Attore perso

Genio tra gli scemi
00lunedì 10 settembre 2007 09:25


Io, quando morirò, voglio che la mia salma, il mio corpo straziato dalla vita che solo delusioni sotto forma di graffi e frustate sulla mia pelle, voglio che sia seppellito o abbandonato in un teatro di chissà quale città dimenticata da nostro signore, non importa quale paese, quale città, quale stato, a me basta che sia un teatro, non importa se abbandonato sporco, vecchio con travi piene di chiodi pericolosissimi, senza bagno, senza un bar, oppure mastodontico, con dei bellissimi affreschi risalenti a chissà quale epoca in cui l’arte si esprimeva con puttini che portavano in dono alla regina della bellezza foglie d’uva.
No, a me non importa, basta che ci sia una cosa, la fondamentale essenza di un teatro, senza di essa il teatro si potrebbe chiamare “stanza molto grande e molto luminosa piena di pezzi di legno messi alla rinfusa su un tappeto rosso su cui ci sarà sicuramente passata qualche finta star del popolo”, no senza di quel pezzo mastodontico fatto a volte di pezzi di legno scadente, sia di pezzi di legno pregiato o addirittura di metallo.
Il Palco.
Essenza della mia vita.
La vita è paragonabile ad un palco, su cui si alternano scende di dolore e d’amore, d’amicizia e d’odio, ma che alla fine ha sempre un lieto fine, o una brutta fine, dipende con quali emozioni aspetti l’esecutore con il cappuccio nero e la faccia di scream.
Mi sono sempre chiesto sotto che forma la morte si presentasse al nostro cospetto venuto il momento di essere giudicati dalla corte suprema della vita.
Chissà come ti senti in quel momento, che strano in questo momento ho la voglia di morire, voglia di scoprire cosa c’è dopo il sangue che scorre, conseguenza di una coltellata alla pancia, oppure di un lettino d’ospedale tutto stropicciato ed un cuscino con ancora i tuoi capelli malati della vita e che le cellule vitali non vorrebbero mai abbandonare, questo significa essere tropo attaccati alla vita.
Io ho un mio pensiero esclusivamente di stampo cattolico, infatti io credo che dopo la morte ci sia una luca forte bianca e una lunga rampa di scala che non ti danno fatica a salirle, anche se le Sali ad alta velocità con le tue povere gambe.
Mi guardo addosso: ho un vestito bianco, pantalone classico bianco, scarpe bianche camicia bianca con una cravatta nera slacciata.
Davvero elegante qui nel paradiso eh??
Non si perde niente della vita.
Fin qui posso immaginare, ma non oltre, non posso, io non sono mai morto e voi??


to be continued forse.
[SM=x142944]
elleemme
00lunedì 10 settembre 2007 09:35
Leggo sul tuo profilo che hai 14 anni...
Non è forse prestino per pensare a morire?
un@ltrame
00lunedì 10 settembre 2007 09:40
l'idea mi piace.
ho qualche difficoltà a leggere il tuo racconto perchè fai un uso non ortodosso della punteggiatura e io sono piuttosto rigida su questo punto.
in particolare, usi frasi molto lunghe. e a volte metti la virgola dove non dovrebbe stare, e io perdo un po' il filo.
scusa...
[SM=x142892]
ELIPIOVEX
00lunedì 10 settembre 2007 14:34
Il mio consiglio è di costruire frasi più corte: è più facile concordarle senza perdersi...
A parte la forma è un argomento pesante ed importante.
Sicuramente lodevole
fiordineve
00giovedì 13 settembre 2007 19:27



Genio, complimenti; stai gettando la maschera ed inizi a scrivere decentemente.


Il tuo racconto è intrigante, mi ricorda (nel soggetto) un altro poeta.


Tu vorresti essere sepolto in un teatro; io nella nuda terra sotto un tappeto d'erba che d'estate si ricopre di fiori.


Piaciuto!!!!! [SM=x142892] [SM=x142887]
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