Ilsolcodellanima
00mercoledì 5 agosto 2015 22:43
Passeggiavo per le strade di una cittadina deserta, il vento innalzava la polvere, l’ unico ricordo di quelle casette abbandonate, costringendola ad una danza frenetica, esasperata dalla già evidente disperazione di quello squallido luogo. All’improvviso scorsi il volto di una donna. Ella mi guardò con molta attenzione, scrutando ogni minimo particolare del mio corpo. Aveva gli occhi dello stesso colore indefinito dell’immensità, di chi ti comprendeva ancor prima della conoscenza; stucchevoli non tanto per bellezza, ma per la loro innocente profondità. Erano gli occhi di chi conosceva l’amore e voleva dolcemente fartelo scoprire.
Dopo avermi analizzata con cura dettagliata, sobbalzò e in modo repentino fuggì senza darmi modo di proferire parola.
Venne la sera, mi allontanai da quella fervida cittadina con un animo piuttosto turbato. Vagavo, ma non udivo il rumore dei miei passi. Miravo, ma non vedevo nessun silvestre arbusto. Avrei voluto morire, la luce era a me completamente oscura. Ero persa, rapita dalla notte, in quel floreale, ma tenebroso sentiero.
Tra le sdrucciolevoli pietre di quella strada campestre, asfaltata più volte e sgretolatasi altrettante, delle mani mi avvolsero con cura l’addome, ma cingendomi al contempo con una forza tale da farmi mancare il respiro.
Erano le braccia di una donna, la stessa che avevo visto in precedenza, quando il sole rifletteva i suoi raggi sulle gelide pozzanghere. Mi aveva seguita di soppiatto, senza fare il benché minimo rumore. I suoi occhi avevano deciso di amare i miei, anche se mi aveva appena incontrata.
Aveva così deciso di farmi vivere, sradicandomi dal mio stupido inferno e conducendomi verso il suo magico paradiso terreno.