Libero arbitrio e predestinazione

macrino
00domenica 8 aprile 2018 16:28
Se ognuno ha il suo destino, a che pro ribellarsi o chiedere a chi l’ha decretato in tutto il suo svolgimento di cambiarne anche solo un particolare, con la conseguenza che anche una piccola variazione potrebbe poi modificare il percorso successivo? Ancora una volta il ragionamento su un’esperienza si incastrava negli stretti anditi di un labirinto. Il dilemma tra libero arbitrio e predestinazione non solo originava aporie, ma dipingeva degli scenari assurdi e blasfemi: infatti, se è l’Altissimo a stabilire la sorte di ogni essere vivente, allora qualcuno potrebbe persino di accusarLo di crudeltà; se, invece, siamo noi con le nostre scelte più o meno consapevoli a determinare gli eventi, dobbiamo riconoscere che siamo autolesionisti, non potendo scovare una ragione plausibile per cui ci si debba infliggere torture inenarrabili non certo per evolvere, ma per tralignare e perdere il senno, giacché la sofferenza parossistica ed incessante provoca soltanto abnormi rovine. Non solo, se gli uomini sono dotati di autonoma volizione, Dio deve rinunciare alla Sua onnipotenza, limitandosi ad assistere ad uno spettacolo di cui conosce già l’epilogo. In tale contesto, che valore assumono le profezie, in particolare quelle del Nuovo Testamento, interpretate, a differenza di quanto attiene ai libri dei profetici ebrei, per lo più proprio come predizioni di un futuro ineluttabile? Sebbene non scevre di limiti, le concezioni teologiche delle principali chiese evangeliche che rigettano il convincimento del libero arbitrio per anteporvi la Provvidenza e l’imperscrutabile volontà divina da cui tutto dipende, non incorrono nelle dissonanti incompatibilità dei teologi cattolici costretti a tentare di conciliare due principi inconcilabili. Si capisce che il Male non è tanto qualcosa di tangibile, concreto anzi comprese che il male tangibile, concreto è il paradossale risultato di un’insensatezza teorica ed ontologica, dacché non si intende per quale motivo debba esistere il Male nell’universo, visto che esso, se non distrugge Dio, ne contraffà l’immagine, in quanto il mysterium iniquitatis costringe a compiere con il pensiero spericolate ed audaci acrobazie, funambolismi che, anche quando sono eseguiti con magistrale bilanciamento, si concludono tutti nello stesso modo: con l’equilibrista che finisce spiaccicato a terra. Sia gli atei sia i credenti prospettano un cosmo irrazionale. Ogni tentativo di sciogliere un garbuglio concettuale, crea un nodo di Gordio.
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