INCOMPLETO

giovalanga
00martedì 31 dicembre 2013 18:23
2) HELP

In scena Michael, un ragazzo con occhiali, seduto sul fondo del palcoscenico ad una scrivania intento a battere assiduamente sui tasti di un computer portatile. L’unica luce presente è quella fredda del monitor del computer. Michael è di tre quarti, in modo che si possa intravedere lo schermo illuminato. La camera di Michael è solo accennata. Sullo sfondo una sveglia proietta le ore: sono le 22.34.
Sul proscenio, seduti su un divano da sala, i genitori di Michael: Alessandro e Irene.

ALESSANDRO: Nevica ancora, è dal primo pomeriggio che scende e non accenna a diminuire. Temo che domani le scuole saranno chiuse e anche io dovrò sudare sette camicie per andare in ufficio.
IRENE: Penso di sì, per fortuna abbiamo un fuoristrada 4x4, altrimenti … bloccati in casa. Lo scivolo che porta al nostro garage è piuttosto ripido e neve e ghiaccio lo ricoprono subito.
ALESSANDRO: Ecco lo sapevo! Mi sono scordato di uscire a buttare il sale sul vialetto di accesso e sulla rampa del garage! Chissà come sarà bianco adesso! Beh, vorrà dire che mi alzerò prima del solito domani mattina e sveglierò i miei muscoli addormentati spalando neve e ghiaccio invece che con il consueto caffè nero “American style”.
IRENE: E poi parlano di effetto serra e surriscaldamento globale! Questa è la terza nevicata dell’anno, senza contare che durante le feste di Natale, la temperatura si è mantenuta, anche di giorno, abbondantemente sotto lo zero. Io non ricordo inverni simili. Chiamalo come vuoi, ma qui c’è qualcosa che non va. Non è normale. Prima o poi doveva succedere che …
ALESSANDRO: Dai dai Irene, su, non iniziare con i tuoi soliti discorsi e luoghi comuni! Gli inverni sono inverni e le estati sono estati! Possibile che se nevica ci lamentiamo perché fa freddo, ma quando c’è il sole due gironi di fila a Gennaio iniziamo con i discorsi catastrofistici: i poli che si sciolgono, i mari che si alzano, gli albergatori che falliscono …
IRENE: come sei noioso, non si può mai parlare di niente con te. Il solito saputello. Sai cosa ti dico? Me ne vado a letto. Tu stai pure qui a guardare fuori dalla finestra e far finta che sia tutto normale. Ma non voglio sentirti lamentare domani mattina mentre lavori. Tanto è tutto a posto. E’ Gennaio. E meno male che c’è la neve da spalare!
ALESSANDRO: (al pubblico mentre Irene si alza per andare in camera): 15 anni di matrimonio! 15 anni, uno dietro l’altro, non uno di più , non uno di meno: e si sentono tutti. Tutti! (a Irene) Piuttosto, passa dalla camera di Michael e spegni la luce, come al solito si sarà addormentato lasciandola accesa. Lui e quel suo maledetto computer.
IRENE: Guarda che glielo hai regalato tu due anni fa, io te l’avevo detto che non era una scelta giusta, che poi non avrebbe più potuto farne a meno, ma tu no, ostinato come un mulo, l’hai comprato comunque.
ALESSANDRO: Irene, siamo nel ventunesimo secolo! Tutti ne hanno uno, fa parte del progresso e poi, dopo tutto, è uno strumento che, se utilizzato con criterio, può rivelarsi davvero utile. Pensa cosa avremmo potuto fare noi se avessimo avuto a disposizione questi mezzi … altro che lettere d’amore imbucate furtivamente di notte, altro che lunghe soste in auto aspettando un tuo sguardo dalla finestra … sarebbe bastato iscriversi a …
IRENE: Facebook o Twitter, lo so e anche quel cerbero di mio padre non avrebbe potuto vietare che noi ci vedessimo o parlassimo. Già. Sarebbe stato tutto più facile ma … vuoi mettere l’emozione di uno sguardo rubato o di una parola sussurrata dietro il vetro di una finestra a 50 metri di distanza? Il tentativo di leggere sulle labbra un “ti amo”? L’orecchio teso per percepire i passi del padre alla porta? Senza prezzo, semplicemente senza prezzo se paragonato ad una fredda chiacchierata in rete, dove la colonna sonora è solo il picchiettio dei tasti della tastiera. Poi, va beh, lasciamo perdere che due volte su tre mio padre ti beccava … diciamo che faceva parte del divertimento.
ALESSANDRO: Mi beccava solo perché si capiva lontano un miglio solo guardandoti in faccia che stavi nascondendo qualcosa, mai stata capace di fingere tu, trasparente come l’acqua; pure in macchina mi ha rincorso una volta. E come andava!
IRENE: Già. Beh, inutile star qui a rimuginare su quegli anni, vado a letto e passo a spegnere la luce in camera di Michael. E se fosse necessario anche il computer. Se tanto mi da tanto quel genio di tuo figlio ha lasciato acceso anche quello. Tu resti qui?
ALESSANDRO: Sì, leggo un paio di pagine di questo libro e poi ti raggiungo. Ciao, buonanotte.
IRENE: Buonanotte.

Irene si avvicina alla camera di Michael, fa l’atto di sbirciare e si accorge che Michael è ancora sveglio e sta scrivendo al computer. Torna da Alessandro abbastanza preoccupata e agitata. Alessandro nel frattempo si è accomodato meglio sul divano tirandosi sopra una coperta.

IRENE: E’ ancora sveglio! E sta ancora davanti a quel maledetto schermo. Batte i tasti come un forsennato. Io adesso vado là e glielo spengo a sberle quello strumento del demonio! Sono quasi le undici. Ma ti rendi conto! E poi mi viene a dire che è stanco, i professori che è svogliato e sonnecchia a scuola. Per forza! Fa le ore piccole tutte le sere. Studiasse almeno. Invece no. Perde tempo su quei social … social … o come diavolo si chiamano …
ALESSANDRO: (raddrizzandosi) … Network… Social Network… (declamando) le reti sociali! Ecco come si chiamano. Adesso calmati Irene. Siediti un secondo qui vicino a me.
IRENE: Non capisco! Ma cosa avrà da dire o da fare tutti i giorni per tutto questo tempo? Ma non si vede già durante il giorno con i suoi amici? Che ci parli di persona invece che aspettare la sera! Non ha senso.
ALESSANDRO: Irene, Irene… E’ più complicato di come la vedi tu. Io credo che lui non stia lì a “chattare” con i suoi amici, o almeno non solo con quelli. Vedi, la forza della rete è che ti permette di conoscere tantissima gente in giro per il mondo, a qualunque ora del giorno e della notte. E’ un canale di comunicazione sempre aperto, un canale GLOBALE, in tutti i sensi. Puoi parlare con un ragazzo di Tokyo, uno di Mumbai e uno di San Francisco contemporaneamente, con un semplice click…
IRENE: (Interrompendo) Ho capito, però io continuo a …
ALESSANDRO: (Interrompendo con un gesto della mano) …così come puoi avere a portata di mano tutte le notizie e le informazioni a cui solo vent’anni fa era impensabile poter accedere. Ricordi? Le ricerche con l’enciclopedia? Preistoria. Ore e ore perse a copiare pagine stampate a caratteri piccolissimi quando adesso, in un attimo ed in tempo reale hai a disposizione tantissime informazioni, sempre aggiornate con commenti, fotografie, immagini,… E’ la forza della rete, la sua forza ma anche la sua debolezza e pericolosità (d’un tratto pensieroso) … e sai a cosa mi riferisco.
I due restano per qualche secondo in silenzio, assorti nei loro pensieri.
IRENE: Non dirlo Ale, non ci voglio nemmeno pensare, non posso immaginare che Michael…
ALESSANDRO: Stai tranquilla, è tutto sotto controllo.
IRENE: (con uno scatto d’ira) E come fai a dirlo? Eh? Come fai? Io nemmeno lo so accendere quell’affare lì, come facciamo a stare tranquilli? Anche i genitori di Alessio ci hanno poi detto, dopo qualche mese, che pensavano fosse tutto a posto, tutto sotto controllo!! E poi, invece…
ALESSANDRO: Calmati Irene! So quello che dico. Io, al contrario di te, “quell’affare lì” lo so accendere e sono riuscito a scoprire anche un paio di password usate da Michael. Ho fatto delle verifiche e ti garantisco che ho tirato un bel sospiro di sollievo anche io quando ho scoperto che, è vero, ci sta perdendo la testa, ma è tutto in regola, tutto legale. Non c’è niente di cui preoccuparsi.
IRENE: Davvero?
ALESSANDRO: Davvero.
IRENE: E allora cosa sta a fare tutte quelle ore attaccato al computer?
ALESSANDRO: Quello che ti dicevo prima, chiacchiera, o meglio chatta, con un sacco di ragazzi come lui in giro per il mondo, si scambia foto, esperienze di vita, opinioni. Il fatto è che non lo fa come se fosse Micheal, ma lo fa con un’identità nuova, un nome nuovo, dei gusti nuovi, come se fosse un’altra persona.
IRENE: Scusami Ale, ma non ti seguo. Non capisco cosa mi stai dicendo. Tu credi che nostro figlio si spacci per qualcun altro mentre utilizza il computer? E per chi si fa credere di essere? Lo hai scoperto? Non è possibile. E’ illegale!
ALESSANDRO: Vedi Irene, non è proprio così. Lui non si spaccia per qualcuno di reale, per una persona davvero esistente o per un suo conoscente. Al contrario Michael si è creato da zero una nuova identità, che ha plasmato come più gli piace, un’identità che probabilmente (questo non lo so perché non sono riuscito ancora a scoprirlo) ha davvero poco a che fare con il vero Michael, ma molto a che fare con quello che avrebbe voluto essere o che non ha mai avuto il coraggio di essere.
IRENE: Nome diverso, gusti diversi, carattere diverso, uno sconosciuto..
ALESSANDRO: Esatto, più o meno così. Nella rete è facile, se sbagli non succede nulla, non come nella quotidianità. Puoi fare tutte le prove che vuoi: se poi non ottieni quello che vuoi, beh cancelli tutto e ricominci.
Michael si è creato e usa una identità virtuale, che vive in una realtà virtuale insieme con persone altrettanto virtuali. E’ come se esistesse un universo parallelo dove i nostri ragazzi hanno una seconda vita e a cui possono accedere solamente attraverso il computer e la rete.
IRENE: Mamma mia! Sono confusa… Non avrei mai immaginato una cosa simile. Il nostro Micheal che vive in un altro mondo; un po’ come facevamo noi con l’amico immaginario quando eravamo bambini…
ALESSANDRO: Sì qualcosa di simile, ma, te lo ripeto, elevato alla milionesima potenza. In questa realtà virtuale non esiste solo un amico immaginario, ne esistono milioni, con cui puoi interagire davvero perché, in fondo, sono persone in tutto e per tutto reali…
IRENE: Reali o virtuali? Mi sta venendo il mal di testa. E’ qualcosa a cui non sono pronta.
ALESSANDRO: Reali e virtuali insieme Irene. Qui sta il punto. Le persone esistono, le identità ed il mondo che si sono creati a loro piacimento, beh quelle no.
IRENE: E’ pericoloso?
ALESSANDRO: Chi può dirlo? In linea teorica, fintanto che resta un passatempo, direi di no, ma un abuso, beh, non sono psicologo, però credo che sia facile caprie che un abuso non sia proprio quello che un genitore desidererebbe dal proprio figlio.

IRENE:
ALESSANDRO:
IRENE:
ALESSANDRO:
IRENE:
ALESSANDRO:
IRENE:
ALESSANDRO:
IRENE:
ALESSANDRO:



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