Lattera aperta ad Ironia-oggetto:cerco un vu' cumprà

ceo1
00venerdì 24 settembre 2004 15:54
Lettera aperta ad Ironia-oggetto:cerco un vu'cumprà
Ironia cara della vita mia,
ti chiedi cosa possiedi che m’ammalia.Sei, semplicemente,il nocciolo duro di me stesso:coerenza e coraggio insieme.
Dopo il fallimento dell’amore, rimanesti sola, e non conoscesti altri,concentrata com’eri sull’unico bene che ti era rimasto:tua figlia,la mia cara sagacia, e, nel mentre, ricostruivi te stessa, lentamente,pensavi, soffrendone,di avere una doppia personalità, ma in realtà non ti sei svenduta,e non hai vissuto scioccamente cedendo alle vanesie tentazioni della vita.
In questo mi somigli.
Quando ancora celibe,(mi sono sposato a 30 anni), frequentavo in Paese il circolo di cultura, quasi ogni sera,in comitiva, s’andava a Trapani per un film, una passeggiata,o una consumazione al bar.
Si finiva di regola in via Battipaglia,rinomato quartiere di prostituzione,dove gli amici si portavano "per rinfrescare il becco all’uccello", come s’usava dire.
Provavo solo pena, e non mi sentii mai di seguirli.
Per farla breve, non ho conosciuto donna se non dopo il matrimonio, ed ancor oggi posso dire di non aver mai copulato, se non provando sentimenti d’amore(quasi sempre unilaterale e mal ripagato).
E,a proposito d’amore, concordo con chi asserisce che non si può non amare Roma.
Per questo, quando nel 2000, Clara,la mia primogenita, mi disse che avrebbe scelto l’università di Roma, ed Ale,sua sorella minore, manifestò la stessa intenzione,feci come Turi,protagonista del mio racconto-poesia”Della fortuna al Lotto”, non ci dormii più la notte.
Poi,in internet, trovai il sito delle aste giudiziarie e la gara della casa che ora abito.
In banca chiesi i due assegni circolari per il deposito cauzionale e le spese d’asta per la partecipazione, e l’assicurazione che m’avrebbero erogato un mutuo in caso d’aggiudicazione.
Tre giorni di ferie dall’ufficio ed il primo volo per Roma, mi consentirono l’acquisto.
Ma era soltanto un vecchio fabbricato, nato come reliquato di cubatura e destinato,a quel tempo, come alloggio per il custode,in un condomio di due palazzine,ricavato in mezzo a due garaci, e seminterrato.
Una notte d’incubi quella precedente alla scadenza di partecipazione all’asta! Consapevole, che se non fossi riuscito a comprare il giardino restrostante al fabbricato,
appartenente a due diversi proprietari , avrei dovuto
abitare un loculo;perchè tale era.
Partecipai all’asta come un pugile suonato e con la speranza di riscatto nel cuore.
Intanto, produssi domanda di trasferimento all’ufficio, che, quasi certamente, avrei ottenuto, per il punteggio che potevo far valere.
Ma bisognava ristrutturare casa prima del settebre 2001.
Tentativi faticosi e vani con le imprese,mi costrinsero ad utilizzare manodopera di extracomunitari che cercavo di organizzare in cantiere,mentre in ufficio, producevo istanze di malattia per il mancato rispetto dei termini della pubblicazione relativa all’esito del bando di trasferimento.
Ho, da subito, comprato una parte di giardino, mentre l’altra parte,che ho comunque già in uso,spero di poterla comprare quando i tecnici incaricati del lodo arbitrale faranno conoscere la loro stima.
Durante i lavori di ristrutturazione e sbancamento del terrapieno addossato alla casa,ho dormito in terra,la mia valigia come armadio e acqua gelata per le docce.Ora la casa non è più un seminterrato e sono felice di viverci perchè le mie figlie, che da sempre hanno goduto di ampi spazi,ci vivono serenamente ed in grande autonomia,(mi sa che sono io l’estraneo!).
Della mia terra mi mancano gli amici e la
possibilità di guardare l’orizzonte a tutto tondo, e poi, i sapori e gli odori.
Figurati che quando ero ancora giù,in inverno, ma soprattutto in primavera,quando il mare era piatto ed il cielo terso,pittosto che andare in ufficio,che dista un centinaio di metri dal porto,mi prendevo l’aliscafo e raggiungevo Favignana, dove negli anni 80, avevo costruito una casa, (ometto le peripezie d’allora!), in piazza Madrice.
La vista prima di Levanzo, con le sue casette di
pescatori, e poi di Favignana al porto e la sua piazza, in quel periodo,deserta e sonnolenta, costituiscono per me un dolce ricordo, che ristora l’anima e l’inebria degli odori di timo selvatico misto alle brezze di salsedine.
Chissà, se troverò la compagnia della mia Ironia!Protremmo andarci,magari una settimana ad ottobre! Tu che ne pensi?Dammi un consiglio,ti prego,il più possibile disinteressato!E poi,chissà che non vi trovi un vu’cumpra,magari sbarcato di fresco,che non ci venda un pezzetto d’Africa?
Nel mentre, bacio sempre la mia Ironia col suo sorriso

[Modificato da ceo1 24/09/2004 16.28]

ariadipoesia
00venerdì 24 settembre 2004 21:51
questo brano l'ho letto stamattina,
mi sono riservata, di ritornare e di rileggerla ancora.

Sono pronta, preparata al meglio per poterti commentare.

Parto col dirti che è davvero un peccato che l'impaginazione permessa, non ti abbia consentito di dargli una veste grafica che gli rendesse giustizia.

Il brano, impostato intrecciando una sorta di "dialogo-monologato", tra il protagonista e la sua ironia, fa in modo che tutta questa introspezione, questa dissertazione sullapropria vita e sulle scelte fatte, risultasse piu leggero e percorribile.

Bravo![SM=x142846]


fiordineve
00lunedì 4 ottobre 2004 00:31


Trovo che questo monologo con Ironia contenga più di quel che si voglia, ad una prima lettura, far capire.

Ironia potrebbe anche essere un nome dato ad un amore che si vorrebbe riconquistare o ad un addio datato.
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