Cura malattia

davidalcova
00lunedì 28 gennaio 2013 15:20

Sono un ragazzo curioso di apprendere:
vincerò la mia curiosità.
Oggetto della mia cura, ho atteso
con sollecitudine, con attenzione ed interesse
di fare in modo che tutto fosse in ordine:
il malato, le cure mediche, le ferite.
Ma, non ho badato, non ho dato importanza
e non ho tenuto in considerazione la mia salute:
il pensiero attento e costante.
Mi sono preso cura di tutti,
ho dedicato le mie cure a tutti
e mi sono disinteressato delle mie.
Animo sgombro di cure,
mi sono curato della bellezza.
Malattia acuta, cronica, congenita,
ereditaria, contagiosa, infettiva,
epidemica, incurabile, mortale,
della pelle, dello stomaco, delle gambe,
della milza, nervosa, epatica,
non avevo capito che quest'alterazione
era dovuta dal volersi distogliere
da questa passione:
e tutto diventa malato, anche l'amore,
un malessere generale.
Basterebbe non accusare questo malessere
delle sue inquietudini, dei suoi turbamenti,
delle sue condizioni di disagio,
della sua scontentezza, delle sue difficoltà
che non riescono a darsi pace.
Maledetto dell'inferno, dormo male,
mangio male e ci vedo male,
perché mi sono sopraffatto,
non ho affrontato convenientemente
ed ho risentito di ciò che non è adatto:
lo star male.
Ma non è affatto male,
è discreto e abbastanza bello,
perché, bene o male, la radio funziona
e che male c'è se non c'è nulla di male nel dire:
"come stai? non c'è male",
non tutti i mali vengono per nuocere.
Ma la sofferenza, il dolore, sia come
manifestazione di malattia, sia come
disagio o malessere fisico e morale,
sono state, per me, un tentativo maldestro
di un guidatore maldestro, un malcapitato
che si è venuto a trovare, senza sua colpa,
in una situazione difficile: uno sfortunato,
uno sventurato, un disgraziato dell'anima.


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