Il Museo Kompos

florentia89
00martedì 24 giugno 2008 07:27
Una visita unica

Il museo “Kompos”

Vidi tempo fa il Film “Una Notte al Museo”, coi suoi eventi ilari e inverosimili. Ebbene, almeno per le sensazioni provate, anch’io ho avuto una esperienza simile, pur se minore, con un pomeriggio in un Museo particolare. Conoscevo la sua esistenza ma non avevo avuto modo di esaminarlo con la calma dovuta e a modo mio. Si tratta di un complesso romano dedicato ad un secolo e più di vita corrente. Un po’ come il fratello maggiore dei Costumi e Tradizioni Popolari sito in Piazza Marconi all’Eur o, solo come pallida idea di affinità epocale, al Museo di Pian delle Orme, sito a Borgo San Michele (Latina), che ho visitato nei giorni scorsi . Questi al quale oggi mi dedico è più raccolto ma, sin dal primo approccio, noto la rispondenza alle aspettative di persona attenta ed esigente, come io mi ritengo.
Il primo settore che mi accoglie è dedicato ai supporti audiovisivi, esaminabili su schermo, se richiesto, accompagnati da poster d’epoca alquanto rari che dalla fine ottocento giunge sino ad oggi. Ecco così filmati sul Kaiser, Francesco Giuseppe, lo Czar, i primi Savoia, eventi storici d’allora, nonché una trattazione della guerra mondiale 1915-18. Segue una ampia parte dedicata al prefascismo e al fascismo, che coinvolsero l’Italia dagli anni venti ai cinquanta del secolo scorso, proseguendo poi per i decenni successivi.
Noto con piacere opere ormai introvabili, come Ottobre Rosso, la Fine di Pietroburgo, la Corazzata Potiemkin, films integrali, nonché muti e in bianco-nero, sulla rivoluzione sovietica, dei maestri del cinema russo Eisenstein, Poudovkin e altri, nonché la perla che non riuscii a vedere nella mia gioventù, cioè lo stupendo “Olimpia”, film sonoro e in bianco-nero sulle olimpiadi di Berlino del 1936, girato da Leni Rieifensthal, la regista di Hitler e del Nazionalsocialismo.
Quanti pensieri, visioni e fantasmi vengono nella mia mente!
Segue una trattazione dell’ultima guerra 1939-1945 che conobbi, mi coinvolse, seguitò a farlo dopo. Proseguo nel cine con una panoramica solo elencativa, come entrare nei dettagli? Ecco allora filmati sul terrorismo degli anni di piombo, della Spagna antifascista del 1936-39, rassegne sull’Aeronautica militare, da sempre la mia passione. E qui termino, altrimenti dovrei dedicarci l’intero l’inserto.
Passo così ai film del periodo di pace, a quello bellico e il neorealista del dopoguerra, ed ho sotto gli occhi Alfa Tau, Uomini sul Fondo, Bengasi, Gloria, Ettore Fieramosca, Due Soldi di Speranza, una quantità notevole di filmati bellici italiani, tedeschi e soprattutto alleati, poi i film Roma Città Aperta, Sciuscià, Paisà, Ladri di Biciclette, Un Giorno nella Vita, Germania Anno Zero, La Vita Ricomincia, Sotto il Sole di Roma, Il Bandito, Ossessione, Riso Amaro, Il Ferroviere. Getto solo uno sguardo alle altre sezioni ove spiccano Il Gattopardo, Titanic, Evita, l’ ”11 settembre”, con la ripresa delle Torri Gemelle che collassano assieme al loro carico umano.
Lascio e mi dedico all’ambiente della storia informatica, di mio interesse particolare. Ecco allora i primi tentativi di trattare dati con apparati meccanici, cose oggi da far ridere o sorridere. I primi computer con meno di 4 K di RAM (quattromila Byte), i primi drive ingombranti, altrettanto per le stampanti a carta sensibile o ad aghi, le prime penne ottiche e tavolette grafiche, un ancestrale plotter e un sintetizzatore musicale per computer, poi memorie aggiuntive, schermi monocromatici e colore e, man mano, i computer che oggi si trovano sulle scrivanie. Il tutto è operante, pronto ad essere studiato, utilizzato.
Al settore Hardware si affianca una ponderosa biblioteca ove, più che i testi odierni, spiccano le opere informatiche edite da sessanta-settanta anni a questa parte. Dedico così un po’ di tempo a Kernal, Basic, Fortrain, Pascal, Cobol, sfoglio qualche pagina di enciclopedie informatiche che fecero parlare di se. Aggiungo la moltitudine dei programmi presenti su dischi, cassette e supporti aggiuntivi alle tastiere, sia gestionali, sia di giochi e didattici.
Passo poi ove è trattata la vita giornaliera di noi tutti, bambini compresi. Così si susseguono su scaffali miriadi dei giocattoli di latta che ci fecero felici negli anni zero-cinquanta del secolo scorso, costruzioni Meccano quasi da adulti e ingegneri, scatole di esperimenti ottici, elettrici, fotovoltaici, solari, costruzioni Lego, bambole, marionette, proiettori da muro e oculari, giocattoli a non finire.
A seguire ecco la vita nostra, dei padri, dei nonni. Cioè i primi rari elettrodomestici, lavastoviglie, lavapanni, frigo, condizionatori, con una parte dedicata agli scooter e moto pionieristiche, in primis Vespe e Vespini, Lambrette, Freccia d’Oro, e ciò che resta di una Microcar di sessanta anni fa, allora unica, la “Volugrafo”, quando le auto vere erano per quattro gatti danarosi. Si aggiungono bici sofisticate del dopoguerra e prima. Perfino un inutile motorino ausiliario Mosquito-Garelli di 40 centimetri cubi di cilindrata.
Termino qui ed ecco apparire vecchie cineprese, macchine fotografiche normali e reflex, proiettori cine, anche con apparati di sonorizzazione che facevano inorridire allora, figuriamoci oggi!
Poi Episcopi, proiettori Dia, Flash a bulbo, primi flash elettronici, cavalletti, fotometri, filtri, pellicole amatoriali e miriadi di mini e maxi foto conservate a mo’ di memoria. Si aggiungono più registratori a bobina, Geloso e altri, che costituirebbero un fiore all’occhiello da esporre nelle vetrine di ogni negozio di elettronica.
Un sub-settore è dedicato agli hobby, come l’attrezzistica e gli accessori del bricolage casalingo con cui si potrebbe creare una mezza officina. Poi la musica, con farraginosi giradischi 78-45-33-16 giri, radio a valvole funzionanti, salvo stazioni e onde che non ci sono più, una TV del bisnonno. Infine chitarra, fisarmonica, pianoforte, armonium, cornetta, flauti, un Biliardo pronto all’uso, nonché una vera barca non gonfiabile, ma rigida, di medie dimensioni, poggiata contro una parete in attesa di essere varata nuovamente in qualche superficie liquida, memore del suo utilizzo marino, lacustre o fluviale del passato. Alcuni sacchi accanto racchiudono una pregiata tenda da campeggio Jamet, francese, a cinque posti, con i suoi complementi ed accessori, anch’essa in attesa di un riutilizzo a termine prossimo.
Passo alla musica registrata e ho di fronte dischi a centinaia, e un po’ di nastri e cd, delle opere sinfoniche, della musica classica, di quella folk-popolare di mezzo secolo e oltre, con le voci che ci fecero sognare, Claudio Villa, Modugno, Mina, Nilla Pizzi, i primi Ranieri, Celentano, Gianni Morandi, cento altre.
Nel campo dei 78 giri (età della pietra) spiccano ballabili anni venti e uno stupendo corso di Inglese Linguaphone, nuovo, in confezione dal peso di uno sproposito, oggi assolutamente introvabile.
Poi gli apparati casalinghi, una volta oggetti da nababbi, come lavastoviglie, lavapanni, frigo, macchine per pasta, pane, biscotti, pop-corn, stufe, scaldabagni, forni da cucina economica, frullatori manuali ed elettrici, bilance, stoviglie particolari, apparati e oggetti da sanità.
Su alcune console fanno mostra gli orologi d’ogni tipo di una collezione temporale da polso, taschino, tavolo, per lo più con carica a molla e, qualcuno dei più recenti, con movimento elettronico.
Su altro scaffale occhieggiano le penne stilo delle marche prestigiose di un tempo, di cui alcuni pezzi rarissimi e valore elevato.
Chiudo questa parte e mi immetto nella immensa biblioteca, ove trovo l’interesse e amore di sempre. Vado per settori, non menzionando quello informatico di cui ho parlato.
Nella parte storica è un elevato numero di testi dedicati al conflitto 1949-43 e poi 1943-1945, dell’Italia fascista e monarchica prima, Repubblicana Sociale poi, con un accurato esame del periodo resistenziale, oltre, a valere come emeroteca, le raccolte rilegate della Domenica del Corriere e dell’Illustrazione del Popolo dal 1939 al 1945, cioè l’arco della guerra mondiale, più un nutrito numero di quotidiani della stessa epoca, nonché dall’Unità d’Italia dal 1861 ai decenni successivi, riuniti in appositi raccoglitori.
Ecco poi libri anticlericali editi due secoli orsono, scritti da Garibaldi e i suoi scrivani, ecco una Enciclopedia Utet del 1935, ecco una vasta presenza di testi classici italiani, latini, greci, inglesi, francesi, a cui si aggiunge una serie di corsi di lingue in dischi, nastri, cassette, cd, (trecento dischi più altri supporti). Fa la sua figura addirittura un modello antidiluviano di traduttore parlante di ben cinque lingue.
Inizia poi il settore didattico con testi scientifici, giuridici, letterari, linguistici, di istruzione superiore e universitaria, dizionari, codici, Opere di conversazione in lingua con supporto nastro (inglese, arabo, italiano), Corsi di memorizzazione e lettura veloce su testi e nastri, più opere storiche fra cui quella di Roma del Mommsen, di settanta anni or sono, infine sezioni didattiche e hobbistiche, opere religiose, filosofiche, economiche, manageriali, con corsi audio-visivi aziendali di tutto rispetto. Enciclopedie per ragazzi e adulti, pure in lingua inglese per gli esterofili.
E i settori ai quali sono particolarmente legato, cioè della salute e medicina familiare, fitoterapia, erboristeria, omeopatia, cure naturali, e l’ampia sezione religiosa, filosofica, esoterica, con testi particolari, riservati, non credo di diffusione generale.
Seguono opere didattiche di arte, disegno, fotografia, applicazione pubblicitaria, cine amatoriale, di organizzazione aziendale.
Chiudo con una stupenda raccolta di pubblicazioni dedicate alla mia città, Roma, che non pensavo così vasta ed interessante.
La giornata si avvia alla chiusura.
Passo per il reparto “pezzi” di pregio e vedo raccolte epistolari originali del Re, Capo Governo, cioè il Duce, Italo Balbo, Padre Pio e altri. Si aggiunge una esemplificazione di attestati e diplomi degli anni venti-trenta, raccolte fotografiche Alinari della Roma di due secoli fa e di altre città, opere grafiche di pregio, raccolte numismatiche e di cartamoneta, collezioni filateliche di tutto il mondo, completa il tutto un medagliere e un ampio complesso di trattazioni turistiche.
Si accompagnano le pellicole originali di film famosi, come La Romana, di Moravia, con una Gina Lollobrigida 1946, introvabile, Le Cameriere, con un Ugo Tognazzi ragazzotto, le Stelle dell’Orsa Maggiore, con Eleonora Rossi Drago.
Tutte opere sparite inspiegabilmente nel nulla, dimenticate.
Ci sarebbe il settore abbigliamento, vestiti e costumi d’epoca. Decido di saltarlo, sono stanco e non ho più tempo, sarà per un’altra volta. Di sicuro ho trascurato dei sub-settori a cui mi dedicherò quando vedrò di ripetere l’impegno odierno .
Getto uno sguardo particolare ad un pezzo rarissimo, una calcolatrice Mercedes 1890 che, cosa fantastica, svolgeva tutte e quattro le operazioni, e non solo addizioni o addizioni-sottrazioni. C’è che pesa venti chili e, quando funziona, perché funziona come mi dimostrano, le vibrazioni le fa sentire tutto attorno, mobilio in primis.
Ad essa si accoda una calcolatrice svedese di latta, da taschino, funzionante con cursore ad ago che, con maneggi complicati, svolge manualmente le quattro operazioni, benché il peso sia di poche decine di grammi. Rammento che ne ebbi una simile, nella notte dei tempi, e costava uno sproposito rispetto la sua infima consistenza.
Esco all’aria aperta. Quando tornerò? Mi propongo presto.
Lascio così, malvolentieri, il mio ampio garage, cantina e accessori che, oltre le auto di casa, li ho trasformati in questo Museo Kompos, precisando che Kompos è a valere per “composto”, “composizione” Kombinat, Complesso. Questo è il mio museo riservato, aperto ai pochi amici ed intimi i quali lo sanno apprezzare.
C’è che in molti vorrebbero eliminarlo, con gioia di qualche amatore o speculatore oppure, forse meno, dei cassonetti delle immondizie.
Ciò non avverrà, ovviamente me presente. Di ciò che ho elencato la maggior parte è presente materialmente, in pochi casi gli oggetti già facenti parte della famiglia sono ricordati come pubblicazioni, istruzioni d’uso, fatture d’acquisto, manutenzione, note.
Nel “Museo” sono le mie radici, il mio passato, non posso dire il futuro in quanto la carta di identità non mi permette di pensarlo.
Ci sento presenze di sempre, un’aria ilozoica imperante e, in considerazione di quanto a lui dedicato e comunque attinente, vi sosta anche lo spirito del capo della mia gioventù, il Duce Benito Mussolini, al quale offrii e offrimmo una bella fetta della nostra fede e affetto. Si! anche lui è qui e, sono certo, non sia imbarazzato nel trovarsi negli ampi vani di un garage, di una cantina, di una biblioteca, fra una Micra e qualche macchia d’olio.
Chiudo rammentando la perdita di molta “paccottiglia”, come la definii, del mio periodo di Balilla, avanguardista e successivo, a seguito del furto che subii in passato e di cui ne ho parlato in Ragazzi di Portoria, il secondo volume del trittico, formato anche da Fiaccole di Gioventù e Diari di Vita.

ELIPIOVEX
00venerdì 27 giugno 2008 23:05
Io non riuscirei mai a conservare tutto.
La mia mania dell'ordine e della catalogazione non me lo consentono, anzi non me lo consentirebbero in una casa normale.
Poi sono cresciuta con la mentalità di mia madre, non serve a niente conservare tutto, perché il passato non si può rivivere, si vive il presente...
Mio padre ha bruciato tutto quando sono morti i miei nonni, mobili compresi. Forse solamente voleva soffrire meno, ricordare è anche soffrire.
Tornando invece al tuo elenco ti informo che il secondo computer arrivato in Italia ce l'abbiamo noi, nella nostra ditta, importato credo tra il 1981 o 1982 (le bollette doganali si sono sbiadite) ed è conservato come un pezzo da museo. Il titolare si è sempre rifiutato di buttarlo. Tra i primi ad usarlo è stato proprio mio marito, fiero quando lo racconta agli amici. Erano i tempi in cui dovevano salvare di notte un disegno perché altrimenti non riuscivano a lavorare di giorno (adesso i colleghi si lamentano perché Open Office è lento) e erano pure i tempi in cui dovevano lavorare in uno scantinato perché il titolare non aveva i soldi per comprarsi una ditta vera...
Altri tempi Francesco...
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