GLI UOMINI SACRI... (autore sconosciuto)

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00sabato 3 settembre 2005 16:16

GLI UOMINI SACRI
"Mediatori tra terra e spirito"

I fratelli pellerossa sono molto vicini al mondo degli Spiriti, un luogo popolarissimo ed in stretto contatto con gli esseri umani. Il rapporto tra i due mondi è affidato ad uomini ritenuti superiori agli altri sia per comportamento che per capacità di unire la realtà e l'energia del cosmo e della natura: questi uomini sono chiamati comunemente sciamani o uomini di medicina.
Secondo gli Indiani il Grande Spirito (Wakan Tanka) comunica con loro attraverso segnali e messaggi che quasi nessuno è in grado di capire o comprendere; solamente lo sciamano ha questa capacità che usa esclusivamente per portare benefici alla propria tribù e per acquisire ogni giorno il potere di guarigione della mente, del corpo e dello spirito.
Gli uomini di medicina hanno, quindi, principalmente tre mansioni: quella di mediatori tra la realtà terrena quella spirituale, quella di guaritori e consiglieri spirituali e quella di guaritori del corpo. Egli conosce tutti i segreti delle erbe curative e sa come usarle a seconda delle necessità.
Abbiamo detto dunque che solo pochissimi sono gli eletti, solo quelli in grado di comunicare con gli spiriti; è importantissimo ricordare, però, che si diventa sciamano solo dopo aver vissuto l'esperienza della visione.
La visione è parte integrante della vita dei nativi americani, ricercata in genere nel momento più delicato e critico dell'uomo, nel passaggio cioè dall'infanzia alla pubertà.
La ricerca della visione avviene in completa solitudine: il giovane si isola in un bosco oppure su una montagna digiunando nell'attesa che essa arrivi. Di frequente avviene all'alba sotto forma di un sogno o di un'apparizione.
La ricerca della visione accompagna l'uomo non solo in questa fase, ma in tutta la propria esistenza: infatti, in ogni momento importante della vita o quando deve prendere decisioni fondamentali, il fratello pellerossa si isola tornando nei luoghi del primo sogno aspettando che la luce illumini di nuovo la sua mente.
Ogni tribù ha il suo rituale ben preciso, ma simili per tutti sono le tappe per completarlo: si va dai riti preparatori, dove il giovane si reca dallo sciamano più anziano della tribù a chiedere intercessione con il Grande Spirito e recitando versi sacri, per poi passare alla fase della purificazione , dove lo sciamano si copre tutto il corpo del fumo sacro prodotto dalla combustione delle varie erbe con il carbone su una pietra sacra e fuma la pipa, prima di offrire alle Quattro Direzioni un pugno di tabacco. Di seguito avviene il rito della ricerca della visione : il giovane si siede sul sentiero che lo porterà verso la sua prossima destinazione, aspettando che gli venga messo il mantello di bisonte purificato e gli venga data la pipa pronta per essere fumata solo dopo l'avvenuto sogno rivelatore. Ora costui è pronto per andare verso la sua prossima destinazione, quella scelta per arrivare al contatto con il Grande Spirito.
Arrivato a destinazione, il giovane indiano inizia la preghiera ed il raccoglimento e va avanti per tutta la giornata, finché non sopraggiunge la notte ed è stanco; solo allora può mettersi a dormire ed aspettare che il Wakan Tanka si mostri a lui.
Durante tutto il suo ritiro alla ricerca della visione, il prescelto può essere attaccato dagli Esseri del Tuono , gli spiriti malvagi che metteranno alla prova la sua volontà.
Il ritiro spirituale dura in media tre o quattro giorni poi, quando è avvenuta la visione, il futuro sciamano passa alla prossima fase del rito, quella del ritorno.
Alcuni uomini vanno a prendere il ragazzo con dei cavalli e lo riportano nella propria tribù, dove tutti lo aspettano in cerchio per apprendere cosa sia successo nel luogo prescelto e per fumare insieme la pipa sacra. Dopo altri innumerevoli canti e cori, seguiti da gesti propiziatori che accompagnano gli indiani in tutto il percorso verso la visione, finalmente il rito si conclude e la tribù ha il suo nuovo sciamano.
Come si è potuto capire, per i nativi americani non esiste una divisione netta tra il mondo degli uomini e quello degli spiriti, ma esiste una continua comunicazione tra le due realtà. Ecco spiegato quindi che per loro la morte non esiste, o più precisamente viene considerata una continuazione del viaggio della propria vita che ricomincia dalla nascita.
Anche il funerale è vissuto in modo particolare: quando un indiano muore, infatti, i parenti lo vestono dei suoi vestiti più belli, lo dipingono e gli legano le gambe tra loro avvolgendo tutto il corpo con pelli pregiate e coperte. Il morto viene in seguito portato fuori dal tepee (la tenda) da uno degli uomini più valorosi di tutta la tribù e condotto sino alla tomba, accompagnato da tutti gli altri. Un altro guerriero taglia una ciocca di cappelli del defunto per metterla in una sacca sacra insieme a quelle degli altri defunti della famiglia. Tutti gli averi del defunto, infine, vengono distribuite a tutti i componenti della tribù ed il suo tepee viene bruciato.
Dopo quattro giorni dal funerale, è solita tenersi una festa in sua memoria consistente in un'offerta di cibo, accompagnata dalla fumata rituale della pipa.
La concezione fondamentale della loro cultura è che appena un corpo muore, l'anima prosegue il suo viaggio verso il Grande Spirito, iniziando a percorrere una strada che la porta su di un ponte sopra un fiume in tempesta. E' il chiaro segnale questo del definitivo passaggio dalla vita terrena a quella spirituale; oltre il ponte, difatti, si distendono immense praterie verdissime. Questo è il mondo del Wakan Tanka dove vivono tutte le anime dei morti; in questo bellissimo paese non esiste dolore, non c'è sofferenza ma solo gioia ed amore.
www.soffiodivento.it/public/adc/articoli/datiarticoli/uominis... .....



[Modificato da Cobite 06/09/2005 17.08]

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