolo.
Che il cielo sia sempre più blu è una espressione, non proprio originale, che non fa certo da predicato verbale alla lista dei "Chi".
Non ha senso dire "chi non sa scrivere il cielo è sempre più blu" Logico sarebbe " chi non sa scrivere fa solo pasticci" o anche " sotto il cielo blu c'è chi non sa scrivere" in cui esistono gli elementi base del linguaggio: soggetto e predicato verbale.
Quello di dire che " sotto un cielo sempre più blu ci sta chi …. " è una tua invenzione, non certo un'interpretazione.
Seguendo il tuo dire io posso inventarmi qualsiasi altra cosa come ad esempio "sopra il cielo sempre più blu ci sta chi ..." o anche “ma il cielo sempre più blu se ne frega di chi…" e via dicendo. Tutto questo, però, non lo dice ne' lo fa intendere la canzone che rimane un pasticcio di soggetti privi di predicato verbale e quindi non dicono nulla.
Non mi interessa che l'autore abbia scritto anche altro, e non è questo il luogo per fare la sua pubblicità. [SM=x142859]
Qui dovrebbero arrivare solo testi di canzoni che possono essere visti come poesia e non certo liste insensate, ironie insulse o paragoni iriverenti (paragonare Dante o il Vangelo con questa lista insensata è davvero mancanza di rispetto)[SM=g27812]

Giancarlo
r.f.85
00martedì 18 dicembre 2007 17:32
Lieto d'aver sollevato una discussione, mi dispiace d'aver offeso involontariamente la tua sensibilità. Nelle mie intenzioni, per come interpretavo le canzoni, il fatto di paragonarle a testi notoriamente più alti non voleva essere offensivo, anzi, il concetto che tentavo d'esprimere, penso che sarai d'accordo, è un concetto nobile.
E' nobile, e di difficile espressione, anche a questo servono la poesia e la religione.
Tentare di liberare gli uomini dal senso di colpa per la disobbedienza compiuta col venire al mondo, questo è il concetto che a parer mio accomunava Vangelo, Dante, De Andrè, ma anche filosofi come Michelstaedter, Stirner, lo stesso Leopardi che prova a dare un senso a questo deserto col suo profumo di ginestre, di poesie. Il senso di colpa deriva, a parer mio, perchè esistendo così, noi, in questo modo concreto e unico, annulliamo, violentemente, ontologicamente, tutte le altre possibilità di esistenza di quel qualcosa che ci ha messo al mondo (es: Tra milioni di spermatozoi, ha vinto solo uno.) Ci sentiamo in colpa, quindi, per essere noi, e quindi per essere ontologicamente dalla nostra parte, ognuno dalla propria parte. Per esprimere ancora meglio il concetto, citerò Emily Dickinson, da una nota poesia dove parla della figura del poeta, dice: "della sua parte ignaro, tanto che il furto non lo turberebbe, è per sè stesso un tesoro inviolabile al Tempo".
Della sua parte ignaro, il poeta. Ma non è neanche dalla parte degli altri: "è per sè stesso un tesoro". In generale, quindi, ignaro di qualsiasi parte, perchè il suo sguardo abbraccia tutto, e di questo tutto ci restituisce l'essenza in poche parole. "Non al denaro, non all'amore, nè al cielo" diceva ancora De Andrè citando Lee Masters. Se il poeta ha il dono di questa immensa imparzialità, chi è parziale? ti stupirà, ma è parziale lo stesso Dio: ecco una terzina di Dante: "La Gloria di colui che tutto move, per l'universo penetra e risplende, in una parte più e meno altrove", cioè, nell'ottica dantesca medievale Dio divide tra beati e dannati. De Andrè la riprende in questi termini: "Nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi, ha già troppi impegni per scaldar la gente d'altri paraggi". In entrambi i poeti, Dio è "parziale", per motivi diversi. Ma questo dio è un dio da vecchio testamento. Era, possiamo dirlo, parzialissimo. Però la storia vuole che Cristo abbia riaperto le porte del paradiso, col battesimo, la purificazione dal peccato originale. Questo in termini teologici. In altri termini, Cristo è arrivato e ha perdonato tutti per esistere in qualsiasi modo. "Non giudicare e non sarai giudicato". Persino l'adulterà meriterà il perdono, o chi lo uccide in croce. Perchè non sa quello che fa. Ma l'adultera, lei lo sapeva che tradiva. Quindi il perdono non è subordinato alla coscienza della delittuosità dell'azione nell'agente. Non è "perdonali perchè non sanno quello che fanno", ma semplicemente "perdonali". Il perdono è la chiave della sua fede, che ci apre al regno dei cieli. Il regno dei cieli che è un luogo dove nessuno giudica nessuno. Avrai già colto cosa intendo dire, il cielo "sempre più blu", come un abisso, non come una volta piatta, ma come un colore profondo che contiene i nostri parzialissimi "chi". Rino, secondo me, ci invita a guardare, con una canzonetta, a quanto siamo piccoli se visti dal cielo, quanto siamo parziali, eppure comici, ridicoli, piccoli peccatori o piccoli santi. "Beati sono i santi, i cavalieri e i fanti" recita sempre in un'altra canzone. Cioè, non importa dalla moralità dell'azione, non importa chi tu sia: non c'è selezione sotto il cielo. E' un qualcosa che sovrasta tutti allo stesso modo, legge unica per tutti. E' come un inno alla varietà dell'esistere.

PS:
Dici che non ci sono predicati, quindi non c'è espressione in senso proprio. La gente, tuttavia, capisce la canzone. Quindi, direbbe Croce, essa già esprime. A parte questo, secondo me "chi vive in baracca, chi suda il salario" è un'espressione, perchè "vive" e "suda" sono predicati. Quasi tutti i "chi" hanno dei predicati.
E potrai benissimo ammettere che in italiano esiste un uso, quello del verbo sottointeso. Per cui possiamo intendere, e anche tu penso che l'abbia inconsapevolmente inteso, come un: "c'è chi, c'è chi".
Dici poi che non c'è predicato che leghi i "chi" al ritornello del cielo.
Il ritornello è "ma il cielo è sempre più blu". "Ma" è una congiunzione avversativa, quindi congiunge le parti che davi per disgiunte.
Allora il discorso è ricostruibile come "c'è chi vive in baracca e chi suda il salario, ma il cielo è sempre più blu". Quando tutto è esplicito, però, la poesia, che è allusione e suggerimento, perde molto.
Noterai, poi, che molti "chi" sono in opposizione tra di loro: "chi canta Prévert, chi copia Baglioni". Frase colma di senso. Se neghi che sia "una espressione", neghi di capirla. Ma siccome la capisci...

Alla prossima
Cobite
00martedì 18 dicembre 2007 19:01



Hai scritto tante parole, ma con il testo della canzone non c'entrano proprio nulla. Potevi risparmiarle per una recensione in altra sezione del forum (senza fare paragoni assurdi).

Per il testo.

In italiano a volte il predicato verbale viene sottointeso, ma non è questo il caso.
Mancando di predicato verbale ( "vive" e "suda" sta a specificazione del soggetto ovvero è aggettivazione del verbo e non è predicato verbale) in questo caso puoi intendere ciò che vuoi, o meglio, come ho dimostrato sopra, puoi inventare ciò che vuoi.

"c'è chi vive in baracca e chi suda il salario, ma il cielo è sempre più blu"."
Non è che questo dica molto di più pur essendo corretta. Non ha logica la contrapposizione del cielo con il fatto che c'è chi vive in baracca o chi suda il salario.
Se il cielo era sempre più rosa andava meglio o peggio per chi suda o per chi vive in baracca o per chi ama l'amore o tira al bersaglio?
Se con il cielo blu s'intende che a lui va sempre bene, chi ha detto che avere una "casa" o un "lavoro" o amare la zia non sia un bene?
Nel suo listone c'è di tutto, non necessariamente riferimenti a situazione pessime o ottime o contraddittorie.
Il tuo esempio è simile a :
" c'è chi scrive, c'è chi canta, ma il tramonto è rosa"
Non ha senso!

La gente magari ascolta la musica e bada a poco alle parole.
Pure un tam tam può essere piacevole, questo non vuol dire che abbia un testo o un senso.
Qui stiamo commentando il testo non il tam tam.
Un po' di logica non farebbe male neanche a Rino Gaetano, in particolare se ha qualcosa da dire davvero.
In quanto all'uso di liste in poesia, ma anche per chi scrive (se non fa il contabile) consiglierei di seguire le indicazioni che Nichilista errante (Leo per gli amici) ha fatto per chi inizia a scrivere. La trovi qui: http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=2531385

Ciao

[SM=x142897] Giancarlo
r.f.85
00mercoledì 19 dicembre 2007 00:55
Sono due posizioni inconciliabili. Tu assimili il linguaggio poetico a quello logico-grammaticale. Per me appartengono a ordini di valore diversi, per cui la logica e la poesia, pur incontrandosi, non sono congiuntamente necessarie. Attenersi a schemi intellettuali statici è solo un male. L'errore è vita, dice un professore di linguistica nel mio Ateneo. E uno scrittore scapigliato, che ora non ricordo, in un saggio sul romanzo disse che "ci innamoriamo dei difetti delle opere". Forse è proprio questo che piace in questa canzone, quello che a te suona come un grande difetto, ma che in realtà è anche un cambiamento. Il filosofo R. Pirsig la chiamerebbe "qualità dinamica", ovvero la trasgressione come bene in sè. Ma ora mi fermo, penso di avere sostenuto abbastanza la mia tesi. Poi si finisce per accanirsi troppo contro il cosiddetto "sistema immunitario culturale". Ovvero, tutti quei meccanismi di chiusura verso il cambiamento, esistenti a tutti i livelli di valore, sociale, intellettuale. Come i tuoi schemi iper-razionalistici fondati sulla grammatica, per cui arrivi a sostenere che queste non siano espressioni, perchè lo dice la grammatica. Mi spiace per te, per fortuna molta gente ama questa canzone, e molte altre. In fondo, è solo una questione di "capienza". Meno schemi statici hai, meno ti chiudi nel tuo sistema immunitario culturale, più apprezzerai ogni istante della vita. Buona fortuna.
Cobite
00mercoledì 19 dicembre 2007 08:03

Ripeto: la poesia è comunicazione con la parola e come tale deve seguire la logica della comunicazione e del linguaggio compresa quella di sottoindendere e del richiamo psicologico e via dicendo.
Perfino la poesia semantica segue le regole della comunicazione e del linguaggio, figuriamoci per il resto (ascoltati e leggi Fosco Moraini in una sua poesia famosaIL LONFO")

Scusa, tu sei contro tutto per partito preso ma non vedi i tuoi controsensi: scrivi tanto ma demonizzi la scrittura che è un prodotto civile e culturale che matura da millenni; parli di poesie e di filosofia ma neghi la logica fondamentale della comunicazione che è presente in ogni comunità sociale, anche non umana... e infine usi il computer che è un esempio di logica base applicata alla tecnologia. [SM=x142839]
Mah? [SM=x142813]

Va be', chiudiamo qui, sì, è meglio.

Ciao

[SM=x142815] Giancarlo
r.f.85
00mercoledì 19 dicembre 2007 13:13
mi hai frainteso, forse non mi sono spiegato bene. Non demonizzo nulla. Anzi, proprio per quello che ho detto, riesco ad apprezzare un testo come quello in questione senza chiedermi se manca il verbo o meno. Lo capisco e basta. Se lo capisco qualcosa ce l'avrà. Sei tu che demonizzi, perchè ti attacchi a schemi interpretativi iper-razionalistici, confondendo il concetto di espressione con quello di compiutezza logica. Io amo le conquiste umane codificate, assimilate, introiettate dalla cultura, perchè se sono sopravvissute significa che hanno portato il meglio, e a loro volta, un tempo, sono state trasgressive. Pensa a quanti morti sul rogo per la verità scientifica. Dico però che a colpire l'umano senso "del meglio" è sempre l'eccezione, talvolta molto trasgressiva, e la citazione di R.Pirsig mi serviva a giustificare questa tesi su basi filosofiche. Perchè ogni tesi pretende una dimostrazione, e nel campo dell'opinabile la logica è preferibile, certo. Chi lo negherebbe mai. Ma qui si parla di poesia. Di cui abbiamo ormai capito che tu hai un concetto razionalistico. La poesia come mezzo di comunicazione, con tutto ciò che comporta la tua definizione. Sempre citando Pirsig: per te una motocicletta è quella descritta nel libretto d'istruzioni. Per me una moto può rispettare il libretto d'istruzioni, o non rispettarlo, magari perchè gli hanno tolto un bullone inutile, o aggiunto un qualcosa di meglio. L'importante è che cammini, e che ci possa andare col vento in faccia. La mia moto non è il libretto d'istruzioni. Sulla moto di questa canzone ci sono salite un sacco di persone, e a nessuno sarebbe mai venuto in mente di dire che le manca il verbo. Al massimo che le manca la parola ;)

Ps: per intenderci, ho letto la poesia "il lonfo"
Parli di regole della comunicazione, e fin qui ti seguo. Ma rispettarle serve a comunicare, il fine, il valore protetto è il passaggio di significato tra due soggetti.
Di questa poesia, concorderai, capire il senso è quasi impossibile. E l'unico commento postato alla poesia è di un tale che ammette di aver riso, ma di non averci capito molto. Dov'è la comunicazione? A me non ha comunicato nulla, se non il fatto che con la lingua si può arrivare a livelli di gioco musicale estremi.
Ha comunicato divertimento, sicuramente, ma non ha comunicato a livello semantico. Il significato non è passato. Ne è passato uno di livello diverso.
Questa poesia ha una qualità diversa, di far sorridere, di stupire. Non la qualità poetica tradizionalmente intesa, di comunicare, parlare dritto al cuore. Che quella di Rino Gaetano, pur citando un cielo blu, ha di più. Quindi, se difendi le regole della comunicazione per difendere la comunicazione, è sacrosanto. Ma se le difendi solo per difenderle, cioè se il fine è la regola, e non più la comunicazione, riveli quello che dico dall'inizio, cioè che in realtà non parli di poesia, ma di osservanza di regole logico-grammaticali.


Cobite
00mercoledì 19 dicembre 2007 23:19


Un pensiero per stare in piedi ha bisogno di almeno due cose: il soggetto ed il predicato verbale.
Se non capisci questo non so che farci. Non si tratta di pensarla in un modo o nell’altro.

In quella cosa di Rino ci sono solo quintali di soggetti e di attributi del soggetto, ma neanche un predicato a loro riferito.

Non è che io non capisca quello che vuol dire, al contrario capisco la confusione di significati che uno può dare inventandosi quello che non c'è: i verbi (di verbi ne esistono a migliaia).
Quella di Rino è la peggior cosa che abbia mai letto in vita mia. Non si può neppure dire che sia uno scritto, di certo non è pensiero e quindi non ha neppure la base per aspirare ad essere poesia.
[SM=x142897]
Giancarlo

r.f.85
00giovedì 20 dicembre 2007 01:20
Gli affreschi delle caverne, che ritraggono un bue, non hanno verbo. Evocano. E comunicavano molto, allo spettatore abituato a riconoscere in esse dei segni. Tutto quindi dipende dal significato che dai all'opera, dal ruolo che riveste nell'orizzonte di valori tuo e della tua cultura. La pretesa che ci debba essere un pensiero "compiuto" è una pretesa razionalistica. Perchè il nostro orizzonte di valori tecnologico e scientista, in arte estremamente aristotelico, vuole questo. Vuole una bellezza aderente (Kant) a un canone. Non una bellezza in sè. La ragione, la bellezza in sè, neanche sa cosa sia.
Ma un elenco di soggetti, talvolta messi anche in successione particolare, evoca. Che non esprimano un pensiero è una tua affermazione. Sicuramente sono un catalogo. Catalogo, in greco, era "katà-leghèin",
Nella parola stessa katà-leghein c'è il logos, il "discorso", "pensiero", "ragione". Il catalogo è anch'esso una forma di discorso e di pensiero. Il discorso del mettere sotto (katà), dell'ordinare. E' noto in poesia il catalogo delle navi, nel libro secondo dell'Iliade, ma anche le genealogie bibliche.
La elusione dell'azione, del tuo caro verbo, è una perfetta scelta stilistica. Che tu escluda la possibilità di eludere un predicato, perchè se no, il testo, non ti comunica niente, è un tuo difetto di immaginazione. Non riesci a vedere nient'altro. Se guardo i muri della sinagoga Pinkas, a Praga, ricoperti da migliaia e migliaia di nomi di ebrei uccisi nei campi di sterminio, mi commuovo. Sono un elenco, un elenco che, data la presenza delle date, sottointende: questi sono nomi di persone morte. Un elenco che emoziona fino al pianto. La canzone di Rino va al contrario: sembra dire, questi che elenco sono soggetti vivi. Vuoi sapere perchè? Perchè sono individuati da un'azione, come hai avuto modo di notare. Non è un elenco di Rosalba e Maria. Non sono nomi, sono azioni. Ciò che si muove è vita, e può emozionare quanto un elenco di morte. Anche questo, forse, spiega il successo della canzone.
Cobite
00giovedì 20 dicembre 2007 21:08

Gli affreschi delle caverne, che ritraggono un bue, non hanno verbo.



A parte la tua gratuita affermazione che i disegni non contengano un predicato verbale è chiaro comunque che non si tratta di poesia in linguaggio corrente e tengo a precisare che questo forum non è un muro di caverna!

r.f.85
Sei pregato vivamente di leggere il regolamento e di leggere anche il titolo di questa rubrica.

Qui chiudo la discussione.

Giancarlo
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