Dal Diario: 10 Giugno, 2012

moneder
00domenica 10 giugno 2012 14:52
10 Giugno, 2012


Questi giorni sono stati i più terribili della mia vita. Ho sofferto le pene di una delusione d’amore, ma tra tutte quelle che ho provato, nessuna ha mai raggiunto tale livello di crudeltà. Ero ormai certo del fatto che Tommaso si fosse accorto di me, dell’attenzione che gli davo, ed ero anche sicuro che ci fosse stato un momento di svolta, e d’allora in avanti che avesse ricambiato gli stessi sentimenti.
Tutto era logico, tutto accadeva come conseguenza di un’attrazione reciproca e raramente ebbi qualche dubbio sulla veracità di quest’avventura.
Durante il mese di ottobre avevo per la prima volta colto un suo interesse: all’uscita da scuola si posizionò davanti a me, camminando a guisa del modello che, circondato da centinaia di occhi fissi sul suo corpo, calibra il passo e coordina i movimenti. Nel momento in cui lo superai, si voltò di scatto verso di me pensando che non lo notassi. Un altro giorno ci trovammo insieme in metropolitana in due vagoni adiacenti e, avendomi visto prima che salissi, si sporse per cercarmi tra i finestrini che ci dividevano.
Un'altra volta invece capitò che mi guardasse fermo appoggiato al muro della scuola la mattina, e io non riuscii a mantenere lo sguardo. Il 14 dicembre partecipò anch’egli alla riunione extrascolastica per le vacanze a San Francisco di quest’estate. Lo trovai fuori all’ingresso, attendeva da solo. Poi entrò e si sedette qualche fila davanti a me, sempre solo. Alla fine della riunione notai nei suoi gesti e nella sua voce un comportamento irrigidito e ansioso quando chiese informazioni. Poi venne la mattina del giorno di San Valentino, e per me fu la conferma. Quando uscii dalla stazione, era lì. Mi aspettava, guardandomi, si avvicinò, ma io non modificai la traiettoria quotidiana. Le sue apparizioni successivamente si intensificarono, il suo comportamento all’uscita da scuola sembrava sempre meno disinvolto, cercava qualcuno. Trascorsi una lunga giornata in sua presenza il giorno delle gare sportive. Appena mi avvicinai alla folla di studenti radunati all’esterno del campo, lo notai dalla distanza già voltato verso la mia direzione.
Durante tutta la giornata sentivo questo legame concretizzarsi nei gesti più semplici: guardarsi, sorridersi, toccarsi, cercarsi involontariamente.
Un incontro continuo avveniva anche nel mondo virtuale, su facebook, quando seminò il suo profilo di stati e frasi che sembravano essere immagine di ciò che accadeva fuori tra noi due.
A fine scuola, venerdì 8 giugno, sono tornato a casa e ho fatto ciò che ho descritto nel medesimo giorno. La risposta è arrivata dopo qualche minuto d’attesa. Non sapeva nemmeno chi fossi, ero uno sconosciuto. Successivamente ho espresso tutto quello che provavo per lui, e Tommaso si è sorpreso, quasi in un compiacimento al quale avesse fatto abitudine. Ha reagito con parole amichevoli, gentili ed equilibrate, ma tristemente impersonali. Mi ha detto che l’anno prossimo si sarebbe presentato spontaneamente, e poi abbiamo continuato a chattare per un po’ prima che andasse in discoteca.
E così finisce il mio sogno, il più grande che io abbia mai avuto, sul quale contavo da troppo tempo. Sembra quasi una beffa somministratami da questa vita ingiusta, qualcosa di appositamente studiato per farmi crollare. E siccome non credo né nel diavolo né in nessun tipo di punizione ultraterrena, comincio a pensare che sia stato proprio Tommaso, magari senza la consapevolezza delle ripercussioni, a giocare con la mia vita. Dopotutto, quello che è accaduto durante quest’anno scolastico tra di noi non può essere frutto del caso, è praticamente impossibile.
Questo corpo, questa persona, questo volto misterioso ma terribilmente ossessionante, è stato qualcosa che oltrepassa di gran lunga l’incarnazione dei sentimenti di passione, dell’amore in sé. Tu Tommaso, sei stato una presenza metafisica. Sei stato una luce inspiegabile, evanescente, un richiamo, un fine, irraggiungibile.
La mia vita, da quando ci sei entrato, si è piegata al tuo vento, quel soffio scottante che mi ha percosso in una tempesta di emozioni. Poi ho sentito un cenno di vulnerabilità, i tuoi occhi si sono posati su di me, i tuoi gesti da sinuosi si sono liberati in una spontaneità pudica, credevo che le nostre vite si fossero scontrate dolcemente. Ora però lo so, io non faccio parte di te, ero solo uno spettatore.
Così tu, tenero e amato Tommaso, dopo un ossequio passeggero, ti allontani da me per la tua vita di fiori e di lusinghe, sorridendo tra te e te con quella smorfia elegante sul tuo musetto bellissimo, e mi lasci cadere per terra come un giocattolo abbandonato.
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