Il potere della luce - racconto

Endimione_
00sabato 23 giugno 2007 10:53
Il seguito del racconto...

Il sole splendeva sulla pianura sconfinata. I suoi raggi dorati riscaldavano la pelle di Gilthanas, che viaggiava oramai da troppo tempo. Si fermò e fisso la luce del sole, godendosi quell’attimo.
Aveva traversato le lande ghiacciate del nord, dove non c’era vita, solo la neve e il freddo. In quei luoghi desolati, nelle lunghe notti polari, solo con se stesso, aveva potuto riflettere.
Non voleva null’altro che tornare a casa.
E ora, non era mai stato così vicino.
Aveva desiderato così tanto di sentire di nuovo il calore del sole. Ora ce l’aveva fatta, e non voleva mai più provare la morsa del gelo. Non avrebbe più lasciato la sua terra, se gli fosse stato concesso di ritornarvi.
Era stato chiamato alla guerra, e aveva dovuto lasciare la sua casa, i suoi cari. Si sarebbero ancora ricordati di lui ? Erano passati così tanti anni… Ma lui sentiva che loro lo aspettavano ancora. Sentiva che ogni giorno sua moglie rimaneva qualche istante sulla soglia, sperando di vederlo apparire sul sentiero dietro la collina. Sentiva che i suoi figli si radunavano attorno al fuoco la sera, pregando per lui. Si, era così.
Lui sarebbe tornato a casa.
Non importava quello che aveva visto, quello che era accaduto. Era tutto finito. Aveva compiuto il suo dovere per il regno. Ed era sopravvissuto al viaggio di ritorno. Mancava poco, pochi giorni di marcia verso est, e avrebbe raggiunto i suoi amati boschi. Non sapeva cosa fosse successo nella sua terra mentre era lontano, ma confidava che il suo dio l’avesse protetta dal male.
Strinse nel pungo il medaglione di Aatangard, il dio della luce. Mormorò una preghiera “Guidami a casa.” E chiuse gli occhi.
Vi fu un lampo di luce azzurra. Adesso davanti a Gilthanas era apparso un uomo. Il veterano mise la mano sull’elsa della spada, ma era stanco, troppo stanco di compiere nuove battaglie.
Davanti a lui, un uomo giovane, chino sul terreno, che si guardava attorno confuso. Sembrava provenire da un campo di battaglia, era sporco e ferito. Quando sembrò aver recuperato il controllo, vide Gilthanas, e parlò con voce sommessa:
“Ti prego, non voglio farti del male. Mi chiamo Daeron, e sono cavaliere al servizio della principessa Nysia. Devi aiutarmi, ti supplico. Dove mi trovo ?” E taque.
Gilthanas levò la mano dall’elsa, e guardò il ragazzo. Sembrava davvero non avere idea di dove fosse, ma quello che diceva era abbastanza strano. Rispose “Sei nel regno di re Cronos. Io sono stato lontano molti anni, ma ho parlato con altri pellegrini, e mi hanno detto che i miei signori hanno avuto una figlia, che hanno chiamato Nysia. Ma è ancora una bambina, non ha di certo cavalieri al suo servizio.”
Daeron parve ancora più confuso… Il re Cronos, il padre di Nysia, era morto da tanto ormai.
Aglamar, tramite la porta del cigno, l’aveva portato indietro nel tempo.
Ma perché ?
Poi, il suo sguardo si posò su Gilthanas. C’era qualcosa di familiare in quel guerriero… Cercò di capire dove l’avesse già visto. Scrutò il suo volto, e lo vide, nel proprio tempo, con i lineamenti contorti dall’odio, il viso corrotto dalla malvagità.
Il signore oscuro. L’assassino di Nysia.
La paura si impadronì di Daeron… come poteva sperare di affrontarlo ? Non era così forte da sconfiggerlo. Poteva tentare, e se avesse vinto il regno non sarebbe stato invaso.
Re Cronos avrebbe regnato in pace e saggezza fino alla vecchiaia.
Nysia non sarebbe morta.
Era questa la seconda possibilità che gli veniva concessa ? Ricordò le parole dell’iscrizione…
Abbandonerai il tuo percorso,
per intraprendere una nuova strada a te ignota.
Io non posso darti nessuna certezza,
ma solo la speranza di avere ciò che più desideri.”
Nessuna certezza… solo la speranza. Guardò quell’uomo, e ricordò la storia del signore oscuro. Chiamato alla guerra dal re Cronos, aveva combattuto per il regno nelle lontane terre del nord, per molti anni. E poi, dopo un lungo e terribile viaggio per tornare, aveva trovato la sua casa distrutta, sua moglie e i suoi figli uccisi. Se fosse rimasto a casa, questo non sarebbe avvenuto. E fra le macerie della sua casa in fiamme, Gilthanas era mutato, gridando odio e vendetta contro chi l’aveva allontanato dai suoi cari, gli aveva impedito di proteggerli e non li aveva protetti al suo posto. Vendetta contro il re, la sua stirpe, il suo regno.
Ed era divenuto il signore oscuro.
Gilthanas frattanto era fermo, e scrutava il suo interlocutore silenzioso. Non sapeva del moto che stava avvenendo nei pensieri e nell’animo di Daeron.
“La mia casa mi aspetta, Daeron. Non trattenermi ancora… voglio tornare dai miei cari. I confini del regno di Cronos sono a due giorni di cammino ad est, se vuoi raggiungerli. Ora fammi riprendere il cammino.”
Daeron non sapeva cosa fare. Doveva affrontarlo ? Ma anche se fosse riuscito a ucciderlo, chi avrebbe ucciso ?
Un padre amorevole e un marito fedele che tornava a casa dopo anni di guerra.
Non poteva essere quella la strada da intraprendere. E anche se così fosse stato, lui non l’avrebbe mai potuto fare. Non avrebbe mai commesso un’azione così spregevole e crudele.
Se avesse ucciso quell’uomo, ora, non sarebbe mai potuto tornare nel presente e guardare Nysia negli occhi.
C’era forse un’altra strada.
Doveva tentare.
Ricordò l’antico nome del signore oscuro… Gilthanas.
“Mio signore Gilthanas, non è il caso che ci ha fatti incontrare. I nostri destini sono legati, e ci è concesso di salvarci a vicenda. La tua famiglia è in pericolo. Devi correre a casa al più presto, per salvarli. Forse sei ancora in tempo.”
Adesso era Gilthanas ad essere confuso… “Come conosci il mio nome ? E di cosa parli ? … Ma non mi importa; anche sei sei solo un folle, correrò fino alla mia casa, per quanto veloce possa reggere il mio cuore, finchè non li vedrò sani e salvi. E poi non li lascerò mai più.”
Daeron e Gilthanas corsero attraverso la pianura. Giorno e notte, ignorando la stanchezza, corsero come non avevano mai corso prima. Non dissero più una parola.
Finchè non giunsero ai confini del regno, là dove, oltre la collina tanto familiare a Gilthanas, si trovava la sua casa.
Daeron pregò che fossero ancora in tempo.
Si udì un pesante rumore di zoccoli. I razziatori stavano arrivando.
I due salirono sulla collina. Gilthanas vide da un lato la sua casa, sua moglie in giardino intenta nelle faccende domestiche e i suoi figli che giocavano nel prato. Quella vista gli spezzò il cuore.
Dall’altro, un grosso gruppo di razziatori orchi, a cavallo e ben armati. Dovevano essere almeno una trentina… sarebbero stati lì in pochi minuti. E li avevano già visti.
Gilthanas pensò che poteva raggiungere i suoi cari e scappare con loro, nascondersi nei boschi… forse sarebbero sopravvissuti. Ma il tempo era troppo poco.
C’era solo una cosa da fare.
Si voltò verso Daeron, e disse “Io non ti conosco, ragazzo. Ma se il mio dio ti ha messo sul mio cammino per consentirmi di salvare la mia famiglia, non puoi essere malvagio. Voglio che tu mi giuri su ciò che più ami su questa terra, che quando sarò morto proteggerai la mia famiglia e veglierai su di loro.”
Daeron pensò che Gilthanas avesse intenzione di attaccare il gruppo di razziatori. Sarebbe stato un suicidio. “Non farlo, mio signore… morirai inutilmente !”
“Giuramelo !”
Passarono brevi istanti. “Su ciò che ho più caro al mondo, per Nysia, io te lo giuro. Se non adempirò a questo dovere, non sarò mai più degno di rincontrarla.”
Gilthanas si voltò verso i razziatori sempre più vicini. Strinse fra le mani il medaglione del suo dio Aatangard, e si inginocchiò.
“Signore della luce Aatangard…ti sono sempre stato fedele. Ho seguito la via dell’amore e della giustizia. Non ti ho mai chiesto nulla. Ma adesso, l’unica cosa che posso fare è riporre la mia speranza in te. Non posso vincere questa battaglia. I nemici sono troppi e troppo forti. Non ho paura di morire, ma non posso lasciare questa terra sapendo che la mia famiglia è stata trucidata. Avrei voluto poterli riabbracciare, ma questo non mi è stato concesso. Salvali, ti prego.
Ma non ti chiedo questo senza offrirti nulla. In cambio, prendi la mia vita. E’ tua.” E chiuse gli occhi.
Daeron guardò quell’uomo inginocchiato e chiuso in preghiera, mentre ormai poteva distinguere il volto orribile degli orchi, che già pregustavano la preda… e dall’altro lato, udiva le grida dei familiari nella casa, che si erano resi conto troppo tardi del pericolo.
Era finita. Sarebbero morti tutti, ma almeno Nysia sarebbe vissuta.
…solo la speranza di avere ciò che più desideri…
…dov’era la speranza ? Cosa avrebbe potuto fare di più ?
Come in un lampo, gli tornarono in mente le interminabili discussioni avute con Nysia sulla fede nel dio della luce. Nysia vi credeva fermamente, non sosteneva che bisognasse abbandonarsi cecamente nelle sue mani, ma che perseguendo l’amore e la giustizia, Aatangard avrebbe vegliato e protetto il cammino di ognuno.
Daeron invece non pregava mai, e credeva che non vi fosse nessuno a proteggerli, se non si proteggevano con le loro forze.
In fondo, pensavano la stessa cosa.
Daeron estrasse la spada e si lanciò contro gli orchi, nella sua ultima carica.
Vi fu un abbagliante lampo di luce. Un istante dopo, Daeron e gli orchi erano svaniti.
Gilthanas aprì gli occhi, e cominciò a piangere.
“Non avrei mai preso la tua vita, Gilthanas. Io non do la vita, e non sottraggo la vita. Io sono la vita. Ti è stata concessa una seconda occasione. Continua a perseguire la via dell’amore, qualunque cosa accada. L’odio consuma e si contorce contro se stesso. Tu vi eri caduto, ma un altro uomo, guidato dall’amore, ti ha salvato. Continua a credere nel potere della luce.” La voce di Aatangard cessò. Non l’avrebbe udita mai più.
La moglie e figli di Gilthanas correvano verso di lui, gridando il suo nome.
“Te lo giuro, mio signore.”
Gli anni passarono come istanti, e Daeron apparve nel castello della capitale. Davanti a lui c’era Nysia.
Il signore oscuro era morto. Il signore oscuro non era mai nato.
Daeron cadde in ginocchio. Nysia si voltò e corse verso di lui. “Cosa succede, amore mio ?”
Daeron stava piangendo. “Non sono mai stato così felice”
Lei sorrise.
un@ltrame
00sabato 23 giugno 2007 11:45
adesso c'è anche il lieto fine!
bello davvero. grazie
F.Camilla3
00sabato 23 giugno 2007 17:44
IL potere della luce
Grazie per il tuo racconto.
Si spera sempre ferventemente che ....Proseguendo la vita con amore giustizia e anche con compassione per tutti....ogniuno di noi sara' guidato per la giusta strada. Spero ci farai partecipi di altri tuoi racconti. Di nuovo Grazie. Camilla
ELIPIOVEX
00sabato 23 giugno 2007 18:27
Mi è piaciuto di più questo finale... probabilmente sono una inguaribile romantica [SM=x142836]
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