Il vento soffia sempre

Veleno_78
00mercoledì 24 ottobre 2007 20:03
Il vento soffia sempre

Le dita battono veloci sui tasti.
Il ragazzo ricorda.
Un fiume in piena scorre impetuoso nella sua mente.
Ma c'è una cosa che non ricorda.
Non riesce a ricordarla.
Ora si rivede, davanti alla televisione, assieme a lei, assieme a Silvia, seduti entrambi sul divano, a guardare Lost.
Lei è sulle sue ginocchia, stringe le sue mani.
Lui strofina il suo naso contro i suoi capelli lunghi, soffici come un cuscino.
Lei si gira, gli sorride, gli da un bacio veloce sulle labbra, poi torna a girarsi verso la televisione.
Senza staccare le mani dalle sue.

Il ragazzo si rivede, seduto insieme a lei, davanti al piccolo chiosco di gelati.
Mangiano il gelato e parlano di John Fante e di Knut Hamsun, parlano del film tratto dal libro di Fante "Chiedi alla polvere", che hanno visto la sera prima.
Lui le dice che una passatina veloce a Salma Hayek, la protagonista femminile del film, la darebbe volentieri.
Lei lo guarda con una espressione che sta a dire "ma che ti vuoi passare con quella faccia..." poi gli fa una pernacchia.
Lui si mette a ridere, poi le da un pizzicotto sulla coscia nuda.
Lei sobbalza e finisce con il suo naso dentro al cono gelato.
Lui scoppia a ridere quando lei, subito dopo, tenta di pulirsi il naso con la lingua dalla crema, o forse era nocciola, non riuscendo ad arrivarci.
Lui le fa il verso, tirando fuori a sua volta la lingua, riuscendo a toccarsi il naso.
Lei si arrabbia e gli pianta il gelato dritto sulla faccia.
Restano in silenzio per un secondo, poi entrambi scoppiano a ridere, si alzano e s'incamminano mano nella mano, e anche il sole, che splende alto nel cielo sembra guardare giù.
Sembra sorridere.

Si rivede una delle prime volte che usciva con lei.
Lui, così scontroso, così orso, lui che amava la solitudine, lui che non sopportava la gente.
Al disco pub, lei che lo invita a ballare prendendolo per mano, lui che scuote la testa, lei che gli lascia la mano e si mette davanti a lui, a braccia conserte, battendo il piede e guardandolo male.
Lui che sbuffa, borbotta qualcosa, finisce la birra e poi si alza, di malavoglia.
Si rivede ballare con lei, e rivede perfettamente l'attimo in cui inciampa, dando una culata pazzesca a terra.
Lei che ride mentre lo aiuta a rialzarsi, poi lo stringe forte e gli massaggia il sedere, sempre ridendo come una pazza.
Lui che poi, un po' imbronciato, allarga le braccia come a dire "te lo avevo detto che non ero capace..."
Ma poi sorride.
Lei, che gli ha fatto apprezzare le piccole cose belle della vita.
Lei, che, da orso, lo ha trasformato in orsetto.

Si rivede accanto a lei, dopo aver fatto l'amore, sul suo letto.
Le luci abbassate, in silenzio.
Non c'è bisogno di parole.
Lei, nuda e splendida, lo guarda dritto negli occhi, con quei suoi occhi così pieni di amore e di vita.
Fuori infuria un temporale estivo, i tuoni urlano in cielo, il vento ulula, facendo ballare gli alberi come fossero marionette.
Il vento.
Quel vento che, lui spesso pensa, gli ha portato in dono, dal paese delle favole, la sua principessa.

Si rivede seduto accanto al suo letto, dove lei, oramai, sta per morire.
Le stringe la mano sperando che possa ancora sentire la sua stretta.
Lei, che fino a 25 giorni prima stava bene, piena di vita come sempre.
Un tumore al fegato, uno di quei rari tumori fulminanti ora gliela sta portando via.
Ora il suo corpo è gonfio, le metastasi glielo hanno invaso completamente.
Soltanto i suoi occhi, spalancati verso il nulla, sono rimasti quelli di sempre.
Lui che sembra scorgere una lacrima scendere dal suo occhio destro, ma è soltanto un illusione, il suo viso è asciutto e immobile.
E, nonostante sia gonfio, ancora maledettamente bello.
Lui, che in quel momento, smette di credere alle favole.

Le dita battono veloci sui tasti.
Il ragazzo, che ora è diventato un uomo, ricorda.
E piange.
Sì, piango, piango ripensando alla mia Silvia, alla mia principessa, al vento che me la portò, al vento che me l'ha portata via.
Piango pensando a quanto sia assurda e ingiusta la vita, a quanto brevi e crudeli siano le favole.
Piango ripensando a quel giorno, davanti al chiosco dei gelati, a quanto era buffa e bella e dolce, mentre tentava di pulirsi il naso, non arrivandoci, dalla crema.
O forse era nocciola.
Non lo ricordo più.
ELIPIOVEX
00mercoledì 24 ottobre 2007 21:52
Una storia molto commovente. La sento molto autobiografica. Mi sono sbagliata?
Avrei evitato alcune ripetizioni, sono dei piccolissimi nei nel tuo racconto. Il resto è perfetto.
Veleno_78
00mercoledì 24 ottobre 2007 22:03
No, non ti sei sbagliata.
La "causa di forza maggiore" di cui ho parlato nella mia presentazione, al primo racconto che ho postato, è proprio questa.
Ma è acqua passata oramai.
Anche se il vento continuerà per sempre a soffiare.
ELIPIOVEX
00mercoledì 24 ottobre 2007 22:09
Il distacco fa sempre male e difficilmente si riesce a dimenticare una persona cara mancata così giovane. Ma chi rimane ha il dovere di ricominciare a vivere anche per amore di chi ci ha lasciato. [SM=x142887]
fiordineve
00mercoledì 28 novembre 2007 17:25


Tratti leggeri come piume in questo racconto che odora di gioventù, di sogni, di gioia di vivere.

Mentre leggevo mi attendevo il ma......... nella vita raramente c'è il lieto fine, ma non questoooooooooo; sono così commossa che non trovo parole di consolazione.


Tienili stretti i tuoi ricordi, ti serviranno quando il vento ulula più forte o mangerai un gelato alla nocciola, che forse era di un gusto diverso...




DAVVERO BRAVO. [SM=x142897] [SM=x142874] [SM=x142892] [SM=x142887]
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