Il peccato di frate Jordano

alberto_58
00sabato 24 maggio 2008 17:37
“E’ suonata compieta” mormorava debolmente frate Jordano, dal letto della sua cella.
“L’ora dell’ultima preghiera…Sto per tornare al Signore…”
“Sia fatta la volontà di Dio, fratello…”
rispose l’abate, chino sul suo capezzale.
Frate Jordano parlava a fatica.
“Ho vissuto tanti anni padre…Ne ho novanta…”
Sei uno dei più anziani, dei più stimati. Ma non affaticarti.”
Frate Jordano sorrideva dolcemente.
“No, no. Voglio confessarmi…”
“Sono qui per questo, figliolo,
… in nomine Pater, et Filii et Spiritus Sancti…”
“Amen. Padre…io sono un peccatore…”
“Che peccato puoi avere mai commesso, figliolo?”
“Concupiscentia, pater…”
L’abate lo guardò commosso. Frate Jordano non era mai uscito dal convento. Si era sempre occupato dell’orto e della cucina.
Non aveva mai mancato alle sue funzioni religiose.
Indossava il cilicio da settanta anni e spesso lo avevano trovato prostrato davanti al Santissimo, dove passava intere notti in penitenza. E nonostante ciò, lavorava duramente per tutta la giornata. Così per decenni.
“…e… dimmi. Quante volte…”
“Molte…indegnamente ho indossato l’abito e pronunciato i voti.
Indegnamente.”
“Ma cosa puoi aver fatto?”
Frate Jordano aveva le lacrime agli occhi.
Guardava la soffitta bianca, immacolata, della sua cella.
“Non lo so…non lo so…quando lavoravo nell’orto, nel cortile dei novizi…io…io… guardavo uno di loro… il più giovane…”
L’abate si mise una mano sulla fronte e chinò il capo.
“…Passeggiavano sotto i portici, discutevano. Andavano avanti e indietro, in piccoli gruppi.
Uno era in disparte. Era giovanissimo. Lo guardavo sempre.”
“Continua...”
“Questo novizio… leggeva le Scritture sotto il cerchio di luce che il sole mandava nel chiostro, passando attraverso il rosone dell’ingresso. Sempre nello stesso punto. Lo illuminava come un angelo. Ci rimaneva tanto…”
“Continua…”
“Quando i novizi andavano via, io interrompevo il mio lavoro.
Andavo a mettermi nello stesso punto dove si era messo quel ragazzo. Mi facevo inondare dal sole che aveva toccato anche lui… ci rimanevo tanto. Fino a che il sole si spostava e la luce svaniva dal portico…”
“Perché lo facevi?”
“…Ohh! Mi piaceva sentire quel …quel calore sul mio corpo, che poco prima era stato anche sul…suo, sulla sua pelle…era…un segreto…così bello…io ero… così felice! Mi…inebriavo, mi estasiavo, pensavo fosse…il calore di quell’angelo su di me…bello… si… tanto…Ero meno solo.”
“Parlasti mai con quel novizio?”
“Mai.”
“Poi.”
Lo feci altre volte. Poi smisi. Capii. Misi il cilicio.”
“Per settanta anni…”
“Sono passati inutilmente, padre. Ho cercato di pentirmi. Ma non ho mai dimenticato il piacere che ho provato allora. Mai.
Non ho fatto abbastanza penitenza, non sono stato un buon frate, vi ho ingannato tutti…non merito perdono…”
“Questa…è la tua unica colpa?”
“Si. Lo so padre. E’ orribile! Merito…”
Stringeva con le mani lunghe e rugose il crocefisso di legno sul petto e piangeva.
“… l’eterna dannazione!”
L’abate aveva le lacrime agli occhi mentre pregava.
Poi, sollevò la mano benedicente :
“Ego te absolvo a peccatis tuis, in nomine Pater, et Filii, et Spiritus Sancti… Amen..”
Frate Jordano ansimava, con gli occhi spalancati
“Vengo… perdonato??”
“Siamo noi che dobbiamo chiedere perdono a te.
Un’anima pura. Un santo. E hai lavorato come un mulo tutta la vita per espiare…per espiare…che cosa…che cosa…!”
“Si, un mulo. Ma sono stato il mulo di nostro Signore…” sorrise.
“Un grande onore per me.
Sono…si… felice. Più di allora. Guardate…! Bello! …Sorride..! Vado... io… vado…”
Reclinò dolcemente il capo, chiuse gli occhi con un sorriso estasiato.
L’abate continuava a piangere.
“Se lui era un peccatore…!”



ELIPIOVEX
00sabato 24 maggio 2008 22:07
Una bella storia commovente di un'anima pura.
Piaciuta!
alberto_58
00sabato 31 maggio 2008 17:49
Grazie Eli, molto gentile, mi fa piacere che a qualcuno piacciano anche questo tipo di storie.
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