LA VITA NON HA DESTINO

Ottaviomiano
00lunedì 6 agosto 2007 09:11
Una leggera brezza allegramente gioca tra foglie d’agrumi, sul viso si ferma, mi accarezza, e torna a giocare invisibile, anche ai riflessi scarlatti che dall’orizzonte si diffondono.
Seduto, sul muro che cinge il terrazzo, socchiudo gli occhi alla ricerca di un posto sicuro in cui nascondermi dagli interrogativi che incalzano, che galoppano... Di minuto in minuto ancora più forte, senza lasciarmi tregua.
Stretta fra l’indice ed il medio un’altra sigaretta, l’ennesima. Provo a fumare ricordi che non riesco a disperdere nel vento del passato, ricordi che scavano dentro, che prosciugano l’anima.
Sarà che tirar fuori le cose, anche se non per volontà tua, espone al rischio di dover riconsiderare tutto, di dire a se stessi che anche se si vive in un'Isola felice, che si è più fortunati di altri, realmente non si è un'isola, la nostra fortuna è a discapito delle tante persone che soffrono, che sono state meno fortunate di noi, probabilmente per essere state nel posto sbagliato nel momento sbagliato, o per aver preso una strada piuttosto che l’altra o semplicemente perché sono nate in posti dove la fortuna non va mai a trovarli; ed ecco che i sensi di colpa vengono a farti compagnia, vengono a stringerti la mano e a sedersi accanto. Ed inizi a sentirti un puntino in un mondo enorme, spropositato. Per alleviare il dolore dici “è stato il destino a volere così”, “il caso” ma poi dentro di te sai che non è così, che tu “fortunato” non hai mai fatto nulla per cambiare in corso quel destino, ma te ne sei stato a torcerti per problemi assurdi, inesistenti, a non accontentarti di ciò che il “fato” ti ha dato.
Mi sembra di sentire ancora il suono del campanello, rivivo quei momenti come se stesse succedendo adesso, anzi mi viene il dubbio che stia suonando veramente. Io in accappatoio ero appena uscito dalla doccia, aprii senza guardare dall’occhiello. Una ragazza, un volto conosciuto che avevo scordato. “Sono io Laura”…. Laura, da ragazzo l’avevo amata con tutte le mie forze, adoravo quel suo viso bianchissimo dove risaltavano dolci le rosee labbra. Non l’avevo mai dimenticata, anche se fingevo di farlo per smetterla di soffrire. L’avevo vista baciarsi con il mio migliore amico e non l’ho più perdonata anche se mi sarebbe piaciuto riuscirci. Il dolore era stato tremendo ed anche se lei venne a cercarmi, io non ebbi pietà dinanzi alle sue lacrime… lei non ne aveva avuta per me.
“Che ci fai qui” gli dissi
“Ciao” rispose ancora con gli occhi rivolti verso il basso.
Fra le mani aveva uno zaino, uno di quelli per andare a scuola, era tutto sporco.
“Cosa vuoi da me?”
“Non trattarmi male anche tu” disse con voce tremula “non sei ancora riuscito a perdonarmi?”
“Non ci riesco” dissi mestamente “anche se sono passati ormai quasi quindici anni”
“Neanche io riesco a dimenticare, non mi sono mai data pace per aver perso una persona speciale come te. Ma me ne sono resa conto solo troppo tardi”
“Ed ora perché sei venuta”
“Perché posso contare solo su di te” ed in quel momento alzò la testa e mi guardo negl’occhi.
Il suo volto era pallido, non per la sua carnagione ma per qualcosa di fisico, gli occhi sembravano scavati nel viso ed il contorno aveva un colore che dava più sul grigio, inoltre aveva la voce rauca, di chi ha la tosse ma cerca di nasconderlo.
“Cosa succede, Santo Iddio, cosa hai fatto”
“Faccio la vita Marco”
“ Per quale motivo” risposi mestamente ed anche un po’ deluso
“Motivo? Sono tanti ed è meglio per te non saperli. Comunque sono qui per chiederti un favore” rimase in silenzio per un po’ e riprese “So che sei l’unico su cui posso contare”
“Perché ti sei messa a fare la vita, perché”
“La storia è lunga, quando mio padre ci lasciò io e mia madre soffrimmo la fame, lei non riuscì a trovare lavoro e la sentivo piangere ogni sera, nella sua camera. Era straziante sapere che tua madre stava male, io cercai di aiutarla e come? L’unica fonte di guadagno sicuro e redditizia era quella di vendere il mio corpo. Credo che lei abbia sempre saputo la fonte di quel denaro e di questo se ne sia sempre dispiaciuta, ma avevamo bisogno, fra le altre cose lei aveva un cancro e le cure erano costose. Quando mi lasciò anche lei la mia vita non ebbe più senso, le tre persone che amavo erano andate, due per sempre, in un altro mondo, quindi che senso aveva andare avanti? Che senso aveva fare stenti per trovare un lavoro? Così continuai ad usare il mio corpo, a vendermi. Fino ad un anno fa l’ho fatto senza farmi problemi, poi è cambiato tutto, adesso lo faccio per poter dare un futuro alla mia creatura”
“hai una figlia?”
“Si, figlia mia e di nessuno, devo averla concepita in uno dei miei rapporti”
“Ma adesso ho l’obbligo materno di darle un futuro dignitoso”
“Quanti anni ha?”
“Ha solo tre mesi”
“Perché non smetti”
“Non posso più. Voglio che sia tu a fargli da padre”
“Io da padre? No non è possibile, perché dovrei” dissi alzando il tono di voce
“Ho l’Aids” rispose abbassando il capo “ non so quanto mi resta da vivere, so solo che tu sei l’unico di cui possa fidarmi”

Adesso mi chiedo come sarebbe andata se l’avessi perdonata, se fossimo tornati insieme. Probabilmente tutto o forse niente. Potevo darla una seconda possibilità, potevo darla e d’ora in poi la darò a tutti, in fondo anche io vorrei averla per i sbagli commessi… tutti sbagliamo quindi perché non avere una seconda per rimediare all’errore?ù
“Voglio che tu sappia che sei stato l’unico amore della mia vita, e che mi dispiace per aver sbagliato con te, non lo meritavi, ma io ho pagato il mio errore, magari sarebbe potuta essere nostra figlia, magari mi sarebbe aspettata una vita diversa accanto a te, ma ho preso un’altra strada, quella sbagliata.” Quelle parole mi rimbombano in continuazione, torturano i pensieri. Sono stato uno sciocco, per il mio orgoglio, il mio stupido orgoglio, ho chiuso una porta che non volevo chiudere, e che ha fatto del male ad entrambi.
Il pianto di Aurora mi fece ritornare in me stesso, aveva fame. Mi chinai su di lei e la presi in braccio.
“Un’altra cosa ancora, quando lei crescerà non dirgli che sua madre era una Puttana, digli solo che l’amavo e che continuerò ad amarla sempre … anche da morta” così mi disse quando me la diede. “Per nessuna cosa al mondo lo farei, ti ricorderò sempre come ti ho conosciuta, la donna che ho imparato ad amare e che nell’odio non sono riuscito mai ad odiarla veramente” le avevo risposto con le lacrime che scorrevano sui visi di entrambi.
Quando passai in cucina, mi accorsi dello zaino sul pavimento, mi chinai, lo aprii … dentro tantissimi soldi, non so nemmeno quanti ed una foto… io e lei insieme a soli diciassette anni e sul retro della foto c’era scritto su due righe: TI AMO, e sotto RICORDAMI COSI' ADDIO.
ELIPIOVEX
00lunedì 6 agosto 2007 13:52
Un finale commovente.
Peccato qualche errore di ortografia e la punteggiatura mancante soprattutto nei dialoghi.
Il periodo lunghissimo da Sarà... fino a spropositato lo spezzerei, rischia di togliere il fiato e ci si perde nel ragionamento.
L'idea comunque mi è piaciuta.
fiordineve
00sabato 11 agosto 2007 19:07


Un incanto; sai mi ricorda molto lo stle di Walko e la sua indimenticabile "Gemma di sole": [SM=x142848] [SM=x142833]


Racconti che lasciano un segno indelebile.

PIACIUTISSIMOO. [SM=x142874] [SM=x142876] [SM=x142887]
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