In un giorno uggioso

giangi53
00lunedì 4 febbraio 2008 09:23
In un giorno uggioso d’ inverno, ti viene voglia di lasciarti andare ai pensieri, perché ti portino sui loro sentieri. Già lo sai che le strade che ti faranno percorrere saranno, a volte, pieni di vetri taglienti, ma tu sai che hai bisogno di quelle ferite. Sì, se non avessero ombra di dolore, penseresti che sono menzogneri, sì, li sentiresti proprio così.Sai per certo che i pensieri sono una tavolozza dai più svariati colori. E vai seguendo immagini che hai visto in televisione, e le hai collegate a quelle da te viste. Segui quei pensieri che hanno acceso in te: irritazione, compassione, rabbia, senso di ingiustizia, ma verso chi?...Così scoprivi di essere ricettacolo di un sentire contraddittorio che dentro te convive.
E ti chiedi se non ci sia un’ alternativa a questo mondo pieno di paure e di male di cui siamo impastati. Fossimo solo di carne ci si potrebbe scusare dicendo che siamo belve e come facenti parte del regno animale siamo uno per l’ altro carne per pasto. Ma qui
c’ è qualcosa di più: c' è l’ essenza stessa
dell’ uomo, la sua anima. Come può un essere che l’uomo scordare la sua umanità, trattando i suoi simili meno di animali, rivendicando il diritti di vita o di morte sull’ altro. Ma perché mi vado dilungando?...
Mi vengono alla mente immagini scolpite, figure umane disfatte, con occhi spenti, nel mezzo di virtuali trincee, dove proseguire o ripiegare è una scommessa per poter prolungare la vita, magari solo per poco. Volti che hanno guardato nel buio della notte per scorgere un segno per capire dove si trovasse l’ orizzonte ed erano solo onde a rispondere e pure la paura è senza forze perciò muta. Aggrappati al destino, nella speranza di essere i prescelti che tra i tanti ce l’ hanno fatta, lasciando che sia il fato a fare la scelta.
Il volto spento e un vuoto dentro per una terra che è rimasta, dove chi non avrebbe avuto scelta ha rinunciato, puntando su chi avrebbe avuto qualche possibilità, caricando le spalle di questi disgraziati di un carico gravoso, vissuto come investitura a cui non ci si può sottrarre. Cosa vanno cercando questi morti di fame, (che morti di fame lo sono davvero) cosa vogliono da noi questi: la casa, il lavoro e magari un sussidio. No, non ci sto, facciamo le ronde, mandiamoli fuori, magari a calci, basta che siano convincenti. Mi viene alla mente una discussione sul lavoro dei figli, sentita non ricordo dove; sebbene sia scarso, non sempre la nostra gioventù si adatta; per
l' orario, per lo stipendio, per la fatica, per
l' incertezza, però siccome dobbiamo pur vivere come paese, bisogna che ci sia qualcuno che si adatta, ed ecco che spunta il soggetto giusto, il clandestino: non costa, non ha nome, per cui anche se muore è come se non fosse successo niente. Mi viene alla mente che hanno fatto vedere interi quartieri gestiti da delinquenti di vario colore, ma faccio a meno di rammentare che molti di questi non potrebbero trovare pane se fossimo proprio così bravi…Siamo diventati schizzinosi, ma per un momento di svago, un bel corpo è un piacere da non perdere, e magari se la carne è tenera è anche meglio; avere la scelta è un obbligo di mercato.
Per i nostri vizi abbiamo dei bravi ragazzi che si danno da fare per non lasciare questa gente senza far niente, e in compenso chiedono una piccolissima parte, un ‘ inezia, che se andasse nelle mani sbagliate potrebbe bastare a pagare quei morti di fame in pensione.
Ma alla fine, mi chiedo, dove sono andato a finire? Mi sono incagliato in un labirinto senza alcun logico nesso ma mi sono reso conto di quanto io sia contorto e abbia perso di vista l’ uomo. Però quando li incontro, questi uomini, sul terreno del quotidiano, mi rendo conto di risentire racconti vissuti dai nostri vecchi e forse dovremmo ripensare il progresso.
ELIPIOVEX
00lunedì 4 febbraio 2008 22:35
Non credo tu sia contorto. La tua riflessione è giusta.
Manca il rispetto per l'uomo, il nostro prossimo. Ancora dopo millenni non abbiamo capito che il nostro prossimo è lì dietro l'angolo ha bisogno di noi mentre noi voltiamo la testa dall'altra parte.
Ci sarebbero tante cose da dire, alla fine scriverei un altro racconto simile al tuo ma hai già detto molto di quello che anch'io sento col cuore. Non so cosa servirebbe per cambiare, per intenerire queste anime indurite...
-chiaraluna-
00martedì 5 febbraio 2008 00:32
ma che bella riflessione! grazie Gian, [SM=x142887] fiorella
fiordineve
00martedì 26 febbraio 2008 18:00


In questa giornata crudele (il ritrovamento di due fratellini uccisi dal padre) leggo il tuo sfogo e non posso non sentirmi spoeca, odiosa, cattiva pure io.

Eppure so che l'emozione terribile non deve farci dimenticare gli "angeli" che vivono tra noi.
I volontari, i missionari, i giovani che, in tutto il mondo, combattono per la pace e il cuore un po' s'allieva. [SM=x142909] [SM=x142817] [SM=x142823]

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