C'è stato un tempo...

suleika73
00sabato 29 settembre 2007 18:48
C'è stato un tempo...

C'è stato un tempo in cui ho conosciuto un uomo piegato e strozzato dalla sofferenza per aver perso la donna con cui aveva immaginato di invecchiare. Ne parlava notte e giorno tra i singhiozzi del cuore ed il timore dei suoi occhi torvi. Voleva "una pala" per sotterrare il dolore, per ingoiare quel pane troppo duro. Andò in Kenia e scrisse righe e righe di gemiti.

Dipinsi di sabbia su tela il suo volto proteso verso il sole, le sue carni riesumate dal macero, un occhio sgranato sulla vita. Non volevo nulla in cambio, volevo soltanto che tornasse a mangiare e potesse ancora una volta specchiarsi senza avere paura.

C'è stato un tempo in cui ho conosciuto un uomo piegato e strozzato dalla sofferenza per aver perso la donna con cui aveva immaginato di invecchiare. Ne parlava notte e giorno tra i singhiozzi del cuore ed il timore dei suoi occhi torvi. Non riusciva più a suonare il suo piano, seppellito dai jazz che lei non aveva mai ascoltato, ma lui glieli aveva dedicati uno per uno.

Feci accordare il mio primo pianoforte. C'erano tante di quelle note scordate che ne scrissi e pubblicai un pensiero incantata da quei ritmi storti. Lui ricominciò ad intonare ed a stonare i suoi suoni con gli occhi malinconici e le mani veloci e trepidanti sulla tastiera. Non volevo nulla in cambio, volevo soltanto che tornasse a mangiare e potesse ancora una volta specchiarsi senza avere paura.

C'è stato un tempo in cui ho conosciuto un uomo piegato e strozzato dalla sofferenza per aver perso la donna con cui aveva immaginato di invecchiare. Ne parlava notte e giorno tra i singhiozzi del cuore ed il timore dei suoi occhi torvi. Non riceveva da tempo una lettera, di quelle di carta, quelle pensate, scritte di getto con il vecchio e sincero inchiostro degli errori.

Scrissi per lui una lettera leggera e delicata più della pioggia. Inattesa. Sobria. Di cuore. Non volevo nulla in cambio, volevo soltanto che tornasse a mangiare e potesse ancora una volta specchiarsi senza avere paura.

C'è stato un tempo in cui ho conosciuto un uomo piegato e strozzato dalla sofferenza per aver perso la donna con cui aveva immaginato di invecchiare. Ne parlava notte e giorno tra i singhiozzi del cuore ed il timore dei suoi occhi torvi. Non aveva più un rapporto sereno con il suo adorato bimbo perchè non poteva regalargli i suoi bei sorrisi e le attenzioni serene di un padre.

Conobbi quel bimbo in una giornata di sole. Era marzo. Su un albero di noci cominciarono i nostri giochi e le nostre confidenze. Cominciammo a fare i compiti insieme, ad inventarci il modo per ritrovarci, a cantare newyorknewyork a squarciagola, a comprare un'infinità di figurine, a giocare alla playstation (lui era il braccio, io la mente), a coccolarci ed essere gelosi l'uno dell'altro al punto che la sua mamma mi chiamava in continuazione meravigliata, incredula, riconoscente.Non volevo nulla in cambio, volevo soltanto che lui tornasse a mangiare e potesse ancora una volta specchiarsi senza avere paura.

C'è stato un tempo in cui ho conosciuto un uomo piegato e strozzato dalla sofferenza per aver perso la donna con cui aveva immaginato di invecchiare. Ne parlava notte e giorno tra i singhiozzi del cuore ed il timore dei suoi occhi torvi. Rinnegava la sua casa, il suo frigo rimase vuoto per mesi, non c'era angolo di quel luogo che non gli ricordasse lei, voleva solo una tana diversa, un letto caldo ed una stretta di notte.

Lo accolsi nella casa che avevo messo a punto da poco insieme al mio equilibrio di donna sola. Comprai molte candele per fare luce di notte, lo accolsi nel mio letto, vegliai il suo sonno, ascoltai i suoi discorsi, lo consigliavo, lo abbracciavo forte perchè sapevo che non riusciva più a versare le sue molte taciute lacrime, incoraggiavo le sue scelte, lo aiutavo a ricostruire il monitoraggio radar con un'infinità di carte stese sul pavimento, cercavo perfino di sdrammatizzare la sua rivelata e rara malattia, desideravo che il suo risveglio fosse il più dolce possibile "tra il brasile ed il caffè", gli facevo anche l'amore. Non volevo nulla in cambio, volevo soltanto che lui tornasse a mangiare e potesse ancora una volta specchiarsi senza avere paura.

C'è stato un tempo in cui ho conosciuto un uomo piegato e strozzato dalla sofferenza per aver perso la donna con cui aveva immaginato di invecchiare. Ne parlava notte e giorno tra i singhiozzi del cuore ed il timore dei suoi occhi torvi. Piano piano ricominciò a strozzare i singhiozzi ed ad avere nuovo rigenerato coraggio. Tornò a mangiare di gusto ed a specchiarsi con sguardo timido ma rinfrancato. Poco a poco riuscì a varcare la casa dei mille fantasmi. Poco a poco riuscì a comprare un letto più caldo. Poco a poco toccò il suo piano con nuovi suoni. Poco a poco ritrovò le sue amicizie. Poco a poco ritornò a coltivare i suoi hobby ed ad accarezzare i suoi angoli. Poco a poco costruì la sua jazz band. Poco a poco tornò padrone della sua vita. Poco a poco si accorse che ero stata una donna transitoria per la sua vita. Poco a poco si allontanò da me concedendomi in cuor suo solo la riconoscenza per averlo aiutato nel suo difficile cammino. Poco a poco il rapporto era logoro, lui era forte, io ero lacerata dalla sofferenza...sì perchè poco a poco...io mi ero innamorata di lui e se esiste un limite all'amore ed un altro alla sofferenza...io con lui non lo riconoscevo più. Poco a poco tutti gli equilibri vennero meno. Poco a poco mi resi conto che lui non mi aveva mai amata. Poco a poco mi resi conto che aveva da sempre continuato a tacere il suo amore per un'altra donna. Poco a poco...erano trascorsi tre anni...io tornavo a casa mia con il più struggente dolore che avessi mai provato...
ELIPIOVEX
00sabato 29 settembre 2007 21:49
La storia è interessante e messa giù quasi in forma poetica. Però sinceramente le ripetizioni diventano pesanti.
Ad ogni paragrafo ci sono tre frasi continuamente ripetute, secondo me è troppo soprattutto per l'attenzione del lettore che alla lunga si stanca.
Anche l'ultimo pezzo con la ripetizione poco a poco, ossessiva, 4 anche 5 volte potrebbe anche essere accettabile, di più gli occhi cominciano a cercare la parola successiva.
La mia è comunque un'opinione personale, liberissima di fare come credi...
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