L’850 COUPÉ

Il corso di “superperito” (così venivano chiamati i corsi post-diploma tenuti presso l’I.T.I.s. “Enrico Fermi” di Napoli) in Prefabbricazione ed Industrializzazione Edilizia era davvero interessante. Sarà che non era obbligatorio, sarà che ci pagavano, sarà che eravamo già tutti col diploma di Geometra o Perito Edile, ci faceva piacere andarci. La scuola poi era la più grande d’Europa, aveva persino due aerei per i periti aereonautici, motori smontati e tutto quanto, e vari capannoni. L’edificio principale sembrava un vecchio palazzo reale tanto era grande.
Ogni mattino di quell’autunno 1974, io, Carlo e Pasquale ci vedevamo all’incrocio del viale Leonardo Da Vinci con via Diaz e partivamo. Un giorno si andava con la mia 127 gialla (di mio padre) ed un altro con la 850 coupé di Carlo.
La sua 850 era una vecchia auto verde scuro, brutta e scomoda (soprattutto dietro era più scomoda della 500, a pari merito con la Fulvia coupé) ma aveva un pregio che Carlo non mancava mai di mettere in evidenza: era robusta, molto robusta.
Una mattina, arrivati all’incrocio di via Botteghelle con via Stadera a Poggioreale, Carlo (che cercava di risparmiare sempre benzina camminando a filo di gas in quarta, senza mai accelerare bruscamente né frenare) non poté evitare un filobus, di quelli grossi, verdi e tozzi, com’erano tutti i filobus dell’ATAN. Ci fermammo per vedere i danni subìti dall’auto: nessuno. Il filobus invece era ammaccato!
Dimostrazione pratica della robustezza del’850 coupé.
Fu l’unico incidente in vita mia in cui abbia visto l’automobilista (Carlo) contento di aver provocato un danno.

Anche mio padre aveva una 850 quand'era giovane!
Proprio una macchina robusta

Il modello coupé era molto più robusto.
Un difetto però aveva: era tra le più scomode dietro insieme alla Fulvia coupé: era meglio la buona vecchia 500 Fiat!

Posso solo darti ragione (io sono di un'altra generazione )