Il vento, il brivido e il metallo

scorti
00giovedì 28 dicembre 2006 13:54
Dai, esordisco anche io...il racconto non è molto lungo, ci sta in un solo post.

L’aria fredda gelava la sua mente, il vento muoveva i suoi folti capelli neri in ogni direzione, coprendogli il viso e gli occhi, gli stessi occhi di sempre, quelli che avevano visto, che avevano raccontato, che avevano subito il delirio del tempo.
L’asfalto era freddo, gelido, duro, i suoi jeans erano logori, lo erano sempre stati, e adesso lui ne rimpiangeva la dolcezza, di colei che aveva sempre amato e che amerà sempre.
Si trovava in ginocchio, aveva freddo, le mani erano legate dietro la schiena con una corda tanto stretta da interrompere parte della circolazione sanguigna, sentiva il gelo del metallo sulla sua fronte, lo sentiva più di ogni altra cosa al mondo.

L’aria fredda gelava la sua mano, il vento colpiva violentemente il suo capo privo di capelli, ma i suoi occhiali da sole gli impedivano che gli desse troppo fastidio agli occhi. Si guardò intorno per un momento, una trave metallica dietro di lui e due pareti a fianco che davano al vento la possibilità di formare una corrente molto forte. Aveva il fiatone, il suo braccio tremava, le sue gambe vacillavano, la mente era solida e concentrata più di ogni altra cosa al mondo.

Era tra due edifici che sembravano attaccati, ma che in realtà svelavano uno stretto pertugio, dove ci poteva passare una persona, o due. Si trovava in ginocchio di fronte a lui, stava lacrimando, non per la paura ma per il vento: aveva imparato molto tempo fa a non piangere di fronte alla paura, ma mai di fronte ad un vento così forte e freddo. Sentiva il gelo del metallo sulla sua fronte, la durezza dell’asfalto umido sulle ginocchia semi – spellate e la violenza del passato che stava per investirlo come un treno in corsa.

Aveva paura, come un bambino di fronte all’uomo nero, riusciva a dissimulare fino ad un certo punto, ma poi sapeva che le sue sensazioni avrebbero vinto la barriera dello sguardo: lo osservò per un istante, capì la sua volontà di vivere, capì la sua volontà di sperare, ma non vide paura.

Lo guardò negli occhi un momento, poi parlò.

“Che aspetti?”
Non rispose, si sentì uno strano rumore, un gatto forse aveva mosso qualche lattina vuota lasciata da qualche ragazzo.
“Quanti anni hai?”
Questa volta l’altro esitò un secondo, e poi rispose, e la sua voce giovane e forte risuonò tra le due pareti come una campana.
“Ventisei.”
“Sei giovane.”
La sua presa sul metallo aumentò, non voleva correre il rischio di perdere concentrazione ed essere sorpreso malamente.
“Si.”
“Cosa vuol dire si…?
“Cosa?”
“Che vuol dire si? Vuol dire che sei d’accordo?”
“Si.”
“Hai mai ucciso qualcuno?”
L’uomo in piedi vacillò, la barriera dello sguardo aveva ceduto completamente. Non rispose, non sapeva cosa stesse aspettando, una leggera pressione e tutto sarebbe finito.
“Avanti, cosa aspetti?”
La sua presa sul metallo aumentò a tal punto da fargli male, continuò a guardarlo finché non parlò ancora.
“Lo sentirai.”
“Cosa?”
“Il brivido.”
“Il…brivido?”
L’altro lo guardò con un volto quasi paterno
“Si, il brivido, è così che funziona, è il brivido che ti dice che sei pronto a fare qualcosa che non ti saresti mai immaginato di fare in vita tua, o che forse speravi di fare da sempre senza saperlo. È il brivido che ti dice tutto, è del brivido che ti dovrai sempre fidare, e mai diffidare.”
“Cosa stai dicendo?”
Ma l’uomo in ginocchio continuò nel suo discorso come se non avesse sentito nulla.
“Sai, dopo il brivido senti un rumore fortissimo, di solito, poi uno strano senso di esaltazione, di voglia di avere tutto, perché sai che ormai il limite l’hai passato, puoi ottenere tutto, tutto quanto, tutto quello che vuoi, indiscriminatamente.”
Osservò l’uomo inginocchiato, e aveva paura, tanta paura.
“E’ dopo che arrivano i problemi, le sensazioni forti vanno nel passato dopo le prime due o tre volte, i problemi invece, quelli ci sono sempre. Ogni volta che punterai il metallo contro qualcuno sentirai un senso di tristezza trasparire dalla fredda soglia della tua mente, poi nausea, voglia di rimettere tutte le vigliaccherie di cui ti sei insudiciato senza criterio.”

Si guardarono di nuovo negli occhi, questa volta per un tempo infinito, poi un sibilo raggiunse le loro orecchie, un suono familiare che una mente non cataloga come pericolo. L’uomo in ginocchio alzò lo sguardo più che poté, guardò le nuvole, pensò al suo amore e chiuse gli occhi e disse:
“E’ ora.”
L’altro non mosse un muscolo, rimase immobile per qualche secondo dopodiché una folata di vento lo raggiunse ed un brivido di freddo percorse la sua alta e dritta schiena.

La sua mente era gelata dall’aria fredda, il vento gelido muoveva i suoi neri capelli folti in ogni direzione, i suoi occhi erano chiusi e non potevano più vedere, il treno del passato oramai lo aveva investito. Il suo amore lo avrebbe cercato, lo avrebbe trovato e avrebbe sofferto.

Per un attimo l’altro sentì dentro di lui un’esaltazione che cancellò completamente la paura, un orgoglio che travalicava ogni limite senza ostacoli, ripose il caldo metallo in un fodero e fece per andarsene ma una sensazione lo fermò. Vide un telo nero a fianco, lo prese e coprì l’uomo sdraiato a terra, dopodiché lo puntellò con dei calcinacci in modo che il vento non lo smuovesse, e se ne andò.
ELIPIOVEX
00venerdì 29 dicembre 2006 15:02
Ha una parte misteriosa e il finale amaro... però mi è piaciuto... perché non spieghi anche le cose lasciate in sospeso?
scorti
00mercoledì 3 gennaio 2007 13:22
Potrebbe sembrare una risposta stupida e anche un po' arrogante...ma mi piace così e non lo voglio cambiare...
|Calliope|
00mercoledì 3 gennaio 2007 15:55
Che triste [SM=x142825]

Bravo, bellissimo racconto
ELIPIOVEX
00mercoledì 3 gennaio 2007 22:34
Re:

Scritto da: scorti 03/01/2007 13.22
Potrebbe sembrare una risposta stupida e anche un po' arrogante...ma mi piace così e non lo voglio cambiare...



non la trovo arrogante come risposta. I racconti sono come dei figli nostri, è normale che ci affezioniamo a loro così come sono nati. [SM=x142892]
gerundio/a
00giovedì 4 gennaio 2007 09:26
l'ho letto. mi è piaciuto. [SM=x142945]
!savio!
00giovedì 4 gennaio 2007 13:28
adoro i racconti brevi, di gran lunga più difficili da rendere "completi"... in fondo anche una poesia è un racconto breve :)

e questo tuo mi piace molto [SM=x142829] , anche se velato di tristezza e in questo momento non ne avevo bisogno [SM=g27823]
ok, vuol dire che appena ne ho bisogno, vedo a rileggerlo [SM=g27828]

piaciuto! saluto!
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