Esperienze 1943

florentia89
00venerdì 18 aprile 2008 14:59
L'intervista di lavoro

C’è stato il primo bombardamento di Roma che ha quasi distrutto il quartiere San Lorenzo, nonché demolito mezzo palazzo ove nacqui e vivono ancora i nonni. Abbiamo sfollato mia madre in Umbria, l’ho accompagnata io, ma devo tornare a Roma perché l’Istituto Nazionale delle Assicurazioni, l’INA, vuole incontrarmi.
Non posso poi omettere che in questa manciata di giorni sono caduti il Fascismo e il Duce. Di queste cose ne ho accennate, quindi basta, ora mi dedico al mio primo impiego agognato, atteso, misterioso.
Mi presento all’Ufficio Personale nell’enorme palazzo umbertino di via Sallustiana. Corridoi immensi, sale altrettanto, arredamenti, lampadari, accessori, tutto fine ottocento - primi novecento.
Piccola attesa e un capo-usciere, con l’aria solenne di chi ricopre un incarico elevato, mi dice che parlerò con il Ragioner X. Tanta ufficialità mi mette in soggezione, pur se non ho problemi con il prossimo come insegnatomi e bene nella GIL. Un altro usciere, di rango inferiore, mi anticipa a bassa voce che parlerò con il Ragionier PiVù e sarà dura. A mia richiesta chiarisce che PiVù è il nomignolo con cui lo chiamano tutti ed ha due significati. Il primo è Punto e Virgola, a significare la meticolosità e la cavillosità della persona, il secondo è perché il Ragioniere era Pivot in una squadra di pallacanestro fascista, quindi era stato chiamato anche Pivo’ e poi … , l’usciere vorrebbe continuare ma il capo mi fa cenno di seguirlo, il discorso, pur interessante, s’interrompe.
Sono introdotto in una stanza diversa, attrezzata come ufficio moderno anni 40, con poltrone in pelle nera. Di comune con le altre ha la vastità e l’altezza, inconcepibili per un ufficio odierno. Il Ragionier PiVù (lo chiamerò così anch’io) è un giovanottone compassato e distante, risponde appena al saluto, mi fa cenno di sedere, è poco loquace. Apre una cartella a me intestata, si immerge in una attenta e veloce lettura, forse simulata, poi la richiude e:
…”ho visto i suoi diplomi commerciali. Converrà che dei nove in Cultura Militare e Fascista io non ne tenga più conto, poteva inoltre risparmiarsi il “sei” in calligrafia (la maledizione di quel voto mi perseguita, oltretutto la mia scrittura è niente male). Per il resto “sembrerebbe” possa andare, “vedremo” (ho la media otto e mezzo).
Noto che ha già abbandonato il “VOI” per il “LEI”, nonché i suoi “sembrerebbe”-“ vedremo” non promettono nulla di buono. Prosegue:
…”S’accomodi alla macchina da scrivere e copi questa lettera”…
Mi trovo di fronte una enorme Olivetti ufficio ultimo modello, piena di optional di scrittura, comunque la tastiera e il rullo sono i soliti, perciò inserisco il foglio e batto la lettera, con qualche apprensione in quanto sento pesarmi lo sguardo severo di PiVù.
Consegno la lettera e un PiVù schifato ci trova tutto di storto, margini, riporti, un errore (mannaggia), spaziature, c’è qualcosa che vada bene? Eppure la lettera mi sembrava accettabile. Poi:
….”inserisca il modulo che è nel cassetto e imposti a piacere cifre e lettere nelle singole colonne”….
E qui viene il tragico. La mastodontica Olivetti, con un carrello da un metro o poco meno, nella fila dei tasti superiore porta una miriade di spaziatori, blocco, sblocco, altri aggeggi. Mai visti tanti in vita mia, il problema poi è il tempo, ho a disposizione pochi secondi, aggravati dallo sguardo glaciale di PiVù. Provo, non riesco, riprovo, mi giro e:
….“senta, non mi ci trovo, a scuola avevamo Olivetti più semplici, sono certo che con un po’ di pratica non abbia difficoltà a operarci”…
…. “Già, se invece di fare tutta la vostra ginnastica aveste studiato meglio calcolo e scrittura meccanica lei queste cose le saprebbe. Allora devo rinunciare alla prova sulla macchina elettrocontabile, con totalizzatori e riporti progressivi?”….
Sono a terra, questa non ci voleva. Anche se nel programma di studio detti congegni non erano inclusi io comunque li conoscevo, ma solo conoscevo, per usarli ci avevo messo le mani un paio di volte in una azienda che frequentavo. Provo a fare il navigato e dico:
….”guardi, non erano nei programmi, lei lo sa, ma io conosco bene come funzionano, per lavorarci non sono ancora pronto, ma lo sarò velocemente, senza difficoltà”….
Il suo commento è nel chiedersi cosa ci avessero insegnato mai al Carlo Moneta e al Pietro della Valle, salvo le adunate dei balilla, comunque rinuncia alla elettrocontabile e:
….“prenda carta e matita, stenografi ciò che dirò”….
Finalmente! In stenografia non solo avevo vinto i campionati scolastici, ma ho il voto di nove (e la uso ancora). Quindi nessuna difficoltà. Stenografo, rileggo lo scritto e, al suo invito, gli consegno il foglietto. Il volto di PiVù si rabbuia e:
…“ma che metodo usa? Il Meschini da asilo? E il Galdsberg-Noe?”..
Inutile dirgli che il Galdsberg l’avevo studiato un anno, poi la scuola fece la scelta del Meschini, forse su direttiva superiore, ritenendolo oltretutto più impegnativo e completo dell’altro sistema anch’esso nazionale, il Cima. Lui non attese risposta, guardava cupo il foglietto.
Io mi ero innervosito e sudavo, comunque mi imponevo la calma.
….”allora, visto che lei ha sei in calligrafia, vediamo un po’ come se la cava, copi a mano la lettera scritta a macchina ”..
Provvedo, non male, non dice nulla. Poi:
….”sa impostare una lettera commerciale? una relazione? in che ordine mette i complementi nella costruzione di proposizioni e periodi?”…. (qui sono scafato, ha poco da dirmi anzi! quando le cose vanno bene, lui tace e passa oltre).
….“che dice di assicurazioni? di calcolo attuariale? statistico?”…
Provo a dirgli che ne abbiamo fatti buoni accenni, ma solo accenni, in quanto saranno materie dei prossimi tre anni. di maturità.
Suo volto freddo come a dire: …“ma questo cosa sa? Nulla!”…
…”e in inglese? Mi dica la chiusura di una lettera commerciale”…
Poi cerca la guerra e aggiunge:
….”se quello li (il Duce) avesse dato più peso al libro e meno al moschetto, non sareste, lei e gli altri, al punto in cui vi trovate. Ci vuole un bel coraggio per un Istituto come il nostro prendersi a balia ragazzini che rasentano l’incompetenza. Ma sa lei cosa ci vuole in Inghilterra per essere accettati come apprendisti nei Lloyds?”….
….”Tutti voi a pensare che l’INA sia solo un ministero (lo era, lo era) e che, una volta entrati, ci si scavi la tana per se, figli, nipoti. Poi queste assunzioni in “sostituzione del personale alle armi”, oltretutto in un momento particolare, con Mussolini e il partito che hanno fatto la fine che dovevano, i loro accoliti messi da parte, e i nostri impiegati che fra poco torneranno a frotte, proprio non le capisco!”….
Poi mi invita a aspettare, andremo dal vice-direttore. Mi accomodo, anche se è Luglio ho i brividi da sudore raggelato, tutto è andato storto. La fiducia in me è al minimo, pur se sono un ottimista.
Il solito corridoio immenso, stanzone liberty o rococò, direttore dal volto più umano dietro un’enorme scrivania borchiata. Non mi fanno sedere, resto di fronte mentre loro due parlottano. Poi PiVù mi lancia un occhiata e esce. Il vice-direttore è un noto scrittore del tempo. Mi tratta più umanamente, mi dice che ha buone referenze sul mio conto, sia dalla scuola, sia da un collega, altro direttore, infine: ….”la vedo tesa, si accomodi, immagino che il ragioniere l’abbia torchiata con i suoi aggeggi, oltre con le domande solite, compresa stenografia, calligrafia, grammatica, ma sono il suo pallino, e poi non è che il giudizio su di lei sia stato deludente, poteva essere negativo, o sufficiente, invece ha indicato “buono”, non sarà il massimo, ma tutti gli orchi non sono poi così cattivi come sembrano”..
Poi chiede qualcosa su me, la famiglia, gli studi, sulla GIL e il Duce, facendo capire che lui, pur non contrario, era stato sempre superiore a queste meschinerie di ragazzi, uomini, politica.
Infine, anche se non obbligato, aggiunge:
…”Vede, il Ragioniere da noi era un buon quadro di partito, comprende cosa dico? poi un apprezzato giocatore di basket, era ed è ufficiale. E’ stato in Iugoslavia un anno, l’hanno ferito a un piede e curato malissimo, tanto da restare claudicante e esser posto in congedo (ero tanto teso che non mi ero accorto fosse claudicante). E’ tornato del tutto cambiato, contrario all’indirizzo in vigore sino a pochi giorni fa’, insoddisfatto, contestatore, duro un po’ con tutti, specie con voi giovani che potremmo assumere, anzi lei si consideri assunto da Agosto. Ora vada, non glie ne voglia, mi congratulo” ….
Capito che prova subita? oltretutto tre giorni dopo che il Duce era stato arrestato? Che poi le cose, in un susseguirsi inarrestabile e perverso di eventi, siano andate male è un discorso diverso.
Verrà un altro bombardamento su Roma il 13 Agosto, l’armistizio dell’8 Settembre, la dichiarazione di guerra alla Germania, la RSI. Infine l’INA si trasferirà a Venezia (a Roma rimarranno pochi anziani) e il 31 Ottobre verrò licenziato. Torno in ufficio per ritirare la liquidazione e ritrovo il Ragionier PiVù, Punto e Virgola con un comportamento altezzoso, oppositore, non so se da resistente comunista o d’altro colore, lui lo faceva ben notare..
Un pensiero al Duce lo metto sempre.
Non era affatto vero che i miei studi, svolti nella “tua” scuola, fossero stati insufficienti o incompleti, tutt’altro!
Nel mondo del lavoro successivo, nel quale sarò io a fare le parti sia di Punto e Virgola, sia del direttore, non ho riscontrato più la serietà e completezza di formazione della scuola dei miei tempi, la tua, di Gentile, di Pavolini, ci aggiungo i miei ottimi maestri e professori..
Forse sbaglio ma la penso così, salvo mi si dimostri il contrario, ma non credo ciò risulti facile.


Cobite
00sabato 19 aprile 2008 08:12

Le scuole restarono dure per molto tempo dopo la caduta del fascismo e la selezione era radicale: o sapevi e andavi aventi o non sapevi e andavi a casa. Ricordo che la media dei promossi a giugno (medie ed avviamento) era all'incirca 6-7 su 30, bocciati a giugno altri 6-7, rimandati a settembre gli altri. A settembre altri 4-5 bocciati. Nelle classi c'erano sempre una buona presenza di ripetenti e molti erano quelli che si fermavano subito tranciati dai voti e dalle difficoltà. Peggio andava nelle classe dei provenienti dalla campagna, come me, che dovevano ogni giorno affrontare il viaggio di andata e ritorno con i pochi treni locali allora disponibili, poche ore di studio per prepararsi e con interrogazioni mai programmati ma sempre improvvisi, quando meno te lo aspettavi.
Agli esami statali esistevano, a dire il vero, certe fughe anticipate per cui c’era sempre chi aveva la conoscenza giusta e andava agli esami con la soluzione in tasca. Io la venivo a conoscere sempre un attimo prima di salire in classe dall'amico speciale, per'altro ogni volta si trattava di uno dei migliori della classe e non ne avrebbe avuto bisogno lui come a saperlo due minuti prima era inutile per me.
Poi venne il '68 ed ora come preparazione scolastica siamo tra gli ultimi del mondo, cosa ben prevedibile...

[SM=x142897] Giancarlo
auroraageno
00sabato 19 aprile 2008 12:11

Ho trovato molto interessanti sia il tuo racconto, Francesco, e sia l'intervento di Giancarlo.
Grazie ad entrambi. E' stata una lettura che non fa rimpiangere il tempo impiegatovi..! Non molto a dir la verità [SM=g27823]

Grazie e cari saluti

aurora

ELIPIOVEX
00sabato 19 aprile 2008 16:37
Un altro interessantissimo affresco.
Grazie Francesco!
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