Benvenuti nella giungla

Hank.1990
00domenica 1 dicembre 2013 00:37
Mi dicevano che la vita da adulti sarebbe stata molto più complicata, ma io non lo capivo, non potevo. Ora sono un bambino in questa nuova vita e non so come approcciarmi ad essa.
Sono al primo anno di Economia, da tre mesi, e ora inizio a farmi domande che avrei dovuto farmi tempo fa. Ho sempre amato la letteratura, la filosofia, la psicologia, eppure mi sono iscritto ad economia. Non so perché l’ho fatto, forse perché mi sono lasciato condizionare dalle migliori prospettive lavorative o forse perché avevo paura che avrei iniziato a considerare un peso quello che amo. Sono molto confuso, si dice che il vento ti aiuta se sai dove andare, io non lo so. Non so se voglio un posto in ufficio ben stipendiato, non so se voglio una vita da barbone, non so se voglio un lavoro umile che mi consenta di vivere semplicemente ma che non mi logori dall’interno. Thoreau contro mio padre, bella sfida. Riflettendoci ultimamente mi pare assurdo che qualsiasi giovane di questi tempi abbia come unica intenzione seria quella di trovarsi un lavoro e guadagnare il più possibile. Sono davvero convinti che la vita giri intorno ai soldi. Un giorno tutto questo finirà e noi cosa avremo fatto? Lavorato, mandato avanti una famiglia (forse) e forse non avremo coronato nemmeno un nostro sogno. Non avremo ricercato la vera felicità, avremo trasformato in felicità il male minore.
Credo che abbia scelto una strada diversa dalle mie passioni per non infettarle. Ho paura che se scegliessi la mia passione e decidessi di vivere grazie a questa (ad esempio scegliessi di studiare Filosofia), questa si possa trasformare in un peso, e questo sarebbe terribile. A volte penso che l’unico “mestiere” sensato sia lo scrittore. Credo che guadagnare grazie alle mie opere sarebbe fantastico. Cioè avrei unito il mio scopo nella vita al mio lavoro (anche se questo è davvero un azzardo). Ecco il punto. Non voglio che il mio scopo nella vita sia lavorare in un ufficio, guadagnare tanti soldi e poi magari dimenticarsi come sia fatta una poesia, una bottiglia di vino, o semplicemente lo stare ore in silenzio a guardare il vuoto mentre la mente viaggia in mondi fantastici e sconosciuti.
Tra di voi ci sono laureati/laureandi in filosofia, lettere o psicologia? Non avete paura che un giorno potrete odiare queste vostre passioni? E’ così utopistico pensare di vivere facendo lo scrittore?

Un abbraccio
debona
00giovedì 5 dicembre 2013 11:30
Unire passione e lavoro e' decisamente la cosa migliore che possa capitare nella vita. Non e' facile, ma neanche impossibile. Non bisogna dimenticare che il lavoro e' il mezzo che ti consente di raggiungere i tuoi obiettivi anche nella sfera personale. L'importante e' trovarlo! Ed anche se questo ti portera' a lavorare in ufficio nulla ti vieta di diventare uno scrittore. Basta avere le qualita' e la determinazione di farlo. Auguri per la tua vita universitaria e per la tua passione per lo scrivere.
Hank.1990
00giovedì 5 dicembre 2013 18:04
Grazie mille! Ad ogni modo è proprio questa la mia paura. Se dovessi unire passione e lavoro ho paura che la passione diventi un lavoro. Cioè assorba tutti i lati negativi che un lavoro può avere.
Facendo l'esempio, per assurdo, di uno scrittore che viene pagato per scrivere ogni giorno, a mio avviso questo potrà arrivare a un punto della vita in cui odierà la scrittura proprio perchè ci saranno giorni in cui non avrà ispirazione e lui sarà costretto a scrivere...
Magari mi sbaglio, ma non facendo combaciare passione e lavoro si preserva la passione, la si mantiene intatta e splendente, avendo così sempre a disposizione un mondo in cui rifugiarsi, un "piano B" sempre felice.
Se invece arrivassi a non provare più niente per la passione che è diventato il mio lavoro, sarei perso, non avrei più una alternativa.

Non ho mai provato a far combaciare passione e lavoro quindi non ne posso avere la certezza. Quindi tutte queste sono solo teorie, magari sbagliate...
debona
00venerdì 6 dicembre 2013 14:18
Allora a questo punto non ti resta che scegliere il peggior lavoro del mondo che non diventera' mai una passione per te. Lo dico ipoteticamente perche' sarebbe la scelta sbagliata. Io continuo a pensare che la cosa piu' bella che puo' capitare nella vita e' che una persona possa unire l'utile al dilettevole e, quindi, potersi guadagnare la vita facendo un lavoro che piace e che appassioni. [SM=x142906]
Cobite
00sabato 7 dicembre 2013 10:42



[SM=x142882] Studia e scrivi, lavora e scrivi, fai le ferie e scrivi... vivi e scrivi.
Niente è incompatibile con il pensare, lo studiare e lo scrivere, per chi davvero lo vuole.

Ciao [SM=x142897]

Giancarlo

Hank.1990
00sabato 7 dicembre 2013 18:40
D'accordissimo. Riguardo il far combaciare passione e lavoro?
Cobite
00domenica 8 dicembre 2013 10:07
Re:
Hank.1990, 07/12/2013 18:40:

D'accordissimo. Riguardo il far combaciare passione e lavoro?



Quella è una fortuna che non capita a tutti, specialmente se si vuole solo filosofare.
Provarci, comunque, è un obbligo verso se stessi, ma ci devi mettere un termine da subito, dopo di ciò si cambia.

Auguri. [SM=x142897]

Giancarlo


xin70
00lunedì 9 dicembre 2013 18:24

Tra di voi ci sono laureati/laureandi in filosofia, lettere o psicologia?



ho studiato lettere, ma per diversi motivi non ho finito l'università.
ma non me ne rammarico affatto


Non avete paura che un giorno potrete odiare queste vostre passioni?



a volte penso - magari sbagliando - che se avessi fatto della poesia il mio lavoro prima o poi sarei arrivato al punto di non poterla più sopportare.
ma chissà...


E’ così utopistico pensare di vivere facendo lo scrittore?



no, ma al giorno d'oggi è comunque in generale molto duro e complicato e per diversi motivi. a meno che tuo padre non si chiami bruno vespa. in quel caso, magari... [SM=x142843]


Riguardo il far combaciare passione e lavoro?



personalmente, tutto ciò che scrivo prende in larga - anzi, diaciam pure larghissima - parte ispirazione dal lavoro che faccio.
quindi che dirti... nel mio caso combaciano proprio al bacio! [SM=x142843]
ciao, e coraggio per le tue scelte! [SM=x142815]
Hank.1990
00mercoledì 11 dicembre 2013 22:19
Xin, non ti rammarichi di aver studiato lettere o di aver abbandonato l'Università?
Riguardo il far combaciare passione e lavoro mi sembra siamo d'accordo. Anch'io ho paura di non sopportare più le mie passioni a causa della "tassatività" che queste possano acquisire.
Il fatto che tu (se permetti) prenda ispirazione dal lavoro è un'altro discorso. [SM=g27817] Cioè è la scrittura stessa che è frutto anche delle nostre esperienze, quindi anche il lavoro. Ma è diverso scrivere per lavoro e scrivere anche "grazie al lavoro". Voglio dire nel primo caso lavoro e scrittura sono la stessa cosa, nel secondo sono due cose separate, seppur legate in qualche modo
xin70
00venerdì 13 dicembre 2013 16:43

Xin, non ti rammarichi di aver studiato lettere o di aver abbandonato l'Università?



proprio no.
e poi di che dovrei rammaricarmi... di non aver preso un pezzo di carta?
o di non farmi chiamare "dottore"?
a un certo punto ho semplicemente capito che nella vita volevo fare altro, tutto qui.
basta libri, avevo bisogno di lavorare imparando anche a sporcarmi le mani.
e poi avevo pure finito i soldi per pagarmi le tasse! [SM=x142843]


Riguardo il far combaciare passione e lavoro mi sembra siamo d'accordo. Anch'io ho paura di non sopportare più le mie passioni a causa della "tassatività" che queste possano acquisire.
Il fatto che tu (se permetti) prenda ispirazione dal lavoro è un'altro discorso. [SM=g27817] Cioè è la scrittura stessa che è frutto anche delle nostre esperienze, quindi anche il lavoro. Ma è diverso scrivere per lavoro e scrivere anche "grazie al lavoro". Voglio dire nel primo caso lavoro e scrittura sono la stessa cosa, nel secondo sono due cose separate, seppur legate in qualche modo



probabilmente hai ragione.
e comunque io scrivo anche per lavoro.
se no come farei a ricordarmi quanti gerani ho prodotto e venduto da un anno all' altro?
e parliamo di più di 5000 fiori, ragazzo mio, mica bazzecole... [SM=x142843]
ciao, buon weekend! [SM=x142815]
xin70
00venerdì 13 dicembre 2013 16:51
p.s.


Thoreau contro mio padre, bella sfida.



sai che cosa mi disse mio padre (medico) quando gli feci sapere che volevo mollare l'università per "andare a vivere nei boschi", per dirla alla thoreau?
che ero pazzo e che dovevo andare dallo psicologo.
e infatti io pazzo lo sono davvero... e anche molto felice di esserlo! [SM=x142843]
Hank.1990
00venerdì 13 dicembre 2013 23:06
Cosa strana la vita, ne esistono infinite varianti... Beato te, ad aver capito cosa VOLER fare. Spero di arrivare anch'io all'illuminazione, un giorno...
Se permetti, che lavoro fai nella vita e cosa intendi per "io scrivo anche per lavoro"?
Poi, quando hai detto "basta libri" ti riferisci a quelli universitari?
Per iscriverti a lettere dovevi essere appassionato (presumo), abbandonando l'università non hai avuto paura di non poter conoscere al meglio la letteratura? O ti sei adoperato nella lettura umanistica da autodidatta?
Scusa per il terzo grado, ma è un periodo in cui sono assolutamente in bilico, devo scegliere, e queste sono domande che probabilmente farei a me stesso. Solo che io, per ora, non so dare una risposta.
xin70
00sabato 14 dicembre 2013 00:03

Cosa strana la vita, ne esistono infinite varianti... Beato te, ad aver capito cosa VOLER fare. Spero di arrivare anch'io all'illuminazione, un giorno...



ci arriverai eccome.
l'importante, secondo me, è che tu faccia le tue scelte in maniera del tutto libera e autonoma, senza farti condizionare da niente e da nessuno.
vedrai che poi tutto verrà da sè, forse anche prima di quanto te l'aspetti


Se permetti, che lavoro fai nella vita e cosa intendi per "io scrivo anche per lavoro"?



ho una piccola azienda florovivaistica e ortofrutticola.
scrivo perché nonostante ci sia chi spesso lo fa per me, a volte devo anch'io occuparmi delle pratiche amministrative.
ma lo faccio più che volentieri, perché amo il mio lavoro


Poi, quando hai detto "basta libri" ti riferisci a quelli universitari?



sì proprio a quelli.
non certo ai più di 300 libri di poesia che continuo a leggere e a comprare!


Per iscriverti a lettere dovevi essere appassionato (presumo), abbandonando l'università non hai avuto paura di non poter conoscere al meglio la letteratura? O ti sei adoperato nella lettura umanistica da autodidatta?



si può dire che io abbia sempre studiato tutto da autodidatta, per quanto strano ti possa sembrare.
nel senso che quello che ti insegnano a scuola e quello che devi studiare all'università è sempre un sapere di tipo imposto, che non scegli tu.
i miei tuttora autori preferiti li ho scoperti o da solo o grazie a buone amicizie, non certo grazie alla scuola o all'università


Scusa per il terzo grado, ma è un periodo in cui sono assolutamente in bilico, devo scegliere, e queste sono domande che probabilmente farei a me stesso. Solo che io, per ora, non so dare una risposta.



non devi scusarti, lo faccio volentieri.
se non altro perché a suo tempo ci sono passato anch'io, e quindi so bene cosa significa.
ti ripeto, la cosa più importante è che tu abbia fiducia in te stesso e che per quanto riguarda le tue scelte non ti lasci condizionare da nessun fattore esterno.
perché la vita è tua e di nessun altro.
ciao [SM=x142815]
Hank.1990
00lunedì 16 dicembre 2013 17:04
Per ora, che non ho alcuna esperienza in merito, mi starebbe bene qualsiasi lavoro. Non aspiro a diventare un grande economista, ingegnere o tanto meno professore di lettere o filosofia.
Questo non perché non potrei riuscirci, semplicemente non mi interessa o almeno non mi interessa più di diventar un muratore o falegname.

Non voglio che il mio lavoro diventi il mio obbiettivo. Non voglio vivere per lavorare ma lavorare per vivere.
Più passano i giorni e più credo che se avessi scelto una delle mie facoltà preferite probabilmente avrei finito per odiarle. Di sicuro non sarebbe andato tutto liscio in quell'ipotetico percorso di studi, e ogni delusione non solo avrebbe gravato sulla mia vita "lavorativa" ma anche sul mio io più profondo, che ama scrivere e leggere poesie.
Per non parlare del rischio di essere istituzionalizzati. Voglio dire se venissi plagiato nelle mie conoscenze nell'ambito economico non mi interesserebbe più di tanto.
Ma se dovessi essere plagiato nel mio modo di pensare, di intendere la vita, di cogliere la bellezza e la felicità nella luce di un lampione in una piovosa notte di dicembre, di vedere l'infinito in una goccia (per dirla alla Blake), questo mi priverebbe della mia identità, della mia forse unica ragion d'essere.

Allora perché non scegliere di fare il muratore, il falegname o il boscaiolo?
La vita nella società gira intorno ai soldi, e sebbene oggi non mi interessi avere qualcosa in tasca, un domani potrebbe non interessarmi ma SERVIRMI. Alla fine, in questo caso, se hai qualcosa puoi sempre farne a meno ma se non ce l'hai non sempre puoi ottenerla. Ecco perché non ho ancora abbandonato l'università per un lavoro più "umile".

Ad ogni modo in questo periodo continuo a restare del parere che è meglio separare "la passione" dalla "necessità". Per evitare che la passione (qualora fosse ciò che ti tiene in vita, il tuo sogno, il tuo vero io) possa essere intaccata e rimodellata dalla società e dalla realtà.
Questo ovviamente non vale, o almeno credo, per chi fa adattare la società a sé. Ad esempio un qualsiasi Artista o Scrittore che io possa rispettare fa venire al primo posto la creazione, la quale se accettata dalla società permette all'artista di ricavarne qualche soldo. Se la società non dovesse accettare l'opera, l'artista continuerà a creare secondo il proprio io e probabilmente continuerà a morir di fame. Ma lui almeno non sarà diventato un altro ingranaggio, sarà invece più splendente che mai, sarà integro seppur a pezzi, avrà conservato la scintilla con la quale un giorno appiccherà un grande incendio dentro di se, e forse anche nella società.
xin70
00lunedì 16 dicembre 2013 17:24

Per ora, che non ho alcuna esperienza in merito, mi starebbe bene qualsiasi lavoro. Non aspiro a diventare un grande economista, ingegnere o tanto meno professore di lettere o filosofia.
Questo non perché non potrei riuscirci, semplicemente non mi interessa o almeno non mi interessa più di diventar un muratore o falegname.

Non voglio che il mio lavoro diventi il mio obbiettivo. Non voglio vivere per lavorare ma lavorare per vivere.
Più passano i giorni e più credo che se avessi scelto una delle mie facoltà preferite probabilmente avrei finito per odiarle. Di sicuro non sarebbe andato tutto liscio in quell'ipotetico percorso di studi, e ogni delusione non solo avrebbe gravato sulla mia vita "lavorativa" ma anche sul mio io più profondo, che ama scrivere e leggere poesie.
Per non parlare del rischio di essere istituzionalizzati. Voglio dire se venissi plagiato nelle mie conoscenze nell'ambito economico non mi interesserebbe più di tanto.
Ma se dovessi essere plagiato nel mio modo di pensare, di intendere la vita, di cogliere la bellezza e la felicità nella luce di un lampione in una piovosa notte di dicembre, di vedere l'infinito in una goccia (per dirla alla Blake), questo mi priverebbe della mia identità, della mia forse unica ragion d'essere.

Allora perché non scegliere di fare il muratore, il falegname o il boscaiolo?
La vita nella società gira intorno ai soldi, e sebbene oggi non mi interessi avere qualcosa in tasca, un domani potrebbe non interessarmi ma SERVIRMI. Alla fine, in questo caso, se hai qualcosa puoi sempre farne a meno ma se non ce l'hai non sempre puoi ottenerla. Ecco perché non ho ancora abbandonato l'università per un lavoro più "umile".

Ad ogni modo in questo periodo continuo a restare del parere che è meglio separare "la passione" dalla "necessità". Per evitare che la passione (qualora fosse ciò che ti tiene in vita, il tuo sogno, il tuo vero io) possa essere intaccata e rimodellata dalla società e dalla realtà.
Questo ovviamente non vale, o almeno credo, per chi fa adattare la società a sé. Ad esempio un qualsiasi Artista o Scrittore che io possa rispettare fa venire al primo posto la creazione, la quale se accettata dalla società permette all'artista di ricavarne qualche soldo. Se la società non dovesse accettare l'opera, l'artista continuerà a creare secondo il proprio io e probabilmente continuerà a morir di fame. Ma lui almeno non sarà diventato un altro ingranaggio, sarà invece più splendente che mai, sarà integro seppur a pezzi, avrà conservato la scintilla con la quale un giorno appiccherà un grande incendio dentro di se, e forse anche nella società.




se hai intenzione di provare, vai fino in fondo. altrimenti non cominciare neanche. potrebbe voler dire perdere la ragazza, la moglie, i parenti, il lavoro, e forse anche la testa. potrebbe voler dire non mangiare per tre, quattro giorni. Potrebbe voler dire gelare su una panchina del parco, potrebbe voler dire la prigione, potrebbe voler dire la derisione, lo scherno, l'isolamento. p'isolamento è il premio. tutto il resto è un test di resistenza, per vedere fino a che punto sei veramente disposto a farlo. e tu lo farai. nonostante i rifiuti e le peggiori probabilità di successo, e sarà meglio di qualunque cosa tu possa immaginare... se hai intenzione di provare, vai fino in fondo. non c'è una sensazione al pari di questa. sarai da solo con gli dei, e il fuoco incendierà le tue notti. cavalcherai la tua vita dritto verso una risata perfetta. è l'unica battaglia buona che ci sia.

(henry "hank" chinaski)

lo conosci, no? [SM=x142843]
Hank.1990
00lunedì 16 dicembre 2013 18:08
E' così evidente? [SM=x142839] Comunque non l'ho di certo conosciuto tramite la scuola.
Ad ogni modo credo si riferisse alla scrittura.
xin70
00lunedì 16 dicembre 2013 18:18

E' così evidente? [SM=x142839]



tu che dici? [SM=x142888]


Comunque non l'ho di certo conosciuto tramite la scuola.



e te credo! [SM=x142843]
pensa se facessero studiare bukowski a scuola...
quanta birra a ricreazione! [SM=x142843]


Ad ogni modo credo si riferisse alla scrittura.



certo, ma anche alla vita... libera e selvaggia! [SM=x142840]


Hank.1990
00lunedì 16 dicembre 2013 19:18
E'questo il bello delle poesie...
"pensa se facessero studiare bukowski a scuola..."

Giusto... A volte penso che l'Arte, in tutte le sue forme non possa in alcun modo sottostare a regole. E' un cavallo libero che non accetta recinzioni da un rettore, preside o professore che sia. Chissà [SM=x142917]
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