Essere prete

Vitale Tagliaferri
00lunedì 23 maggio 2005 10:31
Essere "chiamato" a una vita che non è uguale a quella
della maggior parte delle persone. Essere prete, oggi
più che ieri, nel contesto di libera scelta, portata
avanti in tutte le ore del vivere "arroccato" in una
Fortezza dove Dio è solo e unico Signore, ma minacciata
da mille flutti scagliati dal mare in tutta la sua rabbia,
in tutte le sue seduzioni, in tutta la sua logica illogica
per chi la subisce. Ore di un vivere fatto di lotte e di
rinunce, di amore e di silenzi, di solitudini a volte
struggenti, della Forza del Verbo. Ore che sono minuti,
mesi, anni, eternità: una vita intera passata a dare più
che a ricevere, ad ascoltare più che parlare, ad asciugare
lacrime più che a farsele cogliere sul viso. Essere prete,
messo lì a metà strada tra gli uomini e l'Uomo, a metà tra
la speranza che non può andare delusa e la fragilità del
cuore e della mente per spiegarsi il perchè di ogni cosa.
Due mani per due opposti destini; l'una non sempre ferma,
ma decisa comunque a non abbandonare gli uomini, l'altra
aggrappata all'Uomo in modo serenamente "disperato" perchè
sicuro della salvezza finale. E in mezzo il prete...
Parenti, comunità, impegni, missione, sacrestie, parrocchie,
nascite, morti, matrimoni, e tutto il resto che appartiene
alla vita. Tutto questo, forse, non appartiene a chi sa che
è nell'altra vita la "Verità" del Tutto. Ma il Pastore deve
vivere, camminare insieme, soffrire, gioire e deve formare
il Corpo con tutte le pecorelle.
Sagitta
00lunedì 23 maggio 2005 10:52
Una matura riflessione sulla realtà del sacerdozio, oggi. La condivido sotto ogni aspetto.[SM=x142922]
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