I MOCASSINI LUCIDI

Stefano Starano
00lunedì 28 aprile 2008 22:48
Parigi 1969
La ragazza russa e l'americana venivano da Woodstock con zaini tanto pesanti che a vederle sembrava dovessero perdere l'equilibrio da un momento all'altro. La russa dai capelli rossi e gli occhi azzurri come il cielo si chiamava Natasha, era bella ed estroversa. L'americana non era male, minuta ma carina, era seria e silenziosa.
Entrambe colavano di sudore sotto il terribile sole continentale dell'agosto parigino. Natasha, sfinita, stava in fila per l'assegnazione del posto nell’Ostello della Gioventù di Porte d’Italie, quando improvvisamente mi vide. Si avvicinò e s’inginocchiò vicino a me. Io portavo dei mocassini impolverati: erano di quel nero-lucido che prendono subito polvere, impossibile stare sempre lì a pulirli. Lei tirò fuori una spazzola e della cromatina nera e incominciò a pulirli. Rimasi secco (come direbbe il giovane Holden) non sapevo che dire o che fare: mentre mi toglieva la polvere, e lucidava le scarpe, ripeteva fra sé e sé “Jesus Cristus, Jesus Cristus...”.
Con lei fu bello iniziare a parlare seppur col mio scarso inglese; lei però conosceva cinque lingue e quando lo seppi continuammo col più agevole francese.
Natasha faceva la ballerina a Mosca ed era fuggita per andare alla tre giorni di pace, amore e musica di Woodstock. Con l’amica americana invece (psicologa) dovevo usare le tenaglie per cavar fuori qualche parola.
Natasha fece l’amore tre giorni e tre notti con un tipo di Milano, di quelli dritti, un certo Marco. Un sessantottino a fatti suoi: stettero rinchiusi nella stanza d’albergo che io e mio cugino fummo costretti a fittare perché erano finiti i tre giorni d’Ostello della Gioventù (è la regola, se c’è folla) e che “prestammo” a Marco il quale ci aveva implorati: in Ostello ci poteva ancora stare ma non poteva portare Natasha nella sua stanza. Lì si dormiva in sale separate (noi ci dovemmo sorbire un libico o un libanese che ogni notte urlava nel sonno “Al fuoco, al fuoco” in francese). Io e mio cugino dovemmo accettare in nome della solidarietà italiana e maschile, e facemmo compagnia all’amico di Marco che era rimasto solo di ritorno a una esperienza per lui insolita: era andato a finire in gattabuia perché girava per Parigi senza documenti (li aveva Marco che però si era chiuso con le valigie dentro la stanza con Natascia e non apriva, al ché annoiato l’amico se n’era andato in giro). Marco fu l’unico che fece l’amore senza nemmeno prendere precauzioni.
Dopo un po’ andammo a passeggio con una inglese, una certa Anne Wallace, bionda, paffutella, che come me accompagnava mio cugino per i strabilianti negozi di Parigi parlando (con me in inglese) di tutto senza fregarcene un fico secco – come me – di alcun negozio e di alcuna vetrina. Più tardi, insieme a un paio di tedesche, tre insignificanti ragazze svedesi, una coppia romana, e tre napoletani, ce ne andammo per le piazze di Parigi a cantare l’inno mondiale della pace “Blowin’ in the Wind” accompagnati dall’umile chitarra acustica del romano.
Alla fine della vacanza Natasha mi regalò un anello d’argento indiano (con due sonaglini che ciondolando suonavano) e un bacio sulla bocca. Quando tornai a Napoli portavo ancora le stesse scarpe, e le portai ancora: per una settimana non un granello di polvere si depositò su esse.
auroraageno
00martedì 29 aprile 2008 08:49

Un fresco spaccato di gioventù... Piacevolissimo.

Grazie, Stefano! [SM=x142846]

aurora

Stefano Starano
00martedì 29 aprile 2008 13:17
Mi onori
Mi onoro io di essere letto da una persona sensibile come te.
misterx78
00martedì 29 aprile 2008 19:52
Di recente sono stato ad un Ostello della Gioventù. Il mio inglese mi ha aiutato parecchio soprattutto nel fare nuove amicizie tra svedesi, tedesche e olandesine...
Comunque oggi gli ostelli della gioventù sono posti molto più tranquilli di quelli di un tempo. La cosa che mi piace di più è che puoi fare nuove conoscenze. Io ho più lo spirito del viaggiatore che del turista. Amo molto il luogo e mi piace stare con molta gente anche nuova, non solo con gli amici consolidati.
Bel racconto.
Stefano Starano
00martedì 29 aprile 2008 21:42
Ottimo
Hai un ottimo modo di approcciarti con i viaggi.
Complimenti.
Un giorno saremo viaggiatori dell'Infinito, del Tempo e delle Dimensioni sconosciute (i nostri pronipoti).
ELIPIOVEX
00mercoledì 30 aprile 2008 21:52
Ho dimenticato di scrivertelo nell'altro racconto.
Lo sai che sei un rubacuori? [SM=x142888]
Stefano Starano
00mercoledì 30 aprile 2008 22:20
Non mi risulta!
Non mi sembra di essere un rubacuori: ho preso più pali io che un macchinista delle ferrovie cinesi.
Comunque grazie del complimento.
Stef
misterx78
00giovedì 1 maggio 2008 22:47
Re: Non mi risulta!
Stefano Starano, 30/04/2008 22.20:

ho preso più pali io che un macchinista delle ferrovie cinesi.



Ah ah ah!!! [SM=x142889]

fiordineve
00mercoledì 14 maggio 2008 01:42


Non era Parigi, ma Firenze.
Io e mio marito, ancora universitari, abbiamo passato sette giorni in un ostello fiorentino; era l'inizio della nostra luna di miele; non abbiamo passato molto tempo a letto avevamo già consumato prima), troppi i musei, le chiese, i palazzi da vedere.

Il tuo racconto mi ha fatto rivivere tutto ciò.

Ha ragione Aurora, i tuoi racconti affascinano e sembra di essere con te e tuo cugino (ci parli di lui?), per le vie di Parigi.
Respiro l'atmosfera che tu, magistralmente, mi invii.



pollyanna10
00mercoledì 14 maggio 2008 11:17
Troppo bello questo racconto! [SM=x142872] Sembra proprio di esserci a Parigi e di vedere tutto quello che accade! Io ci sono stata,ormai tanti anni fà..ed è come se ci tornassi ogni volta che ne sento parlare.Una città stupenda! [SM=x142836] Forse un giorno ci tornerò...cmq per ora mi accontento di vederla descritta da te. Complimenti davvero! [SM=x142846]
Stefano Starano
00giovedì 15 maggio 2008 15:38
Vi ringrazio
Ti ringrazio, rivivo anch'io quelle lontane atmosfere di tempi gloriosi o ingloriosi.
Rigrazio tutti quelli che mi leggono.
Sempre
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