L'apparenza inganna

ave53
00venerdì 6 agosto 2004 22:57
Stazione Termini ore 7 del mattino.
Incrocio il treno dei pendolari provenienti dai vari comuni della provincia. Facce ancora assonnate, gambe deboli che solo per abitudine si avviano verso l’uscita.
Ore sette e dieci viene annunciato il binario per l’Eurostar diretto a Milano. Mio marito sale con me, carrozza numero quattro, prima classe, posto 54; mi sistema il trolley sul porta-pacchi, sempre troppo alto per me; un dolce bacio di saluto per lasciarmi andare verso quei tre giorni di relax, nei luoghi che mi avevano visto giovane e spensierata.
Per me è sempre una sensazione strana viaggiare in prima classe, mi sento come un’aliena in mezzo ai terrestri.
I viaggiatori sono facilmente riconoscibili: professionisti, medici, avvocati, dirigenti, tutti con completi di lino blu o grigi, camicia cravatta; signore eleganti nei loro tailleurs firmati, donne sicure, energiche e tutti con la loro immancabile valigetta ventiquattr’ore ed alcune volte il computer portatile, ed io come sempre, semplicemente con i miei pantaloni blu e camicetta bianca e l’immancabile libro, compagno fedele dei miei momenti liberi!
Alcuni parlano tra loro di lavoro, altri immergono la testa nel giornale senza più alzare lo sguardo, come il signore seduto accanto a me!
Invece la signora che mi è seduta di fronte, ed indossa un elegantissimo completo nero, tira fuori dei documenti che controlla accuratamente.
Ore 7,30, finalmente il treno comincia a muoversi, prima molto lentamente finchè non esce dalla stazione.
Un grande disco giallo mi si para dinanzi, sembra volermi salutare….mi dà noia agli occhi quell’intenso colore ma non abbasso la tendina, voglio essere accarezzata dai suoi raggi che mi procurano un po’ di calore sulla fredda pelle a causa dell’aria condizionata.
Pian piano ci lasciamo dietro le spalle le ultime case della città ed il treno acquista la sua normale velocità, mi aspettano 5 ore di viaggio, ma il tempo non ha importanza quando vai incontro a qualcosa che desideri con tutta te stessa.
Una voce all’altoparlante annuncia:
”Signore e signori, buongiorno. Trenitalia vi dà il benvenuto sull’eurostar 9927, Roma-Milano. Fermate intermedie Firenze, Bologna, orario previsto a Milano centrale ore 12. E’ in funzione il servizio ristoro ai tavoli con bevande, brioches o torta, al costo di 4 euro. Si prega di mantenere basso il tono della voce e di spegnere le suonerie dei cellulari. Trenitalia augura ai signori passeggeri buon viaggio e ringrazia per la preferenza accordataci!”
E l’anonima voce, finalmente tace.
Ma chi può alzare la voce in una prima classe? Nessuno parla con nessuno, o tutt’alpiù dialoghi come sussurri tra colleghi!
I due passeggeri della fila del corridoio alla mia sinistra sono un italiano e uno straniero, sicuramente professionisti. Inizialmente parlano in italiano e mi sembra di capire che uno sia sudafricano, poi passano a parlare inglese e da quel momento se tacessero, per me sarebbe la stessa cosa, non capisco una parola e mi rimprovero aspramente di non aver approfondito lo studio delle lingue.
Cerco di immergermi nella lettura del libro, ma sono distratta dall’osservare i passeggeri.
Puntuale l’arrivo a Firenze, sosta di 10 minuti, approfitto per scendere e fumare una sigaretta e come me tanti altri fumatori costretti all’astinenza durante il viaggio.
Il treno riprende il suo viaggio e la solita fredda voce annuncia l’arrivo a Milano con 20 minuti di ritardo.
Il signore che mi side di fronte, e con il quale ho scambiato alcune parole, riceve una telefonata e subito dopo mi chiede:
”Ora mi raggiunge una collega, gradirebbe venire con noi a prendere un caffè?”
Accetto felice di assaporare un buon caffè, dato che quello che passano alla partenza del treno è poco più di acqua colorata.
Nel vagone ristorante, la temperatura è decisamente meno fredda, parliamo piacevolmente e tra una chiacchiera e l’altra i caffè diventano due.
La solita fredda voce annuncia che il treno porterà ulteriori 40 minuti di ritardo. Ecco lo sapevo, avrei perso la coincidenza per Bergamo che era dopo solo venti minuti dall’arrivo a Milano,
pazienza prenderò la successiva.
Torniamo ai nostri posti, e il signore alla mia destra ha finalmente tolto il viso dal giornale in cui era immerso dalla partenza e solo ora mi accorgo che ha una piccola barba bionda.
La signora di fronte è invece ancora immersa a correggere con una penna rossa i suoi appunti dattiloscritti.
Al posto dei due professionisti alla mia sinistra c’è ora una signora piuttosto giovane, anch’ella immersa tra agende, cartelle e documenti vari.
Sorrido guardando un signore molto elegante e affascinante e con una borsa documenti di pelle nera con chiusura dorata.
Sembra molto agitato, le sue mani nervose cercano costantemente il cellulare che ha nel taschino della giacca, parla concitamente in modo piuttosto nervoso, e la sua testa si muove continuamente, quasi a seguire il dolce movimento del treno.
Nel frattempo squilla l’altro cellulare che ha nella borsa, e la sua agitazione aumenta notevolmente!
“Sì fate presto, preparate tutto per il mio arrivo e interverremo immediatamente!”
Mi si spegne l’ironico sorriso che avevo sulle labbra. Era sicuramente un medico che doveva fare un intervento chirurgico d’urgenza, lo guardo con ammirazione, pensando anche al povero paziente che già deve subire un’ora di ritardo a causa del treno.
“Mi raccomando, che tutti gli strumenti siano pronti per il mio arrivo e tutto il personale al suo posto, così possiamo vedere immediatamente la registrazione del mio viaggio in Africa!”
Prendo il libro e fingo di leggere perché non si noti la risata che ormai non potevo contenere pensando a come l’apparenza inganna!


fiordineve
00lunedì 9 agosto 2004 03:33


Per la serie "storia di vita quotidiana" hai colto alla grande lo spaccato di un viaggio altrimenti noioso.

Li vedo perfettamente i tipi che hai descritto con tanta precisione, uomini e donne in carriera che non si rilassano mai, e non notano se a Roma c'era il sole e se verso il nord il paesaggio è diverso.

Molto carino, Daniela.[SM=x142841]
Cobite
00lunedì 9 agosto 2004 10:25

Bellissima lettura che scorre veloce, ma senza ritardi come quel treno.
Nella lettura vengo preso ed immerso vicino a te per rivivere la tranquilla noia di un lungo viaggio.
Ma noioso non lo è più quando si riesce a penetrare oltre a quei visi distratti che non si accorgono di essere stati messi in un palcoscenico.

Complimenti[SM=x142874]

Mi viene spontaneo fare un confronto tra questo viaggio in treno moderno di professionisti e quello dei pendolari di una volta che ho già descritto qui (La vacca mora). Le cose sono certamente cambiate, non so se tutto in meglio.

Un saluto[SM=x142897]

Giancarlo




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