misterx78 mi ha chiesto delle anticipazioni sul mio libro Piccola storia di provincia e non ho potuto fare a meno di accontentarlo
Questo è il prologo del libro.
L'inizio è un po' cupo lo ammetto però le cose cambiano durante la narrazione .
Il libro è dedicato a Lisa una mia cara amica che a seguito di un incidente stradale causato da una fatalità non dall'alcool, è rimasta semi-paralizzata e incapace di fare molte cose e incapace di pensare.
Come ho spiegato ad alcuni parenti di Lisa non era mio intento speculare sulla sua vicenda ma volevo solo dare un messaggio, soprattutto ai giovani: quando si beve e si guida le conseguenze possono essere tremende e purtroppo definitive.
Buona lettura e scusate se mi sono dilungata...
Stupido.
Si sentiva solo uno stupido. Camminava su e giù per i corridoi vuoti senza capacitarsene. Gli veniva da vomitare l'unica cosa utile da fare in quel momento mentre da una porta chiusa proveniva una voce insistente:
- Giorgia... Giorgia... Mi senti?... Dai che mi senti Giorgia... Giorgiaaaaa?
Era insopportabile come il mal di testa che gli martellava le tempie. Non aveva avuto il coraggio di avvisare nessuno. Era un verme; tutto era colpa sua, soltanto sua. Se almeno non fosse rimasto illeso. Lui stava al volante. Lui era uscito di strada.
Era colpa sua se Giorgia era ridotta in quelle condizioni.
La porta scorrevole dell’ingresso al reparto si aprì di scatto e apparirono due figure spettrali a lui note. Il primo tarchiato, il viso rosato e incorniciato da un pizzetto bianco e la seconda anche lei non molto alta, molte rughe pronunciate, i capelli neri raccolti a chignon e la borsetta a mano.
- Simone! Cosa è successo? Ci ha chiamato la polizia e siamo corsi subito.
La polizia?
Aveva un ricordo confuso di quanto era accaduto. Una manciata di minuti fa, qualche ora, oppure un giorno intero? Anche la cognizione del tempo si era dilatata dopo l’incidente. Ricordava solo il volto severo di un agente di polizia mentre gli ficcava in bocca un palloncino. Non credeva di aver bevuto tanto: si era lasciato trascinare senza riflettere. Quando sentiva il nome di Giorgia pronunciato dall’infermiera all’interno dell’ambulatorio ricordava quando aveva bevuto il primo bicchiere e poi più niente.
Cercò di mantenere il contegno di fronte ai genitori, ma riuscì solo a scappare in un angolo e vomitare senza provare compassione per se stesso. Appoggiato ad una colonna della parete, sentì su di sé tutto il disprezzo per lui.
- Ricordo solo in parte. C’erano dei fari: un camion... forse. Deve avermi tagliato la strada e ho perso il controllo e... poi non mi ricordo niente.
- Disgraziato! Sei ubriaco!
- Calmati Albino, calmati, non risolviamo niente.
- Ma non vedi che è ubriaco? Sei un irresponsabile: potevi ucciderla, lo sai?
Ignorò le raccomandazioni della moglie: prese il ragazzo per il bavero e lo scosse con rabbia.
L’apertura della porta dell’ambulatorio lo salvò dalle ire dell’uomo. Ne uscì una donna in camice verde con lunghi capelli neri raccolti in una treccia. In un secondo circondarono la dottoressa per il responso.
- Cerco i genitori di Giorgia.
- Siamo noi - la donna si era aggrappata al marito, quasi con violenza. Era sconvolta e non comprendeva appieno la situazione.
- Come sta?
- Voglio essere franca con voi. La situazione è critica: Giorgia è in coma e ha subito numerose fratture.
- Quali speranze ci da?
- Al momento nessuna. I danni celebrali sono notevoli. Valuteremo l’opportunità di operarla, non sappiamo se si risveglierà.
La donna appoggiò una mano sulla bocca a trattenere in sé l’enorme dolore, mentre il marito strinse i pugni.
Simone si sentiva solo e stupido.
Era l’unico responsabile e rimanere lì, col rischio di vederla di nuovo sulla lettiga era insopportabile. Non era stato un bello spettacolo: l’aveva vista legata con delle grosse cinture arancioni, una mascherina sul viso e vari tubi collegati ad un’apparecchiatura strana. E sangue. Tanto sangue. Era rimasto colpito dalla quantità di sangue nelle vene del suo corpicino. Uscì all’aperto: aveva bisogno di aria, si sentiva soffocare là dentro.
Una ventata di aria fresca lo riscosse ridandogli la lucidità mancata. Pensava a lei, alla ragazza bionda minuta e carina con cui si era messo assieme alcune settimane prima. Gli era sembrato di vivere in un sogno. Per mesi l’aveva braccata per ottenere un appuntamento. Ottenutolo se ne era scoperto perdutamente innamorato.
Erano andati assieme in discoteca come altre volte. E come le altre volte si erano fermati al bar. Era divertente, e non era mai successo niente non valeva la pena smettere. Ancora adesso non si capacitava su come fosse potuto accadere.