I soldi dell'assassino

ELIPIOVEX
00sabato 9 dicembre 2006 16:20
Ho visto che stai facendo ordine Giancarlo... così ho pensato di postare un po', tanto per complicarti la vita [SM=x142843]
Scherzo ovviamente. Questo racconto è un po' lungo quindi lo spezzo a puntate. Spero vi piaccia...

I SOLDI DELL'ASSASSINO
Sonia si alzò pigramente, all'alba, come ogni mattina. Suo padre dormiva ancora, dato che toccava a lei, al martedì, aprire il distributore di benzina. Si infilò la tuta e, senza pensare troppo a quello che stava facendo, si recò a svuotare il contenuto dell'erogatore automatico. A giudicare dal peso della cassettina, non doveva essere stata una gran serata. Richiuse lo sportellino, mettendo i soldi al sicuro e poi aprì al pubblico. Nel frattempo suo padre era sceso, come sempre, borbottando. Servirono tutti i clienti dell'ora di punta, senza scambiarsi nemmeno una parola. Come ogni giorno, cordiali ed affabili con gli sconosciuti di passaggio, ma perfetti estranei tra di loro, e questo da quando, molti anni prima, la madre se n'era andata, senza nemmeno lasciare un addio.
Passata la prima ondata di clienti, quando anche le scuole avevano iniziato le lezioni, si erano seduti all'interno dell'ufficio, ed avevano cominciato la quotidiana conta degli incassi della notte, prima del versamento in banca. Si divisero a metà il pacchetto e Sonia tenne per sé la mazzetta più in alto. Cento, duecento, trecento, trecentoventi... Si fermò perplessa. In una banconota da dieci euro c'erano delle piccole macchioline rosse. Probabilmente qualche buontempone le aveva disegnate per far credere che fosse sangue.
“Trecentotrenta... oh mamma santissima!”
“Che c'è?” chiese quasi irritato il padre, che, nel frattempo, aveva dovuto interrompere la conta.
“Sono tutti... sono tutti sporchi di sangue...”
Finalmente alzò lo sguardo verso di lei, incuriosito dalla strana affermazione della figlia. Effettivamente aveva raggruppato davanti a lei cinque banconote da dieci euro intrise di sangue. Due erano ancora appiccicate a causa di quel liquido rosso scuro. No, non poteva essere uno scherzo. Quella storia era tremendamente seria.
“Che facciamo?” si dissero all'unisono, per la prima volta i loro pensieri avevano preso la stessa direzione.
“Sarà meglio chiamare i Carabinieri”
A Sonia non dispiaceva per niente chiamare il nuovo Maresciallo. Era arrivato da pochi mesi, dopo che quell'altro se n'era andato in pensione: l'aveva notato il giorno stesso del suo arrivo, il sorriso aperto, spontaneo, gli occhi furbi, i capelli cortissimi. Adorava quei capelli a spazzola: avrebbe voluto passargliene una mano. Ma sarebbe rimasto solo un sogno. Nessuno mai la degnava di un minimo interesse, dentro a quella tuta sporca da benzinaio.
“Chiamo io papà” Sapeva a memoria il numero della caserma, anche se in realtà non l'aveva mai composto. Per giorni aveva fantasticato di telefonargli, con l'elenco aperto tra le ginocchia. La voce un po' emozionata, recitò, finalmente, la frase fatidica: “Mi chiamo Sonia, dovrei parlare con il Maresciallo”
“E' impegnato, che c'è?”
Per un momento fu tentata di riattaccare: la delusione e la maleducazione di quell'uomo avevano smontato tutte le sue fantasie, ma poi sarebbero rimasti col loro problema.
“Abbiamo trovato dei soldi sporchi di sangue”
“Si spieghi meglio, come fa a sapere che è veramente sangue?”
Come faceva a saperlo? “Se non è sangue, lo sembra proprio... stiamo verificando gli incassi del self service... abbiamo un chiosco di benzina...”
“Attenda in linea, mi informo dal comandante”
Dall'altra parte avevano appoggiato la cornetta, poi sentì dei passi farsi sempre più flebili.
“Allora, che ti ha detto?”
“Non lo so papà, sta andando a chiedere”
Per tutta risposta lui sbuffò rumorosamente e, come se niente fosse successo, ricominciò la conta dei soldi puliti. Dopo qualche minuto sentì di nuovo i passi risuonare nell'apparecchio e la voce incolore dell'appuntato recitare “Non tocchi niente, noi arriviamo subito”
Passate alcune ore capirono quanto era relativo quel “subito”. Cercarono, pertanto, di accantonare l'episodio, dedicandosi alle solite incombenze giornaliere. Cercarono, perché, pochi minuti dopo, arrivò il buontempone di Cecco, tutto trafelato, con la sua bici scalcinata.
“Avete sentito la novità?”
“Sentito cosa?” Ancora una volta si guardarono interdetti: impossibile che la faccenda dei soldi sporchi avesse già iniziato a girare.
“Ma come? In paese c'è un gran via vai. Sembra il giorno del giudizio. Sono arrivati ambulanze, poliziotti, carabinieri e perfino la protezione civile... Succede l'evento dell'anno e voi ve lo perdete?”
Sonia cominciava a capire il perché di quel “subito” non mantenuto, ma la mania di sensazionalismo di Cecco non aiutava a comprendere la situazione.
“Di cosa stai cianciando Cecco, non sarai mica ubriaco a quest'ora?” Mario, il papà di Sonia, non andava mai per il sottile in questi casi.
“Sono tutte calunnie, io non sono ubriaco, forse qualche volta un po' brillo, ma ubriaco mai”
“Sì, sì, va bene Cecco” corresse il tiro Sonia “lo sappiamo, ma dicci un po' cos'è successo”
“Hanno trovato morta, nel suo bar, la Maria”
“Maria Golini? Quella del bar Sport? Ma non scherzerai mica?”
“No, non scherzo, l'hanno accoltellata, c'era sangue fin dalla porta, ne ho visto pure io due, tre puntolini sullo zerbino”
Un'altra occhiata tra padre e figlia, si dissero che sarebbe stato molto meglio tenere la bocca chiusa.
Neanche farlo apposta, sopraggiunse in quel momento la gazzella dei Carabinieri. Sonia vide il bel Maresciallo scendere dall'auto, splendido nella sua divisa, anche se un po' sgualcita, il viso tirato e stanco, si diresse proprio verso di lei, facendo perdere più di un battito al suo cuore impazzito.
“Signorina Ferrini vero?” Le strinse la mano, mentre lei era consapevole di essere diventata improvvisamente di porpora. “Ha chiamato lei poco fa?”
Poco fa... saranno passate almeno quattro ore Maresciallo, ma come un'ebete, rispose semplicemente “Si venga, le faccio vedere”.
Lo portò in ufficio, ancora quasi sognante, seguita a ruota da suo padre e dall'impiccione di Cecco, mentre, sulla porta, era rimasto nell'ombra l'altro collega. Si sentiva tremendamente stupida, lei sempre con la battuta pronta con tutti, riuscì a malapena a dire "ecco qua" porgendo le banconote sporche verso di lui.
Le esaminò in silenzio. Alla fine aggiunse: "Queste devo tenerle. Possono essere delle prove. Mi spiace per lei, signorina."
Sonia sentì chiaramente imprecare suo padre alla spiacevole notizia, e un po' se ne vergognò, poi, per sviare l'attenzione, chiese a bruciapelo "E' vero che hanno ammazzato la Maria?"
"Sì" rispose bruscamente, facendo così intendere che il discorso doveva morire lì. Rimase mortificata, la testa abbassata, attese di essere interpellata, prima di parlare nuovamente.
"Bene, qua abbiamo finito. Carletti, possiamo andare" prese da solo la porta, senza salutare, come pensando a qualcos'altro rimasto in sospeso. Ma si bloccò in mezzo alla stanza, si girò e guardò prima Sonia e poi suo padre, e, come ricordandosi di un'ultima faccenda importante, aggiunse: "Ah, signor Ferrini, ho saputo che ieri sera era al bar a giocare a carte con altri amici. Domani, se non le è di troppo incomodo, dovrebbe venire in caserma, per alcune domande. Grazie, comunque, per tutta la collaborazione."
Lei attese di veder partire l'auto di servizio, per subito scagliarsi contro il padre: "Mi avevi promesso che non l'avresti più rivista!".
Non rispose, ancora sotto shock dal turbinio degli eventi accaduti negli ultimi minuti, mentre Cecco, prontamente, si intromise: "Che sarà mai, una partitella a scopa, non è il caso di farne una sceneggiata."
"Comincia a farti gli affari tuoi, Cecco, questo è il momento di prendere la porta. Se permetti, avrei alcune cosette da discutere in privato con mio padre."
Assieme a Cecco, però, anche il genitore prese la porta, ancora una volta negando ogni possibile confronto con lei.

Cobite
00domenica 10 dicembre 2006 14:14
Gentilissima Michela, come hai visto ho dovuto fare po' d 'ordine, ma è tutto nella normale confusione. Forse non mi sono spiegato bene nell’argomentare le rubriche [SM=x142839]

Il tuo inizio mi ha incollato al video e mi sono fatta anche una sonora risata quando hai scritto "Passate alcune ore capirono quanto era relativo quel “subito”. " ricordando un episodio del passato, per fortuna non tragico some quello da te romanzato.
Il mio parere sul quanto letto deve necessariamente ricalcare quanto ho già detto, ovvero che sei davvero molto brava e che secondo me hai un notevole talento.

Ora attendo la prossima puntata .. [SM=x142903]

A presto
[SM=x142887] [SM=x142887] [SM=x142887]
[SM=x142838] Giancarlo



[Modificato da Cobite 10/12/2006 14.15]

fiordineve
00lunedì 11 dicembre 2006 02:54

Ci sarà il seguito? [SM=x142817] [SM=x142927] [SM=x142929] [SM=x142930] [SM=x142939]

Sono affascinata dal maresciallo........ [SM=x142897] [SM=x142897] [SM=x142872]




ELIPIOVEX
00lunedì 11 dicembre 2006 21:04
piace anche a me [SM=x142840]
ELIPIOVEX
00lunedì 11 dicembre 2006 21:08
Seconda parte... (continua)
Sonia non riuscì a trattenere la rabbia, diede un calcio alla sedia, facendosi anche male, però, nello stesso tempo, scaricato il nervoso, le balenò un'idea.
Il giorno dopo, infatti, durante, le ore del turno di chiusura, non appena il padre si recò in caserma per adempiere al suo dovere di cittadino, inforcò la bicicletta e si diresse verso il paese. L'entrata del bar era recintata dalle caratteristiche striscie bianche e rosse e non poteva avvicinarsi. Sapeva, però dell'esistenza di un altro accesso, una piccola finestra della cucina del locale che dava verso un vicolo cieco. Parcheggiò la bici diverse decine di metri prima, per non dare nell'occhio, e si incamminò a curiosare. La finestra era sigillata, ma, con un po' di abilità poteva lo stesso guardarci dentro. Si arrampicò, aiutandosi con alcuni appigli del muro, e diede una sbirciatina veloce. La cucina era in ordine, molto probabilmente il delitto non era avvenuto in quella stanza. La sua attenzione fu però attirata da una cintura nera appoggiata distrattamente su una delle sedie. Anche se da quella posizione non poteva vedere sufficientemente bene, era quasi certa che si trattasse proprio di un regalo fatto a suo padre il giorno del suo quarantesimo compleanno, quando ancora si scambiavano gli auguri durante le ricorrenze. Scese con un salto e si pulì alla bell'e meglio la polvere dalle mani. Aveva sempre sospettato che il padre passasse i suoi lunedì sera in compagnia di qualcuna, però sperava che non fosse stata proprio Maria.
La stessa Maria, ormai, sulla bocca di tutti da mesi. Da quando era rimasta vedova aveva deciso di continuare a gestire da sola quel bar e, dato che si sentiva ancora giovane, aveva intrecciato numerose relazioni con gli uomini disponibili del circondario. E, per i maligni, non sempre queste avvenivano in tempi diversi, o, con uomini realmente liberi.
"Nemmeno tu hai resistito alla tentazione di venire a dare un'occhiata qua..."
Si voltò spaventata, anche se era stata accorta, non aveva sentito arrivare Cristiano, il figlio del Maresciallo in pensione.
"Non capita tutti i giorni che accada un delitto da queste parti"
"Non è nemmeno consueto vederti con le gonne. Sei carina sai."
In quel momento si pentì di non aver indossato i soliti jeans, inconsapevolmente aveva sperato di incontrare, ancora una volta, l'uomo dei suoi sogni, invece, si era trovata davanti quel ragazzo appiccicoso: i suoi complimenti e le carezze le davano solo fastidio che non cercava in alcun modo di dissimulare.
"Per favore Cristiano, che vuoi adesso?"
"Assolutamente niente. So benissimo che muori dalla curiosità di sapere cosa è successo ieri notte, perché non me lo chiedi?"
"E tu perché non parli, senza tanto tergiversare?"
Probabilmente, tramite suo padre, era riuscito ad avere particolari in anteprima e ora cercava, in qualche modo, di barattarglieli.
"Non sei gentile con me, non ti meriteresti di sapere che il corpo è stato trovato nella notte dal dottor Castellini, e che è stato proprio lui ad avvisare i Carabinieri."
"Castellini?" Era un altro degli amici di suo padre. Sonia non riusciva a capacitarsi: cosa poteva aver voluto da quella donna, nel pieno della notte?
"I Carabinieri l'hanno interrogato per ore, tutti si sono chiesti cosa andava a fare il dottore, dopo l'orario di chiusura, dalla donna."
Quello che andava a fare papà tutti i lunedì, anche se preferì tenere i suoi pensieri per sé: "E' indagato?"
"Questo non lo so ancora, se prometti di uscire con me questa settimana, posso fornirti facilmente altri particolari"
"Sparati."
Non le fu semplice liberarsi da quella presenza fastidiosa, appena ci riuscì con una scusa plausibile, riprese la sua due ruote e se ne andò spedita verso la caserma. Come poco prima, decise di appoggiare il mezzo un po' in disparte, tanto per non dare troppo nell'occhio ed osservare senza essere vista. Notò subito, fermi sulla porta, i due Marescialli: quello in carica e il papà di Cristiano.
"Maresciallo Salvini, mi creda, non avrei mai voluto coinvolgerla in questa indagine. Purtroppo lei è stato uno degli ultimi a vedere la donna in vita. Lo sa anche lei, non posso comportarmi altrimenti, devo far partire l'indagine da voi quattro."
Ecco svelato il mistero, Cristiano sapeva così tanti particolari, solo perché suo padre era nella lista dei testimoni.
Il cane della casa vicina cominciò ad abbaiare furiosamente e i due uomini voltarono di scatto la testa verso di lei. D'istinto si abbassò, in modo da non essere vista, non aveva nulla da nascondere, però preferì fare a meno di farsi notare mentre curiosava in giro. C'era un'indagine in corso e non voleva essere accusata di intralcio alla giustizia.
Tornata a casa, provò più volte ad attaccare discorso con il padre, mentre lui tentava con tutti i mezzi di evitarla e di zittirla, per ultimo alzò al massimo il volume del televisore, tappandole definitivamente la bocca.
La mattina successiva si recò subito in edicola per conoscere gli altri particolari. Il loro distributore, assieme al bar Sport, era in prima pagina. Volenti o nolenti, erano balzati agli onori della cronaca, dato che le prove erano state rinvenute da loro. Scorse velocemente l'articolo, grosso modo il giornalista raccontava quello che sapeva già, finché arrivò al punto che le interessava: "Secondo indiscrezioni, le ultime persone a vedere la Golini viva, furono quattro avventori abituali. Uno di essi ha avvisato le forze dell'ordine, mentre un altro, sentito solo poche ore fa dagli inquirenti, è un residente del quartiere ed afferma di aver sentito un'auto allontanarsi dal bar proprio all'ora presunta del delitto."
Finì di leggere l'articolo entrando nel piccolo ufficio. Entusiasta le uscì, senza volere, l'esclamazione: "Vanzella, ecco chi c'era con gli altri tre!"
"Sì, era lui. Allora, cosa vorresti insinuare anche te? Che l'abbiamo uccisa noi quattro?" Suo padre sembrava più amareggiato che arrabbiato.
"Io non volevo... mi è scappato."
"Pensa un po' quello che ti pare, sappi che io amo ancora tua madre, anche se se n'è andata perché non mi sopportava più, non ho mai smesso di volerle bene."
"Perché andavi da quella donna allora?" Le colse una vampata di rabbia: con che faccia veniva adesso a mentirle?
"Non ho mai fatto niente di male, l'ho detto anche al Maresciallo, andavo al bar solo a giocare a scopa con i miei amici. Ci ritrovavamo di lunedì perché il locale era semivuoto e potevamo parlare senza essere disturbati. L'altra sera non c'è stato quasi niente di diverso."
"Quasi?" Dato che suo padre aveva iniziato a parlare dopo anni di silenzi, aveva tutte le intenzioni per approfittarne fino in fondo.
"Abbiamo dovuto interrompere la partita: prima il dottore ha avuto un'emergenza e dopo pochi minuti se n'è andato anche il Maresciallo, a causa di un impegno imprecisato. Vanzella è un buon uomo, ma giocare a scopa da solo con lui mi mette sempre una gran tristezza. Così abbiamo deciso di tornarcene a casa"
"E allora perché sei andato da lei un'altra volta?"
"Non l'ho fatto. Uscendo dal bar ho visto passare l'auto di tua madre e ho deciso di seguirla. Sono stato tutta la notte in giro, solo a farmi del male, perché non ho avuto il coraggio di avvicinarla."
"E allora perché c'era la tua cintura nella cucina della Maria?"
Non fu un'uscita felice, perché montò su tutte le furie "Che razza di considerazione hai di tuo padre? Credi che vada in giro a togliermi i pantaloni davanti a una qualunque?"
Non attese la risposta di Sonia, uscì e sbatté violentemente la porta. Al solito, Cecco era nei paraggi e, ancora una volta, non perse occasione per intromettersi nelle loro questioni.
"Tuo padre è irascibile, ma tu sei un po' troppo sospettosa, in fondo, molti uomini portano abitualmente una cintura nera ai pantaloni."
"E tu come fai a sapere della cintura?"
"Vi ho sentiti litigare e poi avevo notato che da qualche giorno aveva cambiato la cinta."
Sonia non replicò a Cecco, però iniziò a guardarlo con una luce diversa: era troppo attento a dei particolari insignificanti per essere solo un povero ubriacone. E poi suo padre portava sempre la tuta della compagnia petrolifera, come aveva fatto a notare quel particolare se non era visibile? Forse lo spiava quando andava a cambiarsi?

Cobite
00venerdì 15 dicembre 2006 07:14


Scusa se ho letto tardi ...
Lo trovo interessantissimo, davvero avvincente. [SM=x142891]
Aspetto in continuato

Grazie e ciao
[SM=x142887] [SM=x142887] [SM=x142887]
[SM=x142838] Giancarlo
ELIPIOVEX
00venerdì 15 dicembre 2006 22:59
... io invece sono in ritardo col post... ho avuto una settimana un po' frenetica...
ELIPIOVEX
00venerdì 15 dicembre 2006 23:02
terza parte... continua
Ancora una volta attese la pausa del turno per andare ad investigare personalmente. Controllò al solito bar e vide Cecco mentre beveva copiosamente in compagnia degli amici beoni.
Pedalando più forte che poteva, raggiunse la casa isolata del Cecco. Definirla casa era comunque un'esagerazione: quell'uomo viveva in un rudere abbandonato, in mezzo alle immondizie, e aveva, al posto di porte e finestre, dei teloni di nylon per smorzare il gelo dell'inverno. Fece un rapido giro dell'abitazione, stando bene attenta a dove metteva i piedi: raggiunse ben presto la camera da letto, o meglio, lo scomodo giaciglio che adoperava per la notte. In un angolo erano accatastati gli oggetti più vari: riconobbe una maglia e un reggiseno che non era più riuscita a trovare. Restando in quel brutto posto le si erano finalmente aperti gli occhi: quello scemotto che le girava continuamente attorno aveva dei lati oscuri e nascosti, sembrava, infatti, ossessionato dai vestiti e dagli oggetti femminili. Rovistò ancora un momento in mezzo a tutto quel ciarpame, finché trovò un grembiule blu. Aveva l'inconfondibile stemma del bar Sport, ma, soprattutto, era macchiato di sangue: non doveva perdere ulteriore tempo, doveva avvisare subito il Maresciallo del fatto.
Si riscosse sentendo dei passi fuori, sull'acciottolato, mentre la colse la paura di essere scoperta. Sentì parlottare piano: nascondendosi dietro ad un mucchio di rifiuti, cercò di avvicinarsi il più possibile, senza essere vista. Non sembrava la cadenza tartagliante di Cecco: motivo in più per andarsene al più presto. Dato che non c'era alcuna difficoltà ad uscire da una finestra qualsiasi, trovò una via di fuga dal retro. All'esterno si mosse sempre con cautela: lei era sola e indifesa, mentre non conosceva ancora le intenzioni dei due uomini. E non era il caso di andarle a verificare proprio in quel momento.
Camminando silenziosamente in mezzo agli arbusti incolti, cercò di portarsi sempre più vicino alla sua bici e, nello stesso tempo, tentò di captare qualche parola dell'insolita conversazione.
"... sei sicuro di averlo visto nei paraggi?"
L'altro uomo bisbigliava pianissimo, non risciva a catturare nessuna parola comprensibile.
"Maledizione, non ne combini una giusta, possibile che debba sempre rimediare io a tutti i guai che mi combini?"
Si interruppero, qualcuno o qualcosa aveva causato uno strano rumore: naturalmente era stata Sonia e quella disattenzione le sarebbe costata un sacco di guai.
Si mise a correre a perdifiato lungo la stradina sterrata, mentre sentiva alle sue spalle urlare: "Ehi tu... dove vai?"
Riuscì a raggiungere la bicicletta, dietro invece avevano avviato l'automobile, parcheggiata chissà dove, e avevano iniziato ad inseguirla, facendo stridere rumorosamente le ruote.
Non le fu difficile acquistare sempre più velocità: la paura le aveva fatto scoprire energie insperate. Decise subito di imboccare la strada verso il paese, sicura che, davanti a testimoni, non avrebbero osato farle del male.
Ormai girava i pedali talmente forte da faticare a mantenere il ritmo, però, da dietro, si avvicinavano sempre di più: doveva pensare subito a fare qualche cosa, altrimenti, entro pochi minuti, l'avrebbero raggiunta. Oltre la curva scorse la salvezza: un'auto dell'arma. Doveva solo raggiungere quel punto e i malintenzionati non avrebbero più avuto possibilità di farle del male.
Con un'ultima accelerazione si lanciò all'impazzata, in prossimità dello spiazzo dove avevano parcheggiato la gazzella, sterzò bruscamente. A causa della velocità e della difficile manovra, perse l'equilibrio e franò rovinosamente per terra, proprio ai piedi dei due Carabinieri. Il Brigadiere l'apostrofò subito seccamente: "Ragazzina, che ti prende? Sei impazzita, per caso?"
Vide però com'era conciata, le allungò la mano e l'aiutò ad alzarsi. Contrariamente a quanto aveva sperato, i due uomini, viste le forze dell'ordine, si fermarono e scesero dalla macchina.
"Brigadiere, meno male che la trovo. Ho sopreso questa qui nella mia proprietà a curiosare..."
Sonia rimase doppiamente sopresa: davanti a lui si era fermato il dottor Castellini e stava affermando di possedere la casa di Cecco.
"E' vero quello che sta dicendo il dottore?"
Lei cercò nel suo repertorio di espressioni che sapeva fare, quella più triste e dispiaciuta, mentre con un filo di voce affermava: "Non sapevo che la baracca fosse di proprietà del dottor Castellini, io stavo solo cercando Cecco."
"Bugiarda come suo padre, lo sanno tutti in paese che Cecco non rientra mai a casa prima che faccia buio"
"Dottore, ci lasci fare il nostro mestiere... Signorina... forse è meglio se ci segue in caserma. Lì potremmo parlare con più tranquillità."
Il dottore volle assistere all'interrogatorio, pertanto Sonia si guardò bene dal rivelare quello che sapeva. Le poche parole sentite fuori dalla baracca rendevano l'uomo implicato senza ombra di dubbio. E poi il Brigadiere non era il bel Maresciallo. Lei non si sforzava più di tanto, però lui non la capiva, oppure non la voleva capire. Si beccò una sonora lavata di capo, con enorme soddisfazione dei due loschi compari e, rassegnata, prese la strada di casa, quando il Brigadiere fu interpellato dal suo superiore.
"Che succede Giorgio?"
"Il dottor Castellini ha sorpreso la signorina Ferretti nella sua proprietà. Non ha sporto denuncia solo per l'amicizia che lo lega al padre."
Il Maresciallo guardò il suo sottoposto come sorpreso da tanta ingenuità. Non fece commenti. Solo ordinò: "Falla accomodare nel mio ufficio".
Il Brigadiere stava obiettando che non era il caso per simili quisquiglie, ma l'occhiata perentoria del superiore non ammetteva repliche. La fece accomodare di fronte a sé e, richiusa la porta, chiese subito a bruciapelo "Cosa stiamo combinando eh?"
Avrebbe voluto rispondere che c'era solo lei, lì davanti e il plurale era fuori luogo, ma lo sguardo severo con cui la stava guardando, non l'aiutavano a mettersi a suo agio. Sembrava lontano anni luce dal bel ragazzo che aveva visto solo poche settimane prima.
Probabilmente lui si rese conto di avere davanti solo una ragazzina spaventata e che continuando con quel tono non avrebbe ottenuto nulla. Decise, perciò, di correggere il tiro.
"Che cosa eri andata a fare nella proprietà dell'amico di tuo padre?"
"Non sapevo fosse sua, io cercavo Cecco."
"Allora ripetiamo la domanda, che cosa eri andata a fare a casa di Cecco?"
"Io... veramente... non so cosa cercavo... credo... volevo essere sicura..."
"Sicura di che?"
"Riguardo all'altra notte. Lui era presente al bar, ne sono certa, si è portato a casa perfino il grembiule insanguinato della Maria, e loro sanno che c'era. E' per questo che erano lì. Vogliono impedirgli di parlare e di dire quello che ha visto."
"Ferma, ferma, non ti seguo... ricominciamo da capo: che cosa hai visto a casa sua?"
"Cecco è un porco, entra nelle camere da letto e si porta a casa i souvenir. Mi ha rubato perfino il reggiseno."
"E a Maria avrebbe preso il grembiule insanguinato... ne sei sicura?"
"Sicurissima, in alto a destra c'era la scritta del bar Sport. Poteva averlo preso solo da lì, quella notte."
"Questo, se permetti, sta a me deciderlo. Allora, tu sei andata lì a casa di Cecco per trovare una prova contro di lui. Come ti è venuto in mente?"
"E' proprio necessario che lo dica?" chiese con due ochietti da triglia.
"Direi di sì" si avvicinò con la sedia fino a sfiorare le ginocchia con le sue "Chi stai tentando di proteggere... tuo padre forse?"
"No... io"
"Avanti, fuori tutta la verità"
"E se chiedessi di essere assistita da un avvocato?"
"Fai pure, ne hai già uno?"
"No"
Le sorrise ironicamente, si intuiva che stava trattenendo una risata "Facciamo così: tu aiuti le mie indagini e io aiuto te e tuo padre. Ci stai?" Mentre le stava facendo questa proposta le prese entrambe le mani e, naturalmente, Sonia non capì più niente.
"Ieri ho dato una sbirciatina dalla finestra della cucina del bar e ho intravisto la cintura di papà. Quando gliel'ho fatto notare si è arrabbiato e Cecco è intervenuto. Da un particolare che conosceva, ho sospettato fosse presente anche lui quella sera."
Il Maresciallo prese allora il telefono "Giorgio chiamami il magistrato. Ho bisogno di un'autorizzazione subito. Intanto cercatemi Cecco e portatemelo qua." Riattaccò un po' pensieroso, poi se ne uscì "Nell'attesa potremmo fare un esperimento."
ELIPIOVEX
00lunedì 18 dicembre 2006 13:45
quarta e ultima parte...
Lo seguì docilmente, senza chiedere nulla, sentì il Maresciallo rivolgersi ad un sottoposto all'ingresso "Mi assento qualche minuto per una verifica con la signorina, sarò di ritorno per l'interrogatorio"
Salirono in macchina e, nel giro di pochi minuti, raggiunsero il bar. Sonia aveva capito il genere di verifica a cui voleva sottoporla: mentre toglieva i sigilli per farla entrare, ebbe la certezza che lui volesse solo farle prendere uno spavento. Ma lei non gli avrebbe dato quella soddisfazione. Non si sarebbe fatta vedere terrorizzata.
Entrò per prima nell'ambiente deserto. Tutto era rimasto tale e quale al momento del delitto: i mobili in disordine e il sangue ormai raffermo sui muri e sul pavimento. In quel momento, anche se non c'era materialmente il corpo in mezzo alla stanza, ebbe una strana sensazione: là dentro era stata uccisa barbaramente una donna e, per la prima volta, se ne rendeva conto sul serio. Per attenuare il senso di sgomento strinse forte la mano del Maresciallo, che lasciò fare, e si avventurò con tenacia verso quell'ambiente sinistro. "Vedi qualcosa di familiare?"
Per la verità lei vedeva solo le macchie scure del sangue. Cercò, per un momento, di allontanare l'immagine ossessiva della donna accoltellata e si concentrò sul resto. Guardò attentamente tavoli, sedie, il bancone, i bicchieri e i vetri rotti, la cassa...
"No, non mi sembra."
"Bene, andiamo in cucina."
Lì tirò un grosso respiro, sembrava perfino che lì l'aria fosse più leggera. Si aggirò tra gli arredi e, alla fine, mostrò la cintura di suo padre, unico reperto familiare di tutta la stanza.
"Sei sicura che sia proprio di tuo padre?"
"Certo, vede? Questo buco gliel'ho fatto io, è talmente secco che deve sembre farsi un foro in più ogni volta, altrimenti gli cadono i pantaloni."
Le si parò davanti per osservare meglio la reazione alle sue parole: "Ti rendi conto che questo compromette la posizione di tuo padre vero?"
Non riuscì a dire di sì. Un rumore forte e improvviso la fece sobbalzare, i nervi tesi a causa dell'ambiente sinistro, si rifugiò immediatamente tra le braccia di lui. Con pazienza attese che lei si calmasse da sola, sciolse delicatamente quell'abbraccio e la invitò ad uscire. La fece, allora, salire in macchina e, senza chiederle niente, la riportò a casa. Mentre scendeva, lui le mise una mano sul braccio, come a trattenerla un'ultima volta: "Spero che l'esperienza di oggi sia servita. E' pericoloso giocare al detective, soprattutto quando nei paraggi c'è ancora un assassino libero. Non voglio più vederti bighellonare in giro, neanche nei pressi della caserma. Siamo intesi?"
Si limitò a fare segno di sì con la testa e se ne andò prima che le scappasse qualche lacrima per la vergogna.
Qualche giorno dopo il Maresciallo si presentò al chiosco di benzina: "Sto cercando sua figlia"
"Non è venuta, ha detto che non si sentiva bene."
"Posso vederla?"
"Vada, vada pure, dopo la curva, la prima casa gialla. Se non è moribonda, le aprirà la porta."
Non fece commenti riguardo lo strano rapporto tra padre e figlia, riavviò l'auto e seguì le indicazioni. Le venne ad aprire una Sonia completamente diversa: la camicia da notte cortissima e semi-trasparente lasciava poco all'immaginazione. D'istinto lei stava per chiudergli la porta in faccia, la lui fu pronto a bloccarla.
"La prego, non sono presentabile"
"Fa niente, sono in servizio."
Non riusciva a capire cosa c'entrasse, ma accettò comunque la spiegazione "Che vuole da me adesso?" L'umiliazione ancora le bruciava e non intendeva ripetere quell'esperienza.
"Cos'hai?" Sembrava preoccupato per lei, però, dopo quanto era successo le era difficile credere fosse sincero.
"Non mi va di lavorare, non capita mai a lei?"
"No"
"Allora? Che cosa vuole? Me lo vuole dire?"
"C'è un problema."
"Che genere di problema?"
"Tieni, leggi qua"
Le porse un giornale dove spiccava un articolo dal titolo "Nuovi sviluppi per l'omicidio Golini"
E poi "Sembra che le indagini, abilmente dirette dal Maresciallo Romano, abbiano finalmente avuto una svolta. Il dottor Castellini, già indagato fin dalle prime ore in quanto tra gli ultimi a vedere la Gorini viva, a quanto pare aveva avviato una fiorente attività di contrabbando di medicinali scaduti. E' presumibile che questo sia stato anche il movente dell'uccisione della donna: lei doveva aver scoperto tutto e le è stato impedito di parlare. Rimane, comunque, aperta la pista passionale avvalorata dalle dichiarazioni di un super testimone, Sonia Ferretti, che non si è fatta scrupoli ad accusare perfino suo padre, Mario Ferretti, anche lui presente quella sera."
Si interruppe, incapace di proseguire e leggere oltre simili menzogne, si limitò allora ad alzare uno sguardo interrogativo verso di lui.
"Sono costernato, non so come possa essere successo"
"O il giornalista ha una fervida fantasia, oppure qualcuno non ha tenuto la bocca chiusa"
"Sta di fatto che non sono tranquillo."
"E perché mai? Non avete già arrestato il colpevole?"
"Non ne sono convinto. Non ci sono prove, non si trova l'arma del delitto e lui nega qualsiasi addebito. Per il momento è in stato di fermo per l'affare dei medicinali scaduti."
"Mi sta dicendo che l'assassino è ancora in libertà?"
"Sì, e potrebbe avercela con te, se ha letto quell'articolo."
Era praticamente impossibile non lo avesse fatto. Nei giorni seguenti al delitto i giornali locali andavano a ruba.
"Che cosa dovrei fare allora?"
"Tenerti lontano dai guai per prima cosa. Ho chiesto al magistrato l'autorizzazione a proteggerti, ma nel frattempo sarei più tranquillo se te ne stai sempre con qualcuno di fidato. Questo è il mio cellulare. Chiamami se succede qualcosa di strano. Qualsiasi cosa. Capito tutto?"
Prese il biglietto un pizzico emozionata e aggiunse "Sì ho capito, grazie... grazie tante... Maresciallo Romano... vero?"
"Sì Giulio... Giulio Romano"
I giorni successivi proseguirono tranquillamente, come se non fosse successo niente. Sonia aveva in tasca un piccolo tesoro, che le dava sicurezza, quel numero di telefono e, contrariamente al solito, tutta la caserma veniva a far benzina da loro, sia in divisa che in borghese. Suo padre non aveva chiesto spiegazioni per tutto quel via vai, probabilmente aveva capito da sé.
Quella mattina si presentò da loro la signora Pia, un membro del clan "preferisco farmi gli affari degli altri" con una notizia bomba: la moglie del vecchio Maresciallo aveva preso armi e bagagli e se ne era andata, lasciando padre e figlio da solo.
Un po' com'era successo a me, pensò Sonia, però attese il proseguo del racconto.
"Il motivo della rottura sembra sia stata la manifesta infedeltà del Maresciallo. C'è chi afferma, addirittura, che avesse avuto una tresca con la Golini."
Le prese un acuto senso di fastidio: non riusciva a sopportare la mancanza di rispetto per i morti, qualunque cosa avesse fatto in vita, meritava solo di essere lasciata in pace. Attese che l'impicciona se ne andasse e prese la bicicletta.
"E adesso dove te ne vai?" Le gridò dietro suo padre.
"Faccio un salto da Cristiano, si sentirà un po' giù. Gli farà bene sentire una parola di conforto."
La casa del vecchio Maresciallo era una villa circondata dai campi, all'estrema periferia del paese. Imboccò la stradina che portava all'imponente cancello. Suonò, ma non ottenne risposta, era aperto e sentiva chiaramente un battere ritmico da un fabbricato adiacente la casa; chiamò il ragazzo ripetutamente, ma nessuno sembrava sentirla. Si diresse, allora, verso la fonte del rumore: si trattava di un garage, adibito ad officina e Cristiano stava battendo con un martello, come un forsennato sul suo motorino malconcio.
"Cristiano!" si girò verso di lei e vide chiaramente che stava piangendo.
"Che vuoi da me? Vattene"
"Mi spiace, ho appena saputo di tua madre, so cosa stai passando, sono qui se hai bisogno di sfogarti..."
"Ti ho detto vattene! Non voglio più vederti. Sei una strega e una bugiarda. Proprio come quella là. Ci avete solo rovinato la vita!"
"Ma che stai dicendo Cristiano? A chi somiglierei poi? Non ce l'avrai mica con tua madre?"
"Mia madre, poverina, è una santa. Ha dovuto andarsene per la vergogna. Tu che avresti fatto? Dimenticavo, tu sei solo una strega. Importa solo di te, vattene dal tuo bel Maresciallo. Vai a raccontargli in che condizioni mi hai trovato, vai a dirgli che l'ho uccisa io."
"Cristiano, calmati, stai sragionando"
"Non sto sragionando, io ho perfettamente il contatto con la realtà, io conosco la verità, so tutto, di te, di tuo padre, di quella donna. Ma non permetterò a voi di rovinare la mia vita, non lo permetterò a nessuno."
Le si avvicinò come una furia, gli occhi stralunati, era evidentemente fuori di sé "Ti farò fare la fine di quella puttana... maledetta" le mise le mani al collo e cominciò a stringere sempre più forte, continuando ad urlarle in faccia frasi sempre più sconnesse.
Sonia cercava in tutti i modi di svincolarsi da quella stretta, ma non ci riusciva. L'assalì un senso di impotenza, nel taschino aveva il cellulare, sapeva il numero a memoria, ma non poteva chiamare. Cristiano avrebbe presto avuto ragione di lei, senza che potesse opporre alcuna resistenza. La stanza cominciava a roteare vorticosamente, mentre la mancanza d'aria la faceva soffrire. Ben presto non avrebbe respirato più.
Come in un sogno sentì uno stridìo di freni e poi delle urla. Non capì più niente, mentre delle braccia la sorreggevano.
Quando si risvegliò, pochi minuti dopo, vide, con la coda dell'occhio, Cristiano ammanettato mentre scalciava per non salire sull'auto dei Carabinieri. Si sentì schiaffeggiare delicatamente e, alzando gli occhi, vide il viso preoccupato del Maresciallo, mentre cercava di soccorrerla.
"Un giorno o l'altro mi farai venire un infarto. Possibile che tu riesca sempre a cacciarti nei guai?"
Si fece aiutare ad alzarsi e con lo sguardo interrogativo chiese spiegazioni sull'accaduto: "Il Maresciallo Salvini ha trovato il coltello insanguinato, seppellito in giardino e, non senza amarezza, è venuto in caserma a denunciare il figlio. Se non fossimo interventuti, ti avrebbe certamente ucciso... te ne rendi conto?"
Sonia se ne rendeva conto, solo, per quanto lo avesse considerato fastidioso e appiccicoso, mai e poi mai lo avrebbe ritenuto un assassino. Nonostante le apparenze, faceva ancora fatica a crederlo.
"Ma perché? Che cosa le aveva fatto quella donna per meritarsi tanto?"
"Dovremmo attendere la confessione del ragazzo, per essere certi della verità. Secondo me la Gorini aveva minacciato il Maresciallo di raccontare tutto alla moglie, per spingerlo a lasciarla. In un momento di sconforto aveva raccontato tutto al figlio. Quella sera Cristiano era andato a convincerla a desistere dal suo progetto: Vanzella ha dichiarato di averlo visto. Purtroppo però, trovò la donna mentre amoreggiava, diciamo così, con Cecco."
"Cecco? Non starà mica scherzando?"
"Assolutamente no. Ricordi la cintura di tuo padre? Gliel'aveva presa qualche giorno prima, convinto di far bella figura, ovviamente assieme ad altri vestiti rubati qua e là."
"Allora, secondo lei, Cristiano ha perso la testa..."
"Esattamente, quando l'ha uccisa, ha creduto di fare giustizia. Credeva che con quel gesto avrebbe mantenuto unita la famiglia, invece stava già andando a rotoli e lui non ha potuto farci niente. Per questo era così disperato."
"Non capisco una cosa: quando ero nascosta nella casa di Cecco, il dottore e il suo compare parlavano di qualcuno che aveva visto tutto. Poteva sembrare un testimone dell'omicidio, invece non è stato così. Qualcuno li aveva visti durante i loro traffici, ma chi era?"
"Io mi sono fatto una personalissima idea di tutta questa storia... Secondo me il misterioso testimone era tuo padre."
"Papà?"
"Sì, certo, altrimenti non si spiega quell'assurdo alibi che si è costruito. Lui aveva visto tutto, proprio quella sera, però ha sempre avuto paura a parlare. Credo che il dottor Castellini lo stesse minacciando."
"Papà... sapeva... e ha taciuto per paura..."
Il Maresciallo Romano le cinse le spalle con un braccio e teneramente aggiunse "Credo che tu debba rivalutare tuo padre. In fondo, in fondo, è una brava persona, è un po' burbero, ma è anche tanto solo e continuamente si da la colpa perché tu stai crescendo senza la presenza e l'appoggio di tua madre..."
Ormai non lo stava più ad ascoltare, la mente, come spesso accadeva, aveva cominciato a ragionare per conto suo. Continuava a ronzargli in testa quel "bugiarda", oggi l'aveva sentito ancora una volta e poi quell'altro particolare... c'era un particolare che stonava con tutta la storia...
"La ringrazio tanto Maresciallo... però... c'è ancora una cosa che non mi torna"
"Che cosa?" sembrava interessato a quello che stava per dire.
"I soldi... dell'automatico..."
"Che intendi dire?"
"C'erano cinquanta euro sporchi di sangue nell'automatico. Non crede che siano un po' troppi per il motorino di Cristiano?"
Nel frattempo si erano avvicinati anche il Maresciallo Salvini e il suo amico Vanzella, quest'ultimo intervenne subito nella discussione, come sempre, aveva una spiegazione plausibile per tutto "Non credo che questo particolare sia rilevante, poteva benissimo aver usato l'auto di suo padre, cosa ne sappiamo noi?"
"Ti sbagli Ugo" rispose il Salvini "ce l'avevo io quella notte l'auto, non può averla usata... e ... più ci penso più mi convinco anch'io che questa storia non regge... e non lo dico solo perché si tratta di mio figlio... non può averla uccisa lui."
"Ma che..."
"Sei stato tu, tutti gli ultimi giorni a mettermi in testa questa cosa. Ammettilo, mi hai fatto dubitare di tutto e di tutti, perfino di mio figlio, fin dal primo momento. Hai anche gettato zizzania tra di noi, non credere che non me ne sia accorto, hai detto in giro che Mario faceva il doppio gioco con i Carabinieri. Non fare quella faccia da finto offeso, so benissimo che il giornalista è amico tuo. Chi altro avrebbe potuto rivelargli quelle assurdità? Poi hai detto in giro che Castellini stava ricattando tutti. In realtà eri tu quello che reggeva tutti i fili... Va' in malora Ugo... scommetto che sei stato tu a spifferare tutto a mia moglie e a costringerla a scappare."
"Ma lo sente Maresciallo? Lo faccia smettere!"
Invece Salvini aveva iniziato ad urlare sempre più forte: "Sei solo un farabutto, hai distrutto la nostra famiglia. Non ti fermi davanti a niente, pur di ottenere quello che ti interessa sei disposto a calpestare chiunque. Eri innamorato di quella donna e ti rodeva quando andava con qualcun altro... Ma dicci un po' sei stato tu a sorprenderla con l'ubriacone non è vero?"
I Carabinieri, allora dovettero intervenire a dividerli: "Lui, è stato lui a dirmi dov'era l'arma del delitto, perché è stato lui a mettercela. L'ha uccisa lui. Non può essere stato altrimenti, si è inventato tutto. Che aveva sentito l'auto a quell'ora... che aveva visto mio figlio. Tutto per scagionarsi e sviare le indagini. In realtà l'unico ad avviare la macchina a quell'ora è stato proprio lui: doveva disfarsi dei soldi macchiati di sangue, ed è andato al distributore per gettare fango anche su Mario. E' solo un farabutto."
Dopo che i due si furono calmati, vennero caricati sull'auto di servizio. Chissà cosa ne sarebbe stato di Cristiano, in fondo anche lui era stato una vittima di quella brutta vicenda.
Vide il Maresciallo farle un cenno di saluto con la mano, mentre saliva con i colleghi e poi sparirono tutti.
Sonia aveva altro da fare: doveva chiarire un bel po' di cose con suo padre e quello era proprio il momento giusto per farlo.

Cobite
00domenica 24 dicembre 2006 14:41


Carissima Michela sai scrivere divinamente.
Ci ho messo del tempo a partire a leggere, lo ammetto, ma una volta iniziato è stato impossibile staccare gli occhi.

[SM=x142896] Sei magica [SM=x142873] [SM=x142874]

Buon natale a te e ai tuoti cari [SM=x142939]

[SM=x142897] Giancarlo cobite



ELIPIOVEX
00martedì 26 dicembre 2006 13:52
Grazie mille degli auguri e dei complimenti... [SM=x142823]
marta83
00mercoledì 27 dicembre 2006 23:33
Mi hai tenuta con il fiato sospeso fino alla fine! Concordo in pieno con Giancarlo...sei davvero brava! [SM=x142945]
ELIPIOVEX
00venerdì 29 dicembre 2006 14:58
grazie mille per i complimenti! [SM=x142827] [SM=x142826]
sari.
00mercoledì 10 gennaio 2007 23:23
Sinceri complimenti
Che fortuna averti scoperta solo adesso: ti ho letta d'un fiato.
Sai raccontare in modo fantastico, da professionista. Brava.



ELIPIOVEX
00giovedì 11 gennaio 2007 14:28
Ti ringrazio molto [SM=x142824] dei complimenti.
Anche tu scrivi molto bene.
Cobite
00martedì 16 gennaio 2007 22:17


Di nuovo complimenti Michela [SM=x142874]

[SM=x142897] giancarlo
fiordineve
00venerdì 16 febbraio 2007 18:16
Avvincente romanzo; a volte un po' prolisso ma la "qualità" mon è mai scadente.

Mi unisco agli altri: hai veramente un notevole talento.
Da coltivare anche proponendoti a qualche editore.



[SM=x142833] [SM=x142887]




ELIPIOVEX
00venerdì 16 febbraio 2007 20:16
Sei troppo buona mi fai veramente arrossire... [SM=x142852]
fiordineve
00domenica 18 febbraio 2007 18:06


E' solo verità, ti meriti i complimenti che ricevi. [SM=x142887] [SM=x142897]



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