Il finto cinese

ELIPIOVEX
00domenica 5 agosto 2007 16:16
Raccontano che un giorno, nella primavera del 96, un signore di Reggio Emilia si è svegliato convinto di sapere il cinese. Sua moglie, che aveva 15 anni in meno di lui e che come lui aveva fatto solo la scuola dell'obbligo non sapeva che pesci pigliare.
Ormai da giorni non c’era più nessun tipo di comunicazione tra i due coniugi. Lui parlava una lingua incomprensibile e si arrabbiava perché la moglie non lo capiva. Lei invece, rassegnata, era convinta che il marito stesse passando la classica crisi di mezza età.
Forse era stato qualcosa che aveva mangiato durante la cena per i 50 anni, svoltasi pochi giorni prima, oppure aveva preso freddo mentre guardava la partita del Bologna, oppure... da giorni Paola, la povera moglie si tormentava per l’improvviso cambiamento del marito.
Esasperata per la brutta piega che aveva preso la sua situazione familiare si recò dal medico, un vecchio amico di famiglia, per spiegargli la situazione.
Intanto il marito davanti allo specchio si ammirava compiaciuto: i capelli corvini dritti e incollati con la lacca. La carnagione chiara, leggermente giallognola a causa di alcuni problemini al fegato; non c’erano dubbi: lui era nato per impersonare un cinese. Non doveva nemmeno impegnarsi a recitare.
Tutto era cominciato dopo una scommessa col cognato burlone. Ignorante com’era non avrebbe saputo calarsi nei panni di un’altra persona, tipo uno straniero: sicuramente tutti si sarebbero accorti dell’inganno e lo avrebbero scoperto nel giro di poche ore. Invece erano giorni che fingeva di parlare cinese, emettendo suoni a casaccio, come gli passavano per la mente, a volte vagamente gutturali, altre volte striduli, si vestiva come loro, mangiava come loro e nessuno si era insospettito di niente.
Il suo modello era il garzone della lavanderia e ogni giorno che passava si compiaceva di aver aggiunto un particolare in più alla sceneggiata. Nessuno aveva minimamente pensato ad uno scherzo.
Sua suocera lo riteneva pazzo, i figli rincitrullito e la moglie, oh che spettacolo! Lei era seriamente preoccupata. Convinta che non capisse più l’italiano, parlava liberamente delle sue frustrazioni anche davanti a lui, pertanto non gli era stato difficile carpire le intenzioni per quel giorno: andare dal medico e trovare una cura per farlo guarire da quel male inspiegabile.
Si mise il cappello e la giacca e uscì in strada per testare le reazioni dei passanti. Rosa la sagrestana si fece immediatamente il segno della croce, come se fosse stato posseduto dal demonio.
Chissà... forse aveva pure ragione. Forse tutta la sua soddisfazione era solo opera del diavolo, forse non era lui che parlava cinese, addirittura, forse non era più lui.
Si sedette sul muretto basso e ingiallito della fontana della piazza principale e si mise a pensare a quali potevano essere le possibili vie d’uscita. Si era buttato a capofitto nella burla senza pensare alle conseguenze e a come poter tornare alla vita normale. Aveva l’impressione di aver raggiunto una specie di punto di non ritorno: o era pazzo oppure indemoniato e per lui non c’era più posto nella società. Non gli restava che attendere il ritorno della moglie col responso del medico. Di sicuro non avrebbe portato buone notizie.
La vide correre in bicicletta come una forsennata, i capelli castani che svolazzavano al vento leggeri e il viso sereno. Era strano non vederla preoccupata: forse veramente doveva temere il peggio. L’avrebbero cacciato di casa, internato in qualche sconosciuta casa di cura e nessuno gli avrebbe più creduto, qualsiasi cosa avesse detto o fatto. Paola frenò improvvisamente facendo stridere le ruote della bicicletta e si fermò poco lontano dai suoi piedi.
- Giovanni! Come mai sei uscito solo con la giacca? Non sai che prendi freddo e poi ti fa male il fegato?
Lui rispose, come al solito, con degli strani suoni gutturali che gli uscivano dalla gola istintivamente da giorni. “Che scemo che sei, rispondigli normalmente, altrimenti sì che ti prende per pazzo, e avrebbe pure ragione a questo punto”
Ma sembrava che la sua lingua ragionasse per conto suo, incurante di quanto il cervello voleva dirgli.
Apparentemente Paola non si preoccupò dell’incomprensibile risposta del marito: dopo molti giorni ad arrabbiarsi e poi ad arrabattarsi a cercare di capire quelle strane parole, lei sembrava capirlo. O forse faceva solo finta.
Che avesse intuito lo scherzo?
No, non era possibile, l’eventualità era quasi peggio di farsi ricoverare in una clinica per pazzi. Non poteva perdere la scommessa, proprio ora che tutti ci erano cascati.
- Dai vieni, ti riaccompagno a casa.
Fecero qualche passo in silenzio e poi la moglie cominciò a raccontare: - Sono stata dal medico, gli ho parlato della tua situazione, spero che tu mi capisca perché altrimenti non saprei in che altro modo spiegartelo. Lui mi ha detto che semplicemente tu hai disimparato a parlare. Non guardarmi così. Tu credi di essere uguale al solito, pensi che non sia cambiato niente in te: me lo ha spiegato pure il dottore. In realtà noi non ti capiamo più perché tu non sei più capace di farti capire.
Si fermò un attimo a guardarla, a questo punto non sapeva chi veramente era matto: lui che si era avventurato in questa strana burla, sua moglie che ci era cascata oppure il vecchio medico che aveva proposto una soluzione così balzana?
- Ti ripeto: non guardarmi come se fossimo dei poveri pazzi, ormai me ne sono convinta anch’io. Cercheremo un buon logopedista, all’inizio ti sarà difficile, ma poi la memoria ti aiuterà a ricordare... nel giro di pochi mesi tornerai a parlare in italiano. Sei contento caro? Io sì tantissimo... sai, avevo paura che tu fossi stato contagiato da una strana malattia, se ne sentono di tutti i colori ogni giorno. Una malattia che ti impediva di parlare come tutti i cristiani. Ma il medico mi ha detto che non è così: semplicemente sei tornato un po’ bambino e come un piccolino bisogna insegnarti a dire le paroline un po’ alla volta. Ma io sono esperta, ho cresciuto due bimbi forti, sani e che parlano per bene, non mi sarà difficile rieducare anche te.
Giovanni si fermò un’altra volta in mezzo alla strada: gli era sembrato di vedere un guizzo di follia negli occhi di sua moglie. Non era possibile, si era dimostrata così saggia, così posata. Nonostante non avesse studiato, come lui del resto, aveva trovato il modo di affrontare con serenità una situazione che agli occhi di tutti sembrava assurda. Non poteva che ammirarla. Ma perché si sentiva pervaso da una strana inquietudine? Perché si sentiva improvvisamente in trappola e senza possibilità di scampo?
Prese allora a rimuginare su quanto le aveva appena detto la moglie “... non mi sarà difficile rieducare anche te”. Sua moglie le sarebbe stata appresso, come ad un bambino e l’avrebbe fatto uscire da quel tunnel da cui non sapeva come tornare. Ma veramente questo era meglio per lui? Dentro di sé sentiva una strana sensazione, come se fosse diventato un ostaggio della sua famiglia, come se tutto si fosse rovesciato. Era convinto di avere in pugno quanti lo circondavano, ma si rendeva invece conto che erano loro ad avere in pugno lui.
Ben presto poté constatare quanto erano fondate le sue paure; già a tavola, durante la cena iniziarono l’opera di rieducazione: - Mam-ma... ripeti con me: mam-ma... pa-pà... dai che ce la fai caro. Sono le prime parole che si imparano, non è difficile.
Giovanni, per tutta risposta, serrò le labbra ed iniziò a sforzarsi di ripetere. Ancora una volta le uscì un suono senza senso. Eppure lui sapeva dire mamma e papà. L’aveva sempre saputo: era impossibile che lo avesse disimparato nel giro di pochi giorni.
Si alzò repentinamente da tavola facendo cadere la sedia a causa dell’irruenza: - Dove vai caro? Non hai finito di mangiare.
Voleva urlarle a muso duro che gli era passata la fame, non era un bambino da educare, sapeva parlare benissimo e loro non potevano perseguitarlo in quel modo!
Rinunciò a dire qualsiasi cosa, tanto non riuscivano a capirlo. Suo figlio lo prese per un braccio per convincerlo a desistere ma lui lo strattonò con violenza. Adesso si mettevano pure a prenderlo con la forza.
Si girò verso di loro, con gli occhi iniettati di sangue. Con tutta la rabbia e il fiato che aveva in corpo sputò fuori un “No” violentissimo, talmente forte da farli girare tutti verso di lui.
Lesse la sorpresa direttamente dagli occhi dei suoi familiari: aveva parlato in maniera comprensibile. Era bastato provocarlo un po’ e finalmente era riuscito a sbloccarsi.
- Dai Giovanni, siediti a tavola con noi e finisci di mangiare. Poi parleremo.
La testa bassa, scostò la sedia dal tavolo e si sedette, cercando di mandar giù quell’ennesimo boccone amaro. Sentiva su di sé le risatine dei suoi figli a causa della malafede dimostrata. Prima, quando era cinese non gli importava, ma ora... ora questa situazione lo umiliava. Lo faceva impazzire.
Da bravo bambino mangiò tutta la pappa, come sua moglie continuava a ripetergli. Si meravigliò, anzi, di non aver trovato la minestrina con l’omogeneizzato per cena.
Terminò tutto per bene e si alzò senza dir niente. Gli altri lo guardavano, come un estraneo, anzi come uno straniero capitato improvvisamente in casa loro. Ora si sentiva più cinese di prima. Sentiva che gli altri non lo capivano: si erano dati delle spiegazioni tutte loro riguardo al suo comportamento e su quelle basi lo avevano giudicato. Ma lui non voleva essere giudicato, lui non voleva essere considerato un povero disgraziato. Era stata solo una burla, una burla finita male.
Uscì di casa sbattendo la porta. L’aria in casa era diventata irrespirabile, non sarebbe riuscito a rimanervi un minuto di più.
Camminò senza meta per parecchi minuti per poi accorgersi di essere capitato proprio davanti alla lavanderia.
In quel momento il ragazzo cinese stava richiudendo la saracinesca. Senza attendere alcun cenno da parte sua, prese ad aiutarlo. Alla fine il ragazzo gli fece un cenno del capo di intesa a cui Giovanni trovò naturale rispondere altrettanto.

Sono passati più di dieci anni da quel lontano 1996 e Giovanni ha aperto una catena di lavanderie col suo amico cinese. Si dice che sia felice e che finalmente abbia trovato la sua famiglia cinese che lo ama, lo comprende e non lo giudica più.
Cobite
00mercoledì 8 agosto 2007 14:38
" che lo ama, lo comprende e non lo giudica più" ...

Fantastico racconto con finale a sorpresa! [SM=x142839]

La tua scrittura è scorrevole e facilmente ci si immerge senza neppure accorgersi di leggere.

Brava Michela, complimenti davvero. [SM=x142874]


[SM=x142892] Giancarlo

[SM=x142849] Vado a cercare un negozio cinese .... [SM=x142834]
ELIPIOVEX
00mercoledì 8 agosto 2007 21:36
Grazie mille, sei sempre troppo gentile [SM=x142852]
Cobite
00mercoledì 8 agosto 2007 23:14


Pensandoci, il mondo pare pieno di finti cinesi, cioè di coloro che per una rippica si cambiano la vita, ma spesso è in peggio. [SM=x142839]

Ciaqo Michela [SM=x142897]

[SM=x142933] Giancarlo

fiordineve
00martedì 14 agosto 2007 17:51


Che graditissima sorpresa trovare un tuo racconto!!! [SM=x142828] [SM=x142817]


Tanto pieno di umorismo quanto di umanità. [SM=x142871]

come non amare Giovanni, un bolognese burlone cacciatosi in uno scherzo che gli ha preso la mano? O non parteggiare per la moglie, preoccupata e certa di guarirlo?

Deliziosa la descrizione della cena, inaspettato il finale.


CLAP... CLAP.... CLAP.... [SM=x142874] [SM=x142876] [SM=x142896] [SM=x142887]
ELIPIOVEX
00martedì 14 agosto 2007 21:49
I tuoi complimenti mi lusingano. Grazie a te per l'incoraggiamento... [SM=x142897]
ciaoLili
00mercoledì 5 settembre 2007 08:54
quante volte ci è capitato di sentirci incompresi
come se parlassimo ...cinese?

Molto originale il tuo racconto, ELIPIO! Brava! [SM=x142897] [SM=g27811] [SM=x142873]
*
un@ltrame
00mercoledì 5 settembre 2007 11:22
questa mi era scappata, ero in vacanza...
una favola, elipiovex, con tanto di morale, senza dimenticare di regalare a chi ti legge la possibilità di un sorriso.
ELIPIOVEX
00mercoledì 5 settembre 2007 17:43
Grazie anche a entrambe. Troppo buone
misterx78
00mercoledì 23 aprile 2008 18:37
Ah ah ah! Non ho potuto commentare il tuo racconto nel 2007 perché sono stato dal logopedista... E pensare che ho trovato un bel modo per staccarmi di dosso quella rompiscatolte di mia moglie!!!

No, dai, sto scherzando... Bel racconto, sul serio!!! Io l'avrei intitolato: nuova cura antibrontolona dall'oriente, oppure: come liberarsi dalla moglie studiando il cinese..!
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