Evento vero, poca fantasia

florentia89
00lunedì 31 marzo 2008 18:13
Scadenze da onorare

Ho detto che quando scrivo qualcosa c’è sempre una base di verità.
Ovvia la mia facoltà di apportare aggiustamenti, varianti, spunti più o meno di fantasia onde rendere il racconto più gradevole e accetto.
Però in ciò che riporterò l’estro e l’immaginazione hanno influito poco. Esso si è svolto come indicato, salvo quei dettagli che ho omesso non desiderando personalizzare troppo persone, tempi, comportamenti.
Allora, venti - trentanni orsono:
Avevo un amico di elevato lignaggio, sia di famiglia, sia di lavoro (con le figlie amiche delle mie). Era un superiore di grado, direttore di ramo produttivo, nonché esponente cadetto di una prestigiosa famiglia nobile partenopea, a livello dei Caracciolo, dei San Severo, dei Pignatelli, dei Carafa, dei Brancaccio, di Top blasonati per intenderci, di cui ritengo non riferire il casato.
Aveva fatto la guerra subendone dure conseguenze. Era stato un buon ufficiale di medio livello, mi sembra Capitano, poi destinato ai servizi di Stato Maggiore dopo la degenza per una ferita al fronte.
Raccontava spesso a noi giovani del ventennio delle sue esperienze e noi lo seguivamo attenti, apprendendo parecchio dal suo modo di vedere, pensare, valutare fatti e Capi, con riferimento agli eventi politici e bellici da poco trascorsi, nonché apprezzando i suoi punti di vista da Principe i quali, ovvio, non potevano essere i nostri.
Circa il Duce e il fascismo, anche da lui apprezzato e servito, poi contestato ma mai rinnegato, ci ripeteva che era evidente l’accostamento di uomini e fatti di oggi con i suoi Masaniello e i moti napoletani, o il nostro Cola di Rienzo e le vicissitudini romane, tutto finito male per la loro carenza di formazione, educazione, esperienza di vita, filosofica, e ci faceva capire che il comportamento di loro altolocati sarebbe stato ben differente e producente, ciò a valere sia per il Duce, sia per l’esaltato di Hitler, sia per i tanti altri del periodo.
Era un appassionato cultore degli studi classici e in casa disponeva di una biblioteca che gli invidiavo dal primo all’ultimo volume. Aveva una formazione e preparazione eccellenti pur se la sua semplicità di vita e comportamento erano proverbiali per noi tutti.
Viveva nella palazzina aziendale della Società, un tempo villa di famiglia degli Albani, ove alloggiavo anch’io in benefit aziendale. Solo che lui occupava un ampio appartamento del pianoTop, mentre io ero nel superiore, destinato un tempo alla vita corrente del Cardinale.
Il suo fox-terrier, di pregio anch’esso, portava il nome di “Argo”, il cane di Ulisse dell’Odissea, l’unico che riconobbe il padrone al ritorno dalla lunga assenza per mare e terra.
Il principe, chiamato laicamente “dottore”, compì un certo numero di anni, mi pare sessanta, e invitò una cerchia di amici, conoscenti, quadri interni, ad un rinfresco-simposio modesto, che poi tanto non era, nel suo studio di stabilimento, onde festeggiare l’evento. Egli volle però precisarci cose riservate che non ci aspettavamo. Disse:
“Oggi compio sessanta anni (?) e, contrariamente ai precedenti compleanni, che pur abbiamo festeggiato, questa è una ricorrenza speciale. Nel ramo della mia famiglia, come una maledizione, i componenti maschi sono deceduti prima della mia età di oggi per un funesto tumore alla mammella destra (maschile, non femminile) sempre rivelatosi irreversibile e incurabile. Anche io in tempi recenti ebbi delle avvisaglie ma tutto si è concluso positivamente e le ultime analisi hanno confermato un responso negativo e rassicurante. Quindi posso dire di aver dato una disillusione ai miei avi di ieri e di oggi, sfatando questa iattura che da tanto ci perseguita”..
Complimenti e auguri di tutti, strette di mano, qualche abbraccio, e commenti salaci sulla buggeratura data dal nostro principe a chi lo attendeva nell’al di la con in mano il certificato di nascita.
Il giorno dopo il Principe partì con la fiammante 125, l’ammiraglia Fiat del momento appena ritirata, per un break vacanziero nel sud d’Italia e nella sua Campania. Ebbene, in una superstrada pugliese la 125 si schiantò contro un furgoncino in un frontale catastrofico, avvenuto forse per la scarsa conoscenza della nuova vettura e per una discussione animata in atto prima dello scontro.
Il conducente del furgone investito, ferito gravissimo e con entrambe le gambe spezzate, morirà poco dopo in ospedale. Il Principe e la moglie decederanno all’istante, il figlio e una parente, nel retro, resteranno feriti in maniera grave ma alla fine la sfangheranno.
Così le figlie, rimaste a Roma per motivi di studio, resteranno orfane di entrambi i genitori in un baleno di tempo.
Il tutto mentre nell’al di la l’avo incaricato dell’accoglienza avrà borbottato …”ma che pensava l’ultimo principino, di farla franca col destino già stabilito? Se era scritto sessanta così doveva essere e sarebbe stato. Vieni caro nipote, ti stavamo aspettando”…
C’è un corollario anche per il suo cane “Argo”. Era ormai vecchio, ben oltre l’età massima di esistenza che si attribuisce loro, e divenuto anche incontinente, problema importante visto che il Principe era uso portarlo in vettura nei suoi spostamenti. Ebbene, l’amico e padrone decise di facilitargli con un po’ di anticipo il passaggio nell’al di la canino affermando che lo faceva per pietà, per il suo bene.
In effetti, pur se lui non voleva ammetterlo, sapevamo che ciò lo decise soprattutto per il timore che “Argo”, con le sue perdite, potesse danneggiare la tappezzeria della 125 appena consegnata.
Eppure fummo in molti a meravigliarci di questo atto non da lui, che aveva sempre accudito e curato con affetto il suo fox. E gli contestammo: …”Principe, dottore, non lo faccia! Non è una fine naturale anche se l’età è quella che è. E’ una azione che potrebbe portar male a voi tutti che avete adorato Argo per tanti anni. E ciò a valere pure per l’auto Ammiraglia di cui va tanto fiero, sempre sia uno dei motivi della sua decisione”… Poco dopo Argo correrà incontro al Principe ignorando, nella sua bontà, l’episodio dell’iniezione letale.
Devo aggiungere un ulteriore evento. Poco tempo dopo una dissennata lotta sindacale porterà la nostra azienda alla chiusura.
Il vice del principe, suo direttore di produzione, che aveva assunto anche le sue mansioni, semi-impazzito per la chiusura del prestigioso pastificio di cui era responsabile, salì al quarto piano dell’edificio, ove io avevo lavorato per anni, e si getterà nel vuoto, vittima ulteriore della politica frontista ed estremista della CGIL e altri sindacati succubi.
Pensai fosse andato a riferire gli ultimi eventi al suo Capo di sempre.
Ah! i lati oscuri della vita opposti a quelli solo in apparenza chiari!
auroraageno
00lunedì 31 marzo 2008 18:41

No, non abbisognava di fantasia, questo racconto.
Grazie, Francesco anche di questa interessante lettura.
La vita nostra non è nelle nostre mani, ma... disponiamo di quella di esseri che si affidano a noi completamente. E' così...

Un caro saluto, grazie ancora

aurora

ELIPIOVEX
00lunedì 31 marzo 2008 22:18
Molte volte la realtà supera l'immaginazione!
Anche nella mia famiglia ci fu un episodio strano e molto doloroso. Tre fratelli tra cui mio nonno, tutti e tre di età diversa e per motivi diversi sono morti in tre giorni consecutivi: il 13, il 14 e il 15 giugno dello stesso anno. Al funerale il parroco disse che la Maria, la mia bisnonna, ha accolto tra le sue braccia tre dei suoi carissimi figli.
Credo che di fronte a tali misteri della vita e della morte possiamo solo rimanere a guardare perché rimangono al di là della nostra comprensione.
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