indifferenza e aridità
Trovo molto interessante il tema aperto da Marilla e anche la particolare accezione strettamente etimologica che ha voluto dare alla parola "indifferenza". E' giusta: non vedere la differenza tra bianco e nero, bene e male, giusto e sbagliato. Siamo comfusi, ma anche molto aridi. Ricordo la scossa emotiva che provai, molto prima dell'11 settembre, nel vedere alla TV la morte di un bambino palestinese di undici anni, centrato dai cecchini mentre il padre cercava di proteggerlo. Chini, e disarmati, ad un angolo di strada, chissà dove andavano, magari a comprare il pane, il giornale... Il mio figliolo più grande aveva allora undici anni, e mi sentii coinvolta.
Talvolta ci difendiamo erigendo una specie di muro tra noi, il nostro "particulare", e il resto del mondo. Fino a quando succede qualcosa che ci tocca nel profondo e ci sconvolge. Finchè ricorriamo all'indifferenza di fronte all'eccesso di tragicità gridata dai mass-media, forse ci si difende anche un po' dal sentirsi "pubblico", come dice Erri De Luca. Ma niente ci può esonerare dall'obbligo civile della consapevolezza: altrimenti è aridità d'animo e cioè la morte intellettuale e spirituale. Si vive come zombie e allora buona domenica ce la meritiamo! ahiahiahiahiahi!!!!