INDIFFERENZA

marill
00sabato 13 novembre 2004 09:38
"Nel mio vocabolario personale alla parola "indifferenza" ho scritto: incapacità di distinguere le differenze. Indifferenza non è un infischiarsene del mondo, piuttosto un disturbo della percezione per cui non si riesce a distinguere la differenza tra realtà e messinscena. Si assiste da inerti a una violenza, a una disgrazia perché si crede di essere a una rappresentazione, gratis, in cui si è tenuti ad agire da spettatori. E non s'è mai visto uno del pubblico che salti in palcoscenico per impedire a Otello di uccidere Desdemona. Chi si crede spettatore si gode lo spettacolo.

L'indifferenza è un disturbo opposto a quello di Don Chisciotte che s'immischiava di tutti i fatti e i guai degli altri. Anche lui distingueva male la realtà, soffrendo però d'interventismo estremo. Irrompe anche in uno spettacolo di marionette, facendo una strage di pupazzi, credendoli nemici. Prende lo spettacolo per realtà e mai si contenta d'essere spettatore. In ascolto dei notiziari televisivi bisognerebbe sciacquarsi un po' gli occhi con il febbrile collirio di Don Chisciotte. Sentirsi un po' meno spettatori, un po' meno membri di una "audience", un poco membri di una cavalleria errante e irritabile". (E. De Luca)

Mi è piaciuto questo brano ed ho pensato di condividerlo con voi.
Tutto ciò oggi è qualcosa che dilaga nel mondo e mi spaventa.
Grazie per l'attenzione.
MARILLA


Cobite
00domenica 14 novembre 2004 09:10

Si infatti, molto interessante.
Ma da dove l'hai ripreso?

Ciao
Giancarlo cobite
Sagitta
00domenica 14 novembre 2004 17:24
indifferenza e aridità
Trovo molto interessante il tema aperto da Marilla e anche la particolare accezione strettamente etimologica che ha voluto dare alla parola "indifferenza". E' giusta: non vedere la differenza tra bianco e nero, bene e male, giusto e sbagliato. Siamo comfusi, ma anche molto aridi. Ricordo la scossa emotiva che provai, molto prima dell'11 settembre, nel vedere alla TV la morte di un bambino palestinese di undici anni, centrato dai cecchini mentre il padre cercava di proteggerlo. Chini, e disarmati, ad un angolo di strada, chissà dove andavano, magari a comprare il pane, il giornale... Il mio figliolo più grande aveva allora undici anni, e mi sentii coinvolta.
Talvolta ci difendiamo erigendo una specie di muro tra noi, il nostro "particulare", e il resto del mondo. Fino a quando succede qualcosa che ci tocca nel profondo e ci sconvolge. Finchè ricorriamo all'indifferenza di fronte all'eccesso di tragicità gridata dai mass-media, forse ci si difende anche un po' dal sentirsi "pubblico", come dice Erri De Luca. Ma niente ci può esonerare dall'obbligo civile della consapevolezza: altrimenti è aridità d'animo e cioè la morte intellettuale e spirituale. Si vive come zombie e allora buona domenica ce la meritiamo! ahiahiahiahiahi!!!![SM=x142819] [SM=x142819] [SM=x142853] [SM=x142813] [SM=x142905]
marill
00domenica 14 novembre 2004 21:17
Eccoti accontentato, caro Cobite, il brano è tratto dal libro
"ALZAIA" DI Erri De Luca - Edito da Feltrinelli.
Grazie Sagitta per la tua riflessione.

MARILLA
fiordineve
00lunedì 15 novembre 2004 18:36

Ormai ce lo ripetono sociologi, psicologi, commentatori; ci stiamo abituando alla cattiveria e alla malvagità con affannosa indifferenza.
Mi commuovo ascoltando un brano musicale, leggendo un libro, ho urlato di rabbia davanti alla strage dell'11 settembre, a quella di Beslan, ma se sento di un ragazzo morto scuoto il capo e più di un "povero ragazzo" non mi viene da dire nulla.

Forse l'indifferenza è un modo di autodifesa per non dover piangere ogni giorno per ciò che di atroce assistiamo impotenti.

Se fosse un povero uomo che è sotto casa mia potrei aiutarlo, altrimenti mi sento impotente per non saper combinare nulla di positivo per chi muore ogni giorno (e non solo i palestinesi, ricordiamoci anche i bambini israeliani sugli scuolabus) se non pregare.
Vitale Tagliaferri
00sabato 20 novembre 2004 15:37
Cose strane della vita
Leggo questo testo e mi prende un colpo...
Sto preparando una poesia da pubblicare su
questo sito (che mi piace!) e mi viene una
domanda e un dubbio. La domanda è: la vita
è proprio strana? Il dubbio è: dovrò forse
cambiare la mia poesia? La risposta al mio
dubbio la deciderò il prossimo 30 novembre.
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