L'Ingegnere

oroboros
00domenica 30 settembre 2007 08:24
Era stato un Ingegnere di successo, il suo passato lodevole si era trasformato in un presente celebrato che aspirava a un futuro glorioso, e mai si sarebbe aspettato, così presto, di scorgere quel foglio bianco mischiato a tutti i suoi ormai famosi progetti. Beh... non era proprio completamente bianco, ma quelle gelide tre righe nere gli si stemperavano, causa i lacrimoni, nel nulla che ha l'arte di esprimersi col silenzio. E nel silenzio quel foglio se lo rigirava tra le mani. Normalmente l'avrebbe perso tra i mucchi di superbi equilibri che aveva saputo immaginare e costruire, solo conoscendo le semplici leggi che regolano l'armonia delle forze antagoniste le quali, attraverso il suo genio, trovavano riposo. Quel foglio gli diceva che presto, il riposo, sarebbe arrivato anche per lui. “Minchia!”, si disse… normalmente non si lasciava andare alle imprecazioni, sapeva che non aiutavano a contenere le oscillazioni con le quali i suoi grattacieli temevano il vento. Ma adesso, disperatamente, tentava di nascondersi anche dietro la stupidità, perché l'intelligenza non lo stava aiutando. Eppure lui aveva le carte in regola per capire un collega che era chiamato anche "Architetto dell'Universo”…
Ma il conoscere che il semplice si complica nel correre del vortice di una danza, nella quale gli opposti si cercano e si rifiutano, disegnando l'arabesco di un'esistenza che, anche quando rivela i segreti motivi dei suoi ritmi, rimane misteriosa, non gli asciugava le lacrime.
Il suo, fino a ora, euforico destino individuale non gli stava risparmiando quello più silenzioso, ma meno elastico, universale. Quello per il quale tutti gli esseri, indistintamente, sono votati. La circonferenza della vita, sulla quale si trovava, stava per svelargli una verità che lui già applicava ai suoi progetti, senza immaginarne l'analogia con la Volontà del Cielo. Uscì dal suo ufficio, diventato improvvisamente piccolo e buio, scaraventandosi in strada dove, per la prima volta, il nervoso brulichio dell'esistere non lo infastidì. Era anche strano che quei palazzoni gli apparissero così ingombranti, come i loro vecchi progetti sulla sua scrivania...
Cercò di trovare, con gli occhi, qualcuno disperato come lui, ma sembravano tutti felici. Gli sembrò perfino possibile che il mondo intero ignorasse, com'era stato fino a ieri per lui, l'ineluttabile tragicità della vita. Il tempo stesso scorreva come rallentato, trasformando i rumori in ovattate sensazioni termiche, che gli deviavano l'attenzione verso l'interno del suo corpo. Dove stava il male o, almeno, ciò che aveva l'apparenza di esserlo.
Si sentì improvvisamente spinto a riconsiderare ciò che dava per scontato: se la vita era diversa per ognuno... la morte era uguale per tutti.
Il particolare e il generale stavano in un rapporto analogico invertito, simile a quello che ordina la distanza tra la circonferenza e il suo centro che la determina. Tra il molteplice e l'unico. Tra l'analisi e la sintesi. La cosa cominciava a complicarsi e a confonderlo...
Quella, solo sua, linea che dalla circonferenza della sua nascita lo conduceva al centro della sua morte... a che serviva e, soprattutto... a chi serviva, se lui fosse definitivamente scomparso dall'esistenza?
Nella sua professione non funzionava così. Bisognava valutare di continuo il concatenamento delle cause con i loro effetti, per risparmiarsi la tragedia di essere bollati da un tribunale come incompetenti. E tutto era funzionale, anche quello che non ne aveva l’apparenza. Quì, ragionando su tutta la sua esistenza, se di giudizio si fosse trattato, chi meglio di lui poteva sapere di se stesso? Chi sarebbe stato giudicato? Un ingegnere o un uomo?
Era probabile entrambi.
Si sentì inquieto come quando, da studente, stava per sedersi davanti all'esaminatore che camuffava il suo ghigno con un enigmatico sorriso.
La confidenza, sviluppata in anni di mestiere, nel considerare tutte le variabili possibili di una relativa problematica, disponendola nelle sue diverse parti, su gerarchici piani d'importanza strutturale, si rivelava insufficiente quando applicata a quello che gli stava capitando. Eppure le leggi dovevano essere analoghe, se non addirittura le stesse.
Sentì che gli era sempre sfuggito qualcosa, anche nel suo lavoro, e inorridì al pensiero che, insieme a lui, potesse crollare anche qualche sua costruzione. A causa della sua incompetenza verso la morte...
Si sedette sul bordo di una fontana (che non aveva progettato lui), e notò che si stava scomodi.
La riflessione sul segreto custodito dalla realtà che, invisibile, doveva essere davanti ai suoi occhi ricominciò, ormai sveltita dall'urgenza che la sua compromessa salute imponeva.
Cosa poteva costituire il mattone primordiale di quella costruzione che lo teneva prigioniero e che, da impalpabile, diventava improvvisamente concreta?
Gli ritornavano alla sua mente geometrica immagini ormai sepolte nei ricordi scolastici... Il punto senza dimensione che, ripetendosi indefinitamente, dava forma alla retta, la quale, attraverso la stessa proiezione determinava la superficie che componeva il solido... della sua vita che andava a spegnersi di nuovo in quel punto. Senza dimensione.
Si toccò distrattamente la spalla, quasi abbracciandosi e sentì la sua forma, un po' irrigidita dall'angoscia, ma ancora pulsante di calore.
E pensò: “La forma è il contorno del limite... e il limite ostacola la libertà”...
E ancora: “E la libertà è assenza di costrizioni, ma la mia individualità deve avere una forma!”…
E improvvisamente realizzò d'essere distante dal proprio Centro che, come il punto, non aveva forma, perché era Libero.
Di quella Libertà che ogni Centro donava a ogni cosa che produceva... e che emanava affinché ritornasse a Lui, più ricca di quella stessa Libertà, meritata attraverso la comprensione e l'estinzione del peso dell'individuale... e capace di donarla a sua volta, quando riconosciutasi Universale.
Un sorriso diverso s'accordò a uno sguardo diverso ed entrambi si tuffarono, zoppicando, nella terribile e faticosa corrente della vita.






ELIPIOVEX
00domenica 30 settembre 2007 14:22
Mi consolo leggendo che anche gli ingegneri vanno in crisi di fronte al foglio bianco...
fiordineve
00domenica 4 novembre 2007 18:31



Non era solo un foglio bianco, lì c'era la sentenza e la possibilità di canbiare gli ultimi Tempi concessagli.


Piaciutissima. [SM=x142917] [SM=x142874] [SM=x142876] [SM=x142930]
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 04:05.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com