L'uomo della benzina

Stefano Starano
00mercoledì 9 aprile 2008 21:53
L'uomo della benzina
La ragazza guidava solitaria sull’autostrada sotto un cielo chiuso da grossi nuvoloni neri portatori di pensieri. Ormai erano ore che la percorreva, sembrava non dovesse avere mai fine. Cercò di risollevarsi considerando che aveva da poco varcato la frontiera.
I suoi pensieri vagavano in direzioni incontrollate che andavano dal chi avrebbe avuto il suo voto, nelle politiche ormai prossime, alla soddisfazione provata nell’aver avuto una carta d’identità valida per l’espatrio, senza la firma d’assenso dei genitori. Certo diciott’anni significavano tante cose, come il poter comprare l’auto o addirittura casa, o anche il fatto di essere liberi di poter non tornare a casa… Sarebbe iniziata l’epoca dell’università, del lavoro… o della disoccupazione? Comunque tutte cose importanti, decisive.
Pensò pure che forse queste non erano le cose più interessanti nella vita. Però erano essenziali, fondamentali, come il cibarsi od il bere: non ci si pensa, ma senza si muore.
Improvvisamente un’auto con alcune persone anziane a bordo la superò. Lei colse gli sguardi fuggevoli di sufficienza perché s’erano resi conto che a guidare fosse lei, “una ragazzina”.
I suoi pensieri iniziarono a ruotare sulla banalità di quegli adulti che ritenevano di dover pensare al posto suo, tagliandole la strada come avevano fatto quei signori, e che magari si mettono a etichettare “i giovani d’oggi”. Certo, catalogarli era il loro scopo, per ridurli alla loro “normalità”.
«Non sarebbe il caso di rinunciare – pensava ad alta voce, come se potessero sentirla – visto che il gioco non funziona?
«No, – continuò – tranne che per qualche adulto un po’ più in gamba, rara eccezione, voi non riuscite ad ammettere che questa sia una generazione difficile da decifrare e catalogare. In genere vi limitate a criticare, come nel caso delle occupazioni studentesche che considerate delle scialbe ripetizioni di gloriose storie del passato. Ammettetelo, per voi siamo solo “una massa”, vero?
«Non capite – proseguiva parlando infervorata, ed attirando l’attenzione di due signore che stava sorpassando – che siamo “persone”, un insieme di individui? Non pensate che ognuno ha i suoi sentimenti, la sua sensibilità, il suo carattere? Non capite, voi “grandi”, che noi siamo persone che cercano (forse proprio tramite quelle occupazioni scolastiche che criticate così tanto) di dimostrare di essere vivi?
«Bisogna smetterla – urlò rivolgendosi con amarezza alle due donne che non potevano udirla – con i tentativi di trovare la parolina magica che unifichi la nuova generazione. Non c’è nessuna parolina magica, perché al posto di un’unica nuova generazione (come dovevamo essere, secondo le vostre attese), siamo soltanto milioni e milioni di individui accomunati dalla condizione giovanile. La verità è che per noi non c’è uno slogan collettivo come quelli nella contestazione alla fine dei vostri “favolosi anni sessanta”, ma solo il vuoto che voi grandi non avete saputo riempire!»
Lasciò andare il piede dall’acceleratore, aveva bisogno di rallentare per rilassarsi: troppi pensieri, troppi risentimenti s’erano avvicendati su quella sconfinata striscia d’asfalto, grigia e solitaria, che era l’autostrada. Si sentiva esausta. Orientò il suo pensiero al recente traguardo: aver superato la frontiera dei diciott’anni. Quel pensiero la rinfrancò. Riprese ad accelerare ritrovandosi a sperimentare una sensazione di libertà particolare.
Assaporò con gioia nuova il percorrere di quella strada, una larga strada tutta sua, non più così grigia come l’aveva vista in un primo momento, sotto il cielo plumbeo.
Ora c’era il sereno e i colori della primavera risplendevano con la loro energia vitale da tutti i lati, mentre l’azzurro del cielo ricopriva quella fantastica strada che era la sua vita.

Era in prossimità della frontiera ed anche ora di fare rifornimento. Entrò in una grande stazione di servizio, di quelle vaste ed estese con motel e tutto quanto. Lo stemma della società petrolifera le risultava nuovo, pensò che già in prossimità della frontiera ci fossero stazioni con benzina straniera. Più in là scorgeva la frontiera. Strano, non c’era nulla a parte una striscia per terra di demarcazione, ed era dorata!
Il benzinaio la guardò e l’accolse con qualcosa che sembrava un sorriso aperto.
«In bocca al lupo ragazza» esordì questi. La ragazza rimase confusa da quella frase, non s’aspettava di trovare un uomo molto anziano, oltretutto distinto ed elegante, sotto una tuta bianca venata d’oro, e ancor meno che le rivolgesse la parola (e non il solito quanto?).
«Maggiorenne da poco, vero?» continuò l’uomo. Stavolta ci rimase secca.
«Sei la benvenuta, ora che fai parte del mondo della realtà: sei un’adulta» e sorrise più apertamente.
Ora il sorriso dell’uomo non le pareva più aperto ma solo più ironico.
ELIPIOVEX
00venerdì 11 aprile 2008 21:38
Il finale mi lascia un po' perplessa. Perché il benzinaio avrebbe dovuto dire alla ragazza quelle cose? Non lo spieghi e io rimango un po' spiazzata.
C'è sicuramente un altro significato a quelle parole ma non sono di immediata comprensione
misterx78
00martedì 15 aprile 2008 23:38
Non è finita, vero?
Stefano Starano
00mercoledì 16 aprile 2008 21:19
Re:
ELIPIOVEX, 11/04/2008 21.38:

Il finale mi lascia un po' perplessa. Perché il benzinaio avrebbe dovuto dire alla ragazza quelle cose? Non lo spieghi e io rimango un po' spiazzata.
C'è sicuramente un altro significato a quelle parole ma non sono di immediata comprensione




In realtà non c'è tanto da capire: il racconto fu fatto per rientrare in poche cartelle per un concorso dell'ENI.
La ragazza critica tanto il mondo adulto, i "grandi", la vecchia generazone ma il benzinaio metafisico la mette di fronte alla realtà: diventata maggiorenne anche lei è diventata "un'adulta"...

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